Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Il vero complottismo è quello governativo e dei media mainstream


Complottismo
di Paul Craig Roberts - 29/08/2017

Complottismo

Fonte: Comedonchisciotte

Negli Stati Uniti le spiegazioni che differiscono da quelle date dall’oligarchia dominante vengono chiamate “teoria della cospirazione”. In realtà, le uniche cospirazioni sono le spiegazioni imposteci.
Ad esempio, l’11 settembre. Alcuni musulmani, principalmente arabi, avrebbero inferto la più grande umiliazione ad una superpotenza dai tempi di Davide contro Golia. Avrebbero beffato tutte le 17 agenzie di intelligence statunitensi oltre a quelle di NATO e Israele, il Consiglio di Sicurezza Nazionale, l’Amministrazione della Sicurezza dei Trasporti, il Controllo del Traffico Aereo e Dick Cheney, dirottato quattro aerei di linea americani in una mattina, abbattuto tre grattacieli del World Trade Center, distrutto parte del Pentagono dove si stavano facendo ricerche su 2.3 trilioni di dollari mancanti ed indotto gli idioti a Washington ad incolpare l’Afghanistan anziché l’Arabia Saudita.
Chiaramente, gli arabi che hanno umiliato l’America erano coinvolti nella cospirazione.
È una storia credibile?
L’abilità di alcuni giovani musulmani di compiere un’impresa simile è veramente incredibile. Un tale fallimento dello Stato di Sicurezza Nazionale vorrebbe dire che l’America era palesemente vulnerabile durante la Guerra Fredda. Se tale fiasco fosse veramente accaduto, Casa Bianca e Congresso avrebbero reclamato un’inchiesta a gran voce. Nessuno invece è stato neanche rimproverato e la Casa Bianca si è opposta per un anno a tutti gli sforzi per un’inchiesta. Infine, per zittire le famiglie dell’11 settembre, istituì una Commissione apposita, che ovviamente fece copia incolla della storia del governo.
Non ci sono proprio le prove per sostenere la teoria ufficiale. Tutte le prove conosciute anzi la contraddicono.
Ad esempio, è un fatto dimostrato che l’edificio 7 sia caduto in accelerazione, il che significa che era stato preparato per essere demolito. Perché? Non esiste risposta ufficiale a questa domanda.
Le opinioni di scienziati, architetti, ingegneri, piloti e primi testimoni sono loro ad essere tacciate di cospirazione.
Il termine “teoria della cospirazione” è stato introdotto dalla CIA per screditare gli scettici della Commissione Warren sull’assassinio di JFK. Qualsiasi spiegazione diversa da quella ufficiale, che è contraddetta da tutte le prove, veniva bollata come teoria del complotto.
Le teorie della cospirazione sono la spina dorsale della politica estera statunitense. Ad esempio, il regime di George W. Bush ha cospirato contro l’Iraq di Saddam. Il regime Bush ha creato false prove di “armi di distruzione di massa”, ha venduto la storia al mondo e l’ha usata per distruggere l’Iraq e il suo leader. Lo stesso con il duo Obama/Clinton e Gheddafi. Assad ed Iran erano destinati alla stessa fine non fosse stato per l’intervento dei russi.
Attualmente, Washington è impegnata in cospirazioni contro Russia, Cina e Venezuela. Proclamando una minaccia iraniana inesistente, sono stati messi missili americani sul confine russo ed usando la “minaccia nordcoreana” li si sono messi sul confine con la Cina. Il presidente democraticamente eletto del Venezuela è stato dichiarato da Washington un dittatore e sono state imposte sanzioni al paese per aiutare l’élite sudamericana e filo-statunitense a fare un colpo di stato.
Tutti sono una minaccia: Venezuela, Yemen, Siria, Iran, Iraq, Afghanistan, tribù in Pakistan, Libia, Russia, Cina, Corea del Nord, ma mai Washington. La più grande teoria del complotto del nostro tempo è che gli americani siano circondati da minacce straniere. Non siamo al sicuro nemmeno col Venezuela.
Il New York Times, il Washington Post, CNN, NPR ed il resto dei presstituti sono veloci ad etichettare come teorie di cospirazione tutte le spiegazioni che non si allineano alla loro agenda.
Eppure, i suddetti sono pronti a cavalcare la teoria del complotto se fa comodo loro, vedasi accuse di intromissione russa nelle elezioni americane.
Questa teoria non ha alcuna prova, ma siccome serve agli interessi del military/security complex, del Partito Democratico e dei neocon non ha bisogno di prove. Una bugia detta mille volte diventa verità.
C’è una cospirazione, ed è contro il popolo americano. I loro posti di lavori sono stati spediti offshore per arricchire i già ricchi. Sono stati costretti ad indebitarsi per mantenere i propri standard di vita. Il loro sforzo di frenare il declino scegliendo un presidente che parlasse per loro è stato sovvertito davanti ai loro occhi da media e politicanti totalmente corrotti.
Prima o poi capiranno che l’unica soluzione è una violenta rivolta. Molto probabilmente, quando ci arriveranno sarà già troppo tardi. Gli americani non hanno voglia di fuggire dalla falsa realtà in cui vivono, sono un popolo totalmente rimbecillito che non vuole staccarsi dalla Matrix.
Per gli ingenuotti a cui è stato inculcato che qualsiasi spiegazione non ufficiale sia una teoria della cospirazione, sono disponibili online lunghe liste di cospirazioni fatte dal governo per far accettare al popolo cose inaccettabili.
Se continuerà ad esserci libertà sulla Terra, non sarà nel mondo occidentale. Sarà in Russia e in Cina, paesi che conoscono il valore della libertà, e nei paesi sudamericani, come Venezuela, Ecuador e Bolivia che lottano per la propria sovranità contro l’oppressione americana.
Infatti, come gli storici imparziali stanno cominciando a scrivere, la prima lezione che la storia insegna è che i governi ingannano i popoli.
Ovunque nel mondo occidentale, il governo è una cospirazione contro i popoli.

Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/47697.htm

Traduzione per www.comddonchisciotte.org a cura di HMG

Guerra alla jihad al confine tra Libano e Siria. L'alleanza tra Beirut e Damasco cambia la carta del Medio Oriente

Desta particolare interesse seguire l'esito di queste operazioni militari in Medio Oriente per un cultore di Storia come il sottoscritto. La località citata nell'articolo Baalbek in Libano, cioè la città di Baal, le cui tracce primeve pare risalgano all'ottavo millennio a.C., possiede uno dei complessi templari più vasti del mondo, tra cui un tempio dedicato a Baal ed alla sua compagna e sorella Hanat (divinità della Terra e della guerra, Dea Madre anche definita “Vergine dea”, identificata con molte altre dee tra le quali Asherah consorte di Yahweh). Baalbek è riconosciuto dagli stessi romani come un luogo di culto antichissimo che denominarono Heliopolis. Nessuno finora è stato in grado di spiegare come abbia potuto una popolazione primitiva di epoca neolitica ad edificare un tale complesso monumentale (dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO) composto da giganteschi monoliti di granito dal peso di centinaia di tonnellate, alcuni fino a 1000 tonnellate, spostandoli in blocchi unici per circa un km, che è la distanza dalla cava da cui furono intagliati. Operazione che neppure oggi con l'attuale tecnologia saremmo in grado di effettuare. Adesso nei pressi di questi siti, abitati da antichissime civiltà, si combatte con armi moderne e probabilmente con scarsissima consapevolezza storicoculturale, almeno da parte di alcuni dei gruppi combattenti, soprattutto relativamente alla radicale differenza che caratterizza le contrapposte epoche, quella originale di cui l'archeologia sta rivelandone la natura molto probabilmente matrifocale (non "matriarcale") e prevalentemente pacifica, e quella attuale che di pacifico ha soltato geograficamente l'Oceano che separa il contenente americano da quello asiatico. Claudio

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Guerra alla jihad al confine tra Libano e Siria. L'alleanza tra Beirut e Damasco cambia la carta del Medio Oriente

(di Giampiero Venturi)
26/08/17
Trent'anni anni fa sarebbe stato impensabile, ma nel Vicino Oriente tutto è possibile. Mentre scriviamo l'esercito regolare libanese agisce in parallelo a Hezbollah al confine con la Siria nelle guerra contro l'ISIS e contro i ribelli dell'HTS (Movimento per la liberazione del Levante), cartello che riunisce una ventina di gruppi integralisti sunniti tra cui predominano gli ex Al Qaeda.
Alla luce del comune nemico jihadista il dato può non sortire particolari clamori, ma nel contesto degli equilibri interni al Paese dei cedri, il passaggio è epocale.
Andiamo per gradi, cominciando dai dati sul campo.
Il 18 agosto inizia la campagna dell’esercito libanese Dawn of the jurds rivolta a liberare dalla presenza terrorista il nord della Valle della Bekaa e i rilievi tra Libano e Siria. All’operazione partecipano mezzi pesanti, reparti speciali e forze aeree.
Nel mese di luglio la stessa campagna a cavallo tra Siria e Libano nord orientale era stata intrapresa da Hezbollah e dall’esercito siriano, parte della grande offensiva di riconquista della Siria avviata da Assad e alleati (Iran e Russia) contro l’insorgenza integralista sunnita.
L’equazione è elementare. L'obiettivo della milizia sciita libanese alleata di Damasco è sostanzialmente identico a quello del governo di Beirut: sradicare le sacche legate all’ISIS e ad Al Qaeda da tutta la regione.
I media internazionali passano la notizia con cautela, rimarcando le dichiarazioni ufficiali di Beirut secondo cui non c’è coordinamento fra l’esercito libanese e i siriani, ma soprattutto non c’è coordinamento con Hezbollah. I fatti però parlano chiaro: Libano e Siria conducono la stessa guerra.
Possibile?
La Valle della Bekaa, cucitura tra il verde del libano costiero e l'arido delle regioni interne che portano a Damasco, è la culla di Hezbollah. Nell'antichissima città di Baalbeck, intreccio di archeologia, cinema e AK 47, gli inciuci di Beirut arrivano poco. Qui Hezbollah è l'unica voce presente e riconosciuta.
Le operazioni più eclatanti dell’esercito libanese sono avvenute a Raas Baalbeck, un’altura distante 5 km dalla città. Proprio qui i soldati di Beirut hanno debellato i terroristi e alzato la bandiera spagnola insieme a quella libanese come tributo ai caduti della Rambla a Barcellona. Come dire all’Occidente imbelle: “Noi siamo quelli che combattono il terrorismo…”.
Pensare che questo sia avvenuto senza il tacito consenso (se non l’appoggio diretto) di Hezbollah, è ridicolo.
La guerra di Hezbollah contro i "takfiri" dell'ISIS e dell'HTS da queste parti è cosa naturale, sorta di necessità di sopravvivenza per una regione  che vede la Siria da sempre come una grande mamma. Non a caso a Baalbeck ci sono più ritratti di Assad che cartelli stradali.
La Valle della Bekaa è stata per decenni la più antiisraeliana e antiamericana di tutte le anime del Libano, nemica storica delle componenti falangiste cristiano maronite che ai tempi della guerra civile flirtavano con Israele.
Ma è proprio su questo punto che si ribalta il tavolo.
L'attuale presidente libanese generale Michel Aoun è stato il simbolo di quel Libano che fino alla fine della guerra civile non ha voluto piegarsi alle ingerenze siriane. Fino alla Rivoluzione dei cedri del 2005, una fetta consistente di cristiani libanesi tra cui le fazioni legate al clan dei Gemayel (di cui Aoun era in qualche modo figlioccio), ha sempre lottato contro la pretesa siriana di fare del Libano un protettorato di Damasco. Dal 2008 le cose sono però cambiate.
Una parte importante della società cristiana libanese ha cominciato a guardare con sospetto i musulmani sunniti e a non avere più l'ossessione di Hezbollah, partito sponsorizzato dagli sciiti al potere in Siria e in Iran.
Aoun, tornato dall'esilio costretto a suo tempo proprio dai siriani, visita Damasco dove incontra Bashar Al Assad. Il c'eravamo tanto odiati diventa amicizia politica. Il nuovo Movimento Patriottico libanese di Aoun stringe con Hezbollah e ne condivide l'obiettivo strategico: ridurre le ingerenze saudite (e quindi israeliane) nel Paese.
La guerra in Siria mette in luce questo nuovo equilibrio che ovviamente non a tutti piace, anzi.
Il primo a storcere il naso è il primo ministro libanese Saad Hariri, sunnita ed espressione dei clan legati all’Arabia Saudita storicamente antisiriani e nemici di Hezbollah. Il nuovo corso inaugurato dal Presidente Aoun sembra però costringerlo ad ingoiare il rospo: se i falangisti nella guerra civile combattevano contro i soldati di Damasco che fino agli anni ’80 includeva l’intero Libano nelle mappe della Siria, oggi un intero settore della società libanese guarda altrove e i nemici di ieri diventano potenziali alleati.
Come accennato, ufficialmente tutto tace. I legami con Hezbollah, inserito dal 2016 nella lista dei terroristi dalla Lega Araba, non possono venire a galla. Il Libano è una repubblica semipresidenziale dove il presidente condivide il potere esecutivo col capo del governo. Le cariche istituzionali si confrontano sulla linea di un fragilissimo equilibrio, su cui incombono potenze vicine e lontane. Allo stato attuale la prevalenza degli sciiti che stanno vincendo la guerra in Siria, appare evidente.
Quel che avverrà però e se questo processo sarà solido lo capiremo meglio nei prossimi mesi, quando Assad avrà espulso l’ISIS dalla Siria e l’Occidente dovrà fare i conti con un Iran molto più potente di dieci anni fa.
Aoun è vecchio ed è impossibile prevedere quale eredità politica gli sopravviverà. Il dado però è tratto. Il Libano di oggi non è più quello della guerra civile degli anni '80 e l’asse sciita tra Mediterraneo e Oceano Indiano, tanto osteggiato da America, Europa e Israele è quasi un dato di fatto.
(Foto: القوات المسلحة اللبنانية)

Terrorismo islamico. L'indignazione ipocrita dell'Occidente




Non occorre commentare il sintetico e incisivo contenuto dell’articolo che vi propongo, le parti salienti sono state da me evidenziate in giallo. Claudio
 Risultati immagini per attentato a Barcellona
Terrorismo islamico. L'indignazione ipocrita dell'Occidente


(di Giampiero Venturi)

 
Barcellona è la tappa numero enne di un percorso lungo più di un decennio. Solita musica, solito ritornello. Tra qualche giorno sarà tutto finito e saremo di nuovo pronti per la prossima prodezza.
Due sono gli aspetti su cui facciamo melina, ponendo le basi per non risolvere mai nulla:
- 1. ostaggi del politicamente corretto, evitiamo di chiamare le cose con il loro nome. Il terrorismo che colpisce innocenti in giro per il mondo è islamico ed è la deriva di un gap macroscopico in termini di diritto e civiltà. Negarlo è ipocrisia;
- 2. lo Stato Islamico che rivendica le stragi lo abbiamo creato noi occidentali, o meglio quella componente soverchiante di poteri che nell'Occidente civile risponde a precisi obiettivi geopolitici e strategici. Questo secondo aspetto va sviscerato con trasparenza e schiettezza, evitando per quanto possibile luoghi comuni.
Lo Stato Islamico è il frutto di un disegno preciso, nato con la fine del potere sunnita in Iraq (Iraqi Freedom del 2003). La necessità di creare una piattaforma politica e militare che contrastasse un'espansione strutturale sciita in Medio Oriente (sostanzialmente Iran, Hezbollah, alawiti siriani e sciiti iracheni) si è trasformata però in un incubo fuori controllo, di cui migliaia di innocenti non solo occidentali continuano a pagare le conseguenze con la vita.
Perché indignarsi allora? Molti governi europei e almeno le tre ultime amministrazioni USA hanno creato le condizioni affinché tutto questo avvenisse, in combutta con le petromonarchie del Golfo e Israele. Se ancora oggi l'Isis resiste politicamente e militarmente mostrando al mondo capacità belliche e organizzative, in fondo, non è poi così difficile immaginare mani occulte che lavorano in contrasto con le dichiarazioni ufficiali di governi e istituzioni. Ne abbiamo già parlato molto su queste pagine. Ripetersi non serve.
Spunto di riflessione pragmatico, al di là di simpatie e pregiudizi, potrebbe venire però dal focus su un dato: l'Occidente oggi punta il dito e applica sanzioni alle uniche tre nazioni militarmente impegnate a tempo pieno contro lo Stato Islamico e più in generale contro la jihad internazionale sunnita: Siria, Iran e Russia. Prima di continuare con gli stornelli di indignazione ritriti, potremmo partire da questa curiosità e ragionare. In fondo, non abbiamo nulla da perdere.
I nostri tg raccontano di terrorismi generici e islamismi impersonali ma ignorano quotidianamente lo sforzo di migliaia di uomini che in Siria combattono concretamente per strappare terra e possibilità al radicalismo islamico. Continuiamo a raccontarci verità parziali e di comodo senza uscire dal cerchio che noi stessi abbiamo creato.
I nemici (reali) che ci siamo costruiti fuori e dentro casa in bilico fra necessità e strategie della tensione, solo noi possiamo distruggerli. Abbiamo cavalcato un ritardo di civiltà reale (il mondo islamico) per alimentare interessi, solo in parte rispondenti ai bisogni dell'Occidente profondo. Mettiamo nell'angolo Putin e Bashar Al Assad ma accettiamo la morte in casa oltre il limite del masochismo. Ci battiamo per i diritti umani e permettiamo scenari come quello libico.
Continuando così, in un clima di abulia retorica e buonismo a basso costo, dovremmo almeno avere il coraggio di accettare il prezzo da pagare senza più allarmi e allarmismi. La decenza del silenzio mediatico potrebbe lenire forse gli effetti di enormi contraddizioni.
Geopolitica e strategia dovrebbero seguire un manuale pratico, ma soprattutto l'Europa sembra sempre più vittima di un'ipnosi volontaria. Senza cambi di marcia, in un futuro così nero è difficile vedere luce.

Attentato a Barcellona, la Spagna è tornata nel mirino del terrorismo



Quello che i media non riferiscono e che costituisce probabilmente una causa primaria della motivazione dell’attentato, è che la Spagna quest’anno sarebbe diventata la seconda meta di destinazione turistica al mondo, dopo gli USA e ben prima della Francia (meglio non indicare la posizione dell’Italia, che dovrebbe essere in testa alla classifica), avendo avuto incrementi turistici impressionanti negli ultimi anni, non solo per le caratteristiche che tutti conoscono, soprattutto il clima e il sole e la sovraproduzione immobiliare, ma perché ci s’illudeva che fosse un’area risparmiata dal terrorismo. In pratica i turisti che hanno rinunciato alle loro mete abituali perché a rischio terrorismo (come la Tunisia, l’Egitto, la Francia, ecc.) hanno optato per la Spagna. Il turismo in Spagna è stato il motore della ripresa di questi anni, producendo circa il 15 per cento del PIL e dando lavoro a 2,5 milioni di spagnoli. L’incremento delle presenze turistiche non è stato per nulla pianificato, infatti si è concentrato nelle località più conosciute e rinomate creando saturazione ed esasperazione nei residenti, i quali hanno iniziato a dare segni di insofferenza e disprezzo per i turisti, anche a Barcellona, dove è avvenuto l’attentato. Esattamente al contrario di quanto dichiarato ai media dal sindaco della città, che ha continuano a ribadire che è una città accogliente e calorosa coi turisti, ecc., proprio a Barcellona ci sono stati gravi atti  ostili (“terroristici”) contro i turisti, per iniziativa di gruppi di residenti facinorosi ed organizzati che hanno minacciato e sconvolto psicologicamente i turisti nei ristoranti intimando loro di tornarsene a casa. Nulla avviene per caso e non credo affatto alle coincidenze, quando avvengono fatti di una gravità inaudita come questi, c’è sempre un concorso di cause, alcune primeggiano sulle altre, a volte sono negligenze pregresse, spesso ci sono motivi economici (anche solo per arrecare danno), quasi sempre c’è di mezzo una forte carenza di lungimiranza e professionalità, la prima a livello politico governativo iberico che non ha saputo distribuire il turismo in tutto il territorio con politiche mirate (richiamo, accoglienza, organizzazione, ecc..), la seconda della polizia e dell’intelligence: è inconcepibile che con i precedenti attentati avvenuti in Europa esattamente allo stesso modo, dei furgoni possano entrare in aree di passeggio ad alta concentrazione di turisti e residenti, senza venire ispezionati  minuziosamente e tenuti sempre sotto controllo dalle forze dell’ordine. Forse pensano che basti la presenza di poliziotti armati che passeggiano o fanno le belle statuine, per rassicurare la popolazione e far desistere gli attentatori? Una mentalità ottocentesca anacronistica in un contesto complesso e tecnologicamente avanzato come quello attuale. Teniamo sempre in debita considerazione che le origini della pianificazione di ogni singolo attentato non saranno mai rivelate e scoperte, cioè difficilmente scopriremo chi sia il vero mandante e pianificatore. Chi lo esegue spesso non ha nulla a che vedere con coloro che hanno concepito l’attentato. La matrice terroristica islamica e la demenzialità o il fanatismo di alcuni attentatori potrebbe essere solo un mezzo per un fine, una scelta opportunistica e strumentale. Non vi fidate mai di quanto riportano i media mainstream, che nella migliore delle ipotesi sono superficiali e disinformati (documentarsi è faticoso, verificare le fonti ancor di più e pertanto non si usa più farlo).  Una cosa è certa: la Spagna non sarà più una meta turistica come prima, il boom temo sia finito, almeno nelle località più rinomate e frequentate. Claudio Martinotti Doria

per info:

Attentato a Barcellona, perché dopo 13 anni la Spagna è tornata nel mirino