Gli USA stringono alleanze in Scandinavia e si allargano sul Mar Baltico
22 Dicembre 2023
Da inizio dicembre, la presenza militare statunitense sul Mar Baltico al confine con la Russia si sta facendo sempre più incombente. In questo ultimo mese, gli USA hanno infatti firmato patti di cooperazione militare con Danimarca, Finlandia e Svezia, dispiegando le proprie forze militari sulla penisola scandinava con la giustificazione di stare attuando misure preventive. I nuovi accordi di cooperazione non spuntano fuori dal nulla, ma si inseriscono in un piano di scambio con la Scandinavia che gli USA portano avanti da anni; già nel 2021 era stato infatti siglato un accordo con la Norvegia, entrato in vigore nel giugno dell’anno successivo, e da parecchi anni ormai si parla dell’entrata di Finlandia e Svezia nella NATO, la prima chiusa questo aprile, la seconda vicina a seguirne il destino. L’alleanza con le regioni scandinave che gli USA intessono da anni sembra insomma far parte di un piano di regolazione e affermazione della propria presenza militare nell’area e questo Putin lo ha capito bene. Non sono infatti tardate le dichiarazioni e le allusioni da parte della Russia, sempre più conscia di stare affrontando una vera e propria avanzata americana.
A riprova della sempre maggiore presenza di USA e NATO sul suolo scandinavo portata avanti negli ultimi anni – e nello specifico proprio nel 2023 –, basta pensare a come sono state portate avanti le trattative con Finlandia e Svezia per entrare nell’Alleanza Atlantica, su cui la Turchia ha sciolto il veto siglando un accordo di scambio firmato sulla pelle dei curdi. La Finlandia ha formalizzato l’entrata nell’Alleanza Atlantica questo 4 aprile, mentre con la Svezia le trattative sono ancora aperte, ma si è molto vicini a una risoluzione. Il primo degli accordi di cooperazione siglati questo dicembre dagli Stati Uniti con i paesi scandinavi è proprio con la Svezia e sancisce un importante passo avanti in attesa del protocollo di ratifica di adesione alla NATO. Il patto fornisce agli USA l’accesso a diciassette strutture su suolo svedese, tra cui una situata proprio nel Mar Baltico, e permette a Washington di inviare soldati, armi ed equipaggiamento militare, nonché di effettuare “addestramenti, esercitazioni, manovre” e transiti militari.
All’accordo del 6 dicembre con la Svezia è seguito quello del 18 con la Finlandia, che va a rafforzare il rapporto di vicinanza militare formatosi recentemente con l’adesione del Paese baltico alla NATO. Il patto compare in un momento infuocato per il fronte estero finlandese, che solo qualche giorno prima, precisamente il 15 dicembre, ha chiuso la frontiera con la Russia, accusando Mosca di stare spingendo immigrati verso il Paese con l’obiettivo di destabilizzarlo, causando così «una seria minaccia alla sicurezza nazionale e all’ordine pubblico». In aggiunta a ciò, Reuters riporta come la Finlandia stia migliorando le infrastrutture ferroviarie per facilitare gli scambi con la NATO e l’arrivo di armi, attrezzature e soldati. In mezzo alla situazione di tensione, le rapidissime tappe percorse dalla Finlandia ricordano – pur sempre in misura ridimensionata – più uno scenario di corsa agli armamenti, che di strategia di contenimento: al culmine di questo processo di preparazione militare, è infatti arrivato il patto di dicembre, che fornisce a Washington “accesso a e uso di” quindici “strutture e aree concordate”, alcune delle quali collocate in posizioni strategiche, come l’isola di Russaro.
A chiudere il cerchio è arrivato, il 19 dicembre, «dopo diciotto mesi di negoziazione», il patto di cooperazione con la Danimarca, che garantisce lo stanziamento permanente di forze militari statunitensi in tre basi aeree danesi. Di fronte a questi continui movimenti di militarizzazione degli USA, la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova si è espressa duramente in un comunicato, scendendo in particolare nel merito dell’intesa di Washington con la Finlandia, che è in questo momento il Paese con cui le diatribe risultano più accese e instabili. Nella dichiarazione, Zakharova ha velatamente accusato gli USA di voler portare le armi nucleari in Finlandia, e ha poi reso noto che il Ministro degli Esteri ha convocato l’ambasciatore della Finlandia a Mosca per notificargli che la Russia non avrebbe lasciato «senza risposta la forte crescita delle capacità militari della NATO sui nostri confini». Al contrario, si legge, la Russia «adotterà le misure necessarie per contrattaccare», facendo ricadere la «responsabilità di aver trasformato una zona di vicinanza nella regione in una zona di possibile confronto, interamente sulle attuali autorità finlandesi».
Per quanto il clima sia teso, le parole arrivate da Mosca sono molto forti. Eppure, al di là di ogni retorica delle parti, va sottolineato, come i movimenti statunitensi sulla penisola scandinava non siano decisamente da meno. Gli USA portano avanti un processo di dispiegamento militare sulla regione da anni, e finalmente, con la guerra in Ucraina, sono riusciti a smuovere le cose, rompere la neutralità della Finlandia e ottenere le basi che desideravano avere per tenere d’occhio la Russia. Le azioni di Mosca dal canto loro – almeno per come viste dal blocco Occidentale – hanno solo reso più facile questo graduale e via via sempre più intenso percorso di insediamento, e le parole utilizzate non possono che apparire – agli occhi di quello stesso blocco Occidentale – come pericolose minacce che giustificano la presenza Atlantica sul territorio. Da qualsiasi lato la si veda, insomma, sembra si stia solo gettando benzina sul fuoco, consci di starlo facendo.
[di Dario Lucisano]
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