di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Questo studio si concentra sullo sviluppo di un nuovo sistema di nanoparticelle di ossido di grafene (GO) reattivo al campo elettrico per la somministrazione di farmaci su richiesta».
Comincia così il sommario di una ricerca indiana sull’utilizzo del famigerato GO, allotropo del carbonio di estrazione esclusivamente sintetica, che conferma gli studi sperimentali avviati negli USA e nell’Unione Europea per l’impiego biomedico di questo pericoloso nanonamteriale in simbiosi con le radiofrequenze.
Il titolo è già estremamente eloquente: “Nanoterapia on-demand elettro-reattiva controllata a distanza basata su ossido di grafene modificato con ammina per la somministrazione sinergica di due farmaci”.
Essa assume una valenza inquietante in relazione alle ricerche che hanno evidenziato la presenza del GO nei vaccini Covid e sui fondatissimi timori che tali nanoforme siano controllabili da remoto con apparecchi telefonici mai soprattutto coi più potenti ripetitori 5G.
Lo studio, infatti, conferma questa possibilità smentita dalla comunità scientifica che vuole proseguire nelle sue sperimentazioni senza troppe pastoie bioetiche…
La ricerca è stata pubblicata nel settembre 2022 da ScienceDirect nella sezione MaterialstodayChemistry dopo una revisione paritaria che ne ha sancito l’affidabilità ed è firmato dagli scienziati Dibakar Sahoo, Schoolof Physics, Sambalpur University, JyotiVihar, Burla, Odisha, Tapas Mitra, Department of Biochemistry, University of Calcutta, Kolkata, Kaushik Chakraborty, Computer Science and Technology Department, The Calcutta Technical School, Priyatosh Sarkar, Bharat Pharmaceutical Technology, Amtali, West Tripura, Tripura.
Il Telefono Cellulare per Controllare il Grafene nel Corpo Umano
L’aspetto immediatamente inquietante della ricerca riguarda la verifica della funzionalità del binomio “stimolo elettromagnetico – ossido di grafene” senza che venga analizzata in modo approfondito la pericolosità di tale sostanza che normalmente compare in sottilissimi fogli o tuboli di dimensioni nanometriche e pertanto rilevabili solo con potenti microscopi elettronici.
«Oggi, il GO è un’opzione interessante adottata in varie applicazioni biologiche per le sue caratteristiche esclusive come flessibilità, conduttività, rapporto costo-efficacia e natura reattiva agli stimoli esterni. È normale utilizzare più farmaci nel trattamento del cancro. Questo tipo di terapia ha minori effetti collaterali, resistenza ai farmaci ed è più efficace rispetto all’utilizzo di un solo farmaco. Questo studio mira a determinare il rilascio del doppio farmaco (aspirina e doxorubicina) controllato a basso voltaggio dalla superficie GO» scrivono gli scienziati indiani.
Nell’Abstract della ricerca evidenziano i benefici funzionali dell’impiego dei nanomateriali senza peraltro fare un accenno alla loro pericolosità per i danni che possono arrecare alle cellule umane che sono stati evidenziati da molteplici ricerche scientifiche come evidenziato da Gospa News nell’inchiesta sulle biotecnologie “con tossicologia non studiata a fondo” del siero genico antiCovid mRna Comirnaty (prodotto da Pfizer-Biontech) in cui alcuni studi chimici hanno rilevato la presenza di nanoparticelle grafeniche.
«Qui abbiamo dimostrato come controllare la velocità di rilascio del farmaco da remoto con un pratico telefono cellulare, senza rilascio passivo nei tempi di inattività. Inoltre, lo studio si è concentrato sulla stima del sinergismo dell’aspirina con la doxorubicina nel meccanismo di rilascio dalla GO in presenza di tensione esterna, utilizzando il metodo spettroscopico. Inoltre, abbiamo osservato in vitro un’attività antitumorale sinergica indotta da aspirina e doxorubicina nell’MDA-MB 231 (cellule di cancro al seno). Pertanto, il nostro studio presenta una nobile combinazione di aspirina e doxorubicina che potrebbe essere utilizzata per la somministrazione di farmaci su richiesta controllata a distanza per il trattamento del cancro al seno triplo negativo, utilizzando GO come vettore».
L’Ossido di Grave negli Studi sui Vaccini Covid e sul Cervello
Il medesimo nanomateriale è stato sperimentato in due ricerche finanziate dalla Commissione Europea sia come veicolo dell’RNA messaggero in un test per un vaccino contro il SARS-Cov-2, il virus del Covid-19, ma anche come strumento per inoculare una terapia genica per produrre “l’immunità a progetto”, ovvero una calibrazione anticorpale sintetica che spalanca le porte del transumanesimo sulla biochimica medica.
In quest’ultimo caso l’esito per i topi usati come cavie da laboratorio è stato fatale: tumore fulminante simile a quelle forme di turbo-cancro che si stanno registrando nei vaccinati Covid e che già 4 ricerche mettono in ipotetica correlazione coi sieri genici mRNA.
Una casa farmaceutica cinese ha anche brevettato un vaccino mRNA antiSARS-Cov-2 con l’ossido di grafene ma misteriosamente non ha mai presentato la candidatura di tale farmaco come antidoto contro il Covid-19.
«Negli ultimi anni, i materiali sensibili agli stimoli hanno rivoluzionato il mondo della biomedicina e della biotecnologia. Gli agenti terapeutici possono essere rilasciati dai sistemi di somministrazione dei farmaci che rispondono agli stimoli da molti fattori endogeni come temperatura, pH, biomolecole come enzimi e così via [[1], [2], [3], [4]]. Tuttavia, in questo processo, la sfida principale è localizzare il farmaco soprattutto nel tessuto malato, ma non nel tessuto sano, soprattutto quando la differenza tra questi tessuti è abbastanza trascurabile; quindi solleva la possibilità di un rilascio fuori bersaglio. Al contrario, tutti questi ostacoli possono essere rimossi introducendo fattori esogeni come campo magnetico, luce, calore, voltaggio, che sono totalmente separati dalla fisiologia del paziente e possono somministrare il farmaco in modo più controllato e preciso nella regione bersaglio».
Questo tipo di sperimentazioni era già stato condotto dall’agenzia militare DARPA del Pentagono durante l’amministrazione Obama-Biden per utilizzare l’ossido di grafene come “antenna” per uno stimolo elettromagnetico esterno funzionale alla cura di patologie neurocerebrali come l’epilessia ma ovviamente applicabile anche come bio-arma per creare esseri umani “pilotatili” o inserire nei nemici sostanze reattive a onde elettromagnetiche potenzialmente letali.
Il progetto fu poi chiuso improvvisamente dalla DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) ma ricomparve tra i principali obiettivi del Graphene Flagship finanziato dalla Commissione Europea grazie al quale fu realizzato lo studio della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste relativo alla reattività alla luce del GO verificata iniettando fiocchi di grafene nell’ippocampo (parte del cervello).
Di fronte a tale ricerca la sperimentazione degli scienziati indiani appare certamente di minore impatto ma non per questo meno inquietante:
Il Grafene come Vettore dei Farmaci contro il Cancro al Seno
«Nel presente studio, la nostra strategia è quella di sviluppare un nanocomposito di ossido di grafene (NGO) funzionalizzato con due diverse molecole di farmaci, uno è un farmaco antitumorale comune per il cancro al seno, la doxorubicina (DOX), e un altro è un farmaco antinfiammatorio non steroideo, acido acetilsalicilico o aspirina (ASP)» spiegano più nel dettaglio i ricercatori asiatici.
«In questo studio, abbiamo utilizzato la ONG come materiale elettrosensibile per somministrare farmaci in modo controllabile. In questo studio, la NGO viene prima modificata con un gruppo amminico per funzionalizzarla con ASP. Questa NGO modificata con tag ASP viene utilizzata per caricare il farmaco antitumorale DOX. Questa ONG carica di farmaco passa quindi attraverso la stimolazione elettrica esterna controllata da dispositivi mobili, che innesca il rilascio di entrambi i farmaci (ASP e DOX)» si legge ancora nella ricerca.
La Tossicità “Minima” del Nanocomposto senza Dati
«Molto interessante, il GO-NH-ASP-DOX con campo elettrico di 2,7 V ha mostrato un’attività antitumorale superiore, mentre il DOX libero ha mostrato il suo modello di tossicità convenzionale [38], e anche il nanocomposito GO-NH-ASP-DOX ha mostrato una tossicità minima» scrivono gli scienziati indiani limitando a una sola riga, priva di documentazione oggettiva, il punto cruciale sulla sicurezza del nanomateriale.
«In conclusione, abbiamo dimostrato qui che la NGO può essere utilizzata come doppio agente di somministrazione di farmaci e il rilascio di farmaci può essere controllato da una tensione esterna. Per sfruttare l’effetto sinergico di ASP e DOX, abbiamo modificato NGO e gli abbiamo associato due farmaci. Il nostro dispositivo telecomandato realizzato in laboratorio ha rilasciato in modo efficiente il farmaco antitumorale. Il processo di rilascio può essere facilmente attivato e disattivato con un telefono cellulare modificando la tensione di polarizzazione. Qui, il rilascio di DOX dalla ONG sotto l’influenza di soggetti esterni».
Nell’era della biomedica proiettata verso il transumanesimo l’obiettivo principale è quello di dimostrare che qualcosa funzioni. Il problema bioetico di quali conseguenze possa comportare per le persone rappresenta una questione secondaria che riguarderà solo le cavie da laboratorio umane.
O quelle inconsapevoli che si troveranno a bere l’acqua potabile filtrata dal grafene o saranno esaminate con tamponi RT PCR a base della stessa sostanza senza nemmeno saperlo…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Nessun commento:
Posta un commento