Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Punture di Spillo: ma di quale potere pensano di disporre?




Di Claudio Martinotti Doria

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Un amico scienziato ha recentemente utilizzato un’efficace metafora per cercare di spiegare ai lettori di un giornale a diffusione regionale ed on line quanto sia prezioso il nostro pianeta e la vita che in esso si è sviluppata con la sua straordinaria biodiversità.
L’ho apprezzato molto soprattutto perché ha evitato simbolismi calcistici, cui purtroppo con eccessiva frequenza si è costretti a ricorrere per far capire concetti minimamente complessi ad una popolazione prevalentemente analfabeta di ritorno ed abituata alla demenzialità televisiva e mediatica, il cui scopo è appunto l’involuzione culturale della società (da Homo sapiens sapiens a Homo videns demens).
E’ ricorso alla metafora del gioco dei dadi.
Per capire quanto sia prezioso e raro il nostro pianeta ha affermato che le probabilità statistiche che nell’universo ve ne siano di simili (senza per questo escludere che vi possano essere formate forme di vita intelligenti in pianeti meno dotati di potenzialità come il nostro), nei quali si possano essere formati essere viventi e senzienti come nel nostro, occorrerebbe riuscire a lanciare i dadi un centinaio di volte facendo sempre sei.
Credo abbia reso bene la rarità valoriale del nostro pianeta e della vita che in esso si è formata e questo spiegherebbe il perché desti così tanta attenzione da parte di "visitatori" (ad aggiungerei "fruitori") da altre dimensioni e pianeti, stando sia alle testimonianze dei testi antichi (in particolare della civiltà della Valle dell'Indo e della Mesopotamia), che impropriamente e riduttivamente si definiscono miti, ma soprattutto a quelle testimonianze molto più recenti e frequenti, che si rifanno alle abduction, e che non possono così facilmente ed opportunisticamente essere relegati alla sfera delle psicopatologie (troppo comodo e pregiudizievole), in quanto le teorie della moderna fisica quantistica, l’ipnosi regressiva e PNL ed altre, in un approccio multidisciplinare, stanno fornendo gli strumenti tecnici e culturali per studiarli ed interpretarli correttamente, per quello che realmente sono nella maggioranza dei casi, esperienze di contatto con forme di vita di provenienza extradimensionale ed extraterrestre.
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Se a queste considerazioni aggiungiamo che rispetto alla storia del nostro pianeta, ricorrendo alla comune metafora dell’orologio, la presenza umana occupa qualche secondo nel lunghissimo periodo trascorso, viene spontaneo domandarsi quanta poca consapevolezza l’essere umano disponga delle sue origini e qualità intrinseche, soprattutto rispetto all’abituale modo di fare politica, di atteggiarsi e comportarsi da parte di coloro che sono investiti di responsabilità pubbliche.
Quanto paradossale ed anacronistico risulta la presunta autorità di cui si sentono investiti una miriade di personaggini cui ci si dovrebbe (e vorrebbe) ancora rivolgere con i predicati di Eccellenza, Onorevole, Vostro Onore, ecc. che sono solo espressione di burocratismi obsoleti e clientelari, autoreferenziali ed oligarchici, che si consolidano vicendevolmente per frenare l’avversione (ormai prossima all’ostilità) da parte della società che dal basso, gradualmente ed inesorabilmente, ne percepisce ormai la sua
decadenza, dannosità e vanità.
Nostro malgrado, si assiste in modalità motu proprio e perpetuo, al teatrino della politica, in cui questi personaggini recitano un ruolo in una fiction, che loro credono realtà, mentre vivono (come tutti noi) in una Matrix di cui non hanno la benché minima consapevolezza (disponendo di una coscienza compressa, ridotta ai minimi termini, del tutto priva di potenzialità noetiche). Si sentono cioè protagonisti dotati di potere e prestigio, mentre sono solo miseri attori di una fiction, che stando alla moderna fisica quantistica, è a sua volta inserita in una fiction più grande, essendo la vita una specie di film, una realtà virtuale, olografica.
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Come tutti gli attori, si sentono grandi finché disporranno di fans, cioè di persone che vorrebbero essere al loro posto. Quando questo processo cesserà, quando cioè si raggiungerà una massa critica di persone che avranno acquisito consapevolezza espandendo la propria coscienza, il re sarà nudo e la sua nudità risulterà in tutta la sua patetica ridicolaggine che sfocerà in empietà.
Per il momento continueranno apparentemente a prosperare, ammantati da un’aura mediatica artatamente contraffatta per fornirne un’immagine fasulla e prosopopeica, funzionale all’asservimento delle masse.
Aspettarsi qualche cosa di valore dalla loro attività è pura illusione. Come è illusione una fiction, ancor più se situata all’interno di un’altra fiction.
Ma finché saremo solo spettatori passivi, il teatrino proseguirà imperterrito e rappresenterà ciò che crediamo realtà, perché saremo noi ad alimentarlo con le nostre aspettative puerili e fragilità psicologiche.
In realtà non abbiamo bisogno di loro, semmai sono loro che hanno bisogno di noi, meglio se asserviti stupidamente da una molteplicità di dipendenze coercitive, da azioni liberticide accettate come necessarie, come se fosse naturale subire estorsioni per poi implorare una parziale restituzione di quanto ci apparteneva.
E’ un mondo distorto, cui malauguratamente ci hanno abituati e come nella caverna platonica scambiamo le ombre per realtà, depotenziandoci infinitamente.

La colpa è dei cittadini risparmiatori che dovevano informarsi? Oppure è delle banche, che hanno piazzato titoli spazzatura. È di chi doveva vigilare?

Ma quali banche tossiche …E' una prassi consolidata quella di fregare i risparmiatori

Un momento dellaa manifestazione di piccoli azionisti e obbligazionisti dei quattro istituti di credito interessati dal cosiddetto decreto "Salva-banche" insieme a parlamentari del M5S per protestare contro il provvedimento del governo che anticipa il bail-in, piazza Montecitorio, Roma, 6 Dicembre 2015. ANSA/GIUSEPPE LAMI
di Andrea Baranes
La colpa è dei cittadini risparmiatori che dovevano informarsi. Oppure è delle banche, che hanno piazzato titoli spazzatura. È di chi doveva vigilare, Banca d’Italia in testa. È del governo e del pasticcio del decreto salva­banche. È’ dell’Ue e delle sue regole. Negli ultimi giorni è esploso il dibattito sul salvataggio di CariFerrara, Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti, per cercare di individuare responsabilità e colpe.
Certo è che una banca non dovrebbe vendere a clienti inesperti prodotti come delle “opzioni certificates su sottostanti cartolarizzati”. Difficile anche solo capire di cosa si tratta, figuriamoci investirci i propri risparmi. Per questo esiste una normativa europea – la Mifid – che prevede che le banche, prima di vendere un prodotto, facciano quella che si chiama la profilatura del cliente, ovvero verifichino la conoscenza degli strumenti finanziari, la propensione al rischio, gli obiettivi dell’investimento.
Peccato poi che si scopra che il 75 per cento della clientela – anche chi aveva un’istruzione media inferiore – è risultato figurare sui tre livelli più alti di conoscenza ed esperienza finanziaria. Dati a dire poco strani, ma che trovano una spiegazione se si viene a sapere quanto le strutture commerciali vengano pressate per raccogliere volumi e incentivi. Se da un’indagine della Consob risulta “il costante e penetrante controllo delle performance di rete” e “forme di pressione per raggiungere i budget”; se, come rivelato dalle parole di un dirigente: “Forse non mi sono spiegato: vanno fatti i numeri”. Come dire vendita di prodotti in conflitto di interesse; forme di marketing scorrette; fissare obiettivi in funzione delle esigenze della società, privando l’investitore di alternative; e chi più ne ha più ne metta.
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Fermi un momento. Quanto scritto non è relativo alle famigerate quattro banche oggi nell’occhio del ciclone. È relativo a Poste Italiane. È riportato nel procedimento della Consob verso le care vecchie Poste, da sempre considerato il porto sicuro in cui gli italiani depositano il proprio risparmio. E non parliamo di un periodo lontano nel tempo, ma degli anni tra 2011 e 2013.
Per carità, non vogliamo dire che tanto lo facevano (quasi) tutti. Nessuno intende sminuire le responsabilità degli amministratori delle quattro banche salvate negli scorsi giorni, i prestiti agli amici degli amici o la necessità di comprendere eventuali comportamenti fraudolenti. Dobbiamo però essere chiari su un punto: non è possibile, al continuo ripetersi di ogni problema, scandalo, truffa, fallimento, salvataggio o disastro finanziario continuare a parlare delle proverbiali poche mele marce, concentrarsi sul caso singolo perdendo di vista il quadro generale. È l’intero sistema finanziario a essere autoreferenziale, ipertrofico e intrinsecamente instabile. Negli ultimi sette anni i salvataggi e gli interventi a favore del sistema bancario potrebbero essere costati oltre 4.000 miliardi di dollari. Questo mentre, tra il 2012 e il 2014, le banche hanno pagato 139 miliardi di dollari di sanzioni alle sole autorità statunitensi. Un operatore finanziario su quattro negli Usa e uno su tre in Gran Bretagna riconosce candidamente che commetterebbe un delitto per fare soldi se fosse sicuro di non essere preso.
Il sistema finanziario negli Usa rappresenta il 7 per cento del Pil ma assorbe circa il 30 per cento dei profitti. Com’è possibile che la finanza, continuamente e costantemente, realizzi dei tassi di profitto superiori a quelli dell’economia? Un sistema che assomiglia sempre di più a un gigantesco schema di Ponzi, dal nome del celebre truffatore attivo negli Usa negli anni Venti. Ponzi prometteva guadagni mirabolanti, ma si limitava a girare ai primi clienti una parte delle risorse che arrivavano da quelli nuovi. Per un po’ il sistema sembrava funzionare, attraendo nuovi sprovveduti, i cui capitali venivano in parte usati per dare l’impressione che si stavano realizzando i profitti promessi, finché il castello di carte non è fragorosamente crollato. Se oggi l’economia nel mondo cresce tra il 2 e il 3 per cento – molto meno in Europa, per non parlare dell’Italia – ma tutti pretendiamo il 5 per cento o più dai nostri investimenti finanziari, forse abbiamo un problema.
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Solo uno dei paradossi attuali. I manuali di economia spiegano che le banche lavorano con i risparmi depositati dai clienti, e sono vigilate da un ente di controllo, solitamente la banca centrale. Oggi la situazione è diametralmente opposta. Con il Quantiative Easing la BCE pompa liquidità nel sistema finanziario al ritmo di 60 miliardi di euro al mese. D’altra parte, con il bail­in sono azionisti, obbligazionisti e clienti su cui ricadono le perdite in caso di crisi ­ risparmiatori senza alcuna esperienza, in un mondo finanziario senza trasparenza ­ a essere chiamati a controllare quello che combinano le banche.
Gli stessi azionisti, obbligazionisti e clienti che si attendono un profitto dai propri investimenti finanziari, con il problema che la montagna di soldi immessi dalla Banca Centrale sta schiacciando i rendimenti dei titoli “tradizionali”. Basta vedere i titoli di Stato italiani con rendimenti negativi. Una situazione che spinge fondi pensione e di investimento, banche e altri investitori verso titoli sempre più rischiosi, alla ricerca dei rendimenti che i clienti si aspettano.
Clienti che si ritrovano prodotti sempre più complessi e più rischiosi. Ecco il gigantesco schema di Ponzi alimentato dalla liquidità delle banche centrali per estrarre profitti superiori alla crescita dell’economia. Per quanto potrà durare? E al prossimo crack ci limiteremo nuovamente a rileggere le prime righe di questo articolo? Nuovamente, tutti a domandarsi se “la colpa è dei risparmiatori che avrebbero dovuto informarsi. Oppure è delle banche, che hanno piazzato titoli spazzatura ai propri clienti. È di chi doveva controllare e vigilare, Banca d’Italia in testa, e non l’ha fatto. È del governo…”. E via per un altro giro di giostra.

Il compito primario della finanza degenerata



Sintesi in forma aforistica di Claudio Martinotti Doria 


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Il compito primario della finanza degenerata, con la complicità della politica, è separare gli ignoranti (meglio se anche stupidi) dal loro denaro vendendogli illusioni cartacee, ed il repertorio delle frodi è sterminato, essendo l’unico limite la fantasia creativa. 
Come ultima istanza il truffato invocherà l’intervento dello stato, cioè di quel soggetto che ha consentito la truffa, il quale continuerà nel gioco illusionistico promettendo un intervento riparatore che sarà solo palliativo e simbolico, per poter proseguire nei giochi con altri giocatori ed altre vittime sacrificali, in un circolo vizioso motu proprio, nel senso che sarano le stesse vittime in itinere e potenziali ad alimentarlo differenziando solo la tempistica e qualche variante.
Ogni riferimento ad eventi e circostanze dell’attualità è puramente accidentale, essendo il meccanismo di antiche origini seppur contestualizzato ed intensificato nella nostra epoca ipertecnologica, che ben si presta a questi abusi pianificati e massificati

L'incredibile scoperta della pratica bancaria, ovvero la scoperta della pietra filosofale e della schiavizzazione per ignoranza massiva indotta


 
di Marco Saba - 07/12/2015

Fonte: seigneuriage.blogspot



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L'ultimo testo del professor Richard Werner, che apparirà pubblicato nel prossimo numero della Rivista Internazionale di Analisi Finanziaria (1), s'intitola: “Un secolo perduto nell'economia: tre teorie bancarie e la prova conclusiva”. 

Riportiamo la traduzione del sommario tradotta in italiano per la comodità del lettore:

Come operano le banche e da dove arriva la provvista di denaro? La crisi finanziaria ha sollevato la consapevolezza che queste domande sono state inopportunamente sottovalutate da molti ricercatori. Nel secolo passato, in periodi differenti, hanno dominato tre differenti teorie sulla pratica bancaria:

1) La teoria bancaria correntemente prevalente dell'intermediazione finanziaria dice che le banche raccolgono i depositi e poi li prestano, proprio come gli altri intermediari finanziari non bancari.

2) La vecchia teoria bancaria della riserva frazionaria dice che ogni banca individualmente è un intermediario finanziario che non ha potere di creare moneta, ma che il sistema bancario nel suo insieme è capace di creare moneta attraverso il processo della “multipla espansione dei depositi” (il moltiplicatore monetario).

3) La teoria bancaria della creazione del credito, predominante un secolo fa, non considera le banche come intermediari finanziari che raccolgono depositi per poi prestarli, ma invece argomenta che ogni banca individualmente crea credito e moneta nuova ogni volta che la banca effettua un prestito.

Le teorie differiscono nel loro trattamento contabile del prestito bancario e anche per quanto riguarda le implicazione procedurali.

Poiché secondo la teoria dominante dell'intermediazione finanziaria le banche sono virtualmente identiche agli altri intermediari finanziari non bancari, queste non sono incluse nei modelli economici usati nell'economia o dai banchieri centrali. Inoltre, la teoria che vede le banche come intermediari ci procura il razionale per la regolazione bancaria basata sull'adeguatezza del capitale. Se questa teoria non fosse corretta, la corrente modellazione prevalente nell'economia e le politiche di regolazione sarebbero senza fondamento empirico.

Nonostante l'importanza della questione, finora solo una prova empirica delle tre teorie è stata riportata nelle riviste scientifiche. Questo documento presenta una seconda prova empirica, ricorrendo a metodi alternativi, che permette il controllo di tutti gli altri fattori. Le teorie bancarie dell'intermediazione finanziaria e della riserva frazionaria vengono rifiutate dalle prove presentate. Questa scoperta mette in dubbio le motivazioni per la regolamentazione dell'adeguatezza patrimoniale della banca al fine di evitare le crisi bancarie, come viene illustrato nel caso di studio di Barclays Bank durante la crisi. La scoperta indica che consigliare e incoraggiare i paesi in via di sviluppo a prendere in prestito dall'estero, è fuorviante. La trattazioneconsidera qual'è il motivo per cui gli economisti hanno fallito per gran parte del secolo scorso nel fare progressi per quanto riguarda la conoscenza del sistema monetario, e perché invece si sono spostati sempre più lontano dalla verità, come già era riconosciuta dalla teoria della creazione di credito ben più di un secolo fa. Viene trattato il ruolo dei conflitti di interessi delle parti interessate nel plasmare l'attuale consenso accademico che non tiene conto delle banche. Viene indicata una serie di percorsi per le ulteriori necessarie ricerche.”

E poi Werner, dopo aver analizzato il bilancio della Banca Raffeisen ed aver dimostrato empiricamente la validità dellla teoria della creazione del “credito”, e che questo credito è denaro, conclude:

(quanto sopra) rinforza la necessità di una nuova agenda di ricerca interdisciplinare sul ruolo delle banche e della banca centrale in particolare, e del sistema monetario in generale, che dovrebbe essere saldamente radicata nella metodologia della ricerca empirica e induttiva per produrre economia scientifica. Mentre molti autori hanno proclamato un offuscamento continuo della divisione tra le banche e le istituzioni finanziarie non bancarie, l'autore ha mostrato esattamente quello che consente alle banche di creare denaro (e capitale) dal nulla, mentre le non-banche non sono in grado di farlo. E' quindi richiesto un lavoro interdisciplinare con i ricercatori in politica, diritto, contabilità, gestione, ricerca operativa, informatica, ingegneria e sistemi di ricerca per assicurare che l'economia e la finanza per conto proprio non possano continuare ad ignorare la realtà empirica e si avviino in un altro secolo persa per le scienze economiche .”

Nello studio precedente (2) Werner affermava che la legalità o meno del modo con cui le banche gestiscono la parte contabile necessita di una ulteriore ricerca legale al di là degli scopi dell'autore, tuttavia rimane aperta la questione contabile: le banche registrano l'operazione del prestito NON evidenziando la creazione di nuovo denaro ma lasciando supporre all'osservatore che esse utilizzino il denaro contenuto nei depositi, mentre, come empiricamente dimostrato, nella pratica si comportano in tutt'altro modo. Le conseguenze di questa tenuta contabile difforme dalla realtà dei fatti sono state da me evidenziate nel corso di varie assemblee degli azionisti presso le più importanti banche italiane nel 2014 e 2015. 

In pratica, non contabilizzando nell'attivo di cassa il denaro creato ex novo, si simula una situazione passiva dell'istituto che non corrisponde a verità ma che influisce sulla nostra realtà visto l'affannarsi delle autorità nel cercare continuamente metodi per rimpinguare le casse delle banche, come l'esempio della recente legge sul BAIL-IN ben ci dimostra. 

Si cerca cioè continuamente di riempire un falso buco contabile attingendo alle tasche dei cittadini, direttamente o indirettamente, perché non si vuol riconoscere l'enorme guadagno non contabilizzato che le banche ottengono creando soldi dal nulla e pretendendo di farseli restituire con gli interessi.

L'entità della grave situazione che così si crea è sotto gli occhi di chiunque. Basta andare in Grecia, o vivere in Italia aprendo gli occhi. per scoprire la realtà della miseria assurda e non necessaria che creano continuamente queste politiche bancarie di offuscamento contabile dell'abbondanza possibile dei mezzi monetari, e quindi della fattibilità immediata di un reddito di sussistenza per tutti, per capire che viviamo nella caverna di Platone.

 Il vero problema oggi è che il sistema bancario è fuori controllo, ma non solo, c'è anche il fatto drammatico che il mostro di Bankenstein si è impadronito di tutto il resto. Autorità di controllo comprese, oltre a tutta l'ostentata ignoranza e indifferenza mostrata dai media col silenzio assordante su questo problema.


Note:

1) Werner, R.A., A lost century in economics: Three theories of banking and the conclusive evidence, International Review of Financial Analysis (2015)

2) Whether the Client Money Rules were designed for this purpose, and whether it is indeed lawful for banks to reclassify general ‘accounts payable’ items as specific liabilities defined as ‘customer deposits’, without the act of depositing having been undertaken by anyone, is a matter that requires further legal scrutiny, beyond the scope of this paper.”
In: Werner, R.A., How do banks create money, and why can other firms not do the same? An explanation for the coexistence of lending and deposit-taking, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 71–77

Gli italiani danno il meglio di sè solo in condizioni gelide estreme, come in Artide ed in Antartide



Di Claudio Martinotti Doria

Dovete sapere che l’unico luogo in cui l’Italia non sfigura e lavora in maniera coordinata e continuativa con un notevole apprezzamento internazionale per competenza ed affidabilità è a – 60 gradi, cioè in Antartide ed in Artide, si vede che per dare il meglio di sé dobbiamo sentir freddo, molto freddo. In Antartide abbiamo addirittura due stazioni scientifiche (Zucchelli e Concordia). La base Zucchelli (foto sotto) di circa 7000 mq complessivi è situata su una piccola penisola rocciosa lungo la costa della Terra Vittoria settentrionale tra le lingue dei ghiacciai Campbell e Drygalski ed è interamente italiana, ed è di utilizzo stagionale (solo estiva, da metà ottobre a fine febbraio) ed è quella che ospita e nella quale transita il maggior numero di scienziati, anche alcune centinaia ogni anno. La base Concordia (foto sotto con le due torri che sembrano masti medievali) invece è permanente, cioè vissuta tutto l’anno, ed è a gestione congiunta coi francesi. La Concordia dista 1200 km dalla stazione Mario Zucchelli e 1670 km dal Polo Sud geografico. Dal 2005 è attiva anche in inverno e ogni anno ospita una piccola comunità internazionale per un massimo di 32 persone durante il periodo estivo, che si riduce drasticamente durante il lungo periodo invernale, per affrontare la durezza del quale ben pochi sono disponibili a restare. La stazione Concordia è la terza base di ricerca permanente sul plateau antartico insieme alle basi Amundsen-Scott (USA) e Vostok (Russia) e pertanto presenta notevoli difficoltà di approvvigionamento e quindi di logistica, che deve essere ben coordinata con estrema precisione in base alla tempistica ed alle condizioni meteo (per capirci, se non si riesce ad arrivare con aerei speciali in grado di volare in quelle condizioni avverse, occorrono quindici giorni di viaggio con i mezzi cingolati per portare gli approvvigionamenti alla base). Da una decina di anni è divenuta una stazione scientifica permanente, aperta anche durante il gelido inverno australe quando le temperature raggiungono anche i -80 gradi ed è sempre buio. Per le condizioni estremamente ostili alla vita si conducono esperimenti biologici e psicologici di resistenza umana alle condizioni avverse, all’isolamento, al buio, al freddo, all'assenza di stimoli sociali ed ambientali (tranne il freddo, che abbonda), ecc.. Ogni inverno almeno una dozzina di scienziati a rotazione si fermano per tutti i mesi di isolamento forzato per condurre tali esperimenti e test, che non hanno nulla da invidiare a quelli praticati dalla NASA per gli astronauti, avendo parecchie analogie. L'inverno del Plateau Antartico, a differenza di quanto si sperimenta alle latitudini artiche (Groenlandia esclusa), dura un intero semestre; sulla base dei dati medi anzi, si può affermare che vada dalla terza decade di marzo alla prima di ottobre ma, per semplicità e convenzione, la stagione è indicata nei mesi compresi fra aprile e settembre.
 
  
Base scientifica Concordia

Fonte: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale 

Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale


Artico - Prima strategia italiana a livello di Sistema Paese

10/12/2015

Per la prima volta l'Italia ha una strategia a livello di Sistema Paese per quanto riguarda l'Artico. Il documento e' stato elaborato da Farnesina, ministeri dell'Ambiente (Mattm) e dello Sviluppo economico (Mise), comunita' scientifica e settore privato. Il testo riassume le origini, l'evoluzione e gli obiettivi della presenza nazionale in una regione sempre piu' al centro dell'attenzione della comunita' internazionale. L'Italia, peraltro, si appresta a compiere il centenario della propria presenza nell'Artico, riconosciuta nel 2013 con l'ammissione ai lavori del Consiglio Artico in qualita' di Paese Osservatore.

Strategia a livello di Sistema Paese per quanto riguarda l'Artico

La nostra impronta, inaugurata dalle esplorazioni del Duca degli Abruzzi e del comandante Umberto Nobile, e' andata progressivamente consolidandosi, grazie alla qualita' e all'ampiezza delle attivita' dei centri di eccellenza scientifica e delle nostre imprese. A seguito di cio' l'Italia intende approfondire in materia ogni ambito di cooperazione, sia nella sfera multilaterale (nel Consiglio Artico, cosi' come negli altri fori) sia a livello bilaterale, con i singoli Paesi artici. Sul piano interno il governo continuera' a sostenere i centri di ricerca nazionali impegnati nell'Artico e ad operare nel senso di una crescente sensibilizzazione nei confronti della societa' civile, in un'ottica di piena disponibilita' a collaborare con cittadini ed enti interessati a meglio conoscere ed approfondire questa realta'. Cio' sulla base dei principi e degli obiettivi della politica ambientale dell'Unione Europea, con particolare riferimento al tema dello sviluppo sostenibile - vale a dire, la compatibilita' e la relazione sinergica tra salvaguardia dell'ambiente, sviluppo economico ed esigenze specifiche delle popolazioni indigene.