Reductio ad Hitlerum
di Andrea Zhok - 25/10/2023
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Fonte: Andrea Zhok
Giornali e post sono pieni di preoccupate lamentazioni circa diffuse espressioni di "antisemitismo".
In
svariate università americane e inglesi sono stati avviati procedimenti
disciplinari nei confronti di componenti del corpo studentesco reo di
aver espresso simpatia per la causa palestinese e "atteggiamenti
antisemiti", termine che copre oramai ogni contestazione della politica
dello Stato di Israele. Sanzioni sono state similmente prodotte nei
confronti di personaggi i più vari, da amministratori delegati a
direttori di teatro.
Qui, una volta di più, si vede all'opera il
degrado culturale in cui l'Occidente è caduto, in una spirale oramai
apparentemente inarrestabile.
Il meccanismo mentale messo in atto è
quello che abbiamo imparato a conoscere tempo fa sotto l'espressione,
alquanto fuorviante, di "politicamente corretto". In questo caso ogni
critica alle politiche sioniste viene sussunta sotto una delle categorie
tipiche della "reductio ad Hitlerum", cioè la categoria di
"antisemitismo". Una volta ridotto un fenomeno o un'espressione alla
nostra versione certificata del "male assoluto" si può procedere con la
censura, il declassamento, le sanzioni pubbliche più varie.
La
proccupazione dominante nella cultura del mondo occidentale è
l'occultamento e la dissimulazione della verità, la distorsione di ogni
dialettica, attraverso la costruzione di meccanismi di blocco.
E
quello che lascia sempre esterrefatti quelli che non si assogettano alla
"moral suasion" di questo meccanismo è come quest'acuta proccupazione
per le parole "pericolose" conviva pacificamente con la registrazione
stanca e un po' annoiata dell'orrore quotidiano, della morte e del
sangue innocente.
Mentre ci sollecitano ad un'ipersensibiltà nei
confronti di paroline a rischio, di espressioni che potrebbero adombrare
volontà ostili, ogni giorno da due settimane avviene un massacro
quotidiano di civili e di innocenti nella striscia di Gaza.
Gli
ultimi dati rilasciati ieri parlano di oltre 5000 morti palestinesi, di
cui circa 2000 sono minori. I feriti sono circa 15.000.
Il taglio dei
viveri, dell'energia elettrica e dei medicinali fa sì che una buona
parte dei feriti verrà ad aumentare la pila dei cadaveri, insieme ai
bambini nati prematuri nelle incubatrici.
Per chi continuasse a
sbambare di "bombardamenti chirurgici" segnalo il resoconto dell'agenzia
dell'Onu per i rifugiati operante a Gaza, che ha dichiarato
ufficialmente come 29 dei propri operativi siano morti sotto i
bombardamenti, a ribadire la natura perfettamente indiscriminata dei
bombardamenti israeliani.
Su Gaza sono state inoltre utilizzate bombe
incendiarie al fosforo bianco (ci sono numerosi filmati), il cui uso è
severamente vietato sui centri abitati e le cui conseguenze sui corpi
sono orrore allo stato puro.
Naturalmente la stampa fa il suo porco
lavoro e mentre continua serenamente a circolare la menzogna delle 40
decapitazioni infantili, nonostante sia stata smentita ufficialmente,
ogni chiesa, ospedale, moschea, scuola che viene distrutta è descritta -
qui sì chirurgicamente - come un covo di terroristi - salvo quando
occasionalmente sono i terroristi medesimi a farsi saltare in aria da
soli.
Tutto questo avviene ogni singolo giorno dall'8 ottobre.
Convivono
così fianco a fianco l'acuta intolleranza per le "parole d'odio" che
toccano la squadra per cui facciamo il tifo e la pacifica tolleranza per
la pratica quotidiana dell'odio da parte di quella squadra medesima.
Siamo
pronti a saltare su inorriditi per l'adolescente scemo che pittura una
svastica sul muro ma mettiamo trafiletti di fondo pagina - se mai li
consideriamo - per i corpi martoriati di ragazzini palestinesi estratti
delle macerie.
Che quest'ipocrisia divenuta seconda natura, questa
istituzionalizzazione del doppio standard non susciti un diffuso
disprezzo ed odio al di fuori della bolla filoamericana, questo sì che
sarebbe un'aspettativa bizzarra.
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