L’ONU ha invocato l’articolo 99 per evitare una “catastrofe umanitaria” a Gaza
Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha invocato per la prima volta dall’inizio del suo mandato l’articolo 99 dello Statuto ONU in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, José De La Gasca. È la prima volta dopo 35 anni che viene citato tale articolo in riferimento alla gravissima crisi umanitaria che si sta verificando nella Striscia di Gaza a causa dei bombardamenti israeliani: l’articolo 99 è lo strumento diplomatico più importante dell’ONU per portare “all’attenzione del Consiglio di Sicurezza qualsiasi questione che, a suo avviso, possa minacciare il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”, come si legge nel testo dell’articolo. “Ho appena invocato l’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite, per la prima volta nel mio mandato di segretario generale. Di fronte al grave rischio di collasso del sistema umanitario a Gaza, esorto il Consiglio a contribuire a evitare una catastrofe umanitaria e faccio appello affinché venga dichiarato un cessate il fuoco umanitario”, ha scritto Guterres su X.
Dopo che l’IDF (Forze di difesa israeliane) aveva ordinato alla popolazione dell’enclave di fuggire nella parte meridionale della Striscia (considerata “sicura”), nel sud sono sempre meno le zone in cui i palestinesi riescono a trovare luoghi sicuri, in quanto l’offensiva israeliana sta portando a Khan Younis gli stessi feroci combattimenti e bombardamenti che si sono verificati al nord e al centro dell’enclave. Inoltre, con il valico al confine con l’Egitto chiuso, i civili palestinesi non sanno più come ripararsi dal fuoco dell’esercito dello Stato ebraico. Le persone nei rifugi gestiti dalle Nazioni Unite a Khan Younis stanno lottando per accaparrarsi cibo. Secondo le Nazioni Unite circa 1,87 milioni di persone – oltre l’80% della popolazione di 2,3 milioni – sono già fuggite dalle proprie case, molte delle quali sfollate più volte. Quasi tutta la popolazione è ora ammassata nella parte meridionale e centrale di Gaza, dipendente dagli aiuti. Per questo, Guterres, nella lettera inviata al Consiglio, ha invitato i membri a fare pressione per evitare una catastrofe umanitaria. “Ribadisco il mio appello affinché venga dichiarato un cessate il fuoco umanitario. È urgente”, ha scritto.
L’appello di Guterres ha suscitato l’ira dei diplomatici israeliani: l’ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite, Gilard Erdan, ha detto che Guterres ha raggiunto «un nuovo minimo morale» con l’invocazione dell’articolo 99 delle Nazioni Unite, mentre su X ha scritto che il Segretario ha deciso di attivare “questa rara clausola” solo per fare pressione su Israele. L’ambasciatore ha anche descritto la mossa di Guterres come «un’ulteriore prova della distorsione morale del segretario generale e dei suoi pregiudizi contro Israele», chiedendone le dimissioni immediate. Anche il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha invitato Guterres a dimettersi, affermando che “è un pericolo per la pace nel mondo”, in quanto la sua decisione sarebbe «un’approvazione dell’omicidio di anziani, del rapimento di bambini e dello stupro di donne». Già a ottobre era scoppiata un’aspra polemica tra i rappresentanti israeliani e il Segretario ONU, in quanto quest’ultimo aveva affermato che gli attacchi di Hamas «non sono venuti dal nulla» e ne avevano già allora chiesto le dimissioni.
Tuttavia, non sono pochi i capi mondiali che hanno affermato che quello in corso a Gaza è un vero e proprio “genocidio”: tra gli ultimi ad averlo sostenuto c’è il presidente cubano Miguel Diaz-Canel e il presidente brasiliano Lula. La maggior parte della popolazione della Striscia è ora ammassata a sud dell’enclave senza cibo né acqua e gli aiuti umanitari fanno fatica a entrare nell’enclave. Dall’inizio dell’invasione oltre 17.000 palestinesi sono stati uccisi dai bombardamenti, con un’alta percentuale di donne e bambini: da quando sono riprese le aggressioni dopo la tregua, per i civili trovare un luogo sicuro è sempre più difficile e, secondo alcune testimonianze, le persone stanno lottando per trovare del cibo e alcune di loro sono rimaste anche fino a tre giorni senza mangiare. Ciononostante, Israele continua ad attaccare indiscriminatamente ampie zone della Striscia e a rendere più difficile il lavoro degli operatori umanitari: proprio ieri, Tel Aviv non ha rinnovato il visto a Lynn Hastings, coordinatrice umanitaria della Nazioni Unite, in quanto non avrebbe condannato Hamas.
Dal canto suo, Josep Borrell ha sostenuto l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite in un post su X: “Chiedo ai membri dell’Unione Europea nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ai partner con lo stesso orientamento di sostenere l’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Il Consiglio di Sicurezza deve agire immediatamente per evitare il totale collasso della situazione umanitaria a Gaza”.
[di Giorgia Audiello]
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