Canada, il parco tematico woke
di Roberto Pecchioli - 01/10/2023
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Fonte: EreticaMente
Nella nostra infanzia il Canada era l’immenso territorio
innevato delle avventure di Zanna Bianca, il cane lupo di Jack London,
la patria delle Giubbe Rosse, la polizia coloniale, oppure l’ allegra
canzoncina della “casetta in Canadà”.
Oggi, l’immenso paese a nord
degli Stati Uniti è diventato un parco tematico dell’ideologia “woke”,
la cultura della cancellazione dei “risvegliati”, a base di gender,
omosessualismo, linguaggio inclusivo, proterva arroganza delle
minoranze, repressione penale di chi non ci sta. Il caso più eclatante è
quello del professor Jordan Peterson, psicologo di fama mondiale, a cui
è stata imposta la “rieducazione” – in stile sovietico – per le sue
idee sulla teorie di genere. Ma dobbiamo altresì ricordare il
trattamento imposto ai camionisti canadesi del “ convoglio della
libertà” che, in piena pandemia, tra sciopero e ribellione sociale,
protestavano contro il governo del liberale, liberalissimo Justin
Trudeau. Furono loro bloccati loro i conti correnti e le carte di
credito, escludendoli dalla vita economica. Che comodità, vero, la
valuta elettronica? Analogo blocco colpì le donazioni copiose di molti
sostenitori della loro causa. In altri tempi, si sarebbe gridato allo
scandalo, alla politica antipopolare, al comportamento antisindacale.
Nulla: la violenza governativa veniva dal campo progressista e i
camionisti furono dipinti come fanatici reazionari.
Un parco tematico
è un insieme di attrazioni organizzate attorno ad una trama. Sotto
Trudeau il Canada è diventato un parco woke, la macabra fotografia a
grandezza reale di come sarà il mondo se prevarrà il furioso
progressismo nichilista. Ultimamente, però, nel paese della foglia
d’acero si diffondono segni di insofferenza e le manifestazioni anti
woke riuniscono migliaia di canadesi.
Justin Trudeau, il creatore di
Woke Park, è un’ icona del progressismo globale, superficiale, cinico,
arrogante, ossessionato da atteggiamenti moralistici, il principe
azzurro della distopia benpensante da quando nel 2015 è primo ministro.
Il culto della personalità che lo circonda è stato organizzato da lui
stesso sulle reti sociali, con il compiacimento mediatico globale che
vedeva nel giovane politico il veicolo ideale per propagare l’ agenda
radical progressista. Figlio di un ex uomo politico, si è presentato
come il primo presidente “post-nazionale” del Canada. Non è chiaro che
cosa significasse, ma nessuno ruppe l’incantesimo: il parco divertimenti
aveva appena aperto i battenti e tutto era uno splendente sogno ad
occhi aperti.
Naturalmente, un parco tematico “risvegliato” deve
inventare una narrativa vittimista. Non esiste wokismo senza
oppressione. Torti eterni, imprescrittibili anche se non c’è più nessuno
da incolpare né vittime degli eventi. L’ ideologia presuppone la
trasmigrazione della colpa verso gruppi sociali o comunità a cui
attribuire responsabilità per le quali pagare senza aver commesso alcun
crimine. Trudeau ha accolto la narrativa “indigenista” rendendo il
Canada colpevole di “genocidio” per le attività delle scuole create in
epoca coloniale – con metodi oggi inaccettabili – per integrare le
popolazioni originarie. Nel 2021 il paese fu scosso dalla notizia del
ritrovamento di una fossa con oltre duecento corpi di “nativi canadesi”
nel terreno di una vecchia scuola religiosa. Ciò scatenò proteste
violentissime, il rogo di trenta chiese e una sorta di condanna eterna
sulla maledetta cultura occidentale. Il parlamento votò all’unanimità
una mozione che descriveva le scuole come luogo di genocidio. Jorge
Mario Bergoglio si unì all’ondata di sdegno contro la chiesa cattolica,
che peraltro controllava solo una parte di quelle istituzioni. Si arrivò
ad annullare la celebrazione della festa nazionale. Justin Trudeau si
inginocchiò davanti alle telecamere con in mano un feticcio indigeno,
mentre la nazione entrava in una morbosa trance di autoflagellazione
collettiva. Furono spesi milioni per identificare i cadaveri , tra
titoli di giornale sulla “terrificante scoperta”.
Dopo due anni, non è
stata ritrovata una sola tomba, nessun corpo o resti umani nel terreno e
nelle pertinenze della scuola dopo accurate ricerche a mezzo di radar
di penetrazione del terreno. Non c’erano corpi o resti umani visibili,
solo dati che indicavano spostamenti di terra. Ciononostante il ministro
della giustizia ha proposto sanzioni penali per chi nega la narrativa
ufficiale sul preteso genocidio. Chiamare genocidio la narrazione
ideologica di qualsiasi “vittima” è una delle chiavi della cultura della
cancellazione. Banalizza i genocidi autentici, porta al parossismo il
desiderio di vendetta trasversale e rafforza la rivendicazioni di
privilegi. Soprattutto, è il pretesto per controllare la libertà di
parola. Nel 2015, la Commissione canadese per la verità e la
riconciliazione ha concluso che per oltre un secolo l’obiettivo del
governo fu di far cessare di esistere i popoli aborigeni, il che può
essere descritto come genocidio culturale'”. Neppure questo bastò e
Trudeau fece scomparire l’aggettivo “culturale”. Oggi è reato contestare
l’affermazione che in Canada sia avvenuto un genocidio come l’Olocausto
o l’Holodomor ucraino, mentre l’attivismo woke afferma che anche
discutere il termine genocidio è uno “strumento di genocidio”. Un parco
tematico woke non sarebbe nulla se non fosse profondamente malthusiano.
Attualmente in Canada le autorità offrono il suicidio assistito a
persone disabili, depresse o vulnerabili. Il numero annuale di decessi
per eutanasia di Stato è in rapido aumento e lo scorso anno si stima che
sia stata la causa di morte per circa quindicimila persone. Molti
affermano che la legge permissiva del Canada manca di tutele essenziali
per i pazienti medici. Il direttore del Canadian Institute for Inclusion
and Citizenship sostiene che l’eutanasia canadese è “probabilmente la
più grande minaccia esistenziale per le persone disabili dai tempi del
programma nazista in Germania negli anni Trenta”.
Sconvolge che
l’eutanasia sia offerta come soluzione a cittadini poveri o senza tetto.
Nessun tentativo di risolvere il problema, nel più rivoltante
darwinismo sociale. Non c’è punto nell’agenda bioetica radicale di cui
Trudeau non sia acceso sostenitore. Ovviamente, il parco tematico
canadese offre molteplici attrazioni nell’ambito dell’ ideologia gender e
LGBTeccetera. Tutto l’armamentario subculturale sull’ autopercezione e
la conseguente imposizione sociale del sesso/genere trovano il loro
paradiso in Canada. I casi sarebbero perfino esilaranti, se non fosse
che vengono imposte follie a una nazione intera. Si va da uomini che si
percepiscono donne che denunciano i ginecologi perché non eseguono esami
medici agli organi femminili ( che non hanno) a genitori condannati a
pene carcerarie per essersi opposti a trattamenti ormonali per il cambio
di sesso dei figli.La sessualizzazione dei bambini è quasi un dogma e i
simboli legati alle “preferenze” sessuali prevalgono su quelli del
paese, come la bandiera. Le norme sono oppressive, divisive, mirate alla
delazione e allo scontro civico. Una nuova legge considera punibili
coloro che chiamano “figlio” un bambino maschio che ha cambiato sesso.
Diversi gruppi religiosi e comunità etniche si sono opposti alle leggi
di Trudeau: musulmani e indù hanno protestato apertamente contro la
deriva ideologia, mettendo in difficoltà Trudeau per la collisione “
intersezionale” tra due aree sensibili del pensiero woke: genere contro
multiculturalismo. Ma nulla è impossibile a Wake Park: Trudeau ha
incolpato la destra americana per l’opposizione musulmana e indù ai
precetti LGBT , minacciando di togliere la custodia ai genitori che vi
si oppongono. In Canada può essere considerato “abuso sui minori” che i
genitori mettano in discussione l’identità di genere ( autopercepita !)
dei bambini.
Il noto psicologo Jordan Peterson è perseguitato per
essersi opposto alla deriva del suo paese. “Se pensate di avere diritto
alla libertà di espressione in Canada, state delirando”, ha detto dopo
essere stato condannato a seguire un corso di rieducazione a causa delle
sue posizioni. Peterson sostiene che il governo del Canada sta
riempiendo le istituzioni di censori: “I giudici sono progressisti
nominati da Justin Trudeau e tutti i professionisti in Canada sono così
terrorizzati dai loro organi professionali da scegliere il silenzio. E
anche coloro che non si lasciano intimidire non possono permettersi una
lotta estremamente costosa e senza fine”. Nel parco a tema di Trudeau,
Justin è signore e padrone delle opinioni e delle proprietà dei
canadesi. Nel corso delle proteste degli autotrasportatori l’impulso
liberticida , dittatoriale fu chiarissimo, con la riesumazione della
legge d’ emergenza promulgata per i tempi di guerra. Centinaia di
camionisti sono stati arrestati e processati, con rappresaglie contro le
famiglie, gli amici e i datori di lavoro. Non può mancare nel parco
tematico un’area dedicata all’ideologia climatica.
Trudeau è un ultrà
della narrativa Net Zero (la riduzione delle emissioni di gas a effetto
serra più vicina possibile allo zero), pronto a imporre sacrifici che
non è personalmente disposto a fare. L’ ipocrisia traspare ad ogni
parola. Nell’anno in corso il Canada ha subito i peggiori incendi della
storia: è bruciato circa il quattro per cento di tutte le foreste. Un
disastro il cui fumo tossico ha provocato nubi fino all’Europa. Trudeau
ha incolpato il cambiamento climatico, ma gli incendi sono stati causati
dalla sua negligenza. Ha ignorato gli avvertimenti sulla cattiva
gestione delle foreste rifiutando di stanziare le risorse necessarie. E’
sostenitore della tassa sul carbonio e ha annunciato piani che
affonderanno l’industria energetica. Impone restrizioni severe in
agricoltura e ostacola l’industria forestale. Le somme immense spese
nelle “energie alternative” hanno avuto un impatto trascurabile sulla
fornitura di energia e hanno peggiorato la vita dei canadesi.
Non
poteva mancare, tra le attrazioni nel parco canadese, l’impegno
antirazzista a carico dei contribuenti. Il denaro affluiva soprattutto
al Community Media Advocacy Center per combattere il razzismo nei mass
media , poi il flusso si è interrotto per la militanza filo palestinese
di un dirigente, considerata una prova di antisemitismo. La realtà,
tuttavia, non è dalla parte di Trudeau e del Canada “risvegliato”. E’ in
atto una profonda crisi abitativa, aumenta significativamente il costo
della vita e si diffonde un’insicurezza insolita per il paese. Il
governo non sa far di meglio che accusare gli imprenditori per
l’inflazione. Distribuisce colpe senza riconoscere le proprie. Uno
scandalo insinua l’ingerenza cinese nella vita del paese. Un ente di
beneficenza destinatario di milioni di finanziamento pubblico ospita due
stazioni segrete di polizia cinesi, attraverso cui sarebbero spiati e
intimiditi i cinesi residenti in Canada. I servizi di sicurezza si
mostrano efficienti nel perseguitare ideologicamente i cittadini, ma
restano inerti dinanzi a pericoli reali. Trudeau stesso è un’attrazione,
la più vistosa, del parco woke. Comportamento e prese di posizione
mostrano un modello di progresso impazzito che sta prendendo il
controllo delle istituzioni nelle democrazie liberali, corrompendole
fino al midollo. Incapace di tollerare il dissenso, divide il Paese,
agisce escludendo e cancellando chi non segue la narrativa imposta, con
ampio uso dei consueti insulti; fascisti, razzisti, nemici della
democrazia, il variopinto menu delle ingiurie progressiste rispondere
alle quali è “discorso di odio”.
Mentre il parco tematico woke
fiorisce, il Canada reale, un tempo esempio di concordia e prosperità,
ristagna e soffre. Il paese si trova ad affrontare un’economia
minacciata da leggi progettate per provocare la paralisi in una società
polarizzata, umiliata e intimidita. Il Canada è diventato una triste
lezione, l’avvertenza di ciò che accade quando agli ingegneri sociali,
ubriachi di potere, viene permesso di modellare la vita delle persone
secondo un’ ideologia narcisista e nichilista. Un monito per tutti:
l’ideologia “Risvegliata” fa male all’economia almeno quanto spezza le
comunità, inaridisce i cuori e abolisce le libertà. Resta il brivido
dinanzi alla rieducazione totalitaria cui vogliono obbligare un
intellettuale come Jordan Peterson. Che cosa sono capaci di fare con le
persone indifese, sconosciute, prive di mezzi? Censura, carcere, forse
la proposta estrema, la morte di Stato.
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