Si chiude oggi il G7, ma l’eco di quanto accaduto con la nave Mykonos Magic, ex Costa Magica – la nave che avrebbe dovuto ospitare uomini e donne delle forze dell’ordine impegnati nell’evento – non si è spenta e promette di continuare ad alimentare polemiche ancora a lungo.
Il motivo è semplice. Noi di InsideOver siamo stati i primi – e quanto ci risulta, ad oggi gli unici – ad aver sollevato la questione: la nave il cui affitto è costato 6 milioni di euro, ridotta in uno stato igienico pietoso e ora posta sotto sequestro, sarebbe stata ispezionata da non meglio specificato personale del Ministero dell’Interno già due mesi prima del G7. A sostenerlo in un’intervista rilasciata prima che scoppiasse il caso, i fratelli Guido e Luca Fertonani, managing director della società di brokeraggio navale Ferrando & Massone.
Evidentemente l’ispezione non è stata così approfondita come avrebbe dovuto essere o, in alternativa, la nave ha subìto un tracollo inspiegabile immediatamente dopo. Quale che sia la ragione, il danno d’immagine c’è stato, ma anche quello economico. Ne abbiamo parlato con Pietro Colapietro, segretario generale del Silp Cgil, uno dei principali sindacati della Polizia, che il 12 giugno scorso, dalla banchina del porto di interno di Brindisi, aveva registrato un video-denuncia poi affidato ai social.
“Quando mi sono recato sul posto, ho trovato una situazione indegna. C’era un Questore in mezzo agli agenti, mi ha emozionato vederlo condividere quella situazione con i suoi uomini e donne, ma sul posto non ho visto nemmeno un parlamentare, né di maggioranza, né di opposizione, eppure sono in tanti a tirare la giacchetta delle forze dell’ordine quando ne hanno bisogno”. Non usa mezzi termini Colapietro, che parla di una chiara responsabilità politica: “Per quanto accaduto ci sono responsabilità a tutti i livelli, fino al più alto. Sicuramente adesso si troverà un capro espiatorio, ma la colpa di quanto accaduto va ricercata ai vertici del ministero stesso, la responsabilità politica è del Ministro dell’Interno“.
Colapietro parla di una disorganizzazione che forse all’esterno non è stata percepita come tale, ma che ha coinvolto in prima persona gli operatori e le operatrici delle forze dell’ordine: “Su tutti i tavoli a cui ho partecipato a partire da tre mesi prima dell’inizio del G7, mi è stata subito chiara la disattenzione verso gli aspetti organizzativi e, soprattutto, verso il ruolo delle forze di polizia. Tanto dal punto di vista economico, quanto da quello logistico”.
Il segretario generale del Silp Cgil ritiene che anche la scelta del luogo in cui tenere il G7 sia stata poco felice dal punto di vista dell’organizzazione del servizio d’ordine. Una scelta basata più su princìpi estetici che di effettiva sicurezza: “Brindisi non è stata la scelta migliore. Le strade sono anguste, i siti in cui si sono tenuti gli eventi sono troppi e i disagi per la popolazione sono stati tanti. Per non parlare delle temperature già estive”. Insomma, una serie di criticità e di scelte ritenute sbagliate che hanno reso il compito delle forze dell’ordine – sottoposte a ritmi di lavoro frenetici – davvero complicato.
E adesso che gli incontri istituzionali sono terminati, si attende di capire se qualcuno si prenderà la responsabilità di quei 6 milioni gettati alle ortiche e degli altri soldi – tanti – che sono serviti per trovare una nave sostitutiva all’ultimo minuto e gli alloggi sparsi nei dintorni della città per ospitare in modo degno chi ha tutelato il corretto svolgimento dell’evento e la sicurezza dei partecipanti.
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