La legge “filorussa” della Georgia esiste anche negli USA e nei progetti della Commissione UE
15 Maggio 2024 -
La notizia è su tutti i grandi media: il parlamento della Georgia ha approvato la legge sull’influenza straniera. La nuova legge richiederà alle organizzazioni che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero di registrarsi come “agenti di influenza straniera” o dovranno affrontare multe salate. Le proteste in patria non sono mancate, amplificate anche oltre misura – dato i numeri apparentemente non di massa – sui media occidentali, e prontamente sposate a parole da leader statunitensi ed europei che, praticamente all’unisono, hanno affermato che la legge comprometterà la domanda di adesione del Paese all’Unione Europea. Sui principali media italiani la norma georgiana è stata rapidamente ribattezzata la “legge filorussa”, affermando che ricalca la legge utilizzata da Mosca per soffocare l’opposizione interna. Eppure una legge dai contenuti non dissimili esiste anche negli Stati Uniti dal lontano 1938, in Gran Bretagna dal 2023, mentre la Commissione europea ha recentemente presentato una proposta di legge che va nella medesima direzione, ossia proteggere il sistema informativo e le organizzazioni non governative da presunte ingerenze straniere.
Sogno Georgiano, il partito di maggioranza del governo georgiano, ha risposto alle critiche affermando che la mossa promuoverà la trasparenza e la sovranità nazionale. Secondo la norma ogni media, ONG o azienda che riceva più di un quinto del suo finanziamento dall’esterno del Paese, deve essere scritto in un apposito registro. In seguito al voto, a Tbilisi la polizia antisommossa ha dovuto contenere i manifestanti, dopo che alcuni individui hanno abbattuto le barriere e fatto irruzione nel parco del Parlamento. Nell’ultimo mese violenti scontri si sono registrati sia fuori il Parlamento, tra manifestanti con bandiere europee e maschere anti-gas e polizia, sia all’interno del Parlamento, tra maggioranza e la minoranza che oltre le parole non si sono risparmiati i confronti corpo a corpo.
Il giorno prima del voto, gli Stati Uniti, per bocca del portavoce del Dipartimento di Stato, Vedant Patel, aveva detto nel suo ultimo appello: «Esortiamo il governo della Georgia a continuare sulla strada dell’integrazione europea. Questo tipo di attività legislativa che viene perseguita è incoerente con gli obiettivi dichiarati». Eppure, sebbene i manifestanti e l’Occidente l’abbiano definita “la legge russa”, potremmo in realtà cambiarle il nome molte volte. Paese che vai, legge “filorussa” che trovi. Gli stessi USA possiedono una tale legge: la Foreign Agents Registration Act (FARA), del 1938, la quale impone obblighi di divulgazione pubblica alle persone che rappresentano interessi stranieri. Richiede quindi agli “agenti stranieri”, definiti come individui o entità impegnati in attività di lobbying o patrocinio a favore di governi, organizzazioni o persone straniere (“mandanti stranieri”), di registrarsi presso il Dipartimento di Giustizia (DOJ) e di divulgare la loro relazione, le attività e il relativo compenso finanziario. Lo scopo dischiarato del FARA non è vietare l’attività di lobbying per interessi stranieri, che è regolamentata da leggi apposite, né vieta o limita alcuna attività specifica. Il suo scopo esplicito è quello di promuovere la trasparenza rispetto all’influenza straniera sull’opinione pubblica. Fine sovrapponibile a quello che il governo georgiano dice voler conseguire con la nuova norma, che non vieta l’attività ma chiede di rendere nota la provenienza del finanziamento estero e, se superata una certa soglia, di essere registrati come un portatore di interessi stranieri. Questo senza entrare nel merito se ciò sia o meno giusto, visto che molto spesso questo tipo di legislazioni lasciano spazi d’ombra in cui si può effettivamente interferire con il processo democratico. Anche se è vero pure il contrario, visto che anche le ingerenze straniere puntano a interferire con esso.
Negli ultimi anni, negli USA, anche le amministrazioni locali stanno adottano leggi proprie riguardanti il controllo di soggetti che ottengono finanziamenti esteri.
Anche i vertici dell’Unione Europea, mentre si stracciano le vesti contro la legge georgiana, stanno progettando di adottare una normativa simile. Il 12 dicembre scorso, la Commissione europea ha presentato una proposta di legge volta a regolamentare e rendere dichiarata «le attività d’interessi svolte per conto di paesi terzi». Mentre il Parlamento Europeo, nel gennaio 2023, ha pubblicato un’analisi nella quale afferma espressamente che «le interferenze straniere dovrebbero essere limitate attraverso la criminalizzazione, le sanzioni e il divieto di coinvolgimento di terzi nelle campagne elettorali».
Michael Roth, presidente della commissione per gli Affari Esteri del Bundestag tedesco, durante la sua visita a Tbilisi, ha osservato che i membri della delegazione sono delusi dal fatto che il Parlamento georgiano abbia approvato la legge sugli “agenti stranieri”: «Il parlamento ha approvato oggi la legge sugli agenti stranieri. Siamo molto delusi come amici della Georgia perché stiamo combattendo per la Georgia nel suo lungo e accidentato cammino verso l’Unione europea». Ovviamente il dubbio che l’interesse sia ben altro è concreto, e questo riguarda lo scontro tra Occidente e Russia. La Georgia è senz’altro un punto di contatto rilevante nella grande partita geostrategica e militare: sia per la sua storia anche recente, in bilico tra connessione storica con la Russia e avvicinamento all’Europa, sia per la sua rilevante posizione geografica in bilico tra mondo europeo e islamico.
[di Michele Manfrin]
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