Questo
è un articolo estrapolato da ANALISI DIFESA sul cui sito https://www.analisidifesa.it/2023/10/shirion-le-forze-corazzate-israeliane-alla-sfida-di-gaza
potrete leggerlo nella sua interezza ed esaustività tecnica, personalmente voglio solo ribadire che la superiorità tecnologica militare israeliana (soprattutto i mezzi corazzati) non è sufficiente per poter sconfiggere un nemico numeroso e ben armato in un ambiente urbano che combatte su tre livelli, tra i quali il sotterraneo è il più insidioso, trattandosi di 400 km di gallerie, in pratica una città sotto alla città, dotata di magazzini, depositi di armi e munizioni e scorte alimentari, industrie di produzione di armi di ogni tipo, centri di addestramento, percorsi di fuga, ecc.. Luoghi dove peraltro è risaputo Hamas detiene i circa 250 prigionieri ostaggi di cui dispone e che può spostare a suo piacimento. Motivo per cui le forze armate israeliane sanno benissimo che la guerra sarà lunga e cruenta e l’esito tutt’altro che scontato, anche con l’apporto atteso dagli americani. Claudio
Shirion: le forze corazzate israeliane alla sfida di Gaza
https://www.analisidifesa.it/2023/10/shirion-le-forze-corazzate-israeliane-alla-sfida-di-gaza/
Dall’anno di nascita (1948), lo Stato di Israele ha dovuto combattere un’infinità di guerre. Il contesto geografico è sempre stato caratterizzato dall’estrema contrazione strategica. Un limite che ha costretto Tsahal ad adottare via via una postura prettamente offensiva e ad avviare missioni combat di durata variabile sul territorio nemico.
Qui i carri sono stati quasi sempre al centro della scena. Punta di lancia delle forze di manovra israeliane, il Corpo blindato, unitamente alle fanterie e ai commando appare centrale anche nell’invasione della Striscia di Gazam o di una parte di essa, offrendo versatilità nell’ingaggio. Questi gli imperativi categorici cui rispondono i suoi mezzi: mobilità, azioni di fuoco in movimento, potenza di strike e tecniche peculiari di avanzamento, per spostare quanto più possibile il fronte in avanti, e permettere alle fanterie meccanizzate e alle altre forze terrestri di determinare l’esito delle operazioni.
Sarà così anche a Gaza? «Ci stiamo preparando per le prossime fasi della guerra», aveva dichiarato il 24 ottobre il portavoce delle forze armate israeliane, tenente colonnello Richard Hecht. «Tutti parlano di un’offensiva terrestre imminente. Ma potrebbe anche essere qualcosa di diverso», ha precisato l’ufficiale.
Benny Gantz, citato da Axios, ha confidato a Joe Biden che le operazioni di annientamento di Hamas saranno lunghe: «parlo di mesi, forse anni, perché dobbiamo ridisegnare Gaza e farne un paradiso al 100%».
Il Times of Israel, sentito il ministro, ne riferisce così le parole: «sarà una guerra duratura, forse estesa al fronte settentrionale o altrove, se necessario. Vinceremo sul campo ma poi ci sarà l’immensa sfida della ricostruzione. Solo quella, terminata l’opera, ci consegnerà la vittoria decisiva».
Fatto sta che la parte terrestre dell’operazione “Spade di Ferro” è ormai vicina, stando alle parole del ministro della Difesa Yoav Gallant che, rivolgendosi alle truppe, si è espresso così: «in questo momento vedete Gaza da lontano, presto la vedrete dall’interno. L’ordine di attacco arriverà».
Nir Barakat, ministro dell’Economia, è stato ancora più esplicito: «l’esercito ha ‘luce verde’ per entrare a Gaza. Stiamo ultimando i dettagli». Nessuno si fa però illusioni: il 26 ottobre anche Netanyahu ha ribadito che Israele avrà bisogno del supporto di tutti i suoi amici e alleati, «perché la guerra sarà lunga».
Un aiuto massiccio potrebbe arrivare presto dal Congresso americano, perché Joe Biden chiederà ai suoi parlamentari di approvare un pacchetto da 14 miliardi di dollari per forniture militari a Gerusalemme.
Uno dei piani israeliani
Nelle battaglie che potrebbero riguardare Gaza, il piano israeliano prevederebbe di proiettare oltre confine due divisioni blindo-meccanizzate, paracadutisti impiegati come fanteria scelta e forze speciali. La 35a Brigata Aeromobile più i riservisti e i riservisti che fanno parte della 98a Divisione Aeromobile sono stati già impegnati nei giorni scorsi nella caccia ai terroristi nelle città di confine, a Sderot soprattutto.
Nell’offensiva terrestre, le brigate corazzate potrebbero puntare al cuore di Gaza, verso Deir Al Balah, puntando poi verso la costa per tagliare in due la Striscia. Secondo alcune ipotesi, contemporaneamente le brigate meccanizzate sposteranno le loro pedine operative in una manovra di accerchiamento a sud e a nord di Gaza City, entrando poi nel quadrilatero urbano intorno a questa città, a Beit Lahia, a Beit Anoun e a Jabalyia, dove sarebbe concentrato il grosso dell’infrastruttura militare di Hamas.
In realtà se consideriamo la puntata offensiva che ha cominciato a concretizzarsi nella notte tra il 27 e il 28 ottobre le truppe israeliane sembrano invece aver puntato inizialmente a conseguire il controllo di un’area di 6 chilometri quadrati nel nord della Striscia, profonda fino a tre chilometri lungo la costa, per poi spingersi nei due giorni successivi fino alla periferia di Gaza City.
Il 30 ottobre il portavoce militare israeliano Daniel Hagari ha ammesso che “ulteriori forze sono entrate nella Striscia. La nostra attività lì è destinata solo ad intensificarsi. Stiamo portando avanti un’operazione di terra estesa. Forze di terra, carri armati, fanteria, forze corazzate si muovono verso i terroristi, che prendono posizione nel tentativo di attaccarci. Poi li prendiamo di mira dal cielo”, ha detto Hagari.
Che la grande offensiva terrestre abbia preso decisamente il via, nonostante nei giorni scorsi molte fonti israeliane lo escludessero, lo dimostrano anche le dichiarazioni del vertice politico.
“Siamo entrati nella terza fase della guerra con l’esercito che avanza in maniera misurata ma molto potente all’interno della Striscia” ha detto il premier Benyamin Netanyahu in apertura del consiglio dei ministri. “La prima fase – ha spiegato – era stata quella del contenimento, la seconda un martellamento dal cielo che continua ancora ed ora, invece, l’estensione della penetrazione via terra nella Striscia.
In parallelo – ha detto ancora Netanyahu – noi continuiamo gli sforzi per liberare gli ostaggi, anche nel corso della manovra terrestre. Proprio quella manovra crea possibilità di ottenere la liberazione e noi non ce la lasceremo sfuggire”. Il premier ha poi lanciato un nuovo monito agli Hezbollah che da settimane sono impegnati in attacchi costanti contro l’alta Galilea. ”Voglio dire agli Hezbollah: voi farete l’errore della vostra vita se deciderete di entrare in pieno nel conflitto. Voi subirete – ha precisato Netanyahu – un colpo che non vi potete nemmeno immaginare”.
I tank Merkava IV delle Forze di difesa israeliane (IDF) sono stati avvistati il 30 ottobre sulla strada Salah al Din, uno degli assi centrali della striscia di Gaza, che collega Gaza City, a nord, con Khan Yunis, a sud, come ha riferito l’emittente israeliana “i24 News”, secondo cui i carri armati sono stati avvistati all’incrocio di Netzer, uno snodo strategico all’interno dell’enclave. La mattina dello stesso giorno si sono registrati violentissimi combattimenti strada per strada tra militari israeliani e miliziani di Hamas.
Fonti palestinesi hanno riferito che una colonna di veicoli blindati con la Stella di David è stata presa di mira dai mortai delle Brigate Al-Quds mentre penetrava nell’area di Sudaniya, nel quadrante nord-ovest della Striscia. Più in generale i media sono concordi nel riferire che le forze di terra israeliane sono avanzate lungo la strada Salah al-Din, l’autostrada principale della Striscia. L’obiettivo di Tsahal sarebbe dunque quello di “tagliare in due” la Striscia per separare le forze di Hamas nel nord della Striscia e nella stessa città di Gaza dal resto dell’enclave. Secondo fonti vicine all’esercito nei combattimenti in corso “molti terroristi sono stati uccisi”.
In città i tank offrono un’indispensabile potenza di fuoco, rapidità di reazione e protezione dai colpi delle armi leggere, un mix irraggiungibile dalle sole fanterie, generalmente costrette da un nemico sfuggente a una lotta casa per casa. Certo i mezzi corazzati risultano penalizzati dalla topografia: le viuzze strette di Gaza City limitano la manovrabilità di mezzi e cannoni e facilitano l’impiego di ordigni improvvisati (IED) e mine. Non tutte le strade risultano percorribili limitando la dirompenza degli attacchi o lasciando l’intervento a fuoco alle forze aeree ma la potenza di fuoco offerta dai tank resta decisiva nel contrasto alle postazioni nemiche con il tiro diretto.
L’efficacia dell’offensiva israeliana dipende dalle capacità di identificare il nemico, abile ad operare in 3 dimensioni: una sotterranea, una di superficie, e una elevata, sugli immobili (Hamas dispone inoltre di droni e droni-kamikaze). Un lavoro che richiede una piena cooperazione tra unità esploranti, fanterie e copertura offerta da artiglieria, forze aeree e mezzi corazzati.
Lo scenario ultra-urbanizzato di Gaza favorisce del resto i difensori accordando loro ampie possibilità di assumere iniziative tattiche, tenuto conto anche della sterminata rete di tunnel di Hamas, costruita sotto gli edifici civili a profondità di 40-50 metri ma che si estende per 400 chilometri di tunnel e alcuni di essi “possono anche essere attraversati da veicoli e motociclette”, come ha detto il 30 ottobre il maggiore generale Mohammad Hossein Baqeri, capo delle forze armate iraniane, nel corso di una conferenza stampa a Teheran.
Un’infrastruttura sotterranea di decine di chilometri, sede di comandi, depositi di armi, centri di comunicazione, fabbriche di razzi e armi leggere e guerriglieri, pronti a mimetizzarsi, colpire di soppiatto e dileguarsi nuovamente. In questa ‘metro di Gaza’ o ‘Gaza sotto Gaza’ dovrebbero esser stati sparpagliati pure i 239 ostaggi catturati dai terroristi il 7 ottobre scorso, ulteriore scudo per i 20/30 mila combattenti stimati di Hamas, che sono divisi in settori autonomi di difesa, ognuno molto ben organizzato, a formare una tecno-guerriglia matura, provvista di droni, razzi a carica cava e missili anticarro Fagot, Konkurs, Kornet e derivati iraniani. Armi con cui, secondo fonti palestinesi, sono stati finora distrutti o danneggiati almeno una trentina di mezzi corazzati israeliani inclusi diversi tank Merkava.
Nessun commento:
Posta un commento