Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

La canapa come soluzione ecosostenibile al problema dei terreni contaminati

La canapa cui si riferisce l'articolista è la cannabis sativa, che era coltivata anche in Italia, molto diffusa, conosciuta ed utilizzata in tantissimi ambiti fino alla II Guerra Mondiale. Poi sono subentrati i vincitori americani a dettare le loro condizioni al mondo intero per favorire le loro multinazionali, in questo caso particolare la DuPont. E' stata infatti quest'ultima che negli anni '30, disponendo di brevetti di fibre sintetiche aveva interesse ad eliminare la canapa naturale per sostituirla coi propri prodotti e lo fece tramite i mass media da essa controllati per avviare una massiccia campagna diffamatoria inventandosi il pericolo droga rappresentato dalla canapa, da allora identificata con la "marijuana". Tutta una montatura denigratoria a scopo commerciale. In seguito alla manipolazione dell'opinione pubblica la canapa divenne illegale negli USA nel '37 ed in seguito in tutto il resto del mondo, senza tener conto dei suoi molteplici usi, tra l'altro economici e vantaggiosi in tantissimi campi del vivere quotidiano, per un solo presunto uso come stupefacente, tutti gli altri vennero negati e relegati nel dimenticatoio. Provate ad immaginare come sarebbe stato diverso il mondo se la DuPont non avesse deciso di imporre i suoi interessi all'umanità. Solo leggendo il breve articolo ve ne farete un'idea, non esauriente ma prossima alla verità. Avremmo avuto meno inquinamento, meno morti da inquinamento, avremmo avuto numerosi vantaggi dagli utilizzi della canapa in ogni settore, compreso l'edilizia biologica a minor costo, avremmo un'agricoltura meno inquinante e meno consumatrice di acqua, disporremmo di una materia prima versatile e polivalente sul nostro territorio, senza dipendere dalle forniture estere, avremmo fatto maggiori progressi nei suoi impieghi terapeutici, nel settore tessile, nella produzione della carta e delle materie plastiche biodegradabili, combustibili da biomassa, ecc.. Una miriade di opportunità positive ci sono state impedite per favorire gli interessi di una multinazionale americana, cinica ed avida. Con questo non voglio affermare che non sia legittimo favorire i propri interessi, ma in questo caso l’abuso è evidente, entrambe le opportunità potevano convivere, in proporzione e territori diversi, invece è prevalso il “delirio di onnipotenza” della DuPont, cioè la volontà di dominare monopolizzando il mercato ed eliminare l’avversario ricorrendo a qualsiasi mezzo, anche il più riprovevole, senza il minimo senso di responsabilità per le ripercussioni ed i danni che avrebbe subito l’umanità. Non è stato il primo caso e neppure l’ultimo, ma se ci si documentasse maggiormente invece di porsi passivamente davanti ad uno schermo televisivo, sarebbe meglio, saremmo meno facili prede di inganni, manipolazioni e mistificazioni. Claudio Martinotti Doria






Dai primi anni del 2000 i ricercatori di alcune Università italiane, finanziate dal MIUR, stanno mettendo a punto nuove importanti tecniche di fitorisanamento e fitorimediazione per la bonifica dei terreni contaminati da sostanze inquinanti e metalli pesanti.

Questi sistemi di risanamento dei territori potrebbero rappresentare un’alternativa davvero importante per il futuro di alcune zone della nostra penisola particolarmente interessate dall’inquinamento industriale, come ad esempio la Terra dei Fuochi o i suoli che circondano l’Ilva, famigerata acciaieria di Taranto, dove alcuni progetti di bonifica dei terreni sono già iniziati.
Per il risanamento ecosostenibile dei terreni, la canapa è una delle piante che meglio si presta al raggiungimento dell’obiettivo: proprio presso la Masseria del Carmine – terra simbolo tristemente nota per essere stata contaminata da diossina e policlorobifenili provenienti dalle acciaierie pugliesi – lo scorso anno è partito un progetto promosso dall’associazione CanaPuglia che consiste nella bonifica dei terreni inquinati attraverso la coltivazione di canapa su quattro ettari di terreno. L’esperimento proseguirà per tre anni e per tre raccolti e sarà osservato dall’Università di Bari in collaborazione con il CRA (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura): verranno quindi valutate scientificamente le capacità di assorbimento della canapa delle sostanze inquinanti e il loro successivo rilascio, per poter sviluppare tecniche sempre più collaudate di fitorisanamento ambientale.
Dal punto di vista ecologico, la cannabis si sta rivelando una risorsa naturale dalle mille capacità. La sua riconsiderazione passa anche attraverso le ormai conosciute proprietà terapeutiche, dal momento che essa è stata (ed è) oggetto di studi scientifici che ne stanno dimostrando l’efficacia nella terapia contro il cancro, la SLA o l’epilessia.
Per la sua capacità di assorbire circa 10 tonnellate di anidride carbonica per ettaro, la canapa è anche utilizzata nella bioedilizia, per la produzione di particolari mattoni in grado di migliorare il comfort abitativo delle case. Ma il processo depurativo della canapa non si verifica soltanto attraverso l’aria, dalla quale essa “imprigiona” grandi quantitativi di Co2, ma le sue radici sono anche in grado di assorbire dal suolo metalli come piombo, zinco, ferro (che potrebbero essere successivamente recuperati e riutilizzati) e di catturare dall’acqua ossido di azoto e altre sostanze inquinanti.

Oltre ai benefici strettamente vantaggiosi per l’ambiente, il fitorisanamento con la canapa è una tecnica ecosostenibile particolarmente economica: la coltivazione di questa pianta, infatti, è semplice e veloce. Essa non richiede l’uso di particolari pesticidi, né di troppa acqua. Cresce inoltre molto velocemente ed è una materia prima utilizzabile in tantissimi settori, dal tessile all’alimentare, dal cosmetico all’automobilistico.

L’ultima frontiera nello sviluppo di queste tecniche ecosostenibili che utilizzano la canapa come principale mezzo di bonifica riguarda un recente progetto di Ecofitomed, azienda pugliese che si occupa di tutela dell’ambiente attraverso l’utilizzo di biotecnologie. L’idea è quella di usare la cannabis per la depurazione dei fanghi inquinati provenienti da fognature e scarti industriali, che oggi vengono raccolti, essiccati e gettati nelle discariche oppure bruciati, con impatto ambientale e costi di gestione molto elevati. Attraverso la coltivazione su un terreno misto a fanghi, la canapa sarebbe in grado – nel tempo – di rigenerare la terra trasformandola in suolo bonificato e coltivabile. Attualmente l’azienda sta cercando finanziamenti per sostenere il progetto, che quindi – con molta probabilità – potrebbe vedere i suoi primi sviluppi iniziali soltanto all’estero.

Negli Usa dilaga la dipendenza dai farmaci “pain killer”. Che anziché l’estasi promettono la calma chimica e spesso letale



E da noi i nostri politicanti e le forze dell’ordine perseguitano lo sfigato che teneva qualche cannabis indica in vaso, perché sono convinti che sia preludio alle droghe pesanti …

 
Antidolorifici da sballo
Negli Usa dilaga la dipendenza dai farmaci “pain killer”. Che anziché l’estasi promettono la calma chimica. Spesso mortale. E ora anche in Europa...
di Elisabetta Muritti
In America li chiamano painkiller, gli ammazzadolore. Sono gli oppioidi, farmaci potenti prescritti ai malati oncologici, a chi patisce dolori cronici o postoperatori severi. Ma hanno cominciato ad ammazzare anche chi il male lo sente nell’anima, più che nel corpo, diventando droga su misura per questi tempi di disperazione banale, low cost, senza fiori del male da cogliere e orizzonti “altri” da esplorare. Così l’America fa i conti con un dramma finora rimosso, e cioè l’impressionante catena di decessi e dipendenze provocati fondamentalmente da due principi attivi, l’ossicodone, che Oltreoceano miete più vittime di eroina e cocaina insieme, contenuto nei farmaci OxyContin, Percodan (da noi venduto come Depalgos) e Percocet, e l’idrocodone, “amato” dal dottor House e da Eminem, presente nel Vicodin (non si vende in Italia ma si compra in rete). Altrettanto pericoloso il fentanile, somministrato con cerotti transdermici.
Dati allarmanti, in più cattiva coscienza: a consentire quella che è definita una pestilenza è stato il connubio di compiacenza e interessi. Dai medici che percepiscono percentuali dalle case farmaceutiche per le ricette, alla prescrizione di analgesici da cavallo pure per il mal di denti; dal business della sofferenza (Purdue Pharma ha riformulato l’OxyContin, dopo una penale di 646 milioni di dollari pagata nel 2007 per aver minimizzato, con marketing e congressi, i rischi di assuefazione) ai pellegrinaggi in Florida (i cosiddetti “OxyContin Express”), Stato costellato di “cliniche del dolore”. I numeri parlano: nell’ultimo decennio 15mila americani ogni anno sono morti di overdose (le pasticche sono frantumate e inalate o iniettate, la polverizzazione è più difficile col neo OxyContin), In 17 Stati i painkiller sono oggi la causa numero uno dei decessi violenti. Il consumo di ossicodone è cresciuto del 152% in 6 anni, e i pusher lo vendono a 50 dollari la pastiglia.Tra 2004 e 2009 i suicidi con antidolorifici sono raddoppiati tra i maschi di 35-49 anni e triplicati tra gli ultracinquantenni...
E sebbene il gossip ci elenchi i vip morti per antidolorifici, Heath Ledger, Michael Jackson, Anna Nicole Smith, in realtà questa tossicodipendenza ha mutato indirizzo e identikit della vittima tipica, non più il ghetto metropolitano ma i quartieri residenziali, non più il giovane nero ma il bianco di mezz’età. Molti farmacisti, presi di mira da rapine a mano armata, si attrezzano e appendono i cartelli «Non vendiamo painkiller». E si attrezza la Food and Drug Administration, che tira il freno a mano di produzione e distribuzione dei farmaci non autorizzati a base di ossicodone.
La peste, intanto - ha scritto il Guardian - comincia a contagiare l’Europa: in Inghilterra in 10 anni le ricette per questi medicinali sono quadruplicate, e i “painkiller” si diffondono fra adolescenti in cerca di sballo “legale”, abituati a frugare nel comodino dei genitori e in farmacie on-line che monitorano le ondivaghe riformulazioni dei farmaci (saldi dei prodotti qua o là non più autorizzati), senza contare l’acquisto sottocosto di flaconi che arrivano da chissà dove, senza etichetta né bugiardino. E in Italia? Dobbiamo far tesoro delle brutte esperienze degli altri. Perché - premesso che la regolamentazione sanitaria in Europa è meno “disinvolta” che negli Usa - anche qui i numeri s’impennano: un italiano su 4 cerca il medico per mitigare il male e, tra 2010 e 2011, il numero delle confezioni di oppioide è salito del 30%.

«Crescita fisiologica, dice Riccardo C. Gatti, medico, psicoterapeuta e specialista in psichiatria, direttore del Dipartimento delle dipendenze della Asl di Milano. «Ma attenzione, non è vero che se il farmaco è prescritto non fa male, come non è vero che se fa male non va prescritto» (il nostro paese vanta solo dal 2010 la legge 38 che garantisce cure palliative e terapia del dolore al malato). «Il punto - prosegue Gatti - è che il dolore esige competenza, e questa manca. Non ripetiamo l’errore commesso con gli ansiolitici». E analizza il panorama italiano, dominato (dati Istat 2011, che raccontano un aumento di appeal degli antidolorifici nella fascia d’età 35-64 anni) da minor tolleranza verso il dolore fisico e da consumi domestici o “nascosti” dei farmaci, anche per sfuggire alla repressione e al giudizio sociale, da adolescenti che cercano lo sballo efficiente ma economico piuttosto che il piacere: «È cambiato l’atteggiamento verso la droga: si è passati dalla fase Ottanta-Novanta, quand’era estraniazione e devianza, ai Novanta-primi anni del millennio, ovvero il doping per far sesso e carriera, alla fase diciamo 2012-2013, in cui è consumata in senso utilitaristico, senza aderire a stili di vita, perché i nativi digitali vogliono facile, subito, gratis, scaricabile. Una vale l’altro, mi serve oggi, domani sarò normale, non faccio il tossico, la cultura dell’illegale non mi piace... ».

Consultare il Prevo.Lab, area previsionale sull’evoluzione dei fenomeni di abuso dell’Osservatorio regionale sulle dipendenze, di cui Gatti responsabile, è illuminante: vi si racconta di dati ufficiali che, a tutto il 2010, parlavano di diminuzione dei consumatori di droga “tradizionale”, ma anche di nuove sostanze reclamizzate in rete (gli stupefacenti sintetici, le “designer drugs”), e di pochi soldi a disposizione pure per lo sballo. E poi di depressione epocale e ottimismo teen, che spingono a strafarsi non per entrare in una dimensione iperbolica ma per godere di un benessere calmo. È la post-normalizzazione dei consumi, incarnata da una generazione che non ha chiaro il concetto di tossicodipendenza e non ne conosce le implicazioni etiche e sociali: i nativi digitali sono nativi esperienziali. «Una cultura nuova, dove gli antidolorifici entrano sempre di più», dice Gatti. Ma gli oppioidi, spiega una ricerca pubblicata dal magazine online Neuropsychopharmacology, sono anche una “sostanza gateway”: chi ha iniziato con l’ossicodone ha 5 volte più probabilità di passare ad altre dipendenze rispetto a chi debutta con la cannabis. E qui si nasconde un nuovo rischio, anche italiano. Perché le organizzazioni criminali che fanno business con le droghe classiche hanno le stesse preoccupazioni di ogni altro grande mercato, e tentano di “fidelizzare” il cliente. E per fidelizzare i nativi digitali, magari passati per l’abuso di oppioidi legali, la sostanza adatta è l’eroina. «Tra 2012 e 2015, soprattutto tra gli studenti, in Italia è previsto un aumento del consumo di eroina (37% in 3 anni!), fumata e non iniettata, non emarginante, meno cara. Pensiamoci: in Italia oggi tutto l’interesse è rivolto a un’altra dipendenza, l’azzardo; nessuno parla più di droga e, ogni volta che qui si tace, poi arriva l’emergenza».

Ma credete veramente che il solo danno arrecato dalla Fornero sia stato lo spostamento in avanti di sei anni dell’età pensionabile?


Di Claudio Martinotti Doria

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Occorre premettere subito che l’accoppiata Monti Fornero non deve fungere da comodo capro espiatorio limitando a loro il giusto risentimento covato in questi anni, perché loro sono solo strumenti dell’alta finanza, cioè mercenari molto ben remunerati e ricchi di privilegi, ma sono solo esecutori, non valorizziamoli per nulla, sono solo maggiordomi (Monti) e camerieri (Fornero) in livrea, il primo in servizio permanente effettivo e la seconda occasionale, a chiamata.
L’alta finanza internazionale, cui la classe politica è interamente sottomessa, sta sempre più procedendo nel piano di eliminare la classe media, ultimo ostacolo socioculturale ai loro piani di totale omologazione consumistica e schiavizzazione culturale dell’umanità. Non pensate al complottismo, non centra niente, è solo un percorso obbligato per le scelte fatte in precedenza, di eliminare l’economia reale basata sul denaro vero (oro e argento, cioè gold standard, di cui vi rammento l’ultimo residuo è stato eliminato da Nixon il 15 agosto 1971 rendendo il dollaro libero da costrizioni e quindi moltiplicabile all’infinito senza vincoli), per sostituirlo con quello contraffatto di carta (senza limiti e garanzie) e stampabile a volontà di Lor Signori (i politici hanno delegato i banchieri di questo gravoso compito), creandolo anche virtualmente. Il 99,9% del denaro circolante è ormai virtuale, sotto forma soprattutto di “derivati” et similia, vera e propria spazzatura, cioè truffe simili allo schema di Ponzi, e QE, Quantitative Easing, cui ormai tutte le banche centrali al mondo si stanno adeguando e che porterà inevitabilmente ad un sempre maggiore perdita di potere d’acquisto del denaro, una specie di tassa occulta).

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Quindi aspettatevi prima o poi, più prima che poi, un collasso sistemico (epocale) finanziario e monetario, alcuni economisti non mainstream (cioè non addomesticati ed asserviti, che sono una esigua minoranza, mai intervistata dai mass media) lo prevedono già nel corso del 2016.

La miccia può essere un evento qualsiasi che induce una precipitazione repentina degli eventi: una guerra, un cataclisma, l’esplosione dell’ennesima bolla, un crack mastodontico, un crollo di borsa, un tumulto civile molto esteso, ecc.. Qualcosa che partendo come al solito da una regione (seppur estesa) si propaghi ovunque, come nel 1929 ma con molte aggravanti dovute ai progressi tecnologici fatti da allora e che non giovano affatto in questo contesto, semmai aggravano la crisi nelle sue ripercussioni e rapidità di propagazione ed intensificazione. I governi saranno assolutamente impotenti e patetici nei modi risibili di cercar di porvi rimedio, totalmente inadeguati ed impreparati, che aggraveranno la situazione anziché limitare i danni.

Ma dopo queste splendide prospettive torniamo al tema centrale del titolo ed anche più localistico, in quanto riguarda esclusivamente la nostra italietta provinciale e moralmente corrotta ed ancora ignara del destino che l’attende.

Se anche solo la Fornero avesse arrecato come danno lo slittamento in avanti di sei anni dell’età pensionistica, già di per sé basterebbe per maledirla ripetutamente, per il fatto che in nessun altro paese al mondo è avvenuta una riforma così drastica, repentina e penalizzante, senza adeguate contromisure sociali di alleggerimento delle ripercussioni, una sorta di ammortizzatore sociale e di risarcimento dei danni subiti.


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Analizziamo anche solo sommariamente le altre ripercussioni, che non sono mica robetta da ridere:
-   -      Ha dato mandato all’Inps di variare le modalità di calcolo dell’ammontare pensionistico, ovviamente penalizzando sempre più gli aventi diritto, sono sempre più numerose le persone che conosco che andate da poco in pensione mi riferiscono di aver subito una decurtazione della pensione mediamente del 20-30 per cento ma anche di più rispetto al metodo precedente di cui avevano ricevuto una proiezione dal patronato, o altre che hanno rinunciato ad andare in pensione perché sarebbero stati troppo penalizzati rispetto alle aspettative precedenti … Nella realtà si traduce in una peggiore qualità della vita, con sempre maggiori rinunce e depauperamento delle famiglie e danneggiamento dell’economia complessiva.
-   -     Ha praticamente spazzato via i cosiddetti diritti acquisiti, compiendo una gravissima sperequazione perché lo ha fatto solo per alcune categorie sociali e non per tutte e senza effetto retroattivo, il ché rappresenta una palese ingiustizia sociale che discrimina per motivi anagrafici oltre che per censo (i politici e pubblici funzionari sono sempre esentati e privilegiati)
-   -        Ha vanificato in un colpo tutti i versamenti contributivi volontari che erano finalizzati col vecchio metodo contributivo ad anticipare l’erogazione della pensione, che spostandola per tutti a 66,7 anni di età non sono più serviti a nulla, come fossero stati buttati dalla finestra, anzi peggio, perché qualcuno avrebbe potuto raccoglierli magari avendone bisogno, in questo caso sono stati fagocitati da un carrozzone di cui non sappiamo che utilizzo faranno (continueranno a pagare le pensioni baby? Le super pensioni dei politici e dirigenti pubblici?). Ed i contributi volontari non sono restituibili nel nostro paese, come fossero una tassa, negli altri paesi europei non è così, forse perché hanno più rispetto verso l’utenza ed i cittadini in genere.

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-   -        Non ha minimamente tenuto conto di quella consistente categoria sociale che per motivi anagrafici e di crisi economica in corso già da anni sarebbe stata particolarmente penalizzata dalla sua riforma: gli ultra55enni, e non mi riferisco solo agli esodati, termine spurio e fuorviante che generalmente si riferisce agli ex dipendenti prossimi alla pensione, e che più correttamente dovrebbe riferirsi a tutti coloro che sono rimasti senza lavoro e senza pensione, siano ex dipendenti o lavoratori autonomi (che non sono solo gli impiantisti o i professionisti, ma tutti i precari con partita iva ed i collaboratori), e quindi non quei pochi conteggiati e poi riconteggiati di cui i media hanno fatto da cassa di risonanza, come fossero le sole vittime della Sora Fornero, stimate solo alla fine di interminabili ed improbabili conteggi in circa 350 mila (ricordate che inizialmente la Sora Fornero accennava a solo 50 mila?). In realtà sono molte di più le vittime, sono in pratica tutti gli ultra55enni senza lavoro e senza pensione. Non sanno neppure contarli. Solo che prima della riforma Fornero, pur essendo senza lavoro, qualche anno potevano tirare avanti attingendo ai propri risparmi e alle riserve famigliari, in attesa della pensione, ora non più, perché l’aggiunta di sei anni è eccessiva, l’attesa è troppo lunga, e non devo essere io a dirvi che a quell’età non si trova più lavoro, lo dicono le statistiche, il 90 per cento dei disoccupati anziani rimane tale fino alla pensione, e grazie alla riforma Fornero hanno molte più possibilità di morire prima di riceverla … anche solo per lo stress aggiuntivo.



    -         Ha di colpo reso più povere milioni di famiglie sia in termini di prospettive e pianificazioni famigliari alterate, ma soprattutto di accesso al credito. A questo non ha pensato nessuno, mai letto nulla in proposito sui media, ma se non hai la pensione e non hai più un lavoro dopo i 55 e devi attendere i 66,7 anni per avere la pensione, di cosa vivi? E se anche sei proprietario di un immobile e chiedi un mutuo per tirare avanti, IL MUTUO NON TI VIENE CONCESSO perché non hai i requisiti minimi imposti dalla Banca d’Italia, e la banca cui ci si rivolge, la richiesta di mutuo non solo non l’accoglie ma non porta avanti neppure l’istanza iniziale, non passi neppure il primo colloquio col funzionario. E questa è una ripercussione della Fornero di cui nessuno ancora si è reso conto. E se qualcuno fosse informato dei recenti nuovi “prodotti e servizi” sostitutivi del tradizionale mutuo, come il Prestito Vitalizio Ipotecario, vi anticipo che sono tutte fregature, i tassi sono mooolto più alti dei mutui ipotecari, le somme erogate sono mooolto più basse, e pertanto se mai qualcuno che possiede un immobile vi ricorresse per tirare avanti fino all’erogazione della pensione, sappia che quando e se ci arriverà a quel punto si è ormai giocato la casa, fagocitata dalla banca. Niente più eredità da lasciare ai figli, nipoti, ecc.. E sappiate che non sono circostanze casuali, ma pianificate dall’alto.

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La Fornero avrebbe fatto molto meglio, con maggior coraggio e minore ipocrisia ad imporre di colpo il sistema contributivo per tutti, avrebbe fatto meno danni, purché concedesse il diritto di andare in pensione come era previsto in precedenza, avrebbe fatto ugualmente risparmiare soldi all’Inps penalizzando meno i cittadini. Adesso sono li che se la menano sulla flessibilità in uscita, sulle penali da applicare, sulle salvaguardie agliesodati, ecc., tutto cazzeggio per confondere le idee e simulare di volersi occupare del problema dei danni arrecati dalla riforma Fornero. Danni che derivano soprattutto dall’insipienza della nostra classe politica che abituata ai privilegi e vivendo troppo distaccata dalla realtà della massa sociale, non ne conosce la reale situazione, vivendo ormai da troppo tempo in una dimensione mediatica virtuale artatamente contraffatta.

E noi che abbiamo patito e capito tutto questo dobbiamo pure sopportare il continuo cazzeggio politico mediatico quotidiano?
Quanto pensate possa durare ancora tutto questo teatrino della politica? Prima che la realtà si riveli in tutta la sua gravità ed un’ondata di tumulti sociali spazzi via questa situazione? Come scritto in precedenza basterà una miccia qualsiasi, un innesco. Non occorre essere dei profeti per prevederlo!


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