https://it.insideover.com/difesa/la-francia-abbandona-lafrica-e-punta-al-pacifico.html
La ritirata strategica della Francia passa per l’aria. Dopo l’acuirsi delle tensioni in Africa, in particolare modo a ridosso del Sahel, zona di grande interesse per vecchia grande potenza europea, Parigi è pronta a ritirare parte della sua componente militare per imbarcarsi in una nuova missione che porterà aerei e piloti nel Pacifico. Ad annunciarlo lo spostamento di queste pedine dei cugini d’oltralpe è stato lo stesso Capo di stato maggiore delle Forze aeree e spaziali francesi – Armée de l’Air et de l’Espace – generale Stéphane Mille. Cosa bolle in pentola all’Eliseo?
La Francia “ridurrà le forze in Africa, probabilmente in futuro”, ha riferito la scorsa settimana ai giornalisti il generale Mille, e l’attenzione non poteva non cadere sul principio di causa-effetto che ha seguito il colpo di stato di agosto in Niger e ha portato alla rottura del patto militare stretto tra Niamey e Parigi.
Per tali ragioni, e possiamo supporre anche per altre; il seguente golpe in Gabon, che ha rovesciato la dinastia governativa dei Bongo che hanno sempre potuto contare sull’appoggio dei francesi; e il progressivo complicarsi della situazione di tutta la fascia G5 Sahel; la Francia intende ridurre la sua presenza operativa in Africa, aumentando quella nella regione del Pacifico: dove un tempo si affacciavano le vecchie sue colonie d’oltremare d’Indocina.
Una ritirata dall’operazione Barkhane
Nella serata di domenica il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che Parigi metterà fine alla sua “cooperazione militare con le autorità de facto del Niger” e che il contingente presente nello stato subsahariano verrà rimpatriato “entro la fine dell’anno”. Contestualmente è giunto l’annuncio formale del ritorno in patria del personale diplomatico francese in missione a Niamey.
La diminuzione di una presenza militare del comparto aereo con l’annessa logistica sullo scacchiere Africano non significa che la Francia metterà fine al suo sostegno alle missioni antiterrorismo nella fascia Sahel. Piuttosto, riportano su DefenseOne, la Francia “lavorerà con diversi governi” per “comprendere meglio” quali sono i bisogni specifici degli Stati africani interessati ed per impegnare in volo le forze adeguate “quando necessario”. Al fine di garantire sempre una certa efficacia per quelle che vengono definite come diverse contingenze. “Per un certo periodo di tempo, per l’addestramento, per cose del genere”, aveva riferito il generale francese. Un’accelerazione nella smobilitazione non sarebbe tuttavia da escludere, date le ultime parole del presidente Macron.
Le forze dell’aria saranno la prima a smobilitare?
“È un buon uso delle capacità dell’aeronautica, in particolare degli aerei da trasporto”; che però non saranno gli unici vettori ad essere spostati nel settore del Pacifico. A tale proposito, la difesa francese ha recentemente approvato nel suo ultimo bilancio lo stanziamento di fondi per acquisire altre 3 aerocisterne A330 Multi Role Tanker Transport, prodotte dalla Airbus. Quasi a dire che servano più asset per poter giocare correttamente su più campi. E il raggio d’azione nel Pacifico, può rivelarsi smisurato.
Nella appena conclusa missione Pégase sono stati coinvolti – come è ovvio che sia – anche dieci caccia Dassault Rafale, quattro aerei da trasporto militare A400M, e appunto da trasporto/tanker A330. Nel quadro della missione interforze la piccola flotta aerea dell’Armée de l’Air, recentemente aggiornata dal suffisso “et de l’Espace”, ha voltato insieme ad omologhe unità appartenenti agli Stati Uniti e ad altri partner regionali in diverse esercitazioni. Vengono citate Talisman Saber e Northern Edge.
Al termine della missione il capo di stato maggiore della forza azzurra francese ha dichiarato come la Francia “sarà più presente nel futuro” in quell’area strategica del globo. Ricordando come il nuovo bilancio della difesa francese abbia investito, con il benestare del governo sempre presieduto da Emmanuel Macron, su “costellazioni di satelliti” da lanciare nell’orbita terrestre bassa per sostenere le comunicazioni, e forse svolgere anche altri compiti di solito relegati ai satelliti.
Attualmente, stando a quanto mostrato sul sito del ministero della Difesa francese la flotta aerea schierata nel contesto dell’Operazione Barkhane può contare su 5 droni di sorveglianza, 6 aerei da caccia, 8 elicotteri multiruolo e tra i 5 e i 6 aerei tra trasporto tattico/trasporto strategico e rifornimento. (Mentre il numero degli operatori fisici ammonta a tremila unità con oltre cinque mezzi di vario genere, ndr).
Parigi nei cieli del Pacifico
Il Capo di stato maggiore dell’Aeronautica francese si è riferito alla proteste mosse contro l’Eliseo e suoi rappresentati nella crisi politica che ha interessato il Niger apostrofandole come “sorprendenti”, “ben organizzate” e “non spontanee”. Secondo quanto riportato dalla Difesa francese, gli analisti militari avrebbero trovato metadati che mostrano come “figure militari russe” si siano recate in Niger poco prima dell’inizio del colpo di stato. “Ci sono alcuni collegamenti, ovviamente, e quindi dobbiamo prestare attenzione a tutti i concorrenti che potrebbero essere dietro la situazione in Africa […] Questo è ciò che abbiamo visto in Mali”, ha spiegato il vertice militare francese alludendo probabilmente a figure ufficiali o in collegamento con i mercenari a progetto – date le complicazioni sorte tra il Cremlino e la Wagner che era ed è presente nei Paesi limitrofi – sottolineando che ogni collegamento con un coinvolgimento russo necessitano di ulteriori analisi.
La Federazione Russa, avversaria della Francia post-colonialista, ha stretto o rinnovato tra il 2017 e il 2020 una dozzina di nuovi accordi con Paesi che non avevano mai firmato un accordo di cooperazione militare con Mosca, ricordano su Geopolitica.info. Tra questi paesi compaiono, oltre al Niger, la Repubblica Centro Africana,Tanzania, Zambia, Madagascar, Botswana, Burundi, Guinea-Bissau, Sierra Leone, Eswatini.
Mosca, nonostante l’impegno in Ucraina e il coinvolgimento sempre più attivo dell’Occidente al fianco di Kiev, sembra non aver problemi a reggere lungo il fronte africano. Mosca infatti continua ad essere presente nel Continente, insinuandosi e scalzando, dove può e come può, il patrocinio delle vecchie Potenze al pari della controparte cinese.
Per questa ed altre ragioni, l’Eliseo forse svelerà nei prossimi tempi, la Francia e la sua componente aerea sposterà nella regione del Pacifico dove forse Parigi vuole recuperare il “tempo perduto”. Al fine per iniziare a far “svolgere” ai suoi aerei un non meglio identificato “ruolo chiave nello sviluppo della strategia francese nel Pacifico”, ha annunciato il generale Mille – che ha ricordato quali e dove sono le basi aeree francesi nella regione, che si trovano in Polinesia e in Nuova Caledonia.
“Siamo una nazione del Pacifico, quindi è normale per noi essere presenti nel Pacifico“, ha chiosato il militare francese. Che sia normale ora che la situazione in Africa è a perdere, non è in effetti una mossa basata su strategie imperscrutabili. Anzi, è in completa coincidenza con l’agenda degli Alleati.
Nessun commento:
Posta un commento