La strana morte della eurodeputata Michele Rivasi che voleva la verità sullo scandalo Pfizer-Von der Leyen
01/12/2023
di Cesare Sacchetti In ogni grande caso di cronaca nera siamo stati abituati spesso a vedere la...
di Cesare Sacchetti
Spesso nei grandi scandali che coinvolgono il vero potere, non quello che vediamo sulla scena pubblica, ma quello delle società segrete e dell’alta finanza, ci sono morti sospette.
È quanto visto, ad esempio, nel caso di Michele Sindona, uomo della loggia P2, e banchiere della mafia ucciso in carcere da un caffè al cianuro.
E la stessa sorte è toccata ad un altro controverso banchiere quale Roberto Calvi, anch’egli membro della P2, e “suicidato” sotto il ponte dei frati neri a Londra in un luogo alquanto denso di simbologia massonica.
Stavolta la persona che muore con una tempistica quantomeno singolare è Michele Rivasi. Michele Rivasi era una politica socialista francese già eletta negli anni 90 tra le fila di questo partito.
Negli anni successivi, dal 2009 in poi, passa sulla scena europea quando entra all’Europarlamento nel quale era già al terzo mandato.
Era iscritta al gruppo dei Verdi e non era nota in passato per battaglie che oggi possono definirsi pienamente sovraniste, e non risulta nemmeno che abbia mai apertamente denunciato l’Unione europea e i poteri delle lobby finanziarie che governano tale istituzione.
La Rivasi poteva definirsi una classica “ambientalista” cresciuta alla scuola dei verdi europei che non è affatto un segreto essere stati finanziati da Soros.
Nonostante questo suo pedigree non affatto in opposizione all’establishment eurocratico, negli ultimi tempi la Rivasi aveva espresso posizioni critiche verso quello che stava accadendo nell’Unione.
La eurodeputata francese aveva infatti criticato apertamente il certificato Covid senza il quale l’accesso ai luoghi pubblici per un certo periodo di tempo era arduo in alcuni Paesi dell’Europa, soprattutto l’Italia, e aveva anche espresso perplessità sulle vaccinazioni obbligatorie per i sanitari in Francia.
Un’altra scottante questione alla quale la Rivasi si era interessata negli ultimi tempi era quella relativa allo scandalo del contratto dei vaccini firmato da Ursula Von der Leyen con il colosso farmaceutico americano della Pfizer.
La questione è probabilmente già nota ai nostri lettori ma è certamente utile ricostruire le sue tappe fondamentali per trovare una probabile relazione con la morte improvvisa della eurodeputata dei Verdi.
Il contratto dei vaccini tra Pfizer e UE
L’Unione europea aveva scelto la strada della vaccinazione di massa come “soluzione” alla farsa pandemica già nel 2020 allineandosi perfettamente ai desiderata del forum di Davos che nel gennaio di quell’anno aveva già tracciato la via della distribuzione dei sieri come “via d’uscita” ad una falsa emergenza che allora non era nemmeno tale.
Verso la fine del 2020 iniziano ad essere distribuiti i primi vaccini in Europa Occidentale, e nel primo trimestre del 2021, l’UE firma un altro grosso contratto di approvvigionamento dei sieri con la Pfizer per 1,8 miliardi di dosi.
Il contratto in questione è uno di quelli che ha spostato un enorme fiume di denaro dalle casse dell’Unione europea a quelle della casa farmaceutica americana.
Sono stati pagati circa 20 dollari per ogni dose di vaccino e quindi il conto complessivo è di 36 miliardi di dollari versati a favore della Pfizer.
Non sono soldi piovuti dal nulla ma sono i soldi che ogni Stato membro versa all’Unione ogni anno, e l’Italia, è bene ricordarlo, occupa la terza posizione tra tutti i contributori netti dell’Unione.
Ciò che non hanno approfondito minimamente i media riguarda un potenziale enorme conflitto di interessi che riguarda proprio Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea.
Al momento della firma del contratto con la Pfizer infatti il marito della Von der Leyen, Heiko, risultava ricoprire il ruolo di consulente per una società americana chiamata Orgenesis, una società che ha uno strettissimo rapporto con la Pfizer in quanto gli azionisti proprietari sono gli stessi, in particolare il noto fondo di investimenti americano BlackRock.
La Orgenesis si è occupata a sua volta dello sviluppo di vaccini mRNA già nel 2020 ed Heiko Von der Leyen si trasferisce negli Stati Uniti per lavorare presso questa società in piena farsa pandemica, nel dicembre 2020 per la precisione, nonostante non avesse un curriculum di rilievo per un ricercatore internazionale.
La tempistica è semplicemente fondamentale perché, secondo quanto già rivelato dal giornalista rumeno Adrian Onciu, il medico tedesco avrebbe beneficiato in prima persona del contratto firmato tra la Pfizer e l’UE.
Onciu afferma che Heiko Von der Leyen avrebbe ricevuto da Orgenesis un bonus del 2% in commissioni per la vendita dei vaccini.
Il denaro sarebbe stato trasferito dalla Pfizer alla Orgenesis e a questi livelli una commissione del genere si tramuta in una cifra pari ai 760 milioni di dollari.
Una enorme montagna di denaro che sarebbe finita direttamente nelle tasche della famiglia Von der Leyen, e, se tale accusa fosse confermata, si tratterebbe del più grosso scandalo di corruzione comunitaria dai tempi della creazione di questa organizzazione nel 1992 a Maastricht.
Il presidente della Commissione europea se tutto questo fosse vero avrebbe beneficiato per prima sé stesso dalla vendita dei vaccini.
I media italiani ed europei non hanno mai parlato al loro pubblico di questo enorme scandalo ma è emerso solamente un piccolo pezzo di verità che riguarda i messaggi scambiati dalla Von der Leyen con la Pfizer.
Nello smartphone della Von der Leyen c’erano tutti i passaggi della negoziazione dell’acquisto dei sieri del colosso farmaceutico americano, e le procedure seguite dal presidente della Commissione UE non sono state affatto in linea con quelle tracciate dalla stessa UE per contratti di questo tipo.
I media hanno parlato di questo aspetto perché probabilmente qualche altra casa farmaceutica che ha prodotto i vaccini Covid non è rimasta troppo soddisfatta dal fatto che il pezzo di torta più grosso della distribuzione dei sieri sia andato tutto alla Pfizer.
La Von der Leyen ha comunque pensato bene di rimuovere tutte le tracce della trattativa cancellando tutti i messaggi dal suo telefono, e questo già di per sé avrebbe dovuto essere un illecito così macroscopico da costringerla alle dimissioni.
La politica tedesca non è tra l’altro nemmeno nuova alla gestione poco trasparente dei contratti di fornitura e degli appalti tanto che quando era ministro della Difesa in Germania incorse nelle stesse accuse, e anche in quell’occasione cancellò i messaggi dal suo cellulare in quella che come si vede è una vecchia abitudine del presidente della Commissione.
La Von der Leyen però è riuscita a restare miracolosamente al suo posto ma alcuni eurodeputati volevano che fosse fatta luce sullo scandalo.
Le strane morti dei personaggi scomodi al cartello farmaceutico
Uno di questi era proprio Michele Rivasi che aveva dedicato la sua più recente attività parlamentare alla ricerca della verità sui messaggi cancellati dalla leader europea.
La Rivasi voleva probabilmente scoprire qual era il contenuto di quei messaggi perché in quei fitti scambi con la Pfizer ci sono probabilmente le prove di enormi illeciti, tra i quali quello che riguarda il probabile conflitto d’interessi della Von der Leyen.
I media non hanno mai portato alla luce questo aspetto ma forse nell’Europarlamento più di qualche deputato sapeva la verità e voleva che essa venisse fuori.
Se questo era l’intento della eurodeputata francese, non ha potuto portarlo a termine per via dell’improvviso malore che l’ha uccisa.
Non si sa molto delle circostanze di questa morte improvvisa che ha sconvolto non poche persone a Bruxelles.
Su Euractiv, quotidiano di informazione notoriamente vicino alle istituzioni europee, si scrive soltanto che un malore avrebbe colpito la deputata francese mentre questa si recava a Bruxelles.
Non c’è molto altro e non si sa la storia medica della Rivasi né se questa fosse cardiopatica.
La tempistica della morte della eurodeputata dei Verdi ha portato qualcuno a pensare che la sua morte non sia stata poi così spontanea.
Esiste un’ampia letteratura di come i servizi segreti Occidentali siano in possesso di sofisticate armi in grado di provocare attacchi cardiaci in soggetti sanissimi.
La famigerata agenzia di intelligence americana, la CIA, aveva già negli anni 70 a disposizione una pistola in grado di provare degli infarti.
La mostrò nel 1975 di fronte ad una commissione del Senato americano, l’allora direttore della CIA, William E. Colby.
La pistola era stata concepita per sparare dei dardi che una volta colpito il soggetto che si voleva eliminare, si scioglievano nel suo corpo e rilasciavano delle sostanze in grado poi di provocare un attacco cardiaco.
La causa della morte del soggetto colpito è sempre un infarto e l’unico modo per trovare delle tracce di questa pistola è quella, a quanto pare, di ispezionare minuziosamente il corpo della vittima alla ricerca di un puntino rosso dove il dardo è penetrato.
Qualcosa di molto simile si vede in un film di spionaggio internazionale chiamato “The International” del 2009 nel quale una banca lussemburghese senza scrupoli inizia ad eliminare tutti quei soggetti in grado di rivelare devastanti verità sui traffici della banca.
Il film trae chiaramente ispirazione da quest’arma che è estremamente reale ed estremamente efficace.
Nel frattempo sono passati quasi 50 anni dal 1975 e non è difficile immaginare che le tecniche dei servizi di intelligence siano ancora più sofisticate e “discrete” di quelle dell’epoca.
I servizi segreti Occidentali, soprattutto la CIA e il Mossad, hanno delle divisioni specializzate nell’eseguire questi omicidi che attraverso questi metodi vengono fatti passare per morti incidentali o suicidi.
Non sappiamo se Michele Rivasi sia stata vittima di una tale macchinazione. Solamente un’autopsia effettuata da degli specialisti del settore in grado di capire se l’infarto sia stato spontaneo o meno potrebbe risalire alla verità, ma dubitiamo che i magistrati belgi, molto vicini alla Commissione europea, si avvicino soltanto a pensare a questa ipotesi.
La morte della eurodeputata non è comunque l’unica sospetta che riguarda i vaccini. Nel 2021, morì il politico africano e presidente della Tanzania, Joseph Magufuli, dopo una rapida malattia che lo colpì in quell’anno.
Magufuli divenne famoso sulla scena mondiale perché fu uno dei pochi politici che decise di non perseguitare il suo popolo applicando le restrizioni della farsa pandemica, e si prese anche gioco dell’OMS quando mandò ad essa i suoi test PCR che avevano rilevato la positività al cosiddetto Covid di papaye e capre.
Magufuli sapeva che alla base dell’operazione terroristica del coronavirus c’era soltanto l’inganno e sapeva che in questa storia c’era una interminabile catena di bugie a partire dal mancato isolamento del virus fino ai testi PCR che rilevavano la positività al Covid qualsiasi cosa essi toccassero.
Alcuni hanno ipotizzato che il presidente tanzaniano sia stato ucciso attraverso una di quelle sofisticate armi della CIA in grado di provocare infarti e malattie e viene in mente a questo proposito un articolo sponsorizzato dalla Bill Gates Foundation ed uscito sul quotidiano britannico “The Guardian” nel febbraio del 2021.
Il titolo “E’ tempo di frenare il presidente anti-vaccini della Tanzania” è alquanto esplicativo e anche la tempistica è significativa.
Il pezzo è uscito a febbraio del 2021 e Magufuli muore per una malattia cardiaca due mesi dopo.
Qualcuno potrebbe frettolosamente derubricare come una “coincidenza” questa morte ma in questa storia non sono poche le “coincidenze” che vedono morire personaggi scomodi per determinati poteri e apparati.
Anche il presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza, critico dei vaccini è morto per un arresto cardiaco a 55 anni.
C’è una scia di sangue e di morti misteriose che riguardano politici e personaggi che avevano denunciato il vaccino Covid e gli scandali di corruzione che erano sorti intorno ad esso.
La regola per individuare il mandante di un omicidio è spesso quella di vedere il beneficiario o i beneficiari di quella stessa morte.
E nel caso dell’operazione terroristica del coronavirus è fin troppo chiaro intuire a chi hanno portato beneficio le morti di Magufuli, di Nkurunziza e da ultimo di Michele Rivasi.
Questa scia di morti sospette beneficia sempre e solo personaggi quali Bill Gates, corrotti commissari europei che sono stati pagati milioni per vendere vaccini e le “grandi” case farmaceutiche.
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