https://lindro.it/e-meno-male-che-draghi-andava-a-lustrare-le-scarpe-a-biden/
E meno male che Draghi andava a lustrare le scarpe a Biden! Il filo-americano Draghi, va in USA e dice agli statunitensi di fare la pace, lasciando intendere che su ciò il ruolo dell’Europa non è il ruolo degli Stati Uniti, e che questa guerra cambierà molto in Europa, e l’unità dell’Europa sarà rafforzata
Lo so che sono antipatico, però mi dovete dare atto che certe volte ho ragione, almeno un po’. Fino all’altro ieri, non c’era via di pace, e il viaggio di Mario Draghi era una buffoneria perché non conta nulla, né lui (che tra l’altro non capisce questi problemi), nè l’Italia (parole testuali di un notissimo commentatore televisivo, spalla di un altro ancora più noto), poi, l’11 maggio 2022, i toni cambiano di colpo.
E, curiosamente, Draghi viene visto come il compartecipe delle iniziative di Emmanuel Macron e di Olaf Scholz.
Almeno, fino a quando riferirà al Parlamento. Un piccolo inciso: a me
pare ovvio che il Presidente del Consiglio non possa dire pubblicamente
cosa intende dire ad un altro Capo di Stato, tanto più che, come dice
quel pezzo di carta ignoto ai più che si chiama Costituzione, la
politica estera ‘appartiene’ al Governo: il Parlamento può costringere
il Presidente del Consiglio a dimettersi, oppure fare il suo mestiere, e
cioè adottare una risoluzione di indirizzo politico. Ma, figuriamoci,
in questo Parlamento abitato da questi politicanti, correttezza
costituzionale e coscienza dei problemi internazionali sono cose
astrali.
Eppure, nonostante i commenti, che hanno preceduto questo viaggio, poco entusiasti dei ‘grandi commentatori’, un dato di fatto emerge in maniera clamorosa -sì, clamorosa- nel discorso diretto di Draghi a Joe Biden, quando ha detto -badate bene-, «La nostra gente ci chiede: cosa passiamo fare per portare la pace». Ed è stata solo la prima ‘botta‘.
Ha dunque fatto esattamente quello che, a parole, voleva il Parlamento: ha cioè detto chiaro a Biden che bisogna darsi da fare per realizzare la pace.
Ha anche detto, certo, che apprezza il fatto di averla fatta pagare
cara a Vladimir Putin, ma il tema resta quello della necessità della
ricerca della pace, ora.
A parte che ciò corrisponde perfettamente a quanto detto da Macron, che ha sottolineato l’aspetto più importante per noi: il fatto, cioè, che la Russia è in Europa, e l’Europa non può fare a meno della Russia. A parte ciò, è evidente che una risposta brutale, secondo me un po’ isterica, da
parte USA si è subito vista con il discorso del capo dello spionaggio
USA che parla di ulteriori minacciose intenzioni della Russia, con l’ovvia intenzione di ‘mettere le mani avanti’, mentre contemporaneamente si sviluppa una offensiva ucraina, a cui fa da contrappunto una nuova dichiarazione di volontà di pace da parte di Volodymyr Zelenski.
Si tratta, apparentemente, di una sorta di ‘operazione congiunta’ su più
piani. In cui certamente la parte del ‘poliziotto cattivo’ la fanno gli
USA e quella del poliziotto buono la fanno Macron, Draghi e Scholz.
Dico Draghi perché credo si possa dire con relativa certezza che, benché
tanto silenzioso, Draghi sia sulla stessa posizione degli altri due.
Anche perché, con un sano realismo, i tre hanno in mente una attività dal nostro punto di vista molto più importante: quella della riforma dell’Europa, che passa anche dalla realizzazione della forza di difesa europea,
che può affrancare l’Europa, o la parte di essa che lo dovesse fare,
dalla invadente presenza degli USA e in particolare della NATO.
Mi sbaglierò, ma si sta correndo su una lama di rasoio, al termine della quale potrebbero esservi tre risultati importantissimi che modificherebbero a fondo gli equilibri mondiali. Da un lato mostrare alla Russia che certe pretese non sono accettabili, ma anche che non si intende isolarla e colpirla, sia pure a dispetto degli USA, che è un modo di dire agli USA ‘facciamo da soli in Europa‘, la NATO non ci serve più e anche l’imperialismo statunitense. Il terzo risultato, assolutamente indispensabile in una simile costruzione, sarebbe la costruzione effettiva della ‘nuova‘ Europa descritta da Macron e non solo, priva o con minor peso di quella parte di essa che non la vuole (in particolare i Paesi dell’est europeo), Ucraina inclusa, con la quale, in cambio di una ‘protezione’ europea all’Ucraina, si potrebbero iniziare concretamente ad offrire ‘protezione’ attraverso l’Europa e quindi non la NATO.
E non solo, perché poi Draghi ha detto chiaro una cosa fondamentale e non certo filo-americana, quando ha detto che la pace non deve soddisfare l’uno o l’altro, ma tutti. E ha aggiunto, nel suo solito tono apparentemente indifferente, «non si tratta di vincere»,
ma di fermare la guerra, tanto più che la questione dei rifornimenti
agricoli va risolta subito, dato che le navi non partono per il blocco,
russo, ma anche per le mine, ucraine.
E, ancora, proprio su questo tema, ha sottolineato che già solo discutere e risolvere la questione del grano, implica negoziati, incontri, trattative. Offre, in sostanza, un primo terreno di trattative, pur senza abbassare la guardia con riferimento alle ‘sanzioni’ contro la Russia, che, sarà un caso, non chiama mai ‘sanzioni’.
Questa è politica, anzi, Politica. Il filo-americano Draghi, va in USA a dire agli statunitensi di fare la pace, di collaborare per la pace. Ma lo dice, lasciando intendere che su ciò il ruolo dell’Europa non è il ruolo degli Stati Uniti, che questa guerra cambierà molto in Europa, e l’unità dell’Europa sarà rafforzata,
e ci si augura (ha detto Draghi) che gli USA collaborino in questa
direzione. Cominciando, da buon economista, da una razionalizzazione
seria delle spese militari, come strumento per la conquista della
cosiddetta ‘autonomia strategica’ della quale tutti parlano, ma nessuno
si dà da fare per realizzarla.
Ma alla fine non si perita di dire (e non è una cosa secondaria, anzi, è
una sottile dichiarazione di guerra!) che le posizioni dell’Europa non
sono, non ancora, divergenti da quelle degli USA,
pur ribadendo che se di ‘vittoria’ si vorrà parlare, dipende dagli
ucraini affermare se hanno vinto, decidere cosa sia vittoria. Che è un
modo gentile di dire agli ucraini di abbassare le pretese, se vogliono
l’aiuto europeo, ma anche una bacchettata sulle dita di Jens
Stoltenberg, cioè Biden, ai quali dice a muso duro che l’Ucraina deve
decidere da sé. E ciò, dice Draghi, dopo averne parlato (forse un po’
litigato) con Biden, mentre Bojo (sempre un po’ ridicolo), corre a
rassicurare la Finlandia e la Svezia sulla disponibilità britannica a …
difenderli!
E meno male che Draghi andava a lustrare le scarpe a Biden!
Nessun commento:
Posta un commento