Sebbene rimanga uno scenario altamente improbabile vista la forza delle istituzioni degli Stati Uniti e delle agenzie governative che farebbero di tutto per scongiurare tale ipotesi, dopo tanti conflitti all’estero, dal 2016 in poi, con l’ascesa al potere di Donald Trump, negli Stati Uniti si è tornata a ventilare l’ipotesi di una seconda guerra civile. In questi anni, infatti, i momenti di grande tensione ed estrema polarizzazione del dibattito non sono mancati: dalla proteste di Black Lives Matter a seguito dell’omicidio di George Floyd, passando per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021; fino alle parole del presidente Joe Biden che ha definito il suo avversario Trump “un pericolo per la democrazia”, mentre il tycoon deve affrontare una serie di processi penali da lui stesso definiti una “caccia alle streghe” orchestrata proprio da Biden e dai suoi presunti complici del Dipartimento di Giustizia. Uno scenario a cui va aggiunto lo scontro politico-istituzionale senza precedenti tra il Texas e gli stati repubblicani contro Washington sulla vicenda dei migranti e le divisioni che non riguardano solamente l’ambito politico, ma soprattutto quello culturale e sociale, con battaglie che si consumano nei consigli scolastici e nelle università tra conservatori e progressisti woke. Di queste profonde divisioni – per ora, pacifiche – se n’è parlato in questi anni in diversi libri come Uncivil Agreement di Lilliana Mason, Why We’re Polarized di Ezra Klein, oltre a The Field of Blood di Joanne B. Freeman e Bring the War Home di Kathleen Belew. Ma della prospettiva di una guerra civili se ne sono occupati anche accademici in saggi come How Civil Wars Start (2022) di Barbara Walter, una politologa, e The Next Civil War (2022) di Stephen Marche, un saggista. Secondo quest’ultimo, citato dall’Economist, “gli Stati Uniti sono un esempio da manuale di un Paese avviato verso la guerra civile”, sottolineando la mancanza di fiducia degli americani nei meriti della democrazia.
Il film che ha riacceso il dibattito
Anche il cinema ha recentemente raccontato la suggestione di una futura e probabile guerra civile. Civil War – pellicola con Kirsten Dunst nei panni di una reporter di guerra che ha incassato più di 100 milioni di dollari al botteghino in tutto il mondo – dello sceneggiatore e regista Alex Garland sfata il tabù di un’inimmaginabile guerra civile, descrivendo un’America del futuro dilaniata dal conflitto domestico e dalla violenza delle milizie, con un leader autoritario alla Casa Bianca, un tentativo di colpo di stato e americani che si sparano a vicenda in strada. Nel film, infatti, Texas e California sono alleate in un ipotetico e improbabile “fronte occidentale” contro il governo federale, secessione a cui si aggiunge anche la Florida. Il presidente, un autoritario al terzo mandato interpretato da Nick Offerman, promette di schiacciare i ribelli e lancia attacchi droni contro i suoi stessi concittadini, facendo sprofondare il Paese nella povertà e nell’illegalità.
Il sondaggio “shock” di Rasmussen
Se ne parla talmente tanto, di una prospettiva disastrosa di questo tipo, che gli americani stanno cominciando a credere che si tratti di un’ipotesi plausibile. Secondo sondaggio “shock” di Rasmussen Reports, sebbene la maggioranza degli intervistati si dichiari scettica rispetto a tale eventualità (49%), il 41% degli americani teme che una guerra civile possa scoppiare nei prossimi cinque anni, compreso il 16% che afferma che l’ipotesi è “molto probabile” nello stesso arco di tempo. Il 10% si dichiara incerto sul futuro ma è un dato di fatto che la “possibilità che l’America possa presto affrontare un’altra guerra interna non è troppo remota per molti elettori”, come hanno notato i sondaggisti di Rasmussen. Il 37% ritiene inoltre che una nuova guerra civile sia più probabile se il presidente Joe Biden vincerà le elezioni di quest’anno, mentre il 25% pensa al contrario sia più probabile se a prevalere sarà l’ex presidente Donald Trump.
Il 30%, infine, afferma che la vittoria delle elezioni di quest’anno non farà molta differenza sulla probabilità di una guerra civile. Ma quello di Rasmussen non è l’unico sondaggio a confermare i timori degli americani: come riporta l’Economist, già nel 2022 YouGov rilevava che il 43% degli americani riteneva che una guerra civile fosse “almeno in qualche modo probabile”. In effetti, cosa accadrebbe nell’ipotesi – improbabile – che Donald Trump venga condannato per uno dei processi in cui è implicato prima delle elezioni presidenziali di novembre? Come reagirebbero i suoi sostenitori Maga? In un’intervista rilasciata alla Cnn, Joe Biden ha affermato che il suo rivale repubblicano “non accetterà” il risultato del voto, come fece nel 2020. “Potrebbe non accettare il risultato delle elezioni, vi assicuro che non lo accetterà”, ha detto il presidente Usa. Dichiarazioni che la dicono lunga su una democrazia sempre più precaria e in crisi d’identità.
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