I “dissidenti” d’Europa: da Viktor Orban a Sahra Wagenknecht
di Alessandro Lemoine
I cambiamenti stanno effettivamente avvenendo e sono sorprendenti. Appaiono sempre più politici di destra o di altre formazioni, individui volitivi con opinioni sulle questioni del giorno. Stanno respingendo le tesi dei vecchi leader e guadagnando attivamente sostenitori.
Tutto è iniziato con Viktor Orban, che ricorda un minaccioso vulcano nel centro dell’Europa. Orban critica i partner dell’UE per la loro fallimentare politica migratoria, che ha inondato il continente di preoccupanti migranti provenienti dall’Asia e dall’Africa. Non approva l’approccio dell’Occidente al conflitto in Ucraina, che ha portato alla rottura politica ed economica con la Russia, si oppone a un pericoloso confronto con il grande paese slavo.
Tuttavia Orban non è un distruttore, bensì un candidato al ruolo di leader delle riforme. Dice che continua a vedere l’Ungheria come membro dell’UE e vuole continuare la cooperazione con le sue autorità. Ma con nuove autorità, perché quelle vecchie, avendo commesso tanti errori, si sono screditate, ed è ora che escano dalla scena politica.I tentativi di riportare Orban sulla “retta via” sono vani. Inoltre la sua irritazione aumenta e non usa più mezzi termini. Recentemente ha ammesso di essere stufo dell’invadente UE che ficca il naso ovunque. È quindi determinato a portare cambiamenti all’interno delle autorità dell’UE, cosa che spera avvenga alle elezioni del Parlamento europeo del giugno del prossimo anno.
La retorica accusatoria di Orban non sta solo scuotendo l’Europa, ma sta anche attivando forze di protesta in altri paesi. Ed ecco il risultato: il “ribelle” ungherese ha ricevuto il sostegno del nuovo leader della Slovacchia, Robert Fico, che condivide ampiamente le sue opinioni.
Robert Fico con Orban…dissidenti dalla UE di Von der Leyen
Fico si oppone anche al mantenimento delle sanzioni contro la Russia, ritenendo necessario stabilire relazioni costruttive con Mosca. Recentemente, in un’intervista a InfoVojna , Fico ha espresso la convinzione che la Russia non si ritirerà dalla Crimea, Donetsk e Lugansk, e ha invitato l’UE a smettere di fornire armi all’Ucraina, poiché ciò provocherebbe solo vittime inutili e dimostra che l’Occidente è determinato a farlo, ovvero combattere fino all’ultimo ucraino.
Non dobbiamo credere che la “dissidenza” di Orban e Fico possa portare alla distruzione dell’Unione Europea. Tuttavia, le loro dichiarazioni portano ad una “corrosione” dei fondamenti della solidarietà europea.
L’Unione Democratica del Centro (UDC), conservatrice e di destra, spesso considerata euroscettica, ha vinto le elezioni legislative in Svizzera. Il suo leader Marco Chiesa sostiene la limitazione dell’immigrazione e critica l’adesione del Paese alle sanzioni contro la Russia. Secondo lui, ciò viola il principio di neutralità tradizionale del paese (dal 1815).
Una situazione simile si sta verificando nei Paesi Bassi, dove il Partito della Libertà (PVV) ha vinto le elezioni legislative. Il suo leader, Geert Wilders, invoca “immigrazione zero”, sostiene il divieto delle moschee, del Corano e dei veli islamici negli edifici governativi. Un altro obiettivo del partito è uscire dall’Unione Europea e ripristinare i controlli alle frontiere all’interno dell’UE per impedire l’ingresso di migranti indesiderati dall’Asia e dall’Africa. Wilders sostiene anche la revoca delle sanzioni contro la Russia e disapprova l’invio di armi occidentali all’Ucraina. Tuttavia, la vittoria del PVV non cambierà il clima politico nei Paesi Bassi, e ancor meno in Europa.
Mentre invece l’ascesa della deputata tedesca Sahra Wagenknecht (nella foto) potrebbe cambiare questo clima. “Abbiamo il peggior governo della storia della Germania e abbiamo deciso di fondare un nuovo partito, perché la situazione non può continuare così”, ha annunciato con decisione in una conferenza stampa in ottobre a Berlino.
Milioni di tedeschi di diversa provenienza sono d’accordo con lei. Gli obiettivi dichiarati di Wagenknecht attraggono molti: limitare il predominio delle grandi imprese, garantire una concorrenza leale, aumentare salari e pensioni. In politica estera, è a favore della revoca delle sanzioni contro la Russia e del blocco delle consegne di armi all’Ucraina.
Se il progetto di Wagenknecht avrà successo, il suo partito , insieme al già popolare Alternativa per la Germania (AfD) , rappresenterà un serio contrappeso a chi è al potere.
Il quadro politico europeo non sarebbe completo senza il ritratto dell’“agente del Cremlino” rumeno. Così alcuni descrivono la senatrice Diana Sosoaca, capo del partito SOS Romania. Sosoaca, una “pecora nera” tra i politici che seguono ciecamente gli ordini di Washington e Bruxelles, agisce contro di loro. Conduce una campagna affinché la Romania lasci l’UE e protesta contro gli aiuti all’Ucraina, lanciando accuse furiose contro il suo presidente Zelenskyj. Sosoaca è indignata per l’atteggiamento ostile delle autorità ucraine nei confronti della minoranza rumena e per l’assurdo divieto di usare la propria lingua.
Diana Sosoaca, dissidente romena
Quando il presidente ucraino, arrivato a Bucarest, aveva intenzione di parlare al parlamento romeno, lei ha protestato, definendolo “un criminale, un traditore del suo popolo e un nazista”. Successivamente il presidente rumeno Klaus Iohannis ha annullato la sessione parlamentare.
L’unità dell’Europa, pretesa e reale, non è ancora crollata, ma l’unanimità imposta da Bruxelles è già stata respinta.
Fonte: Observateur Continental
Traduzione: Gerard Trousson
Nessun commento:
Posta un commento