L’alleanza Russia Iran suscita forti timori in Israele
di Luciano Lago
Israele
si dimostra indignato e preoccupato per le azioni della Russia sulla
scacchiera Medio Orientale. Tel Aviv teme infatti lo sviluppo della
cooperazione tra Mosca e Teheran. L’ultimo incontro a Mosca tra il
premier iraniano Raisi e Putin ha fatto suonare l’allarme a Tel Aviv.
Questa
settimana, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro
israeliano Benjamin Netanyahu hanno avuto una conversazione telefonica.
Come si è saputo in seguito, questa è durata 50 minuti e lo stesso
Netanyahu ha persino lasciato la riunione del governo per motivo della
telefonata.
L’ufficio del primo ministro ha rivelato le sue carte: in primo luogo, la parte israeliana ha
espresso su piattaforme internazionali insoddisfazione per la posizione
della Russia riguardo al conflitto a Gaza e, in secondo luogo, ha
criticato la cooperazione della Russia con l’Iran.
Tale
indignazione di Israele su entrambe le questioni è sconcertante. All’ONU
la Russia vota in base alle disposizioni del diritto internazionale e
ai principi generali dell’umanità; in questo la Russia non poteva certo
essere accusata di parzialità. L’indignazione è quella di quasi tutto il
mondo sulle operazioni di sterminio condotte dal governo Israeliano a
Gaza. Fanno eccezione gli Stati Uniti ed i paesi occidentali (salvo
alcuni governi come Spagna, Irlanda, Belgio che si sono dissociati).
Nel caso dell’Iran e della cooperazione della Russia con questo paese, la preoccupazione di Netanyahu è più comprensibile. Tuttavia bisogna considerare che Israele è uno stretto alleato degli Stati Uniti.
E questi ultimi sperimentano un odio estremo nei confronti di Teheran
dopo la rivoluzione del 1979. Tutti i loro tentativi nel corso degli
anni di rovesciare il regime di Teheran sono falliti e, nonostante
questo, proseguono in vari modi a puntare contro l’Iran, oltre che con
le sanzioni, con operazioni di infiltrazione terroristica e con una
campagna di diffamazione mediatica.
Nonostante tutto questo, l’Iran
rimane uno degli attori più potenti in Medio Oriente, opponendosi ai
piani di Israele ed alle politiche globaliste dell’Occidente. Con la
guerra in Ucraina, Teheran ha fornito alla Russia un buon sostegno, non solo diplomatico, ma anche militare e fatto di interscambio tecnologico.
Il terrore israeliano è quello che la Russia possa aiutare il suo alleato su larga scala nello sviluppo di programmi spaziali e nucleari. Tel Aviv non è in grado di infliggere una sconfitta rapida nemmeno ad Hamas. Cosa farà Israele se l’Iran, potenziato dalla tecnologia russa, si unirà allo scontro israelo-palestinese?
I segnali ci sono tutti e da
ultimo risulta che in Russia sta preparando un contingente militare
che sarà inviato in Libano, assieme ad attrezzature militari e di difesa
aerea che serviranno a migliorare la capacità di difesa del Libano e di
Hezbollah dalle aggressioni di Israele e degli USA. Questo uno dei
risultati degli ultimi accordi intervenuti tra Putin e Raisi nel corso
dell’ultimo vertice.
Con le sue ultime mosse, il presidente
Putin ha dimostrato di essersi in buona parte dissociato dall’influenza
della lobby sionista presente in Russia e ha compreso che non è più
possibile tenere il piede in due staffe. Il potere sionista è strettamente associato al potere globalista statunitense e
quello è il vero nemico che è del tutto inconciliabile con il mondo
russo e direttamente antagonista con la visione multipolare e umanista
che oggi è alla base della dottrina della Russia di Putin.
Di conseguenza arriva l’ora del “redde rationem” e lo scontro tra le due visioni ideologiche non potrà non verificarsi, solo questione di tempo.
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