Sull’Ucraina l’Occidente ha scambiato i propri desideri con la dura realtà
di Claudio Risé - 10/05/2024
Fonte: Claudio Risé
Come finirà lo sa Dio (come tutto il resto). I pronostici
hanno finora fatto molta confusione, mescolando speranze e interessi
personali con la realtà, quasi sempre più severa. Fu anche per questo
che i capi europei, a cominciare dalla baronessa Ursula, (come
raccontato da Massimo De Manzoni su questo giornale) si sono dedicati a
lungo a rassicurare l’Europa e il mondo sulle disgrazie che stavano per
rovesciarsi sulla Russia e i suoi capi, e sulla vittoria Ucraina
imminente. Ma le parole non bastano a coprire la realtà.
Sarebbe
stato sufficiente seguire fin dall’inizio i valori della borsa, del
rublo e delle merci per accorgersi che la Russia stava tutt’altro che
naufragando. Le chiacchere, il fiume di aiuti americani, le sceneggiate
dei leader europei che in cerca di ringiovanimento e visibilità a tratti
lanciano il loro “al fronte al fronte”, a quanto sembra non bastano a
coprire l’unica realtà dei fatti: Zelensky, l’eroe prefabbricato di
questa sanguinaria e balorda realtà ha perso per ora gran parte del suo
esercito e della sua popolazione maschile. E il suo paese è distrutto.
Ma questo, a guardar bene le cose, era prevedibile da subito.
Perché
era, fin dall’inizio una guerra figlia della vecchia “guerra fredda” tra
blocco atlantico, a guida USA, e blocco sovietico, guidato dall’URSS.
Ma l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche non c’è più dal
1991. Al suo posto c’è la Russia, che è ancora il Paese più grande del
mondo, ma anche una Repubblica Federale di Repubbliche autonome, con
un’economia privatistica con forte presenza dello Stato, le cui maggiori
cariche sono elettive, finora confermate, nei fatti, con maggioranze
crescenti.
Bisogna che il mondo “atlantico” ci vada piano prima di
decidere che le Repubbliche non più “sovietiche” ma ormai autonome da
più di 30 anni vanno con la Russia solo se “occupate”. L’aveva creduto
anche Obama quando mise le sanzioni alla Russia perché si era
appropriata della Crimea che l’aveva scelta con un’elezione. Adesso
(come ricorda ora Paolo Panerai sul quotidiano finanziario Milano
finanza) anche Obama ha riconosciuto in un’intervista alla CNN di non
aver tenuto conto che la popolazione della Crimea è per circa l’85%
russa, e che quindi si trattava di una ricongiunzione e non una
sottrazione di territorio all’Ucraina.
Il fatto è però che oggi anche
i territori occupati dalla Russia con la sua “operazione speciale” sono
abitati in gran parte da popolazione di etnia russa, il che spiega le
ampie maggioranze della Russia nei referendum sulla questione
dell’annessione al proprio paese dal quale furono staccati dopo la
caduta dell’URSS.
Anche i più recenti studi geopolitici (Emmanuelle
Armandon, Géopolitique de l’Ukraine, Presses Universitaires de France,
2016), notano come l’Ucraina attuale sia il tentativo costruito a
tavolino dopo la caduta dell’URSS, di rimettere insieme le diverse etnie
presenti nei pochi anni in cui l’Ucraina è effettivamente vissuta,
senza verificare le attuali aspirazioni dei vari popoli, anzi
ostacolandoli in ogni modo.
Mentre infatti la ristretta parte
occidentale dell’Ucraina, è vicina ai paesi europei anche dal punto di
vista storico etnico, culturale e religioso, in tutti questi ambiti
quella orientale guarda alla Russia, cui sostanzialmente è sempre
appartenuta. ( Situazione, questa, che non sembra molto valutata nei
commenti italiani sulla vicenda).
Da qualsiasi punto di vista la si
guardi, purtroppo questa guerra “ in soccorso dell’Ucraina” oltre ad
averla (come si poteva prevedere) ridotta in macerie, è completamente
fuori dalla realtà del mondo di oggi e dai suoi difficili tentativi di
crescere, senza farsi polverizzare dall’arma atomica, che nel frattempo
si è dissennatamente diffusa.
Nell’ultimo grande libro di relazioni
internazionali: Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale,
Samuel Huntington spiegava con drammatica chiarezza: “L’Ucraina è un
paese spaccato tra due diverse culture. La linea di faglia di rottura
tra le due diverse culture dell’Ovest e del mondo Ortodosso” attraversa
il cuore del Paese. “Se prevale la civiltà” ( che per lui era il
rispetto delle diverse culture e tradizioni) “siamo salvi. “Altrimenti (
e lo riteneva l’ipotesi più probabile) “i territori russi si
staccheranno dall’Ucraina”, come ha già fatto la Crimea.
I più
romantici però, come lo scrittore e premio Nobel, Aleksandr Solzenicyn,
non sono d’accordo: per loro separare Russi e Ucraini sarebbe
un’aberrazione. Mah. Speriamo prevalga il buon senso, e soprattutto
l’istinto di conservazione.
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