Ucraina: verso la ritirata
di Giampiero Calapà - 05/12/2023
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Fonte: Giampiero Calapà
Il crepuscolo del sostegno occidentale all’Ucraina – il
giorno dopo la bandiera bianca issata dal segretario generale della Nato
Stoltenberg (“prepariamoci a brutte notizie”) – è sancito sulle colonne
del Washington Post, che ha svelato il retroscena del confronto fra gli
Usa e Kiev nella stesura dei dettagli delle azioni militari ucraine:
“Divisioni e calcoli sbagliati hanno contrassegnato la pianificazione da
parte di Stati Uniti e Ucraina della controffensiva di Kiev contro la
Russia. Gli Stati Uniti hanno calcolato male quanto le forze ucraine
potessero essere trasformate in truppe occidentali in un breve periodo
di tempo, soprattutto in mancanza del potere aereo che è parte
integrante degli eserciti moderni. Gli americani e gli ucraini avevano
inoltre ampie divergenze sulla strategia, le tattiche e la tempistica
delle operazioni, con gli Usa che spingevano per un assalto concentrato
sull’asse meridionale mentre la leadership ucraina riteneva che le sue
forze dovessero attaccare in tre punti distinti”. L’articolo del
prestigioso quotidiano americano è stato scritto sulla base di
dichiarazioni, coperte dall’anonimato, di alti funzionari
dell’Amministrazione Biden.
E nella Capitale federale americana il
conto alla rovescia per la fine del sostegno a Kiev è cominciato e
procede inesorabile, tanto che la Casa Bianca, in una lettera inviata
ieri ai leader del Congresso, ha dovuto ricordare che il salvadanaio per
Zelensky è rimasto vuoto. Se entro fine 2023, 26 giorni, non sarà
approvato lo stanziamento di nuovi fondi per nuovi aiuti militari, Kiev
sarà destinata a capitolare: “Voglio essere chiara, senza un’azione del
Congresso, entro la fine dell’anno finiremo le risorse per garantire
armi ed equipaggiamento all’Ucraina – scrive Shalanda Young, a capo
dell’ufficio budget della Casa Bianca –, non c’è a disposizione una
pentola magica di fondi per affrontare questi momenti. Abbiamo finito i
soldi e quasi finito il tempo a disposizione”.
In ballo ci sono oltre
61 miliardi di dollari destinati all’Ucraina, come parte di un
pacchetto di stanziamenti straordinari in tutto di 106 miliardi, che
comprendono anche i fondi per Israele, per il Pacifico e il confine con
il Messico. Il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, ha
fissato per la prossima settimana il voto per la proposta di Biden, ma
ovviamente la situazione è ben diversa alla Camera, dove è forte
all’interno della maggioranza repubblicana l’opposizione a nuovi,
consistenti aiuti militari a Kiev. Tanto che lo speaker Mike Johnson
insiste con la proposta di votare separatamente gli oltre 14 miliardi di
aiuti per Israele – che i repubblicani sostengono in modo compatto – e
quelli per l’Ucraina. Mentre il leader della minoranza repubblicana
Mitch McConnell è d’accordo con Schumer sulla necessità di approvare il
pacchetto nel suo insieme. La cosa certa, prosegue Young per la Casa
Bianca nella lettera, è che non si può rimandare oltre: “Questo non è un
problema per il prossimo anno, il momento di aiutare l’Ucraina
democratica contro l’aggressione russa è ora. È arrivato il momento che
il Congresso agisca, se la vostra assistenza si ferma questo provocherà
problemi significativi a Kiev”.
Il presidente Zelenshy ha implorato
il capo del Pentagono Austin: servono almeno 17 milioni di munizioni e
400 miliardi di dollari in aiuti, altro che 61, scrive la Ukrainska
Pravda. Senza nuovi consistenti aiuti, infatti, la controffensiva sarà
definitivamente fallita, in una situazione in cui il morale delle truppe
e dei familiari a casa ha già oltrepassato i livelli di guardia di
insoddisfazione, come riferito da un’inchiesta sul campo della Bbc, che
ha raccolto voci di soldati ucraini: “In prima linea siamo in
inferiorità numerica e senza armi”.
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