Emergenza medici negli ospedali. Ecco quanti ne mancano e il Covid non c’entra (e non è mai c’entrato) nulla
Le aziende sanitarie italiane sono arrivate ad appaltare 18 Pronto soccorso su 26 alle cooperative, a loro volta spesso in affanno, al punto da dover ricorrere al passaparola per recuperare specialisti “last minute”. Ma in questo caso – denuncia ancora il Corriere – la vicenda è ancora più preoccupante, perché la Venice Medical As-sistance, azienda di Villorba di Treviso «nata sulla spinta delle carenze sul territorio per quanto riguarda l’assistenza medica e infermieristica domiciliare» e operativa h24, come recita il sito dedicato, non è nemmeno la coop che ha vinto l’appalto per gestire i codici bianchi e verdi al Pronto soccorso di Santorso. La gara se l’era aggiudicata, per dieci turni al mese, la «Anthesys» di Treviso”.
“Esistono ditte che cercano camici bianchi per le cooperative a cui sono stati dati in appalto i reparti – afferma Carlo Bramezza, direttore generale dell’Usi Pedemontana, responsabile per l’ospedale di Santorso. Si tratta di enti terzi utilizzati anche per reclutare professionisti all’estero. Ormai abbiamo svuotato Bulgaria, Romania e Albania, adesso stanno arrivando specialisti da Francia, Germania e dalla Grecia, ma si punta anche ai medici extra Ue, che il Sistema pubblico non può ancora assumere direttamente (solo il Lazio ha deliberato da poco questa possibilità, ndr), e quindi vengono ingaggiati dalle cooperative. Purtroppo i giovani laureati ci pensano due volte prima di scegliere di lavorare al Pronto soccorso, per i turni massacranti, i maggiori rischi connessi ma anche per l’impossibilità di svolgere la libera professione nel pubblico”. Quel che è drammatico è che la carenza non riguarda solo i medici, ma anche gli infermieri, che oggi celebrano la loro Giornata internazionale. “Durante la pandemia ne sono morti 83. Questa giornata è dedicata ai nostri ‘caduti’. È necessario che il governo intervenga sia sui numeri, visto che secondo le stime mancano 70 mila unità, sia sulla formazione e il riconoscimento professionale”, ha spiegato al Corriere Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi.
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