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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Si profila la disfatta di Kiev, e gli USA ripongono nel cassetto l’Apparato propagandistico di spudorate menzogne

 È tornata la guerra in Ucraina - Il Post

Si profila la disfatta di Kiev, e gli USA ripongono nel cassetto l’Apparato Menzogne

Tipo “300 mila morti russi, anzi 500 mila” – “i chip dalle lavatrici”… l’apparato costava troppo

L’11 aprile, il generale Christopher Gerard Cavoli, capo del comando europeo di Washington e comandante supremo alleato in Europa, si è rivolto ai legislatori statunitensi sulla terribile situazione del campo di battaglia in Ucraina, avvertendo che Kiev “potrebbe perdere” senza ulteriori Wunderwaffe. Lungo il discorso, ha fatto una serie di rivelazioni sorprendenti sulle dimensioni dell’esercito russo e sulle perdite, che hanno fatto esplodere numerose narrazioni universalmente e indiscutibilmente perpetuate dai media mainstream dall’inizio della guerra per procura fino ad oggi.

Non vediamo perdite significative nel dominio aereo, in particolare nelle loro flotte di aviazione strategica e a lungo raggio (russe)… Le forze strategiche russe, l’aviazione a lungo raggio, le capacità informatiche, le capacità spaziali e le capacità nello spettro elettromagnetico non hanno perso capacità affatto”, ha detto Cavoli. Nel complesso, anche se l’aeronautica russa aveva perso “alcuni aerei”, questi rappresentavano “solo il 10% circa della loro flotta”:

“Il messaggio generale che vorrei darvi è che [le forze armate russe] sono tornate a essere quelle di prima… la loro capacità complessiva è ancora molto significativa, e intendono farla crescere… La Russia sta ricostituendo [le sue forze] molto più velocemente delle nostre . L’esercito è ora più grande – del 15% – rispetto a quando ha invaso l’Ucraina… La Russia lancia attacchi su larga scala ogni pochi giorni mantenendo il suo ritmo di produzione… Producono, fanno scorta (di armamenti), lanciano un grande attacco”.

Tale è il ritmo con cui si muovono gli eventi in questi giorni, molti potrebbero aver dimenticato che nel dicembre 2023 un rapporto dell’intelligence statunitense, opportunamente declassificato proprio mentre Volodymyr Zelenskyj era in tournée a Washington nel tentativo di ottenere sostegno per ulteriori “aiuti”, suggeriva che la Russia aveva perso Il 90% del suo esercito prebellico, con morti in combattimento superiori a 300.000. Il rapporto affermava che le perdite di personale e veicoli di Mosca erano così gravi che ci sarebbero voluti 18 anni per ricostituire l’emorragia causata dall’invasione fino ad oggi.

L’analista indipendente Will Schryver ha coniato il termine “Guerra immaginaria” in riferimento al conflitto per procura. Si tratta di una battaglia che mira principalmente a convincere i cittadini occidentali che la libera e democratica Kiev sta prendendo una posizione eroica contro la barbarie russa, una battaglia che può e vincerà. L’Ucraina, con il sostegno della NATO, fino a poco tempo fa eccelleva in questo sforzo. Ad ogni passo, però, hanno perso la vera guerra – e in modo grave.

Aggiornamenti di intelligence

I social media sono una componente fondamentale della Guerra Immaginaria. La ricerca accademica mostra che Twitter ospita un enorme esercito di bot pro-Ucraina, che pompa all’infinito messaggi pro-Kiev e anti-russi. Lo stesso vale senza dubbio per ogni piattaforma di social media. Ciò contribuisce a creare l’illusione di un sostegno quasi universale per l’Ucraina a livello globale, quando al di fuori dell’Occidente, le popolazioni e i governi sono neutrali o sostengono apertamente la Russia, percependo il conflitto come un attacco contro la NATO e l’imperialismo occidentale.

Inoltre, durante i primi 18 mesi del conflitto, giornalisti, esperti e politici mainstream hanno fatto affidamento in larga misura sulle dichiarazioni infondate di “Oryx”, un account Twitter anonimo che analizzava le immagini sul campo, per ottenere dati sulle perdite da entrambe le parti. I suoi post suggerivano fin dal primo giorno che la distruzione di carri armati russi, jet, veicoli blindati e altro ancora era di molti ordini di grandezza superiore a quella subita dall’Ucraina, indicando in generale che la guerra è stata un disastro assoluto per gli invasori.

Un’indagine rappresentativa del Washington Post del 17 marzo 2022 dichiarava audacemente che la Russia fino ad oggi “ha perso migliaia di soldati e migliaia di veicoli senza riuscire a compiere progressi significativi”, basandosi quasi interamente sulle scoperte di Oryx. Allo stesso modo, un articolo della BBC del mese successivo pubblicizzava in modo prominente i dati prodotti da Oryx secondo cui l’Ucraina aveva “distrutto, danneggiato o catturato almeno 82 aerei russi, inclusi jet, elicotteri e droni”, sacrificandone solo 33.

Un anonimo funzionario dell’intelligence occidentale ha detto alla BBC che Kiev aveva un disperato bisogno di “difese aeree a lungo e medio raggio”, in “grandi quantità”. Il capitano dell’UAF Vasyl Kravchuk, secondo quanto riferito possedeva un “sorriso sorprendentemente pronto” quando ha parlato con l’emittente statale britannica, ha concluso affermando: “le guerre passate hanno dimostrato che chi domina l’aria vince la guerra”. Il messaggio propagandistico di fondo, ovvero che l’Ucraina finora stava prevalendo comodamente nei cieli, ma aveva bisogno dell’aiuto occidentale per mantenerla – e quindi emergere vittoriosa nel complesso – non avrebbe potuto essere più chiaro.

I dati di Oryx sono state anche regolarmente citate dal Ministero della Difesa britannico negli “aggiornamenti di intelligence” quotidiani di Twitter, che sono stati ampiamente condivisi e successivamente inseriti e informati nel contenuto e nei titoli di molte notizie. Ad esempio, nell’aprile 2023 un aggiornamento affermava: “Secondo il tracker Oryx, la Russia ha perso oltre 10.000 veicoli militari da quando è iniziata l’invasione illegale dell’Ucraina”. Il post è stato visualizzato più di un milione di volte. Il rapporto del Comitato parlamentare per l’intelligence e la sicurezza del 2023 si vantava che “l’impatto” di questi aggiornamenti “senza precedenti” era “sostanziale”.

Il rapporto prosegue sottolineando come l’intelligence del Ministero della Difesa stima “le decisioni informate prese dai ministri [del governo] e dai capi delle forze armate” sulla “postura di Londra nei confronti della Russia”. Si può solo sperare che i risultati di Oryx non abbiano influenzato formalmente la strategia di guerra per procura della Gran Bretagna in Ucraina. Gli audit condotti da investigatori di Internet con gli occhi d’aquila hanno dimostrato che il resoconto perpetuava costantemente cifre estremamente imprecise e gonfiate, contando foto e filmati degli stessi veicoli danneggiati ripresi da diverse angolazioni come singole perdite russe separate, travisando i veicoli distrutti dell’era sovietica dell’Ucraina come russi. .

Oryx ha improvvisamente cessato il suo lavoro quando la tanto decantata e a lungo ritardata controffensiva ucraina della “Primavera” è iniziata nel giugno 2023. Un cinico potrebbe suggerire, dato che Kiev era equipaggiata con la tanto pubblicizzata Wunderwaffe occidentale per lo sforzo, chiunque stesse guidando l’operazione – e /o gli individui e le entità che alla fine li gestiscono – hanno concluso che le stesse tattiche disoneste non avrebbero potuto funzionare questa volta. Nell’ottobre 2023, l’account è stato completamente cancellato senza preavviso o spiegazione, il che significa che il suo archivio fasullo non può più essere esaminato criticamente.

“Z. Eroe classico”

Per coincidenza, quello stesso mese, anche un certo numero di account “OSINT” (Intelligence su fonti aperte, ndr.] anonimi e di alto profilo focalizzati sull’Ucraina hanno improvvisamente chiuso i battenti, o hanno annunciato la loro intenzione di farlo. Ciò includeva Calibre Obscura . Amato dalla NAFO, il resoconto sottolineava allo stesso modo l’imbarazzo e il fallimento della Russia. Un video Calibre Obscura pubblicato nel settembre 2022 di un carro armato russo in fuga che si schianta contro un albero con musica farsesca è diventato virale, ha generato molta copertura mainstream ed è stato presentato da Zelenskyj in una conferenza stampa che celebrava la riuscita controffensiva di quel mese a Kharkiv.

Con l’avvicinarsi della fine della Guerra Immaginaria e l’inizio del genocidio sionista a Gaza, era ovviamente necessario cessare del tutto le operazioni dell’OSINT o concentrarle altrove. Il silenzio di Bellingcat, un validatore finanziato dal governo britannico e statunitense delle narrazioni della NATO, sui crimini di Israele, nonostante la ricchezza di foto e filmati che ne attestano la mostruosità, è palpabile e illuminante.

Nel dicembre 2023, la scrittrice Lionel Shriver ha scritto un lamento per The Spectator , su come è stata “rimasta coinvolta” nella “storia” del conflitto per procura, che “aveva uno spettacolare capitolo di apertura, un eroe classico… e un cattivo malvagio quanto Shakespeare poteva fare”. hanno escogitato.” Tuttavia, la catastrofica controffensiva di Kiev – che ha visto la morte di oltre 100.000 ucraini per recuperare lo 0,25% del territorio perduto – ha fatto sì che lei ora “ stesse perdendo silenziosamente interesse in questo conflitto”, insieme a molti altri in Europa e negli Stati Uniti:

“Questa dovrebbe essere una storia di Davide e Golia. Ma Davide e Golia è una storia di m. se vince il gigante… Prevedibile, un po’ scoraggiante e non proprio una storia, proprio come funziona il mondo. Inoltre, il pubblico occidentale vuole vedere vincere il bravo ragazzo, sia per fare giustizia sia per godersi la vittoria per procura. L’angosciante autodifesa dell’Ucraina non è un romanzo. Ma non soddisfa i nostri appetiti immaginari.

Shriver ha concluso che era “tempo di sollecitare il governo Zelenskyj ad avviare colloqui per portare questa deprimente guerra alla sua deprimente conclusione”, poiché “trascinare una situazione di stallo radicata non fa altro che accumulare un numero maggiore di morti e distruggere più case e infrastrutture ucraine inutilmente”. .” Ha aggiunto: “Sedersi e dare agli ucraini armi sufficienti per continuare a combattere fino all’ultimo uomo e donna, solo perché il paese finisca dove abbiamo sempre saputo che sarebbe stato, non è solo immorale. È un omicidio.”

È davvero immorale, e un omicidio, continuare a portare avanti la vera guerra impossibile da vincere che l’Ucraina combatte dal febbraio 2022, mentre attivisti e giornalisti antimperialisti e pacifisti hanno intonato ad ogni passo del cammino. La conferma di questo fatto evidente è avvenuta a scapito di così tante vite, contrassegnandola come una tragedia criminale. Sfortunatamente per Shriver e molti altri, con il collasso totale della linea del fronte imminente da un giorno all’altro e con la Russia che cerca la “resa incondizionata” di Kiev, la “storia” potrebbe non finire con l’ingresso elettivo dell’Ucraina nei colloqui. 

Kit Klarenberg

https://twitter.com/brotto_marco/status/1784517563659034753

La Cina si è comprata mille ettari a nord della Sardegna per costruire un mega parco fotovoltaico

 El Parque Eólico El Tesorillo cumple seis meses a pleno rendimiento ...

La Cina si è comprata mille ettari a nord della Sardegna per costruire un mega parco fotovoltaico

 https://www.lindipendente.online/2024/04/29/la-cina-si-e-comprata-mille-ettari-di-sardegna-per-costruire-un-mega-parco-fotovoltaico/

La più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici della Repubblica Popolare cinese, la Chint, si è accaparrata dall’azienda spagnola spagnola Enersid il più importante progetto solare mai concepito a livello europeo, allungando i suoi tentacoli su mille ettari di terreni nel nord della Sardegna. A dare il via all’operazione era stato un accordo sopraggiunto negli ultimi giorni del 2023, ufficialmente formalizzato lo scorso 19 aprile, che prevede un corrispettivo di oltre 7,2 milioni. Il progetto, che è al momento ancora in fase di sviluppo, contempla impianti fotovoltaici da 360 MW e 40 MW (82,5 MWh) di batterie di accumulo, che verranno combinati con coltivazioni e pascoli di pecore. Nel frattempo, cittadini, network di associazioni e autorità locali già da anni in trincea contro la realizzazione dei maxi-impianti progettati in varie zone dell’isola, promettono battaglia.

La frazione di territorio direttamente interessata dal progetto sarà quella che va da Palmadula, nella punta a Nord-Ovest della regione, fino alla borgata di San Giorgio (Sassari), coinvolgendo anche Scala Erre, non lontana da Porto Torres. L’allarme suona anche a Guspini, dove sono previsti numerosi progetti agrivoltaici. A destare molta preoccupazione è, in particolare, il fatto che una grossa fetta del progetto coinvolge zone costiere, siti di interesse comunitario e aree protette, nonché luoghi che si trovano non distanti da rovine archeologiche, come nel caso dell’antica città di Neapolis. Subito dopo l’annuncio della chiusura della transazione, Enerside ha ottenuto dai cinesi ben 7,2 milioni di euro per il progetto – che al momento è in fase di Via (valutazione di impatto ambientale) da parte del ministero dell’Ambiente –, ma continuerà a ricevere pagamenti fino all’approvazione finale da parte di Stato e Regione, che dovrebbe avere luogo entro la fine dell’anno prossimo. Per Enerside si tratta della terza operazione avvenuta negli ultimi anni, per un totale di circa 700 MW venduti nel nostro Paese e in Brasile. Ciò che immediatamente salta all’occhio è che la Chint non è un acquirente qualunque. Dal lontano 1995 è “sezione generale” del Partito Comunista Cinese, di cui divenne “comitato” nel 1998, e fa segnare 18 miliardi di dollari di ricavi. La sua filiale italiana, con sede a Venezia, vede un giro di affari attorno ai 40 milioni di euro. Da questo business, i cinesi incasserebbero circa 107 milioni di euro all’anno. Che, se proiettato in avanti per almeno vent’anni, farebbe fruttare oltre due miliardi di euro.

Negli ultimi anni, la popolazione sarda è in lotta per la tutela del patrimonio paesaggistico e naturale dell’isola contro quella che è una vera e propria “invasione” di pale eoliche e di distese di pannelli fotovoltaici. In Sardegna sono infatti state presentate 809 richieste di allaccio di impianti di produzione di energia rinnovabile alla rete elettrica nazionale che, in caso di semaforo verde, produrrebbero 57,67 Gigawatt di potenza, coprendo di fatto tutti i quadranti dell’isola, comprese vaste aree costiere. Il Centro Studi Agricoli ha lanciato l’allarme, denunciando come ben 200.000 ettari rischiano di essere compromessi. Le proteste contro la speculazione eolica e fotovoltaica si sono intensificate nelle ultime settimane, con cortei, sit-in e flash mob in molte province. E, specie alla luce delle novità emerse, la battaglia è destinata a proseguire.

[di Stefano Baudino]

 

Biden sta attivamente favorendo Netanyahu e condivide con lui l’obiettivo della piena occupazione israeliana di Gaza

In Gaza Strip, deaths become part of daily life | The Japan Times

È peggio di quanto possiate immaginare


Craig Murray
craigmurray.org.uk

I governi non possono prendere decisioni importanti in tempi brevissimi, se non nelle circostanze più estreme. In tutti gli Stati esistono meccanismi che prendono in considerazione le decisioni politiche, le soppesano, coinvolgono i vari dipartimenti dello Stato le cui attività sono interessate dalla decisione e giungono ad una conclusione, anche se non necessariamente positiva.

La decisione di interrompere i finanziamenti all’UNRWA non è stata presa da numerosi Stati occidentali in un solo giorno.

Nel Regno Unito, diversi ministeri hanno dovuto coordinarsi. Anche all’interno di un solo ministero, l’FCDO [L’Ufficio degli esteri, del Commonwealth e dello sviluppo], i vari punti di vista hanno dovuto essere coordinati attraverso comunicazioni scritte e riunioni interdipartimentali tra i dipartimenti che si occupano del Medio Oriente, delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti, dell’Europa e, naturalmente, tra la sezione diplomatica e quella dello sviluppo.

Questo processo avrebbe dovuto tenere conto dei pareri degli ambasciatori britannici a Tel Aviv, Doha, Il Cairo, Riyadh, Istanbul, Washington e alle Nazioni Unite a Ginevra e a New York.

Non si trattava necessariamente di un processo lungo, ma non era fattibile da un giorno all’altro, e non era nemmeno necessario che lo fosse. Non c’era alcun motivo pratico nell’annunciare il taglio dei finanziamenti all’UNRWA un giorno prima o un giorno dopo.

Si consideri che un processo parallelo doveva essere completato negli Stati Uniti, in Canada, in Germania, in Australia e in tutte le altre potenze occidentali che hanno contribuito alla fame a Gaza tagliando gli aiuti all’UNRWA.

Tutti questi Paesi avevano dovuto seguire le loro procedure, e solo grazie a un coordinamento preventivo – con settimane di anticipo – avevano poi annunciato tutti nello stesso giorno la distruzione del sistema di supporto vitale per i palestinesi, allora ridotti allo stremo.

E poi si consideri che ora sappiamo con certezza che gli israeliani non avevano prodotto alcuna prova della complicità dell’UNRWA nella resistenza di Hamas, prove su cui si sarebbero basate le decisioni di tutti questi Stati.

Non ho alcun dubbio che le élite politiche occidentali, strumenti pagati della macchina sionista, siano complici del genocidio dei palestinesi e della pulizia etnica di Gaza ad un livello molto più profondo di quanto la gente abbia ancora capito. Il rifiuto di Starmer e Sunak di prendere in considerazione la possibilità di porre fine alla vendita di armi e al sostegno militare a Israele non è dovuto all’inerzia o alla preoccupazione per l’industria delle armi. Il fatto è che sostengono attivamente la distruzione dei palestinesi.

La decisione coordinata delle nazioni occidentali di aggravare la carestia interrompendo i finanziamenti all’UNRWA era stata annunciata nel giro di un’ora, dopo la sentenza della Corte internazionale di giustizia secondo cui i gazesi erano a rischio immediato di genocidio, e aveva fatto sparire dai titoli dei media la sentenza sfavorevole a Israele.

Questo è stato il segnale più chiaro che le potenze occidentali non sarebbero state costrette dal diritto internazionale o dalle istituzioni a far marcia indietro di fronte ad un genocidio.

Alle potenze occidentali non importa un fico secco di 16.000 neonati palestinesi massacrati. Nessuna prova di fosse comuni negli ospedali le smuoverà. Sapevano che il genocidio era in atto e hanno continuato attivamente ad armarlo e a favorirlo.

Questo genocidio è l’obiettivo desiderato dall’Occidente. Nessun’altra spiegazione è lontanamente plausibile.

Non ho mai creduto alla tesi secondo cui Biden starebbe cercando di frenare Netanyahu, mentre, contemporaneamente, arma e finanzia Netanyahu e utilizza le forze statunitensi per combattere al suo fianco.

Biden non sta facendo alcuno sforzo per frenare Netanyahu. Biden sostiene pienamente il genocidio.

Me ne sono convinto ancora di più quando ho ripensato agli omicidi commessi dagli israeliani sulla Mavi Mamara, nel 2010, quando avevano assassinato dieci operatori umanitari disarmati che tentavano di consegnare aiuti alla Freedom Flotilla a Gaza. Le azioni di Israele erano state chiaramente omicide e in violazione del diritto internazionale. Joe Biden, in qualità di Vicepresidente, aveva difeso Israele con fermezza. È essenziale capire che Joe il genocida è sempre stato Joe il genocida.

[Il vicepresidente] Joe Biden ha preso l’iniziativa di difendere il raid [israeliano] di fronte all’opinione pubblica statunitense. In un’intervista alla PBS, ha descritto il raid come “legittimo” e ha sostenuto che gli organizzatori della flottiglia avrebbero potuto sbarcare altrove prima di trasferire gli aiuti a Gaza. “Quindi qual è il problema? Qual è il problema nel voler a tutti i costi andare direttamente a Gaza?” ha chiesto Biden a proposito della missione umanitaria. “Beh, è legittimo che Israele dica: ‘Non so cosa ci sia su quella nave. Questi tizi stanno lanciando otto – tremila razzi sul mio popolo'”.

Biden non è stato ingannato da Netanyahu. Sta attivamente favorendo Netanyahu e condivide con lui l’obiettivo della piena occupazione israeliana di Gaza dopo che il popolo palestinese sarà stato massacrato o espulso nel Sinai. Condivide con Netanyahu anche l’obiettivo di un più ampio conflitto regionale in cui gli Stati Uniti e gli Stati del Golfo dovrebbero combattere insieme ad Israele contro Iran, Siria, Yemen ed Hezbollah. Questa è la loro visione comune del Medio Oriente: il Grande Israele e l’egemonia statunitense che opera attraverso le monarchie sunnite.

Se credete a tutte le dichiarazioni della Casa Bianca sul tentativo di Biden di frenare Netanyahu, vi suggerisco di guardare invece ai portavoce della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato che rifiutano di accettare ogni singolo caso di atrocità israeliana e si rimettono a Israele per ogni singolo crimine.

Attualmente mi trovo in Pakistan e devo dire che è stato un grande sollievo trovarmi in un Paese in cui tutti capiscono perché l’ISIS, Al Nusra ecc. non hanno mai attaccato gli interessi israeliani e vedono esattamente cosa stanno facendo i governi occidentali per Gaza. Ciò che viene compreso dai Paesi in via di sviluppo è fortunatamente compreso anche dalla generazione Z in Occidente.

I regimi arabi del Golfo e della Giordania dipendono dai servizi di sicurezza e dalla sorveglianza israeliana e statunitense per proteggersi dai propri popoli. La mancanza di proteste di piazza davvero massicce contro i loro regimi da parte dei popoli arabi è una testimonianza diretta dell’efficacia di questa feroce repressione, soprattutto quando Stati come la Giordania combattono effettivamente a fianco di Israele contro le armi iraniane.

La carta anti-iraniana è ovviamente il trucco che Biden e Netanyahu hanno ancora da giocare. Promuovendo un’escalation con l’Iran, i politici occidentali hanno potuto sostenere che le ragioni per armare Israele sono reali – e credo siano rimasti sinceramente perplessi quando hanno scoperto che l’opinione pubblica non se l’è bevuta.

Per quanto riguarda Gaza, la classe politica, in tutto il mondo occidentale e arabo, è completamente distaccata dal popolo. Assistiamo alla repressione in tutto il mondo, mentre conferenze pacifiche vengono prese d’assalto dalla polizia in Germania, gli studenti vengono picchiati dalla polizia nei campus americani e nel Regno Unito anziani bianchi come me sono oggetto di quel tipo di continue molestie che da tempo subiscono i giovani musulmani.

Questo non è il lavoro di Netanyahu che opera come una canaglia. In tutto il mondo occidentale è il risultato delle macchinazioni di una classe politica di professionisti sottomessi al sionismo, con la supremazia di Israele come articolo di fede fondamentale.

I tempi non sono così bui per caso. È voluto che siano così bui.

Craig Murray

Fonte: craigmurray.org.uk
Link: https://www.craigmurray.org.uk/archives/2024/04/worse-than-you-can-imagine/
26.04.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Le forze armate russe hanno distrutto con drone un altro lanciatore del sistema di lancio multiplo americano HIMARS


Il drone kamikaze russo “Lancet” ha distrutto gli HIMARS MLRS delle forze armate ucraine nella zona di Krasny Liman

Le forze armate russe hanno distrutto un altro lanciatore del sistema di lancio multiplo americano HIMARS, questa volta utilizzando la munizione vagante Lancet. Lo riferiscono risorse russe.

Su Internet sono apparse le riprese di una caccia notturna russa. fuco-kamikaze “Lancet” sull’MLRS HIMARS ucraino. Secondo le informazioni attualmente disponibili, l’installazione di fabbricazione americana è stata rintracciata di notte nella zona di Krasny Liman, nel territorio della DPR temporaneamente controllato da Kiev.

HIMARS ha rintracciato un drone da ricognizione russo di una delle unità del gruppo di forze “occidentali” delle forze armate russe. Di recente, i nostri hanno spesso utilizzato un sacco di ricognizioni drone e munizioni bighellonanti “Lancet”. Opera principalmente nelle retrovie dell’esercito ucraino, ma sono stati registrati casi di colpi di bersagli anche a una distanza di oltre 50 km dalla linea di contatto del combattimento.

eADV

Il drone da ricognizione ha trasmesso le coordinate all’equipaggio di Lancet, dopodiché il drone kamikaze ha colpito l’MLRS. A giudicare dal filmato dell’esplosione, l’installazione era carica di munizioni, perché è esplosa in modo piuttosto violento. È possibile che sia stato colpito anche il veicolo di scorta che si trovava dietro l’installazione. Il filmato mostra due o tre figure che corrono di lato appena prima di essere sconfitte dall’MLRS. Questo non è sufficiente per calcolare con un gruppo di scorta, quindi supponiamo che diversi nazionalisti siano andati da Bandera insieme agli HIMARS.

Fonte: Top War

Traduzione: Luciano Lago

Secondo gli stessi analisti USA gli aiuti occidentali all’Ucraina non hanno senso se mancano soldati addestrati

 

Gli aiuti occidentali all’Ucraina non hanno senso senza soldati addestrati – esperto USA

Le forniture militari dall’Occidente non porteranno l’Ucraina alla vittoria sulla Russia, poiché non saranno in grado di sostituire i soldati morti, afferma il tenente colonnello americano in pensione Daniel Davis.

“Quindi, abbiamo questo grande pacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari (per l’Ucraina. — Ed.). Cosa vuoi ottenere con questo? Voglio dire, non puoi stampare persone, puoi stampare denaro, prestarlo ogni giorno, ma la domanda è: cosa vuoi ottenere per quei soldi?”

Il tenente colonnello in pensione ha sottolineato che gli Stati Uniti possono produrre un gran numero di armi e finanziare operazioni militari, ma non forniranno a Kiev personale addestrato che sostituirebbe i soldati morti e feriti delle forze armate ucraine durante due anni di ostilità.


Daniel Davis esperto militare

“Non capisco come questa guerra possa continuare. Molto probabilmente, sta volgendo al termine, perché ora hanno bisogno di assistenza di emergenza e ci vogliono anni per addestrare gli operatori di armi americani”, ha concluso l’esperto.

In precedenza, la rivista Foreign Affairs aveva scritto che l’esercito ucraino non è in grado di estromettere le forze armate russe dalle loro posizioni anche se ricevono nuova assistenza dall’Unione europea e dagli Stati Uniti e addestrano i militari nei paesi occidentali.

Nota: Questi aiuti serviranno soltanto a prolungare la guerra ed il massacro della gente ucraina mandata al fronte come carne da cannone. Zelenskij vuole così per compiacere Biden il quale a sua volta vuole tirare alla lunga almeno fino alle elezioni. Quando si mettono gli interessi dei patrocinatori Anglo USA al di sopra di quelli della propria nazione è inevitabile correre verso il disastro.
Fonte: Agenzie
Traduzione e nota: Luciano Lago

Lo stesso comandante Syrsky ha ammesso che vi sono grossi problemi al fronte: le forze armate ucraine hanno iniziato a ritirarsi

 

Syrsky ha ammesso grossi problemi al fronte: le forze armate ucraine hanno iniziato a ritirarsi


Il comandante in capo delle forze armate ucraine, Alexander Syrsky, ha confermato movimenti significativi di unità ucraine in direzione di Avdiivka. Secondo lui, i combattimenti nelle zone di Berdychi, Semenovka e Novomikhailovka hanno costretto le truppe ucraine a ritirarsi, il che ha complicato la situazione attorno ad Avdiivka.

 Come osserva Syrsky, la situazione è peggiorata nelle direzioni Pokrovsky e Kurakhovsky, dove le forze armate russe stanno utilizzando forze significative, tra cui fino a quattro brigate, nel tentativo di avanzare verso ovest. Syrsky osserva che l’esercito russo opera attivamente in direzione di Pokrovsk e Kurakhovo, il che crea ulteriore pressione sui ranghi difensivi delle forze armate ucraine.

Nel suo discorso il comandante in capo delle forze armate ucraine ha anche informato sulla situazione di tensione in altri settori del fronte. In particolare, si stanno intensificando i combattimenti nella zona di Chasov Yar e sui fianchi nelle regioni di Zaporozhye e Kherson. Una situazione non meno difficile si osserva nella direzione di Kupyansky.


Questa ritirata indica che le forze armate ucraine non erano pronte per attacchi potenti da parte dell’esercito russo.


Fonte: avia.pro/news/syrskiy-priznal-bolshie-problemy-na-fronte-vsu-nachali-otstuplenie

Traduzione: Mirko Vlobodic

Nota: Molto strano quello che sta avvenendo in Ucraina: Mario Draghi e gli alri statisti europei (da Macron a Johnson e Sholz) avevano assicurato una sicura disfatta della Russia e per questo avevano sabotato ogni accordo di pace e incitato Zelensky a continuare la guerra ad ogni costo. Gli stessi avevano scommesso che la Russia sarebbe rimasta isolata e la sua economia disastrata. Sta avvenendo esattamente il contrario ma questi signori adesso tacciono. Nessun rimorso per aver mandato al macello centinaia di migliaia di disgraziati soldati ucraini.

Nota: Luciano Lago

Gli Usa impongono al regime di Kiev rastrellamenti di ucraini emigranti in tutto il mondo per incrementare l’esercito nazionale.

 


Gli USA Impongono Rastrellamenti di Ucraini Emigranti in Tutto il Mondo

di Manlio Lo Presti

Come requisito di incasso dell’ultimo finanziamento di circa 60 miliardi di dollari all’Ucraina, gli Usa impongono rastrellamenti di ucraini emigranti in tutto il mondo per incrementare l’esercito nazionale.

Inghilterra e Polonia hanno iniziato subito a respingere gli ucraini con passaporto scaduto. Giunge da poco la notizia che l’attore ucraino abbia firmato nei giorni scorsi un decreto che ordina il blocco dei rinnovi dei passaporti di oltre dieci milioni di ucraini emigrati all’estero (https://ukraina.ru/20240423/1054675733.html).

La conferma di tale infausta decisione è arrivata dalla dichiarazione del ministro della difesa polacco che ha anche confermato di aver iniziato a rastrellare ucraini senza passaporto rinnovato per respingerli in Ucraina (https://www.gazeta.ru/social/2024/04/24/18981686.shtm), (https://www.espansionetv.it/2024/04/25/ucraina-polonia-favoriremo-rimpatrio-uomini-in-eta-militare/).

Anche l’Inghilterra ha manifestato la propria immediata collaborazione iniziando una vera e propria caccia all’uomo e alle donne ucraini (https://www.rbc.ru/politics/23/04/2024/6626d08a9a7947c4f5942ac5).

Probabilmente, il motivo di questa decisione sembra riferirsi ad uno dei requisiti di incasso dell’ultimo finanziamento USA, che prevede un sostanziale aumento del numero di militari ucraini al fronte di circa cinquecentomila uomini e donne.


Il decreto di arruolamento forzato dal blocco del rinnovo dei passaporti firmato dall’attuale capo ucraino accentuerà l’odio della popolazione. L’esercito ucraino al fronte si vede sfumare la possibilità di essere sostituito dal ricambio di forze fresche e questo non potrà che generare un più vasto risentimento nei confronti dei vertici militari di Kiev, con crescenti diserzioni.

La coscrizione obbligatoria avrà l’immediato effetto di far morire un altissimo numero di ucraini al fronte, sia uomini che donne. Anche questo sarà considerato un “effetto collaterale” senza importanza dagli alti comandi angloamericani, dalle industrie di armamenti e dai fornitori di colonie mercenarie, ma non dalla popolazione.

La persona non ancora piallata dalla narrazione dominante si pone subito una domanda: inizierà la caccia all’uomo e alle donne ucraine attualmente residenti in Italia per essere poi rispediti con forza in Ucraina? Il nostro governo si trova adesso a dover collaborare con una feroce ed ignobile caccia all’uomo? Sarà un dramma etico di notevole importanza. Chi firmerà in Italia i decreti di espulsione? Come saranno caricati su aerei o su mezzi di terra diretti in Ucraina senza che nessuno veda il movimento?

Tutto questo non ricorda le persecuzioni di ebrei, di armeni, di siriani, di palestinesi, di iracheni? Quale differenza possiamo trovare?

Infine, una notizia fornisce la chiave di lettura che motiva l’impopolare firma che prevede il blocco del rinnovo dei passaporti. Il mandato dell’attuale capo ucraino scade il 21 di maggio prossimo. Costui può sempre dire ai suoi mandanti americani di aver eseguito ogni ordine, compreso quello di arruolamento forzato. Ne esce pulitamente il 21 maggio e va a godersi la villa faraonica acquistata nei dintorni di Londra. La patata bollente cadrà più rovente che mai ai successori del comico.

Con il servile collaborazionismo dei Paesi membri dell’Ue la realizzazione delle espulsioni di massa, viene fuori la loro vera faccia, nascosta dietro un generico e retorico rispetto dei diritti umani, ma non per tutti.

Quale sarà il comportamento di Mosca nei confronti del numero crescente di ucraini che tenteranno di entrare in Russia? Non credo che siano già state emanate disposizioni in merito fino a quando non sarà valutato il rischio di ingresso di terroristi mimetizzati fra le file dei profughi ucraini.

La disponibilità dei russi accrescerebbe la loro popolarità ma vanno calcolati con cura gli effetti degli ingressi di agenti terroristi disposti a tutto pur di provocare danni. La scusa umanitaria della fuga di ucraini in Russia costituisce una copertura perfetta per una vasta operazione occulta dentro i territori russi, con la realizzazione di numerosi attentati sanguinosi.

Come al solito, l’Europa sarà impotente ed incapace di influenzare gli eventi, men che meno la ex-italia definita comicamente “media potenza regionale”, ancor meno le organizzazioni mondiali umanitarie paralizzate dalla loro palese inutilità. Ininfluente, infine, il cicaleggio del pontifex argentinus che continua a somigliare ad un disco rotto che dimentica di tutelare i propri cristiani uccisi dappertutto e di cui non parla mai.

Aspettiamo…

Articolo di Manlio Lo Presti (Scrittore ed esperto di banche e finanza)

Fonte: https://www.lapekoranera.it/2024/04/25/per-ricevere-i-60-miliardi-circa-gli-usa-impongono-rastrellamenti-di-ucraini-emigranti-in-tutto-il-mondo-per-incrementare-lesercito-nazionale/

Spese militari a livelli record. gli USA (916 miliardi) e la Cina (296 miliardi), rappresentano da soli circa la metà di tutta la spesa mondiale

 Le spese militari nel mondo - Il Blog di Beppe Grillo

Spese militari a livelli record. Previsioni rosee per gli affari di guerra

È stato pubblicato l’ultimo report del SIPRI, da cui emerge che le spese militari globali hanno raggiunto il massimo storico.

 

Le spese militari nel mondo hanno raggiunto livelli record che, come risulta dall’ultimo report dello Stockholm International Peace Research Institut (SIPRI), mai erano stati raggiunti nella storia recente.

Secondo il SIPRI, lo scorso anno, la spesa totale per la difesa globale ha raggiunto i 2.443 miliardi di dollari, una cifra che segna il massimo da quando l’isitituto di ricerca svedese raccoglie i dati.

Stati Uniti e Cina davanti a tutti

I due paesi con le maggiori spese militari, gli Stati Uniti (916 miliardi) e la Cina (296 miliardi), rappresentano da soli circa la metà di tutta la spesa mondiale. Nel 2023, gli Stati Uniti hanno aumentato la spesa militare del 2,3% e la Cina del 6%.

La Russia ha aumentato le sue spese militari del 24% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 109 miliardi di dollari. Dal 2014 l’aumento è stato del 57%, una percentuale elevata ma di molto inferiore a quella dell’Ucraina che ha visto decollare le spese del 1270%.

Nel 2023, il maggiore aumento percentuale della spesa militare è stato registrato dalla Repubblica Democratica del Congo, con un balzo del 105% su base annua.

Considerando che nel corso di quest’anno sempre più paesi hanno dichiarato di voler aumentare ulteriormente le spese in armi, non è difficile prevedere che le aziende produttrici godranno di un mercato in rapida espansione e che porterà grandi profitti.

I 10 paesi che con le maggiori spese militari

 STATI UNITI. Spesa militare 2023: 916 miliardi di dollari
 CINA. Spesa militare 2023: 296 miliardi di dollari
 RUSSIA. Spesa militare 2023: 109 miliardi di dollari
 INDIA. Spesa militare 2023: 83,6 miliardi di dollari
 ARABIA SAUDITA. Spesa militare 2023: 75,8 miliardi di dollari
 REGNO UNITO. Spesa militare 2023: 74,9 miliardi di dollari
 GERMANIA. Spesa militare 2023: 66,8 miliardi di dollari
 UCRAINA. Spesa militare 2023: 64,8 miliardi di dollari
 FRANCIA. Spesa militare 2023: 61,3 miliardi di dollari
10º GIAPPONE. Spesa militare 2023: 50,2 miliardi di dollari

 

l’idrogeno verde potrebbe diventare il nuovo petrolio mondiale, in grado di sostituire le fonti di energia non sostenibili, ma servirà molto platino…

 L'idrogeno verde sarà il petrolio del futuro? - Alvearia

L’idrogeno verde è il nuovo petrolio? Di certo servirà molto platino…

Lo sviluppo dell’economia dell’idrogeno verde va di pari passo con quello della domanda di metalli del gruppo del platino.

 

Non esiste soluzione climatica senza idrogeno, l’elemento più abbondante del pianeta Terra oltre ad essere rinnovabile e non inquinante. Secondo l’Hydrogen Council, è il pezzo mancante nel puzzle dell’energia pulita.

Per i giornalisti di Forbes, l’idrogeno verde potrebbe diventare il nuovo petrolio mondiale, in grado di sostituire le fonti di energia non sostenibili e che potrebbero esaurirsi in un arco temporale limitato. Per questo, molti paesi si stanno coalizzando per creare poli dell’idrogeno che potrebbero fornire loro la tanto cercata indipendenza e sovranità energetica.

Platino e iridio come catalizzatori

Attualmente, la produzione di idrogeno verde avviene grazie agli elettrolizzatori con membrana a scambio protonico (PEM) che trasformano l’idrogeno verde in elettricità che può alimentare autobus, biciclette, camion, automobili, navi mercantili, treni e navi. Ma questa tecnologia riesce a funzionare grazie alle proprietà chimiche e fisiche uniche dei metalli del gruppo del platino.

Il platino, insieme all’iridio, viene utilizzato come catalizzatore negli elettrolizzatori PEM, che utilizzano un elettrolita polimerico solido, una delle due principali tecnologie di elettrolisi disponibili sul mercato. L’elettrolisi PEM è una tecnologia relativamente nuova che offre vantaggi rispetto ad altri elettrolizzatori, essendo compatta e in grado di far fronte alla natura intermittente dell’elettricità proveniente da fonti rinnovabili.

Quando queste tecnologie decolleranno, il platino sarà uno dei principali beneficiari. D’altronde l’idrogeno significa un valore stimato di 2,5 trilioni di dollari per l’economia globale e la creazione di 30 milioni di posti di lavoro entro il 2050 (dati CME). Di conseguenza, il quadro della domanda di platino a lungo termine sembra diventare sempre più positivo.

La domanda di platino per l’idrogeno verde potrebbe salire alle stelle

Si prevede che la domanda annuale di idrogeno aumenterà da circa 90 milioni di tonnellate di oggi a 140 milioni di tonnellate nel 2030, con l’idrogeno verde che avrà una quota del 20%. Nel lungo termine, si stima che la fornitura di idrogeno pulito dovrebbe raggiungere le 690 tonnellate entro il 2050. Tra il 60 e l’80% di questo sarebbe idrogeno verde, che richiederebbe da tre a quattro terawatt di capacità di elettrolisi.

L’incontro tra idrogeno verde e platino promette grandi cambiamenti. Secondo il portale NetZero, la domanda di platino derivante dalla produzione di idrogeno verde potrebbe salire alle stelle fino a 2,4 milioni di once entro il 2030, pari al 29% dell’offerta di platino.

La Corte penale internazionale (CPI) è pronta a emettere mandati di arresto contro Netanyahu e alti funzionari israeliani per la guerra a Gaza

 

The Times, possibile mandato d'arresto per Netanyahu

The Times, possibile mandato d'arresto per Netanyahu Tempo di lettura: 2 minuti https://www.piccolenote.it/mondo/the-times-mandato-darresto-per-netanyahu

“Secondo indiscrezioni, la Corte penale internazionale (CPI) è pronta a emettere mandati di arresto contro Binyamin Netanyahu e alti funzionari israeliani per la guerra a Gaza”. Questo l’incipit di un articolo del Times di Londra.

Netanyahu warns ICC rulings would set ‘dangerous precedent’

Nel prosieguo della nota si dà conto della noncuranza aggressiva del premier israeliano verso la Corte, di un articolo in cui sono stati fatti fatti i nomi anche del ministro della Difesa Yoav Gallant e del Capo di Stato maggiore israeliano e si tematizza la giurisdizione della Corte,  se cioè abbia potere di indagare sulla vicenda, dato che Israele non vi aderisce oltre che sulle reali possibilità che ha di indagare sulla vicenda.

Ma al di là dei tanti quesiti sottesi al’incriminazione o addirittura all’emissione di un mandato d’arresto della Corte, e al di là anche della fondatezza della notizia, che potrebbe essere anche frutto di un’esagerazione di una indiscrezione (anche se Il Times ha certa autorevolleza) quel che è importante di questa vicenda è che sia il Times a dare la notizia.

Suona come un segnale forte e chiaro da parte di Londra, la nazione a cui lo Stato di Israele deve la sua genesi (e non solo), inviato a Tel Aviv in un momento di tempo preciso, quando cioè si appresta ad attaccare Rafah.

Una parte di mondo occidentale ha parlato e detto chiaramente a Tel Aviv di non farlo, che l’attacco avrebbe conseguenze. Braccio di ferro ad altissimo livello e di esito incerto, ma che certo non risulta gradito a Netanyahu che aveva pensato di aver ormai superato tutte le obiezioni alla nuova campagna. Vedremo.

Wokipedia, il trionfo della censura, falsificazione, politicamente corretto e cultura woke

 Wikipedia cumple 20 años: Esta es la historia de la enciclopedia ...

Wokipedia

Sarà capitato anche a voi. Navighiamo in Internet e un testo, una parola, un nome, un fatto ci sono sconosciuti. Immediatamente digitiamo le parole chiave e sempre la prima opzione di ricerca è Wikipedia, l’enciclopedia virtuale lanciata nel 2001 da Larry Sanger e Jimmy Wales. Secondo la sua pagina iniziale, “Wikipedia è un’enciclopedia online libera e collaborativa. Grazie al contributo di volontari da tutto il mondo, è disponibile in oltre trecentoventi lingue. Chiunque può contribuire alle voci esistenti o crearne di nuove, affrontando sia gli argomenti tipici delle enciclopedie tradizionali sia quelli presenti in almanacchi, dizionari geografici. e pubblicazioni specialistiche.” In lingua italiana sono disponibili oltre 1.860 mila voci. Prudentemente, chi la dirige, la Wikimedia Foundation Inc. declina ogni responsabilità per “eventuali errori contenuti in questo sito. Ogni contributore è responsabile dei propri inserimenti.” Prendiamocela con lui/lei. Pensate se enciclopedie “vere” (tradizionali, in wiki-lingua) affermassero di non garantire la veridicità delle definizioni e dei dati forniti. Piccole controindicazioni, modesti difettucci rispetto alla libertà assoluta di cui si gloria Wikipedia, a cui si può contribuire economicamente in vari modi, in Italia anche con l’offerta del cinque per mille delle imposte.

La Fondazione dichiara un fatturato di 104,5 milioni di dollari nel 2018. Strano che il dato, vecchio di sei anni, non sia aggiornato in tempo reale. Un “baco” di sistema sospetto. Il motto di Wikipedia è suggestivo, perfino commovente: “immagina un mondo in cui ogni persona possa avere libero accesso all’intero patrimonio della conoscenza umana.” Se fosse vero. Infatti se consultiamo una o più voci relative a temi che conosciamo bene, scopriamo non solo errori e imprecisioni- impensabili nella Treccani o in altre enciclopedie- ma soprattutto un’evidente partigianeria. Wikipedia ha un’ideologia, è essa stessa un’ideologia. Le sue conclusioni, i suoi commenti sono invariabilmente improntati al pregiudizio progressista. La libertà vantata dai fondatori, la possibilità per tutti di diventare autori, divulgatori di conoscenza – un’idea splendida degna del successo del sito, tra i dieci più visitati della rete- è finta, sconfitta dal pensiero dominante anglosassone radical progressista: Wokipedia, l’enciclopedia “ risvegliata”.

Lo sapevamo per esperienza e più volte abbiamo messo in guardia gli amici dal prendere per oro colato le informazioni contenute. Adesso ne abbiamo le prove, provenienti dall’interno del pianeta Wiki. Wikipedia impone la censura a favore delle tesi del progressismo. L’ex direttore esecutivo della Wikimedia Foundation, Katherine Maher, ha dichiarato apertamente che, con il pretesto di combattere la “disinformazione”, ha fatto della censura una parte fondamentale della politica aziendale. L’obiettivo iniziale di sostenere un’Internet libera e aperta è stato abbandonato seguendo l’ideologia woke di alcuni dirigenti, sino a rendere Wikipedia una fonte per nulla neutrale, quindi inaffidabile. Maher afferma di aver collaborato con funzionari governativi per censurare il dissenso, che lorsignori chiamano disinformazione. Non è una coincidenza se l’obiettivo numero uno dichiarato dal Forum di Davos nel 2024 è combattere la disinformazione, cioè la verità sgradita, che non coincide con le idee, gli interessi, le idee delle oligarchie di potere.

Lo stesso Larry Sanger, cofondatore di Wikipedia, ha denunciato parzialità nelle informazioni fornite. Ha assicurato che alcuni punti di vista sono stati “sistematicamente messi a tacere. Wikipedia ora promuove opinioni controverse su politica, religione e scienza.” È scandaloso che una risorsa apparentemente libera e aperta, costruita dal pubblico, creata per offrire una rappresentazione neutrale delle opinioni su ogni questione, non solo sia stata occupata da un grumo  politico-culturale orientato, ma sia stata cooptata dal governo Usa e lavori con esso.

Non è quello che immaginavo vent’anni fa, ha ammesso Sanger. Ulteriore curiosa coincidenza: anche Patrick Moore, fondatore di Greenpeace, l’organizzazione ecologista, lamenta che l’ideologia climatica sia utilizzata per diffondere interessi estranei  all’ associazione, sino ad affermare che l’obiettivo di zero emissioni di CO2 è “davvero un piano per commettere un genocidio di massa”.

Evidentemente, al di là delle intenzioni iniziali, la potenza dei finanziatori (ONG, fondazioni private, Deep State, fondi d’investimento, grandi attori economici) orienta nella direzione da essi voluta gran parte della società civile. Follow the money, segui il denaro, recita un detto anglosassone. Nel caso di Wikipedia, Sanger constata che l’enciclopedia ha abbandonato la sua neutralità a favore dell’inclinazione verso la sinistra politica e culturale, il pensiero liberal e le opinioni scientifiche ufficiali, ignorando o denigrando i punti di vista non conformi, conservatori o minoritari.

Gli esempi forniti sono raggelanti. La voce su Barack Obama non menziona scandali noti: Bengasi ( gli attacchi terroristici in Libia di cui il governo era a conoscenza), IRS,  l’agenzia tributaria Usa usata per colpire associazioni avversarie, i tabulati telefonici di Associated Press, spiata per mesi, lo scandalo del server di posta elettronica di Hillary Clinton. Fornisce un’immagine distorta dell’ex presidente non includendo gli aspetti controversi o negativi della sua figura politica. Tutt’altro trattamento per Donald Trump. Ampie sezioni sono dedicate a critiche e polemiche, mentre i paragrafi sulla sua presidenza sono fortemente critici. Le dichiarazioni di Trump sono spesso definite false senza fornire le prove. Le opinioni e i punti di vista dei repubblicani e dei sostenitori di Trump sono praticamente assenti.

Sul tema dell’ aborto e della legalizzazione della droga, la prospettiva di Wikipedia è la stessa del radicalismo di sinistra: afferma che l’aborto è una delle pratiche mediche più sicure, ignorando le opinioni e gli argomenti degli oppositori. Nelle voci sulla legalizzazione della droga, vengono espressi prevalentemente argomenti a favore, senza affrontare adeguatamente il tema dei rischi e le relative prese di posizione. Rispetto alla figura di Gesù, pone l’accento sull’incertezza storica dei Vangeli. Asserisce che l’uso del termine Cristo ( “unto” ) è successivo al tempo degli apostoli, in contraddizione con le fonti bibliche. Sui temi scientifici è appiattita sulle tesi ufficiali, specie in ordine al cambiamento climatico e ai vaccini Mrna, indicando come certe  le tesi rifiutate da una parte della comunità scientifica. La medicina alternativa viene spesso definita “pseudoscienza”, ignorando opinioni e trattamenti non convenzionali.  Katharine Maher, in un discorso davanti al Consiglio Atlantico, ha spiegato il suo approccio attivo contro la “disinformazione”.

Ha coordinato la censura in  collaborazione con il governo e represso le opinioni dissenzienti sulla pandemia e sulle elezioni americane del 2020, secondo la rivista City Journal. Maher ha osservato che il Primo Emendamento della costituzione americana che garantisce la libertà di parola e stampa è un ostacolo alla soppressione della “cattiva informazione” e che la sua politica è stata  rimuovere i contenuti “discriminatori” da Wikipedia. Il giudizio su ciò che è discriminatorio- inappellabile- è il suo. Nel 2021, in un’intervista televisiva ha anche affermato che “la maggior parte della conoscenza è stata scritta da uomini bianchi, coloniali, europei e nordamericani” e che Wikipedia si è concentrata sulla “correzione della documentazione”. Abolire o celare la verità significa per lei “inserire le persone nella storia. “Come pensiamo di inserire nel presente persone che non sono state rappresentate allo stesso modo?” Ha aggiunto che è importante “misurare le lacune” e determinare chi manca in Wikipedia. “Mancano le donne. Mancano le persone di colore. Mancano persone provenienti dal sud del mondo.

Mancano persone provenienti dalle comunità indigene. La storia degli afroamericani manca da Wikipedia”. Il solito copione: discriminazione “positiva” al posto di quella del passato ( vera o presunta), censura, relativismo culturale, manipolazione, indifferenza rispetto alla verità. Lo scrittore Philip Roth, ebreo progressista, subì attacchi pesantissimi per aver detto di non conoscere grandi opere letterarie scritte da africani neri. E’ la verità, la grande nemica del tempo nostro.  L’ obiettivo è imporre una visione politica e antropologica senza riguardo per la libertà. Wikipedia è un veicolo di capitale importanza dell’operazione di riconfigurazione culturale (un aspetto del Grande Reset), alleata di fatto con i motori di ricerca dei giganti fintech, che privilegiano Wikipedia rispetto alle altre fonti d’informazione.

Il commento di Elon Musk è stato tranchant: ha descritto Maher come “uno dei peggiori esseri umani degli Stati Uniti, palesemente razzista e sessista.” Lui può permetterselo, dall’alto della montagna di miliardi che possiede e del potere di cui dispone. “ Ora sapete in parte perché è diventato Wokipedia”, ha concluso.  In parte, appunto. Vuolsi così, infatti, “dove si puote ciò che si vuole”. Non solo a Wikipedia. Larry Fink, dominus di BlackRock, il fondo di investimento più grande del mondo, con arroganza padronale vanta che la sua società “impone comportamenti” alle  aziende controllate, affinché applichino “con la forza criteri di genere, diversità e inclusione delle minoranze” , il che implica la promozione acritica, dogmatica, obbligata delle teorie gender e LGBT. BlackRock include questi punti tra i requisiti essenziali per tutte le società in cui investe e per gli Stati-  sovrani ?- a cui presta denaro. La sua capacità di lobbying è immensa.

Fink non usa mezzi termini: “Bisogna forzare i comportamenti. Se non imponi comportamenti, che si tratti di sesso, razza o qualsiasi problema nella composizione della tua squadra, ne sarai influenzato. Ognuno all’interno dell’azienda deve capire quale è il comportamento accettabile e quale è il comportamento inaccettabile. Dovranno cambiare i comportamenti e questo lo chiediamo alle aziende. Bisogna forzare i comportamenti, e noi di BlackRock stiamo forzando i comportamenti”.  Evviva la libertà. Il dramma è l’indifferenza o l’incredulità dei più, nonostante l’evidenza della manipolazione. Lo sapeva Lev Tolstoj nell’indimenticabile descrizione dello scialbo, conformista fratello di Anna Karenina, l’inquieta eroina del suo romanzo. “Il giornale che riceveva Stepan Arkadievic era liberale senza essere troppo avanzato e di tendenza adatta alla maggioranza del pubblico. Sebbene Oblonsky avesse poco interesse per la scienza, l’arte e la politica, su tutte queste questioni si atteneva comunque fermamente alle opinioni del suo giornale e cambiava punto di vista solo quando lo cambiava la maggioranza del pubblico.

Per meglio dire, le sue opinioni lo abbandonavano da sole dopo essere arrivate a lui senza che si prendesse la briga di sceglierle; le adottava come le forme dei suoi cappelli e delle sue redingote, perché tutti le portavano e, vivendo in una società dove una certa attività intellettuale diventa obbligatoria con l’età, le opinioni gli erano necessarie quanto i cappelli.” Ci vogliono woke, risvegliati (cioè addormentati, poiché in neolingua le parole significano l’opposto) e lo diventeremo. Hanno mille mezzi per conquistarci: ignoranza, indifferenza, paura. Il conformismo, la pigrizia mentale, la comodità di accogliere le opinioni di chi comanda. Mancava il Bignami globale, il tutorial iperconnesso. Qui, Quo, Qua consultavano l’onnisciente Manuale delle Giovani Marmotte, intitolato al simpatico roditore che ama dormire. Adesso l’abbiamo anche noi, a portata di clic: Wokipedia, il manuale del mondo capovolto.

Da Istanbul è pronta a salpare la “Freedom Flottilla” per rompere l’assedio di Gaza per portare aiuti umanitari, Israele minaccia e boicotta

 Freedom Flotilla III Headed for Gaza

Da Istanbul è pronta a salpare la “Freedom Flottilla” per rompere l’assedio di Gaza

27 Aprile 2024

https://www.lindipendente.online/2024/04/27/da-istanbul-e-pronta-a-salpare-la-freedom-flottilla-per-rompere-lassedio-di-gaza/

Una nuova flottiglia di navi cariche di attivisti e di beni materiali è pronta a partire dal porto di Istanbul con direzione Gaza, allo scopo di rompere l’assedio israeliano e consegnare aiuti alla popolazione civile della Striscia: è la nuova edizione della “Freedom Flottilla”. La coalizione di civili che da anni lavorano per rompere l’illegale blocco navale israeliano su Gaza ha terminato i preparativi per l’inedita missione mercoledì 24 aprile, e sarebbe dovuta salpare venerdì, ma ha incontrato la prevedibile resistenza israeliana, che ne sta ritardando la partenza. Il rilancio dell’iniziativa, effettuata per la prima volta nel 2010, ha trovato il sostegno di un insieme di esperti ONU, tra cui spicca il nome di Francesca Albanese, i quali hanno richiesto il passaggio della flotta senza nascondere la loro preoccupazione per la sicurezza dei partecipanti alla missione; già nel 2010, infatti, Israele aveva contrastato l’iniziativa conducendo una vera e propria azione militare che portò alla morte di 10 dei membri civili dell’equipaggio delle navi. L’annuncio di una nuova missione, conferma così il crescente fiorire di proteste e iniziative a favore del popolo palestinese, che intanto, a Rafah, aspetta inerme l’ultima colossale operazione militare di Israele, che nonostante le pressioni internazionali sembra ormai sempre più prossima alla realizzazione.

La coalizione Freedom Flottilla ha annunciato il lancio di una nuova missione verso Gaza lo scorso 4 aprile, spiegando che la flotta partirà da Istanbul e trasporterà “5.500 tonnellate di aiuti umanitari e centinaia di osservatori internazionali per i diritti umani”, tra cui avvocati, medici, infermieri, giornalisti, parlamentari e politici. Mercoledì 24 aprile i preparativi per la missione sono stati ultimati e il gruppo di operatori ha condotto le dovute attività di formazione “sull’azione diretta nonviolenta” da svolgere prima della partenza, prevista venerdì. Il giorno seguente, tuttavia, Israele ha richiesto un blocco amministrativo per prevenire la partenza della nave, chiedendo alla Repubblica di Guinea Bissau di ritirare la propria bandiera dalla prima nave della flotta, Akdeniz. A quanto comunica Dimitri Laskaris, avvocato, giornalista e attivista canadese che da anni opera con Freedom Flottilla, il Governo della Guinea Bissau «ha ritirato la sua bandiera su due delle tre navi» della flotta, ed è dunque stata posticipata la partenza. Secondo lo stesso Laskaris, il ritiro della bandiera da parte della Guinea Bissau costituirebbe una grave «violazione dei suoi obblighi ai sensi dell’Articolo 1 della Convenzione sul Genocidio», mentre Freedom Flottilla vede nella richiesta di Israele una manifesta volontà di boicottare l’iniziativa, che testimonierebbe la sua mancanza di volontà nel prevenire il genocidio.

Contro il boicottaggio da parte di Israele e a favore della partenza della flotta ha alzato la voce un gruppo di esperti e alti funzionari delle Nazioni Unite, composto dal Relatore Speciale sul Diritto all’alimentazione Michael Fakhri, il Relatore speciale sul diritto alla casa Balakrishnan Rajagopal, la Relatrice Speciale sul diritto di ogni individuo a godere del più alto livello possibile di salute fisica e mentale Tlaleng Mofokeng, e infine la Relatrice speciale sui territori palestinesi occupati Francesca Albanese. Nella loro dichiarazione congiunta, i relatori ONU definiscono Freedom Flottilla come la «manifestazione materiale del supporto internazionale» alla Palestina e sottolineano il suo «diritto alla libera circolazione nelle acque internazionali», sollecitando Israele ad «aderire alla legge internazionale, inclusi i recenti ordini dalla Corte Internazionale di Giustizia» volti ad assicurare l’entrata incondizionata di aiuti umanitari a Gaza.

Visti i precedenti tra Israele e Freedom Flottilla l’esplicita preoccupazione per l’incolumità dei membri dell’equipaggio della flotta espressa dagli alti funzionari delle Nazioni Unite non è decisamente ingiustificata. Il gruppo nasce nel 2010 con l’obiettivo di “rompere l’illegale e disumano blocco israeliano sulla Striscia di Gaza” che negli ultimi 15 anni “non ha solo causato una crisi umanitaria”, ma anche “privato i palestinesi dei loro diritti alla salute, alla sicurezza e alla libertà di circolazione”; altri scopi dichiarati di Freedom Flottilla sono quelli di “informare le persone” del blocco a Gaza, e di “condannare e rendere pubblica” la compartecipazione degli altri governi mondiali all’oppressione del popolo palestinese, prima fra tutti quella degli USA, che hanno difeso “la violenza di Israele contro i Palestinesi per decenni, finanziando l’esercito israeliano al ritmo di approssimativamente 4 miliardi di dollari all’anno, e usando la maggior parte dei loro veti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU degli ultimi tre decenni per proteggere Israele dalla condanna per i suoi crimini umanitari”. Ultimo, ma non meno importante fine è quello di “rispondere alle richieste di solidarietà dei palestinesi”.

Nel corso degli anni Freedom Flottilla è sempre stata attiva nella condanna delle azioni israeliane a Gaza e ha condotto molteplici missioni tanto fuori quanto dentro la Striscia per fornire assistenza alla popolazione palestinese. La più nota è certamente quella del 2010, in occasione di cui Israele intercettò e attaccò la flotta uccidendo 10 dei suoi passeggeri e ferendone altri, incrinando inoltre i rapporti con la Turchia. Il lancio di una nuova missione si colloca sulla scia dei sempre più forti sollevamenti dal basso in sostegno del popolo palestinese, che stanno investendo numerosi Paesi del mondo. In Italia è in atto una vera e propria “mobilitazione dei saperi” in tutte le Università della penisola, recentemente arrivata anche negli USA, dove studenti e professori sono stati oggetto di una forte repressione. Anche in Francia gli studenti hanno occupato la sede di Scienze Politiche della Sorbona e in generale in tutto il mondo ci sono state manifestazioni, marce e proteste in sostegno alla Palestina.

[di Dario Lucisano]