Gli Stati Uniti bloccano di nuovo una risoluzione ONU per il cessate il fuoco a Gaza
Gli Stati Uniti, in una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite tenutasi venerdì, hanno posto il veto su una risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco umanitario, immediato e permanente all’interno della Striscia di Gaza. 13 dei 15 Paesi componenti il Consiglio hanno espresso parere favorevole, mentre il Regno Unito si è astenuto, ma gli Usa, in quanto membri permanenti del Consiglio, attraverso il potere di veto hanno potuto bloccare la decisione. Nonostante il testo, presentato dagli Emirati, contemplasse anche la richiesta del rilascio immediato di tutti gli ostaggi che si trovano ancora nelle mani di Hamas, a ringraziare pubblicamente gli Usa sono stati il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Eli Cohen, che ha direttamente attaccato il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, accusandolo addirittura di stare dalla parte di Hamas.
In seguito a una lettera urgente inviata da Guterres, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito venerdì mattina al fine di discutere della catastrofica situazione in scena a Gaza, dove la carneficina di civili palestinesi continua a farsi, di giorno in giorno, sempre più pesante. La risoluzione, presentata dagli Emirati Arabi Uniti e sostenuta da ben 97 paesi, chiedeva il cessate il fuoco a Gaza con l’obiettivo della protezione della popolazione palestinese come di quella israeliana. Essa ha preso atto dell’invocazione, da parte del Segretario generale, dell’articolo 99, strumento diplomatico più importante per mettere in luce questioni che possano minacciare il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Guterres ha infatti aperto l’incontro parlando apertamente dell’«elevato rischio di un collasso totale del sistema di sostegno umanitario a Gaza, che avrebbe conseguenze devastanti». Per passare, la risoluzione aveva bisogno che non ci fosse nessun veto da parte di nessuno dei 5 membri permanenti del Consiglio, ovvero Usa, Russia, Cina, Francia e Regno Unito. Ad opporsi, però, sono stati gli Stati Uniti d’America. Il vice rappresentante americano all’Onu, Robert Wood, ha infatti affermato che la risoluzione «contrasta con la realtà» e che gli Usa non sono intenzionati a sostenere gli appelli per un cessate il fuoco immediato» poiché ciò «pianterebbe solamente i semi per una futura guerra, perché Hamas non ha alcuna voglia di una pace duratura», giudicando uno «scacco morale» la mancanza nel testo di una condanna esplicita degli attacchi di Hamas del 7 ottobre in Israele. A margine del voto, il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen ha espresso «gratitudine all’alleato americano per il suo sostegno nel continuare la lotta per riportare a casa gli ostaggi ed eliminare Hamas», attaccando contemporaneamente il segretario generale Antonio Guterres, la cui posizione, «parziale e unilaterale» sarebbe «una vergogna e un marchio di Caino per l’Onu». «La posizione degli Usa è giusta – ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu -. Gli altri Paesi devono comprendere che è impossibile sostenere l’eliminazione di Hamas da una parte, e dall’altra fare appello per lo stop della guerra che impedirebbe quella eliminazione». Israele – ha aggiunto Netanyahu – «proseguirà la sua giustificata guerra volta all’eliminazione di Hamas e per raggiungere il resto degli obiettivi che sono stati stabiliti».
Negli ultimi mesi, il Consiglio di Sicurezza ha più volte cercato di far approvare delle risoluzioni sul conflitto Israele-Hamas, ma gli Usa si sono sempre opposti all’utilizzo dell’espressione “cessate il fuoco”, affermando che essa non rispetti il diritto di Israele a difendersi. A metà novembre era passata una risoluzione per chiedere «pause e corridoi umanitari» nella Striscia, che aveva visto però l’astensione degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Russia. Veementi sono state le reazioni internazionali dopo il veto da parte degli Stati Uniti alla risoluzione. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha definito la scelta degli Usa «aggressiva, immorale e una palese violazione di tutti i valori e i principi umanitari». Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha definito il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il «consiglio per la protezione e la difesa di Israele». Ad attaccare gli Usa è stato anche il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, il quale, in una telefonata a Guterres, ha detto che «finché l’America sosterrà i crimini del regime sionista e la continuazione della guerra, c’è la possibilità di un’esplosione incontrollabile nella situazione della regione».
[di Stefano Baudino]
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