Euro digitale. La prigione in tasca
Fermare la tecnologia è come svuotare il mare con un secchio. Se l’avanzata tecnoscientifica è guidata dal livello più alto del potere, l’impresa non può essere neppure tentata. Nessun luddismo fuori tempo, nessuna demonizzazione dei mezzi , benché diventino scopi e strumenti di dominio. Bisogna però tenere bene aperti gli occhi e collegato il cervello per impedire che le innovazioni trascendano l’umano e scavalchino la libertà. E’ il caso della moneta elettronica e della progressiva scomparsa del denaro contante, illegalmente rifiutato addirittura da alcuni enti pubblici italiani.
Preoccupa l’istituzione dell’euro digitale da parte della Banca Centrale Europea ( privata) emittente della valuta a corso legale.
Il nostro futuro di uomini liberi è fortemente a rischio se non sapremo imporre la persistenza, a fianco della valuta elettronica, dell’uso e del possesso del denaro “fisico”, il vecchio, caro contante. Ciò che non è direttamente nella nostra disponibilità- i soldi in tasca- non è più propriamente nostro. Incredibile che non comprendiamo una verità tanto elementare, entrando allegramente nella prigione digitale.
L’ euro digitale è una valuta emessa in forma virtuale dalla BCE. Secondo i suoi sostenitori- oltre alla BCE stessa, la Commissione UE, l’organismo non eletto che guida la politica dell’Unione- l’euro digitale ha vari obiettivi. “ Garantire che le persone, le imprese e gli enti pubblici continuino ad avere accesso a una forma pubblica di moneta digitale per i pagamenti, accessibile e accettata ovunque nell’area dell’euro, in qualsiasi momento (invece di affidarsi solo a soluzioni private); mettere a disposizione una forma di denaro digitale che garantisca lo stesso livello di privacy del contante (a differenza delle soluzioni di pagamento digitale esistenti) e sia accessibile a tutti i cittadini, compresi quelli senza conto bancario; promuovere l’innovazione e la concorrenza ropri nei pagamenti al dettaglio, consentendo alle banche e ad altri fornitori di servizi di pagamento di sviluppare nuove soluzioni per i clienti.”
Una nuvola rosa senza pari. Le cose non stanno così in materia di privatezza delle transazioni e di libera coesistenza con il denaro che sta nel portafogli. In quanto alle “nuove soluzioni”, temiamo che si risolvano in ulteriori forme di indebitamento.
Chiediamo al lettore di seguirci in un ragionamento complesso con alcune digressioni. Più controllo sociale e fine del contante: perciò non crediamo a Christine Lagarde, vertice della BCE, che ripete la tesi della coesistenza con il denaro fisico, “sempre disponibile”. L’insistenza è sospetta. Dice che l’euro digitale sarà facile da usare, che i pagamenti avranno maggiore semplicità. Chi potrebbe rifiutare vantaggi tanto straordinari? Nessuno, senonché abbiamo già ascoltato uguale ritornello dagli entusiasti della robotizzazione e della disumanizzazione, che non ci hanno spiegato- ad esempio- perché non troviamo più in banca un impiegato ad assisterci.
Troppa fiducia nella tecnologia genera mostri. L’ imposizione della valuta elettronica è nascosta dalle migliori intenzioni, come porre fine al riciclaggio di denaro o al traffico di droga. Oppure affermare è uno strumento per impedire il finanziamento del terrorismo. Sembra tutto così bello, ma è in sinistra simmetria con l’ Agenda 2030 (Onu più Forum di Davos). Mentre il denaro contante consente la riservatezza, l’euro digitale lascerà una traccia che consentirà di controllare tutte le transazioni. Ecco la parola chiave: controllo. L’ elegante Madame Lagarde ha messo le mani avanti : “ la riservatezza totale, come quella offerta dal contante, non è un’opzione praticabile”. Bingo.
In prospettiva, l’euro digitale potrà essere programmabile anche per assegnare una data di scadenza al denaro. Nell’imminenza, il titolare (virtuale) dovrà affrettarsi a spenderlo, con grande vantaggio del modello economico a breve termine. Come se non bastasse, gli euro digitali potrebbero essere cancellati da una decisione politica. In nome del clima se in alto decideranno che si viaggia troppo in aereo o si riempie troppo il serbatoio dell’auto. O se ritengono che mangiamo troppa carne, per impedirci di godere delle nostre abitudini, dal tempo libero, sino a gesti quotidiani come fare la doccia, una sfida intollerabile per il pianeta in siccità. O magari per colpire i sostenitori di movimenti sociali dissidenti.
Siamo complottisti , pessimisti cosmici? Possibile, ma una dose di sana diffidenza può salvare pezzi di libertà. Il controllo avanza e il potere mostra le sue intenzioni con assoluta chiarezza. L’ epidemia di coronavirus ha accelerato l’operazione imponendo il confinamento, le mascherine, il passaporto Covid, la distanza sociale. Qualcuno- sbugiardato dalla Buba, la banca centrale tedesca- chiese l’eliminazione del contante in quanto veicolo del virus. Falso. Le altre argomentazioni sottolineano che la moneta elettronica è il rimedio universale contro l’economia sommersa.
Nel tempo, molti governi hanno ridotto la possibilità di effettuare pagamenti in contanti, senza intaccare l’elusione internazionale dei giganti finanziari, economici e tecnologici. Il nuovo paradigma UE chiama noi evasori per pagamenti in numerario di poche migliaia di euro, ma non sa imporre una tassa alle imprese transnazionali: l’ annunciata Google Tax è del 5 (cinque!) per cento. In ogni caso, con la moneta digitale banchieri sapranno tutto di noi e forniranno al potere politico loro vassallo la più potente arma di controllo sociale della storia. Guai a preoccuparci, non lo fanno per toglierci libertà. E’ una possibilità remota, più o meno come chiudere in casa un intero paese, vietarci di lavorare e obbligarci a camminare per strada con una maschera. O no?
Lagarde ha descritto i recenti scandali delle criptovalute come un modo per farci accettare nuove violazioni della riservatezza. Da un lato la regolamentazione delle valute in portafogli crittografati o piattaforme di scambio; dall’altro la promozione delle monete digitali delle banche centrali con la progressiva eliminazione del denaro fisico. Il mondo delle criptovalute, peraltro, è già stato sostanzialmente regolamentato. In piattaforme come Coinbase o Binance l’anonimato è scomparso perché ufficialmente associate ad un utente registrato. Nonostante ciò, le criptovalute restano un ottimo sistema di riciclaggio di denaro. Dai sospetti su frodi da parte americana attraverso gli aiuti all’Ucraina, alla droga sino alla tratta di esseri umani. Anche certe banche e perfino gli Stati ne avrebbero approfittato per finanziare operazioni segrete, traffico di armi e altre orribili cose.
Per quanto riguarda la guerra al denaro fisico, l’Unione Europea è in affollata compagnia. La Russia lavora al rublo digitale e la Cina allo yuan digitale. Nel caso russo, le fonti ufficiali assicurano che si tratta di facilitare le transazioni internazionali. Ragionevole in un contesto caratterizzato dall’ espulsione dal sistema di pagamenti Swift, ma la coincidenza con la guerra ucraina suscita sospetti. La Cina studia da anni una valuta digitale, non solo a fini di controllo sociale, ma per contrastare il dollaro, divisa egemonica che ha trascinato il mondo nell’economia basata sul debito dopo averla separata dall’oro nel 1971. La smania di controllo delle cupole finanziarie riguarda l’ottanta per cento delle norme degli Stati membri dell’Unione Europea. Durante la pandemia, Lagarde aveva chiesto ai governi che le ricadute economiche e finanziarie del Covid fossero decise dalla Bce. Un interventismo padronale. “I pagamenti sono troppo importanti per essere lasciati nelle mani del mercato”, afferma. Decodificato, significa che non possiamo fare a modo nostro: ci pensano loro. E’ anche un conflitto tra libertà e sicurezza; ci hanno abituato alla comodità e alla deresponsabilizzazione. Al cittadino medio non dispiacerà che tutto venga registrato se gli si rendono le cose facili. Questo atteggiamento mentale priva delle libertà in tutti gli ambiti. “Vogliamo garantire un elevato livello di qualità agli utenti dell’euro digitale, ma l’anonimato del contante non è praticabile”, dicono. Perché, se prima era così? Perché devono avere il possesso del nostro denaro e il controllo su ogni atto economicamente rilevante della vita? Ce lo dicono forte e chiaro, ma non vogliamo capire, per la complicità del sistema mediatico, proprietà dello stesso conglomerato di potere. Se la moneta digitale verrà imposta in modo assoluto, non potremo nemmeno comprare il pane senza che venga registrato. Attualmente siamo nella fase di sviluppo del modello; presto inizierà la sperimentazione. La notizia è di importanza enorme, ma non viene trattata dai grandi media, relegata nell’informazione specialistica.
La realtà si impone a nostra insaputa. Ciò che vediamo sono cortine fumogene. Se sapessimo dall’inizio di piani come questo, sarebbe possibile animare una resistenza civile e diffondere informazione alternativa, ossia verità contro menzogna a reti e stampa unificate. Nessuno, ovviamente, proporrà un referendum per conoscere l’opinione della gente sulla valuta digitale. Se anche ci fosse, l’apparato di potere vincerebbe tagliando gli spazi dissidenti. Il processo di digitalizzazione dell’economia è in corso da anni. Utilizziamo le carte per molti pagamenti mentre viene smantellato il sistema di distribuzione del denaro. Numerose agenzie bancarie hanno chiuso e cominciano a scarseggiare i bancomat, costringendo a spostamenti per ritirare il nostro – ripetiamo nostro- denaro. Disagi che finiscono per scoraggiare e costringere all’uso delle carte digitali.
A poco a poco accettiamo la nuova condizione, imposta silenziosamente, senza parere. Presso alcuni supermercati campeggia lo slogan “meno contanti, meno contatti”. Nessuna propagazione del virus dimostrata, ma molti ci hanno creduto e usiamo più di prima le card. Opportunità, comodità? Isolamento, ripetizione del messaggio, manipolazione dei sentimenti. Tappe per il controllo mentale individuale e collettivo. Giganti come MasterCard promuovono la digitalizzazione dell’economia africana, che avrebbe bisogno piuttosto di essere liberata dagli artigli neocoloniali del FMI e della Banca Mondiale. Che solidarietà! I poveri non riescono ad accedere al sistema bancario tradizionale, per cui vogliono digitalizzarlo. Stupisce che nessuno si chieda perché chi non ha un conto per povertà, possieda la carta di credito e il cellulare per attivare pagamenti. Conta il messaggio, non il merito. Lo stesso promosso attraverso il Progetto ID2020, l’identità digitale obbligatoria, sovrapposta, anzi superiore all’identità reale. Sulla stessa linea della digitalizzazione dell’economia, essa consentirà una profilazione completa in tempo reale di tutti gli esseri umani, il censimento perpetuo in cui saranno conservati tutti i nostri dati. Il campo di concentramento digitale chiamato Terra. Tra i fondatori di ID2020 ci sono GAVI (l’internazionale sanitaria legata a Bill Gates), Microsoft (sempre Gates) e la Fondazione Rockefeller. Tra i principali partner Facebook ora Meta, MasterCard e il Centro Internazionale di Calcolo delle Nazioni Unite (UNICC): un progetto pianificato e finanziato da tempo con l’obiettivo di controllare tutto e tutti. La valuta digitale è un passo. Il successivo sarà il passaporto digitale, estensione dell’esperimento del green pass, il test del controllo per via elettronica su scala globale. Ha funzionato anche grazie alla paura massicciamente diffusa. L’esperimento in stile orwelliano è stato accolto con favore dalle vittime: un successone che dimostra la capacità del potere di manipolare le capacità cognitive dei sudditi, una volta cittadini. Proponiamo un gioco di fantasia. Immaginiamo che la valuta e il passaporto digitale vengano implementati dove verranno inserite tutte le nostre informazioni sanitarie, di polizia, lavorative, economiche, sociali. Immaginiamo di essere dissidenti. Forse lo siete se leggete queste note. Immaginiamo di accedere all’ applicazione e vedere con sgomento che i nostri averi (semplici cifre con il segno più) sono pari a zero. Magari è un errore che prima o poi correggeranno, forse è qualcosa d’ altro. E’ già successo ai camionisti canadesi in sciopero. E se volessimo il denaro ( il corrispettivo digitale del denaro…) in una quantità non prevista dal sistema o per scopi non graditi? Le possibilità di chi controlla la tecnologia- e detiene il denaro altrui dematerializzato – sono infinite. Le nostre, nulle. Immaginiamo di uscire di casa, salire in macchina ( a noleggio : non avremo nulla, ce lo hanno gridato in faccia) e il passaporto digitale non sia valido o non vi sia credito sul conto universale. Il veicolo automatizzato non si muoverà. Arriverà la polizia , con accesso a tutte le nostre informazioni personali. Immaginiamo che appaiano i libri che leggiamo, i siti a cui ci colleghiamo. Sapranno come la pensiamo e potranno toglierci punti come nella patente di guida.
Non siamo stati “buoni” cittadini secondo i canoni del potere. Sembra un film di fantascienza stile Minority Report, ma è il nostro destino, se continuiamo a comportarci da gregge . Non c’ è bisogno di immaginare: è quanto accade in Cina grazie alla tecnologia di controllo progettata proprio da Microsoft. Lo stesso Gates che controlla l’Organizzazione Mondiale della Sanità e ci vuol far mangiare cibo sintetico mentre lui e l’iperclasse acquistano i migliori pascoli e terreni agricoli del pianeta . Tutto si tiene, e conduce diritti alla schiavitù digitale, di cui l’abolizione del contante e la valuta elettronica delle banche centrali sono strumenti. Scenario cinese, dispotismo orientale, diranno alcuni.
Può darsi, tuttavia i meccanismi impersonali della tecnologia non conoscono frontiere. Stiamo in guardia, crediamo un po’ meno alle notizie “ufficiali” e un po’ di più ai superstiti canali di informazione indipendenti. Per quanto concerne l’euro digitale, la battaglia – decisiva- ha l’obiettivo di mantenere la libera scelta tra monete e banconote reali e valuta virtuale. Dalla prigione digitale si esce solo se si conserva il senso delle libertà.
Quale libertà è più concreta , quotidiana e preziosa del disporre – liberamente, illimitatamente e senza occhi estranei a prendere nota- del denaro onestamente guadagnato? Nel XVI secolo, tempo di assolutismo, il francese Etienne de La Boétie parlava di servitù volontaria. “Vorrei riuscire a comprendere come mai tanti uomini, villaggi e città, tante nazioni, sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto viene tollerato. Da dove ha potuto prendere tanti occhi per spiarvi se non glieli avete prestati voi? Come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha ricevute? Siate dunque decisi a non servire più e sarete liberi”.
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