Guerra alle porte dell’Italia: “Soldati ammassati al confine.” Ecco cosa sta succedendo
La guerra nella ex Jugoslavia, negli anni Novanta, rappresentò il primo conflitto intraeuropeo dai tempi della Seconda guerra mondiale e fu una catastrofe che, a seguito dell’implosione del blocco sovietico, concretizzò decenni di tensioni nei Balcani mai sopite. Sicché non può non allarmare l’allerta militare partita dagli Stati Uniti: la Serbia sta ammassando truppe al confine con il Kosovo, nella cui area settentrionale l’etnia serba è la maggioranza, e dove già nello scorso weekend si sono registrati sanguinosi scontri. Il portavoce della del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, ha sottolineato l’istallazione “senza precedenti” di artiglieria, carri armati e unità di fanteria. Non più tardi di una settimana fa, a Banjska, come dicevamo, c’è stato uno scontro aperto tra serbi e polizia locale, terminato con la morte di un agente kosovaro e di tre assalitori facenti parte delle formazioni paramilitari. Dunque, gli Stati Uniti hanno chiesto alla Serbia di ritirare le truppe al confine con il Kosovo, e la Nato ha dichiarato che aumenterà la presenza dei suoi militari nel Paese.
Corsi e ricorsi storici, rischio escalation
L’attacco alla polizia kosovara a Banjska è reputato dalla stessa Casa Bianca di “un tale livello di sofisticatezza e di preparazione”, organizzato con armi di tipo militare, da “non poter essere considerato un attacco casuale o specifico”. Frattanto la Kfor, ovvero il contingente delle Nazioni Unite presente in loco, “sta aumentando la sua presenza e attività nel nord del Kosovo e nelle aree attorno alla linea del confine amministrativo con la Serbia per continuare a portare a termine il suo mandato di “fornire un ambiente sicuro e protetto a tutte le persone che vivono in Kosovo”. Il premier del Kosovo, Albin Kurti, ha tracciato un inquietante parallelismo: “Il primo marzo 1992, durante un matrimonio, un prete serbo ortodosso rimase ferito. Siamo stati molto attenti che non accadesse qualcosa di simile. Ma penso che volessero ripetere lo scenario dell’inizio della guerra”. Le autorità kosovare che indagano dopo il blitz di una trentina di uomini armati fino ai denti – di cui proprio stamane si è auto accusato il vicepresidente di Lista Serba, il serbo kosovaro Milan Radoicic – hanno trovato un vero e proprio arsenale con una decina di mezzi (compresi alcuni blindati), nelle case e nel monastero in cui era rintanato il commando prima di fuggire nei boschi, riparando in Serbia. In un’intervista ad Al Jazeera, il premier kosovaro Kurti ha accusato il presidente serbo Aleksandar Vucic di aver pianificato e ordinato l’attacco della scorsa settimana con l’intento di “destabilizzare” il Paese, lanciare una guerra e creare in Kosovo “un’altra Repubblica serba” come in Bosnia Erzegovina.
Gli ultimissimi aggiornamenti
Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, dal canto suo, ha affermato che “qualsiasi azione militare sarebbe controproducente: La Serbia non vuole la guerra”, riferisce il Financial Times. Notizia delle ultimissime ore, raccolte da Sky TG24, paiono poter rasserenare gli animi più infuocati: la gran parte delle truppe serbe si starebbero ritirando dal confine con il Kosovo.
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