L’Europa è, dopo l’America settentrionale, il più grande mercato a cielo aperto di sostanze stupefacenti del mondo. Soltanto il gran bazar della cocaina, secondo l’Europol, vale più di dieci miliardi di euro e coinvolge decine di migliaia di lavoratori, dai narcotrafficanti ai prestanome, impegnati a trafficare, vendere e riciclare.
La cocaina vale un terzo dell’intero narco-mercato comunitario, ma è la ragione di quasi tutti i morti, i feriti e le violenze gangsteristiche legate alla droga che hanno annualmente luogo in Europa. Europa che, da quando è stata invasa dalla cocaina, è stata risucchiata in un vortice latinoamericaneggiante di brutali guerre della droga.
Costa del Sol, litorale francese, periferie scandinave, metropoli inglesi, città belghe e porti olandesi sono i teatri principali delle guerre della cocaina che stanno travolgendo le strade dell’Europa, lasciando a terra narcos, giornalisti investigativi, poliziotti e innocenti. Malaga, Marsiglia, Stoccolma, Londra e Amsterdam sono i capoluoghi del narcoverso europeo, ma Anversa ne è la capitale.
Anversa, capitale europea della cocaina
Anversa, la città dei gioielli, è una concentrazione di record (negativi) quando l’argomento di discussione è la droga e tutto quello che la riguarda: è in prima posizione nell’euro-classifica sul consumo di cocaina – con una media giornaliera di 2381 milligrammi di bianca ogni mille 1000 abitanti (dati EMCDDA, 2022) –, ed è il porto europeo preferito dell’Internazionale del narcotraffico, come dimostrato dalle centodieci tonnellate di bianca sequestrate dalle forze dell’ordine nel 2022.
I numeri di cui sopra sono l’espressione in cifre di quello che è Anversa, una città che le geografie della globalizzazione hanno posizionato al centro delle rotte che legano i narco-mercati di Sudamerica ed Europa. I cartelli sudamericani inviano i loro prodotti a chiunque e ovunque, a condizione che l’acquirente abbia il denaro necessario, ma non hanno mai nascosto di avere un debole per la città dei sinjoren: autorità portuali corruttibili, legislazione antimafia inesistente, prossimità ai principali centri di smercio del continente.
Le organizzazioni criminali si sono adeguate ai desiderata dei loro fornitori, stabilendo centri operativi e/o inviando messi nei porti preferiti dei cartelli sudamericani, in particolare Anversa e Rotterdam. Questa immigrazione di gangster da tutta Europa sarebbe dovuta avvenire in sordina, perché gli affari richiedono quiete, ma antiche rivalità e assenza di coordinamento hanno provocato lo scoppio di una tremenda guerra della droga. Tutti contro tutti. Obiettivo il porto di Anversa.
La stragrande maggioranza della cocaina che viene consumata quotidianamente in Europa, dalla Svezia all’Italia, reca due scritte: made in South America, arrived from Antwerp. Lo provano i numeri della guerra della droga, venticinque sparatorie e attentati con esplosivo soltanto nei primi cinque mesi del 2023, e l’eccezionale crescendo dei sequestri di bianca nel suo porto: 4,7 tonnellate nel 2013, 8,1t nel 2014, 14,4t nel 2015, 29,8t nel 2016, 41,2t nel 2017, 50,1t nel 2018, 62,1t nel 2019, 65,5t nel 2020, 89,5t nel 2021, 109,9t nel 2022.
L’aumento dei sequestri di cocaina al porto di Anversa, in parte dovuto alla maxi-indagine internazionale SkyEcc del 2021, ha aggravato la guerra della droga che infestava la città. Perché ha innescato una caccia a spie, informatori e concorrenti, che non ha risparmiato nemmeno i lavoratori portuali, che nel corso del 2022 ha prodotto ottantuno episodi di violenza gangsteristica, tra sparatorie e attentati dinamitardi, e che nel 2023 si è allargata ai parenti dei criminali. Risultato: la morte di un’undicenne, a inizio anno, rea di essere la nipote di Othman El Ballouti, uno dei capi della mafia marocchina.
Una guerra di mafia mondiale. Questo è quello che sta accadendo ad Anversa, dove è in corso una guerra civile interna alla mafia marocchina, che vede scontrarsi i clan belgi contro quelli olandesi, che a loro volta combattono contro gli ambiziosi albanesi. Completano il quadro l’entrata in scena dei narco-banditi provenienti dalla Francia, le aspirazioni delle famiglie criminali cecene e i saltuari interventi dei giganti dell’Internazionale del narcotraffico, ‘ndrangheta e cartelli latinoamericani, a protezione dei loro interessi dagli sgambetti e dai proiettili di colleghi senza regole né remore.
L’alba di un narco-stato?
Anversa è il centro di una guerra di mafia mondiale che produce vittime oltreconfine, dall’Inghilterra alla Spagna, e che sta dividendo l’opinione pubblica e il mondo politico del Belgio. Le ragioni per parlare di narco-stato e per invocare un intervento dell’esercito ad Anversa, come chiesto dalla Nuova Alleanza Fiamminga, esistono:
- un ministro della giustizia vive sotto scorta dopo essere scampato a un tentativo di sequestro da parte di un clan marocchino;
- le propaggini della guerra per Anversa, particolarmente sentite nei vicini Paesi Bassi, che sono la culla della mafia marocchina, hanno comportato l’aumento delle misure di sorveglianza per Mark Rutte e per la principessa Amalia;
- il Belgio è il secondo paese dell’Unione Europea, dopo la Spagna, per numero di laboratori clandestini per la lavorazione della cocaina (dati EMCDD, 2022);
- il porto è diventato un terreno grigio, dove la corruzione è dilagante, come dimostrato dalle decine di lavoratori arrestati per complicità con le bande, nonché da quelli assassinati o sequestrati, e dal fatto che venga controllato soltanto un container ogni quarantadue per non indispettire le bande;
Il governo centrale, finora, ha rifiutato l’adozione di misure drastiche, come il dispiegamento dell’esercito, preferendogli investimenti nel potenziamento del personale portuale, acquisti di alta tecnologia per la scansione dei carichi, controlli sulle attività commerciali in odore di riciclaggio di narco-euro e operazioni transfrontaliere.
I maxi-sequestri di bianca e le piogge di arresti, più di 1.700 da inizio 2022 a metà 2023, non hanno però sortito effetti sull’intensità del narco-conflitto. Che, anzi, più viene contrastato, più si internazionalizza e avvolge altre realtà. Ne sa qualcosa la Svezia, che, già alle prese con una propria guerra della droga, da quando ha iniziato a ricevere parte dei carichi originariamente destinati al Belgio, ha registrato un aumento significativo dei livelli di violenza gangsteristica. Perché le bande che ieri agivano nei ghetti, oggi puntano ai porti.
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