Prigionieri nudi
di Massimo Fini - 10/12/2023
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Fonte: Massimo Fini
Umiliare i vinti sembra una specialità degli occidentali o
comunque di coloro che si riconoscono in questa cultura. L’altro giorno a
Beit Lahia una quarantina di guerriglieri di Hamas che si erano arresi
sono stati prima fatti inginocchiare e poi stesi al suolo nudi e
bendati. Non è una novità.
Agli inizi della guerra contro l’Iraq
nella prigione di Abu Ghraib le televisioni di tutto il mondo (adesso si
è diventati più cauti su queste scene, anzi si cerca di sorvolare)
filmarono un prigioniero iracheno, a quattro zampe, nudo, con una
soldatessa americana a cavalcioni, filmarono anche l’oscena piramide con
cui gli americani costrinsero i prigionieri, sempre regolarmente nudi, a
formarla arrampicandosi l’uno sull’altro.
Nel 2001 dopo
l’aggressione occidentale all’Afghanistan i guerriglieri talebani,
prigionieri, dopo essere stati esposti alle televisioni scatenate di
tutto il mondo imploravano i loro custodi : “piuttosto uccideteci, ma
non umiliateci”. E i loro custodi, che erano pur sempre degli afghani,
cercavano di incoraggiarli: “dai, si tratta solo di due minuti poi te ne
torni in prigione” (si sa che nella cultura afghano-talebana è proibito
raffigurare la persona umana, del Mullah Omar esiste una sola
fotografia). In seguito i prigionieri furono sedati e muniti di ridicoli
pannoloni per affrontare la traversata. Arrivati a Guantanamo furono
messi in gabbie all’aperto illuminate dai riflettori ventiquattr’ore su
ventiquattro, perciò dovevano “fare i loro bisogni” come si dice
pudicamente, cioè cacare e pisciare davanti a tutti. Se c’era bisogno di
spostarli li si metteva su una carriola per renderli ancora più
ridicoli.
Questa storia delle gabbie è un’ossessione yankee. Dopo la
guerra il grande poeta Ezra Pound, che era stato mallevadore di tanti
letterati americani, ma che era colpevole di essere rimasto in Italia
durante il Fascismo fu messo, a Tombolo, in una gabbia illuminata
giorno e notte. La cosa umiliò a tal punto il grande Ezra che,
ritiratosi in seguito a Rapallo, si calò in un mutismo assoluto che
tenne per dieci anni.
Al processo di Norimberga i gerarchi nazisti
dovevano indossare in aula pantaloni senza cintura e senza elastico per
cui quando deponevano dovevano tenersi su le braghe risultando così
grotteschi.
Quando fu catturato Osama Bin Laden si scrisse che si era
protetto dietro una delle sue mogli. Fake naturalmente, ma parve invece
normale che catturato “il nemico pubblico numero uno” lo si gettasse
sbrigativamente in mare. In realtà si volevano nascondere i tanti
segreti che Bin Laden portava con se, compreso l’ambiguo ruolo che
aveva avuto nei primi anni dell’occupazione occidentale e che avrebbe
potuto svelare i veri motivi dell’attacco alle torri gemelle. Quando fu
preso Al-Baghdadi i giornali scrissero che al momento della cattura si
era messo a piangere. Fake naturalmente.
Questo sadismo, basato
sull’umiliazione è estraneo a culture diverse dalle nostre. Possono
compiere atti efferati, feroci, come l’aggressione di Hamas il 7 ottobre
ha ampiamente dimostrato, ma non conoscono e non praticano il sadismo
dell’umiliazione.
Si può uccidere, in guerra, un uomo, ma non
umiliarlo. L’umiliazione è più grave dell’omicidio perché una persona,
uomo o donna che sia, se la porta dietro per tutta la vita.
Il sadico
è un vigliacco. Intendo il sadico non nel senso visionario e quasi
poetico di Lautremont, ma il sadismo brutale e volgare alla De Sade.
Scrive lo stesso De Sade che uno dei peggiori carnefici delle “ 120
giornate” “si sarebbe spaventato davanti a un bambino un po’ deciso”.
Il
nucleo forte dell’umiliazione è il ridicolo perché una persona di cui
tutti possono ridere non è più nemmeno una persona, non è più nulla.
Tutti
i nostri nemici sono diventati dei terroristi, si tratti di Hamas o di
Putin o dei Talebani (anche se ultimamente sui Talebani la visione è un
po’ cambiata). Quindi sono cadute tutte le leggi di guerra che per “i
terroristi” non valgono. Non c’è più il fair-play che pure è esistito
sino alla fine della seconda guerra mondiale. Al nemico si concedeva
spesso, se si era battuto valorosamente, “l’onore delle armi” e c’era
una differenza etica fra il fucilarlo con il volto davanti al plotone di
esecuzione o fucilarlo alla schiena.
Dal punto di vista etico la
vittoria nella seconda guerra mondiale non ci ha fatto bene, soprattutto
agli americani. Quando ci fu lo sconcio di piazzale Loreto con i corpi
di Mussolini, degli altri gerarchi e della Petacci appesi per i piedi
(alla Petacci fu però legata la gonna perché non si vedessero le
pudenda, ipocrisia tipicamente cattolica e italiana) il comandante
americano della piazza intimò ai capi dell’insurrezione: “togliete
subito quei corpi, noi americani abbiamo un luogo apposito che si chiama
obitorio”. E Sandro Pertini esclamò: “l’insurrezione si è disonorata”.
Poi posti i corpi a terra, per non farsi mancar nulla, le donne
pisciarono sui cadaveri.
Oggi tutto è cambiato da quei tempi in cui
esistevano ancora delle regole. Anche nel privato. Perché si violentano
delle ragazze in gruppo e si trasmettono poi i filmati sui social agli
amichetti? L’obiettivo non è tanto avere un rapporto sessuale, per
quanto efferato e distorto, oggi che col permissivismo non dovrebbero
esserci problemi nei rapporti tra i ragazzi e le ragazze? Perché
l’obiettivo vero è umiliarla, farle pagare non si sa quale colpa
ancestrale, quindi ridicolizzarla e renderla, appunto, una “non
persona”.
Oggi quindi il sadismo governa il mondo agli alti e ai bassi livelli. E non fa bene né ai primi né ai secondi.
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