Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Sono 20 anni che consiglio alle persone di spegnere la tv, è il primo vero atto di libertà e di risveglio.

 


 

Risveglio. Ritrovare se stessi o ubbidire?

Fonte: Contro

https://www.controinformazione.info/risveglio-ritrovare-se-stessi-o-ubbidire/

di Lorenzo Merlo

Ho visto un video. Un cane seduto davanti a due piatti. Uno con una bistecca di manzo, l’altro con un petto di pollo. Un uomo seduto accanto al cane, taglia un boccone di entrambi e gli chiede – taste – di sentirne il sapore. Il cane dà una leccata al manzo e il padrone posa la parte nel piatto della bistecca. Poi porge il boccone di pollo, il cane lo lecca, l’uomo lo ripone nel piatto di provenienza.
Il video prosegue con qualche battuta dell’uomo, il quale ad un certo punto chiede al cane di aspettare e se ne va dalla scena.
Passano una decina di secondi. Solo il cane è inquadrato al centro dei due piatti, fermo. Li guarda e basta, soprattutto, per la cronaca, quello con la bistecca di manzo.
Quindi rientra in scena l’uomo, che si pone come prima dietro e vicino all’animale. Attende qualche istante prima di liberare il cane dal divieto e invitarlo a mangiare.
A quel punto il cane ubbidisce ancora e, finalmente, addenta il cibo.

Si può penso condividere che, a mezzo dell’opportuna relazione, si possa comunicare con chiunque. Non è opportuno limitare il potere di comunicazione al campo cognitivo, formale, intellettuale.
Comunicazione è portare e spostare il punto di attenzione dell’interlocutore. Nell’esempio del cane, dal divieto al permesso.
Insieme alla stretta comunicazione formale, passano altri dati. Sono di tipo impercettibile, sono energie sottili che noi non avvertiamo distintamente, ma che ciò che sta dentro al noi non può evitare di raccogliere.

Così, come il cane attribuisce potere all’uomo come al capobranco, e di conseguenza si comporta, anche le persone possono restare soggette al medesimo incantesimo.
Attribuire verità incontestabile a qualcosa è attribuire potere di comando su di noi della cosa stessa. Soprattutto è perdere, castrare il legame con il proprio sentire. Nel caso del cane con il proprio istinto.
Nel caso degli uomini significa seguire linee di vita che non hanno a che vedere con la nostra natura e le sue esigenze. Significa negare noi stessi, farci sostituire da idee non nostre, non ricreate. Assunte, per moralismi o ideologie.


Ci sono persone che sanno perfettamente come gira il fumo nell’animo degli uomini. E ci sono persone che utilizzano questo potere per ogni tipo di proselitismo. Vale per vendere un’aspirapolvere, per convincere un giudice e anche per fare credere che la pace si ottiene con la guerra, che il vaccino ci ha salvati, che gli americani sono buoni e che Putin è cattivo.
Come il cane, possiamo arrivare ad ubbidire fino a sottomettere la nostra bellezza e creatività. Meglio farci un pensiero. C’è sempre qualche addestratore sottile che esce dalla tv e dalla bocca delle élite. Scoprirlo è il risveglio (1).

Note
1 https://www.bitchute.com/video/0xk9ztS448kt/

Con la distruzione dei gasdotti del Mar Baltico gli angloamericani sono passati alla guerra terroristica e al sabotaggio contro gli stessi alleati vassalli oltre che alla Russia

 

 

Putin accusa Stati Uniti e Regno Unito per il sabotaggio ai gasdotti russi nel Baltico

Fonte: Contro   

https://www.controinformazione.info/putin-accusa-stati-uniti-e-regno-unito-per-il-sabotaggio-ai-gasdotti-russi-nel-baltico/

 
“Gli anglosassoni non si sono accontentati delle sanzioni. Si sono rivolti al sabotaggio, incredibile, ma vero, organizzando esplosioni sui gasdotti internazionali del Nord Stream, che corrono lungo il fondo del Mar Baltico, hanno effettivamente iniziato a distruggere l’infrastruttura energetica paneuropea”, riporta la TASS nelle parole di Putin .

Venerdì scorso, il direttore del servizio di intelligence estero Sergei Naryshkin ha annunciato che c’erano prove del coinvolgimento dell’Occidente nelle esplosioni del Nord Stream.

In una riunione della NATO mercoledì sera, funzionari danesi hanno affermato che gli oleodotti erano stati danneggiati da due esplosioni , ciascuna con circa 1.100 libbre (498 kg) di tritolo, secondo Kommersant.

Giovedì il quotidiano Svenska Dagbladet, citando un rappresentante della Guardia costiera svedese, ha riportato la scoperta di una quarta fuga di gas dai gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2.

Giovedì scorso, l’ambasciata russa negli Stati Uniti ha chiesto un’indagine sugli attacchi al Nord Stream.

Secondo Flightradar24, che tiene traccia dei voli aerei, gli elicotteri militari statunitensi hanno volato regolarmente nell’area dell’incidente nel mese di settembre, girando per ore sull’area dell’acqua. Commentando queste informazioni, il Pentagono ha affermato che il dipartimento non avrebbe speculato sulle cause degli incidenti.

Mercoledì sera l’FSB, basandosi sui materiali della Procura generale, ha avviato un’indagine preliminare sulle esplosioni ai gasdotti. In relazione alla presenza di segni di reato di cui alla parte 1 dell’art. 361 cp (atto di terrorismo internazionale), è stato avviato un procedimento penale .

Inoltre, la Russia ha deciso di convocare il Consiglio di sicurezza dell’ONU in relazione alle provocazioni al Nord Stream.

Ricordiamo che lunedì sera è scesa la pressione nel gasdotto Nord Stream 2 . L’ Autorità marittima danese ha riferito che si è verificata una fuga di gas vicino al Nord Stream 2 . Successivamente, è stata registrata una caduta di pressione su entrambe le corde del Nord Stream 1.

L’ex ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha ringraziato gli Stati Uniti per l’incidente sui gasdotti russi.

La rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova , ha affermato che la parte americana è obbligata a rispondere alla domanda sul coinvolgimento nel sabotaggio sui gasdotti Nord Stream.

Fonte: https://vz.ru/news/2022/9/30/1180130.htm

Traduzione: Sergei Leonov

Dopo il crollo dell'URSS i paesi occidentali hanno saccheggiato la Russia di trilioni di dollari in vari modi, ma Mosca non lo dimenticherà, ha ricordato il presidente Putin.

 

 

Putin ha annunciato “l’atteggiamento coloniale” dell’Occidente nei confronti della Russia dopo il crollo dell’URSS

Fonte: Contro

https://www.controinformazione.info/putin-ha-annunciato-latteggiamento-coloniale-delloccidente-nei-confronti-della-russia-dopo-il-crollo-dellurss/

di Alexey Degtyarev
 

I paesi occidentali sono riusciti a raggiungere la ricchezza russa alla fine del secolo scorso, hanno portato via dal paese trilioni di dollari in vari modi, ma Mosca non lo dimenticherà, ha detto il presidente russo Vladimir Putin.

Ha osservato che la Russia “ricorda tutto” e “non ha dimenticato nulla”.

Il capo dello Stato ha ricordato che più volte sono stati elaborati piani di intervento sul territorio del Paese. “Abbiamo cercato di utilizzare il Tempo dei guai all’inizio del XVII secolo e il periodo di sconvolgimento successivo al 1917. Era un tentativo Fallito”, ha detto Putin.

Il presidente ha anche affermato che i paesi occidentali contavano sul crollo della Russia negli anni ’90 e l’esistenza della Russia li perseguita ancora. Ha spiegato che per preservare l’attuale ordine mondiale, che permette loro di depredare il mondo, i paesi occidentali sono pronti a scavalcare tutto.

Questo venerdì Vladimir Putin ha preso parte alla cerimonia di firma dei trattati sull’ammissione di quattro nuovi territori alla Russia. Ha affermato che i residenti delle regioni di Donbass, Kherson e Zaporozhye diventano russi per sempre.

“L’Occidente era ancora in grado di arrivare alla ricchezza della Russia alla fine del 20° secolo, quando lo stato fu distrutto. Poi ci hanno chiamato amici, partner, ma in realtà ci hanno trattato come una colonia”, ha citato Putin .

Putin proclama annessione con i capi delle Repubbliche


Il presidente russo Vladimir Putin, il capo del DPR Denis Pushilin, il capo del DPR Leonid Pasechnik, il capo dell’amministrazione della regione di Zaporozhye Yevgeny Balitsky e il capo dell’amministrazione della regione di Kherson Vladimir Saldo hanno firmato un accordo per l’adesione delle regioni alla Russia.

Fonte: https://vz.ru/news/2022/9/30/1180145.html

Traduzione: Sergei Leonov

Le finzioni sono finite. la NATO sta combattendo contro la Russia in Ucraina e gli Stati Uniti sono parte in conflitto. Gli europei si accorgeranno questo inverno di cosa significhi

 

 

Punto di svolta

Fonte: Contro

https://www.controinformazione.info/punto-di-svolta/


di Luciano Lago

Il discorso del presidente Vladimir Putin del 30 Settembre 2022 segna un punto di svolta fondamentale nel conflitto fra Russia e occidente e questo è un fatto indubitabile.
Non a caso il discorso è stato tenuto proprio nel momento in cui si è verificato il nuovo e gravissimo atto di guerra attuato dagli Stati Uniti e Gran Bretagna contro la Russia con il sabotaggio esplosivo dei Gasdotti russi della Gazprom nel Mar Baltico. Indipendentemente da chi siano gli esecutori, è chiaro che i mandanti dell’operazione sono a Washington ed a Londra e sono gli stessi che (Viktoria Nuland e Joe Biden ), pochi mesi prima, avevano minacciato e promesso di porre fine al gasdotto Nord Stream con qualsiasi mezzo.
Con la proclamazione dei nuovi territori annessi alla Federazione Russa, il discorso di Putin del 30 settembre segna il punto definitivo di rottura con gli USA, con la UE e con l’Occidente collettivo.
Da questo momento la Russia si prepara ad una guerra a tutto campo con gli USA e con la NATO e, se le forze militari di questi organismi tenteranno di aggredire o colpire i territori della Federazione Russa o le loro popolazioni, Mosca si riserva di utilizzare tutte le armi a sua disposizione incluse quelle nucleari, come prescritto dalla dottrina militare russa.
Le finzioni delle truppe NATO (con le mostrine cambiate) e dei mezzi della NATO che operano al lato delle forze ucraine sono cadute e la realtà è stata descritta e smascherata: la NATO sta combattendo contro la Russia in Ucraina e gli Stati Uniti ed i paesi della NATO sono parte in conflitto.
Questo è foriero di conseguenze molto importanti e già descritte negli ammonimenti di Putin e di altri esponenti della dirigenza russa circa la reazione della Russia a queste violazioni della integrità del territorio russo.

paracadutisti russi

Tale drammatica escalation accade mentre mentre la Russia procede alla mobilitazione di parte dei riservisti per un possibile conflitto contro la NATO e la stessa NATO continua ad accumulare forze negli Stati baltici e in Polonia per un attacco in Ucraina. Inoltre, gli attacchi al gasdotto Nord Stream dimostrano che gli occidentali intendono dare battaglia.

Sembra certo che gli ucraini, sospinti dalla NATO, tenteranno un nuovo contrattacco sul Donbass e quindi ci sarà un inasprimento del conflitto che potrebbe trasformarsi in guerra aperta. In quel caso ci saranno attacchi massicci ai centri di comando ucraini con nuove armi e, se la NATO interviene, i Russi dovranno attaccare i centri di comando e le basi della NATO nei paesi dell’Allenza Atlantica. A quel punto il conflitto sarà generale e sarà l’Europa il primo campo di battaglia con tutte le conseguenze nefaste che questo comporta.

Come ci hanno portato a tutto questo?

Sono state l’incredibile leggerezza e servilismo dei leaders europei, i vari Macron, gli Schulz, Draghi, Sanchez e compagnia cantante che si sono accodati a tutte le decisioni di Washington senza manifestare un minimo dissenso o un sussulto di autonomia per rivendicare un ruolo di mediazione dell’Europa nel conflitto che si avvicinava sempre di più. Ricordiamoci della inconcludenza della Francia e della Germania che avrebbero dovuto essere garanti nel far rispettare gli accordi di Minsk (sabotati dagli USA) e che invece si sono dimostrati colpevolmente imbelli nel farli rispettare, in particolare dal burattino di Washington, Zelensky che non ha mai voluto sedersi al tavolo con i rappresentanti delle Repubbliche secessioniste

. Dopo otto anni di guerra civile, di bombardamenti, di vessazioni contro la popolazione russa del Donbass, Putin ha deciso di saltare il fosso e intervenire nel Febbraio di quest’anno, quando si profilava l’offensiva Ucraina e NATO contro Donetsk e Lugansk ed il possibile massacro della popolazione russa. Lo ha fatto tardi o lo ha fatto male, si può criticare quanto si vuole ma, quando la Russia ha fiutato il pericolo dell’ennesima provocazione della NATO, che stava già installando segretamente basi militari in Ucraina, le forze russe hanno varcato il confine.

Mentre i media asserviti e prostituiti al sistema atlantista inveiscono contro il nuovo Hitler, il nuovo “male assoluto”, falsificando informazioni e notizie, come nel loro solito, le verità iniziano ad emergere.

La svolta di oggi è ormai epocale: pace o guerra in Europa e le responsabilità dei piccoli uomini, politici imbelli e servili venduti al padrone di oltre Atlantico, sono chiare e evidenti per tutti. Putin è comunque al comando del suo popolo per affrontare la sfida mentre gli europei, se gli andrà bene, dovranno come minimo congelare nelle loro case in attesa di tempi migliori e sapranno chi sono i responsabili.

Donetsk, Lugansk, Zaporozhye e Kherson fanno ormai parte della Federazione Russa. La Russia considererà eventuali attacchi ai suoi nuovi territori come un atto di guerra

 Coloque em: "Pessoas de Lugansk e Donetsk, Kherson e Zaporozhye se ...

Putin accoglie le nuove regioni russe dopo i referendum e apre alla diplomazia. Zelensky rifiuta e chiede adesione rapida alla Nato

La cronaca della giornata: da oggi Donetsk, Lugansk, Zaporozhye e Kherson fanno parte della Federazione. La Nato: "Gli alleati non riconoscono e non riconosceranno nessuno di questi territori". Il conflitto verso l'escalation?


Data storica questo venerdì 30 settembre: le regioni del Donbass (DPR e LPR) e le altre due regioni Kherson e Zaporozhye sono entrate a far parte del territorio russo. Alle 15:00 si è svolta la una cerimonia per la firma dei trattati di adesione a seguito dei referendum che si sono svolti dal 23 al 27 settembre. Questi i risultati in dettaglio:

  • Donetsk: l’affluenza è stata del 97,51% e l’idea di unirsi alla Russia è stata sostenuta dal 99,23%
  • Lugansk: l’affluenza è stata del 98,42% e l’idea di unirsi alla Russia è stata sostenuta dal 94,15%
  • Zaporozhye: l’affluenza è stata del 85,4% e l’idea di unirsi alla Russia è stata sostenuta dal 93,11%
  • Kherson: l’affluenza è stata del 78,86% e l’idea di unirsi alla Russia è stata sostenuta dal 87,05%

Il popolo ha fatto la sua scelta e così Denis Pušilin, Leonid Pasečnik, Evgeny Balitsky e Vladimir Saldo hanno incontrato Vladimir Putin per procedere: da oggi le quattro regioni sono Federazione Russa .

L’incontro si è svolto al Cremlino, nella sala San Giorgio, dove prima della firma, Putin ha tenuto il suo discorso, chiedendo all’inizio un minuto di silenzio per quelli che ha definito gli “eroi” che combattono in Ucraina e per le “vittime delle azioni terroristiche di Kiev“.

Nella sala erano stati allestiti due tavoli: a uno di essi sedevano i capi delle quattro regioni, che a turno hanno firmato il documento. All’altro Putin, che ha approvato i trattati a nome della Federazione Russa. Poi la stretta di mano congiunta.

La Russia considererà eventuali attacchi ai suoi nuovi territori come un atto di aggressione, lo ha dichiarato il portavoce del presidente, Dmitry Peskov. E ancora:

Nelle condizioni in cui la parte ucraina ha pubblicamente dichiarato di non voler tenere alcun negoziato, si pone l’accento sulla necessità di procedere con l’operazione militare speciale.

Zelens’ky ha infatti rifiutato una possibile negoziazione con Mosca, anzi ha appena chiesto l’adesione alla Nato:

 Di fatto. Oggi l’Ucraina chiede di farlo de jure. In modo accelerato. Compiamo il nostro passo decisivo firmando la domanda di adesione accelerata dell’Ucraina alla Nato

Sul caso è intervenuto il Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica Stoltenberg, che ovviamente appoggia Kiev, anche se appare piuttosto cauto in merito alla richiesta di procedura ultrarapida fatta da Kiev:

I falsi referendum sono stati progettati a Mosca. E imposti all’Ucraina. In totale violazione del diritto internazionale.

Questo furto di terra è illegale e illegittimo. Gli alleati della NATO non riconoscono e non riconosceranno nessuno di questi territori come parte della Russia (…).

La NATO non è parte del conflitto. Ma forniamo supporto all’Ucraina in modo che possa difendere il suo diritto all’autodifesa, sancito dalla Carta delle Nazioni Unite. La nostra è un’Alleanza difensiva. Restiamo uniti e determinati a difendere e proteggere ogni alleato della NATO. E ogni centimetro di territorio alleato (…)

Se la Russia smetterà di combattere, ci sarà la pace. Se l’Ucraina smetterà di combattere, cesserà di esistere come nazione sovrana indipendente in Europa (…)

Le porte della NATO rimangono aperte […]. La decisione sull’adesione è presa all’unanimità da tutti e 30 gli alleati (…). Il nostro obiettivo ora è fornire assistenza urgente all’Ucraina per aiutarla a difendersi dalla brutale invasione russa. In questo momento è questa la priorità e il lavoro dell’alleanza (…)

La svolta russa è ormai compiuta, gli Stati Uniti hanno preparato una bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contenente un invito a non riconoscere i risultati dei referendum e accuse a Mosca. Si prevede sia messa ai voti alla fine di questa settimana o all’inizio della prossima.

Nel frattempo, è facile attendersi una escalation della guerra; mentre l’Europa e la Germania in primis sono state attaccate dal sabotaggio dei gasdotti Nord Stream e cercano colpevoli (?), i paesi baltici e la Polonia hanno già chiuso da settimane le loro frontiere ai russi dopo la chiamata alle armi. A loro si è unita ora la Finlandia ed è pronta la Norvegia.

aggiornamento ore 20,28 del 30.09.2022

Il discorso di Putin sottotitolato in lingua italiana:

 

FONTI

I fondi d'investimento e le multinazioni USA sfruttano l'Italia per i vantaggi offerti dal welfare e sovvenzioni e poi distruggono le aziende e creano disoccupazione

 Whirlpool-Indesit, il conto delle fabbriche | La nuvola del lavoro


Whirlpool: le multinazionali Usa contro la classe operaia italiana

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-whirlpool_le_multinazionali_usa_contro_la_classe_operaia_italiana/39130_47457/
 

di Alessandro Belardinelli* - Cumpanis

In Whirlpool, tutti i 5.000 dipendenti italiani sono da più di cinque mesi sospesi in un’attesa destabilizzante che scadrà nel mese di ottobre con la comunicazione dell’azienda sull’esito della “revisione strategica”, la quale riguarderà tutto il Gruppo in Europa (17.400 dipendenti diretti) e che potrà sfociare in una vendita con pesanti ricadute sui siti produttivi e sul personale.


Questa scelta è la conseguenza di un mutato scenario economico in UE e di una gestione mediocre del management che, dopo l’acquisizione della Indesit, non ha saputo adattare i prodotti ai mercati maturi europei, mancando nell’innovazione e investendo, in primis, sugli incentivi all’esodo per diminuire il più possibile gli organici e, nel contempo, percepire gli aiuti dallo Stato sotto forma di sgravi e ammortizzatori sociali.

La Whirlpool è proprietà di un fondo d’investimento americano che punta ai margini operativi e ai dividendi per gli azionisti, trascurando, come da manuale, la sfera industriale che, nelle logiche finanziarie, diventa un’attività di facciata. Gli stessi operai dubitano dell’affidabilità dei prodotti che assemblano, vista la corsa al ribasso sulla componentistica e la velocità nei ritmi di montaggio che non permette sempre di completare la fase di lavoro assegnata.

Era chiaro a tutti, da prima della pandemia, che dopo la chiusura della fabbrica di lavatrici a Napoli, sarebbero seguite altre chiusure in Italia, alla luce della cassa integrazione senza soluzione di continuità e di un ricambio generazionale mai avvenuto.

Le OO.SS. e le RSU hanno sempre fatto scioperi e pressioni ma senza riuscire a far cambiare rotta alla multinazionale, e oggi hanno proclamato lo stato di agitazione permanente vista l’assenza di ogni trattativa e confronto ad ogni livello; c’è stata anche una convocazione da parte del MISE il 28 settembre scorso ma la multinazionale ha disertato l’incontro, limitandosi ad inviare un breve comunicato in cui si rende disponibile solo dopo il 21 ottobre, mancando di rispetto alle istituzioni e a tutto il sindacato.

L’atteggiamento spregiudicato e predatorio di Whirlpool, ormai, va avanti da tempo e adesso ci sarà l’accelerazione dovuta alla guerra in Ucraina e alle previsioni di possibile recessione in UE. Nelle logiche del Dio mercato, nessuna istituzione è utile alla Whirlpool, ma siccome stiamo parlando di un settore strategico per l’Italia, secondo per occupazione dopo l’automotive, è necessario che il Governo utilizzi tutti i poteri speciali (Golden Power) per fermare questa multinazionale nelle chiusure e nelle delocalizzazioni, prima che le decisioni vengano comunicate agli azionisti d’oltreoceano e non siano più modificabili.

Noi operai, intanto faremo sentire la nostra voce e, insieme agli scioperi, creeremo problemi di ordine pubblico in tutti i luoghi dove insistono le produzioni se non sarà garantita la continuità lavorativa.

L’assenza di politiche industriali degli ultimi decenni ha prodotto buchi normativi dove s’infilano le grandi aziende straniere per depauperare la manifattura e il Made in Italy, azzerando la più grande concorrenza apprezzata in tutto il mondo.

Auspico che le lotte operaie vadano avanti in crescendo, ma la deindustrializzazione degli ultimi vent’anni ha ridotto drasticamente la classe operaia, anche per depotenziarla e ridurla a piccole “riserve indiane”, innocue per il potere precostituito dal capitale.

Non ci si può rassegnare a tutto questo perché sarebbe un declino socio-economico e culturale che, inesorabilmente, si estenderà a tutta la nostra società impoverendola irreversibilmente.

*operaio RSU Fiom-CGIL Stabilimento di Melano (Fabriano)

La crisi energetica che sta colpendo l’Europa favorisce l’economia statunitense. Deindustrializzazione europea e trasferimento aziende negli USA

 

Fuga dalla crisi energetica: le aziende europee scelgono gli USA

La guerra in Ucraina sta facendo aumentare a dismisura i costi energetici in Europa. Negli Stati Uniti, invece, i prezzi sono relativamente stabili ed esistono incentivi per l’energia verde che stanno attirando molte aziende.

Fuga dalla crisi energetica le aziende europee scelgono gli USA

Le conseguenze della crisi energetica che sta colpendo l’Europa divide gli esperti tra chi ritiene che danneggeranno anche la Russia e chi ritiene che saranno soltanto le economie europee a risentirne. Tuttavia, tutti concordano che ci sia una grande vincitrice: l’economia statunitense.

Con prezzi del gas insostenibili, chi produce acciaio, alluminio, fertilizzanti e altre materie prime energivore, sta spostando le attività negli Stati Uniti, dove i prezzi dell’energia sono più stabili oltre ad esserci un forte sostegno del governo.

La deindustrializzazione dell’Europa

Come ha scritto il Wall Street Journal, le oscillazioni selvagge dei prezzi dell’energia e i persistenti problemi della catena di approvvigionamento stanno portando ad una nuova era di deindustrializzazione nell’Unione Europea (EU). In mezzo a difficoltà crescenti per le aziende energivore, tutto sembra spingere verso gli Stati Uniti.

OCI, un’azieda chimica con sede ad Amsterdam, ha ridotto drasticamente la sua produzione europea di ammoniaca ed ha invece aumentato le importazioni tramite il porto di Rotterdam. Ma, soprattutto, ha deciso di espandere un impianto di ammoniaca in Texas con un investimento valutato in diverse centinaia di milioni di dollari.

“È un gioco da ragazzi andare a produrre negli Stati Uniti”

La società di gioielli danese Pandora e la casa automobilistica tedesca Volkswagen hanno annunciato che espanderanno le proprie attività statunitensi. Nel frattempo, Tesla sta sospendendo i suoi piani per produrre celle per batterie in Germania. Il colosso chimico tedesco BASF, uno dei maggiori acquirenti di gas naturale in Europa, ha tagliato la produzione negli stabilimenti belgi e tedeschi.

ArcelorMittal, il gigante siderurgico con sede in Lussemburgo che ha deciso di tagliare la produzione in due stabilimenti tedeschi, ha invece registrato risultati superiori alle attese grazie ad un investimento in uno stabilimento del Texas che produce ferro bricchettato a caldo (HBI), impiegato per la produzione di acciaio.

Se la UE non riesce a trovare gas a buon mercato o ad aumentare le energie rinnovabili, è certo che le aziende inizieranno a cercare altrove. E, come ha dichiarato l’Amministratore Delegato di un’importante azienda europea “è un gioco da ragazzi andare a produrre negli Stati Uniti“.

Fine dell'egemonia del dollaro. Sembra che gli Usa vogliano dire agli europei: se devo crollare io, dovete crollare anche voi, un abbraccio suicida infernale

 100 Dollari Che Bruciano Su Un Fondo Nero Immagine Stock - Immagine di ...

Il futuro del dollaro e il messaggio chiaro degli Usa all'apparato industriale europeo

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_futuro_del_dollaro_e_il_messaggio_chiaro_degli_usa_allapparato_industriale_europeo/29785_47452/

 

Ora si parla di guerra valutaria mondiale, con epicentro l’euro.

Una storia iniziata negli anni sessanta, quando il Generale De Gaulle volle che ritornasse indietro l’oro francese detenuto in Usa. C’era la guerra del Vietnam, burro e cannoni era il credo americano, che smentiva il detto di Bismark secondo cui tutt’e due era impossibile ottenerli. La protesta giovanile americana infiammava gli Usa, il Vietnam si rivelò una trappola.

Finché nel 1971 Nixon disancorò l’oro dal dollaro, d’ora in poi il problema del dollaro, dissero, sarà un problema vostro. Nel frattempo, in ambito CEE, sin dalla metà degli anni sessanta si preparava un assetto monetario continentale, sfociato nel Piano Werner del 1972. Gli Usa lo affossarono con la guerra del Kippur e la crisi petrolifera, facendo nascere il mercato dei petrodollari.

Ma in ambito europeo si continuava a discutere, c’era l’asse Francia Germania che voleva risolvere una volta per tutte il problema dell’esorbitante privilegio del dollaro. In tutto l’ambito occidentale il movimento operaio nel frattempo alzò la testa, le rivendicazioni e le lotte erano massicce, in Italia vigeva lo slogan “Vogliamo tutto!”.

La dirigenza occidentale non sapeva come far fronte fino a quando con Reagan e Volcker si avviò una feroce stretta monetaria, seguita in ambito europeo, che distrusse sia il movimento operaio sia l’assetto industriale.

Con il dollaro forte una parte dell’apparato industriale europeo, tramite l’export led, sopravvisse fino al 1992, quando, con il Trattato di Maastricht si posero le basi dell’euro. Guido Carli, nelle sue memorie scriveva che d’ora in poi l’euro sarebbe stata una valuta riconosciuta a livello internazionale, in un ambito più vasto dello stesso Marco.

Per edificare tale assetto si avviò una feroce deflazione salariale, l’asse era centrato sulla stabilità dei prezzi e non sulla massima occupazione. La nascita coincise con lo smantellamento iniziale dello Sme ,a seguito della riunificazione tedesca e del vertiginoso aumento dei tassi di interesse della Bundesbank: come con la Fed, anche questa banca centrale prosgiugò i capitali continentali che si stabilirono in Germania, al fine di finanziare la riunificazione.

L’Italia crollò, non si riprese da allora, il 25% dell’apparato industriale distrutto, privatizzazioni, smantellamento di enormi complessi industriali pubblici, fine della Prima Repubblica. Sono passati 30 anni, e 41 dalla stretta di Volcker: allora c’erano la Persia e l’Afghanistan, ora si è soffiato, tramite la Nato, il fuoco sul conflitto ad est. La storica liasion dell’asse tedesco-russo, che ha fatto la fortuna della Germania, si spezza, gas, petrolio materie prime con aumenti vertiginosi.

In più la stretta di Powell copia la stretta della Bundesbank del 1992, questa volta il lido è il dollaro. Il dollaro forte provocherà la distruzione di quel che resta del capitale industriale americano, escluso il complesso militare industriale, tramite l’enorme deficit della bilancia commerciale, delle partite correnti e dell’esplosione del debito estero.

Contemporaneamente, la guerra in corso, provocherà la distruzione di una parte, quel che è rimasta dopo le delocalizzazioni, dell’apparato industriale europeo. Sembra che gli Usa vogliano dire agli europei: se devo crollare io, dovete crollare anche voi, un abbraccio suicida infernale. Intanto il mondo, in altre parti, continua ad andare avanti, presto ci dimenticherà.

La Germania fa la Germania e noi restiamo con il solito europeismo da cialtroni sprecando tre mesi inseguendo il fantomatico tetto al prezzo del gas (infattibile)

 

La Germania fa la Germania e noi restiamo con il solito europeismo straccione

Sua Competenza ha perso tre mesi inseguendo il fantomatico tetto al prezzo del gas (infattibile) e ora che Berlino si muove da sola, la doccia gelata

 
 

 
https://www.nicolaporro.it/atlanticoquotidiano/quotidiano/politica/la-germania-fa-la-germania-e-noi-restiamo-con-il-solito-europeismo-straccione/
 
 
Aveva detto Giorgia Meloni, sul finale della campagna elettorale, che l’Ue è preoccupata “perché se vinciamo noi, è finita la pacchia”. Una frase a effetto ripresa dai media, naturalmente per polemizzare sul suo anti-europeismo. Si sta in Europa facendo i propri interessi nazionali: la Francia fa la Francia, la Germania fa la Germania, l’Italia deve fare l’Italia. Questo il senso di quella frase.

Ebbene, alla prima curva però Meloni è sbandata. Berlino ha annunciato il suo scudo da 200 miliardi per assorbire il caro-bollette su famiglie e aziende. La Germania ha fatto la Germania. E l’Italia? L’Italia risponde gnè gnè gnè.

Altro che pacchia finita, la leader di Fratelli d’Italia e premier in pectore, forte del successo elettorale, se ne è uscita con un commento degno dell’europeismo straccione dei Letta, dei Monti, dei Draghi. “Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario”. Che vor dì? In due parole: più Europa.

Un commento che ricalca quello del premier Mario Draghi: “Non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali, serve solidarietà“.

Che è successo? È successo che il governo italiano guidato da Sua Competenza ha perso tre mesi di tempo aspettando una “soluzione europea” al tema dei rincari energetici che, come al solito, non è arrivata, aggrappandosi al miraggio del tetto al prezzo del gas (ricorderete i trionfanti titoli di giornale che lo davano per cosa fatta a giorni alterni, la grande trovata di Draghi che avrebbe messo d’accordo tutti), mentre gli altri grandi Paesi approntavano nel frattempo risposte nazionali alla crisi energetica.

Noi no, Sua Competenza ha perso almeno tre mesi in rancori personali e inseguendo il fantomatico tetto al prezzo del gas, che si era capito da tempo non essere fattibile (qualcuno lo sosteneva da mesi), per l’opposizione tedesca ma anche per controindicazioni reali.

E, triste inizio, purtroppo appresso a Sua Competenza, invocando il tetto al prezzo del gas e bocciando lo scostamento di bilancio, si accodava Giorgia Meloni, probabilmente mal consigliata.

L’annuncio tedesco, proprio alla vigilia del Consiglio Ue dell’energia, arrivava come una doccia gelata, perché a quel punto pure i sassi avevano capito che la Commissione europea si apprestava a partorire il classico topolino, ricalcando le posizioni tedesche (d’altronde, a guidarla è la baronessa Von der Leyen…).

Da qui l’irritazione italiana, che vedeva infrangersi per l’ennesima e probabilmente decisiva volta l’illusione del tetto al prezzo del gas. Ognuno per sé Dio per tutti, recita l’adagio, in cui i tedeschi sono maestri e noi italiani gli utili idioti.

Pare di vivere nel giorno della marmotta del famoso film. Le reazioni di Draghi e Meloni allo scudo tedesco mostrano come per l’ennesima volta abbiamo commesso lo stesso errore: di fronte ad una crisi, aspettare la “risposta Ue”, la “soluzione europea”, che in questo caso coincideva con il fantomatico tetto al prezzo del gas. Ecco cosa succede ad andar dietro a Sua Competenza…

Emblematico anche il tweet di Guido Crosetto: “La decisione della Germania sul gas conta più di tutte le parole critiche sull’Europa sentite negli ultimi dieci anni, perché è un atto, preciso, voluto, non concordato, non condiviso, non comunicato, che mina alla radice le ragioni dell’Unione“.

Ma domanda: è colpa della Germania se noi abbiamo dormito per almeno tre mesi? Non ha forse detto proprio Giorgia Meloni che la Germania, giustamente, fa la Germania e che tocca all’Italia fare l’Italia? Le “ragioni dell’Unione”, se ci sono, sono sbagliate.

Il nostro problema, il problema della nostra classe politica, è che ci gingilliamo da trent’anni con qualcosa che non esiste. Non esiste, non è mai esistita l’Ue come ce la immaginiamo solo in Italia, una specie di pranzo di gala, di madre natura generosa.

E purtroppo, ormai, anche i critici dell’Ue ne sono talmente assuefatti che non riescono più a concepire alcunché al di fuori di essa. C’è una crisi? Mamma Ue aiutaci tu. La differenza tra destra e sinistra è che la prima batte cassa battendo le scarpe sul tavolo, la seconda inginocchiandosi.

Occorre un cambio di paradigma. Il sovranismo, che nella versione non piagnona sarebbe in realtà l’euroscetticismo thatcheriano, nulla di nuovo sotto il sole, è tutt’altra cosa. C’è una cosa da fare nel nostro interesse? Si fa, assumendocene la responsabilità. Non c’è niente da concordare, condividere, comunicare. Mentre aspettiamo la “soluzione europea” gli altri Paesi fanno e poi, di fronte al fatto compiuto, ci offendiamo: “Serve solidarietà”.

E in questa dinamica è sprofondata purtroppo anche la destra cosiddetta sovranista – la Lega con il Pnrr e Fratelli d’Italia con il tetto draghiano al prezzo del gas.

Si dice, ma noi non abbiamo spazio nel nostro bilancio. Prima considerazione. Cosa pensate che succederà al debito pubblico tra qualche giorno, quando per le bollette insostenibili molte imprese fermeranno la produzione, licenziando o mettendo in cassa integrazione milioni di persone? Si impennerà il debito pubblico e non avremo più un pezzo di economia per tornare a crescere e ripagarlo.

Seconda considerazione. Abbiamo un bilancio enorme, pieno di sprechi da cui pescare. Non occorre nemmeno andare troppo indietro nel tempo, basta guardare alle puttanate degli ultimi quattro anni. E abbiamo i fondi del Pnrr, soldi in massima parte nostri, che se non verranno riorientati a tamponare l’emergenza del momento, non saranno spesi o verranno buttati in chilometri e chilometri di piste ciclabili… Per andare dove?

Bollette della luce, arriva la stangata: + 59% dal primo ottobre

Bollette, arriva la stangata: per la luce quasi un +60%

Bollette della luce, arriva la stangata: + 59% dal primo ottobre

L’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) ha reso note le nuove tariffe del prezzo dell’elettricità sul mercato tutelato, comunicando che per il quarto trimestre del 2022 – a partire quindi dal primo ottobre – il costo della luce aumenterà del 59%. L’Autorità sottolinea che senza il suo «intervento straordinario», l’incremento delle bollette sarebbe stato del 100%, nonostante gli aiuti del governo: «Con un intervento straordinario, ritenuto necessario per le condizioni di eccezionale gravità della situazione, l’Arera limita l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica per le famiglie ancora in tutela e, pur rimanendo su livelli molto alti, evita il raddoppio», si legge nel comunicato dell’Autorità, la quale aggiunge anche che «L’intervento eccezionale dell’Autorità per il quarto trimestre del 2022, che si somma agli interventi del Governo, pur non essendo in grado di limitare gli aumenti, ha ridotto al +59% l’aumento del prezzo di riferimento dell’energia elettrica per la famiglia tipo in tutela».

L’enorme aumento dei prezzi dell’elettricità si è riflesso sulla spesa annuale sostenuta mediamente dalla famiglia-tipo: il prezzo medio della bolletta elettrica del 2022 è pari, infatti, a circa 1.322 euro, rispetto ai 632 euro circa del 2021. Similmente, nel terzo trimestre 2022, il prezzo unico nazionale dell’elettricità (Pun) è quasi raddoppiato rispetto al secondo trimestre 2022, mentre è quasi quadruplicato rispetto al livello medio del corrispondente trimestre del 2021. Al fine di contenere gli aumenti entro il 59%, l’Arera «ha deciso di posticipare eccezionalmente il necessario recupero della differenza tra i prezzi preventivati per lo scorso trimestre e i costi reali che si sono verificati, anch’essi caratterizzati da aumenti straordinariamente elevati». Allo stesso tempo, l’Autorità ha chiesto il rinvio della fine del regime di mercato tutelato per l’energia, che dovrebbe interrompersi a partire dal primo gennaio 2023, e altresì ha confermato il potenziamento dei bonus sociali elettricità e gas, previsti per le famiglie con un livello di ISEE fino a 12.000 euro, che consentono di compensare in maniera significativa gli effetti degli aumenti.

Tuttavia, gli interventi di Arera hanno suscitato la forte ostilità di varie associazioni, tra cui Assoutenti e l’Unione nazionale consumatori (Unc): il presidente della prima, Furio Truzzi, ha dichiarato che «i rincari decisi da Arera sono “mostruosi” e portano la bolletta media della luce a quota 1.315 euro a famiglia nel 2022, una cifra mai raggiunta prima», aggiungendo che si tratta di «una situazione estremamente grave che rischia di portare nei prossimi mesi ad un vero e proprio dramma economico, con migliaia di famiglie e imprese che non riusciranno a pagare le bollette e dovranno dichiarare il default, e conseguenze pesanti su occupazioni, consumi e Pil». L’Unc, invece, ha definito gli aumenti come «una caporetto per le famiglie». Entrambe le associazioni hanno quindi richiesto l’intervento urgente del nuovo governo, ancora in fase di formazione: «Il Governo deve intervenire immediatamente con un Consiglio dei ministri straordinario per varare un provvedimento urgente che blocchi questi prezzi stellari, impazziti e insostenibili» ha affermato Marco Vignola, responsabile del settore energia di Unc. Mentre Truzzi ha asserito che «il nuovo Governo nei suoi primi mesi di attività dovrà dedicarsi in via prioritaria all’emergenza energia» e che per bloccare i rincari «Assoutenti, assieme ad altre 15 associazioni di consumatori, ha convocato per il 18 ottobre una assemblea nazionale degli attivisti e volontari […] per dare vita a un fronte di emergenza energetica nazionale».

Per quanto concerne il gas, invece, gli aumenti saranno resi noti solo a partire dal primo novembre, mentre la novità già emersa su questo fronte riguarda il nuovo metodo di calcolo introdotto a luglio dall’Arera, secondo il quale «il prezzo del gas per i clienti ancora in tutela verrà aggiornato alla fine di ogni mese e pubblicato nei primi giorni del mese successivo a quello di riferimento, in base alla media dei prezzi effettivi del mercato all’ingrosso italiano». Sempre nella nota dell’Autorità si legge che «il nuovo metodo di aggiornamento, pur non potendo agire sugli eccezionali livelli dei prezzi di mercato, mira a rendere più sicure le forniture ai consumatori. […] Con il nuovo meccanismo si riduce il rischio che i venditori non siano in grado di garantire la propria operatività e le forniture, minimizzando il pericolo che le famiglie debbano ricorrere ai servizi di ultima istanza e gli stessi venditori al servizio di default, pregiudicando l’intero equilibrio economico della filiera gas italiana con costi aggiuntivi che verrebbero socializzati».

Al riguardo, Marco Vignola ha chiesto che «anche le bollette della luce diventino mensili, come abbiamo ottenuto per il gas, in modo da spalmarle in un periodo doppio, rendendole più sostenibili per chi dovrà aspettare lo stipendio per poterle pagare, avvisando così i consumatori con un mese di anticipo della stangata, facendoli diventare più consapevoli dell’urgenza di ridurre i loro consumi». Secondo Vignola, infatti, si tratta di «un rincaro record. Mai, da quando ci sono gli aggiornamenti tariffari trimestrali stabiliti dall’Authority, ossia dal gennaio 2003, si era verificato un rialzo così elevato». Rispetto al quarto trimestre del 2021, i prezzi dello stesso periodo del 2022 sono aumentati, infatti, di circa il 122%. Ciò significa che la bolletta del trimestre ottobre-dicembre 2022 crescerà di 245 euro rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, aumentando mediamente da 200 a 445 euro.

[di Giorgia Audiello]