Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Ascoltare questo breve video è più efficace di qualsiasi canto e rito natalizio

di Claudio Martinotti Doria
 
Dopo aver avuto il berlusconismo per quasi un ventennio ed il montismo per un anno, prima di ascoltare questo discorso del presidente dell'Uruguay occorre prepararsi psicologicamente all'umiltà ed alla sobrietà politica cui non siamo abituati ... essendo un intervento antitetico al degrado patologico in cui versa il nostro paese in ambito politico istituzionale e mediatico

Non casualmente i politici migliori (che cercano di fare veramente gli interessi delle popolazioni) finora sono emersi in Costa Rica (la Svizzera dell'America Centrale e Caraibi) ed in Uruguay (la Svizzera del Sud America) ed a cascata stanno emergendo anche in altri piccoli paesi latino americani come l'Ecuador
Per avere info sul presidente dell'Uruguay José Alberto "Pepe" Mujica Cordano: http://it.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_Mujica
Pepemujica2.jpgJosé Alberto "Pepe" Mujica Cordano
 
Mi rammenta, sebbene esposta in modo molto più elementare, la filosofia e cultura della convivialità proposta da Ivan Illich, ed anche se il presidente non articola in modo esauriente i concetti che probabilmente aveva in mente, si riferiva intrinsecamente al concetto di "cooperazione e solidarietà" in sostituzione della competizione aspra ed autodistruttiva, cui ci si dovrebbe ispirare per venire fuori dalla crisi epocale, che per quanto si bluffi e cerchi di mistificare, è in corso di peggioramento.
Ivan Illich
 
Probabilmente aveva anche in mente concetti (inespressi) di autosufficienza alimentare ed energetica, della necessità di ridurre le ambizioni ed i desideri per poter essere felici, perché è veramente felice colui che non ha desideri (in particolare consumistici, che sono ossessivi compulsivi e creano circoli viziosi deleteri).
Inoltre occorre capire che il fenomeno che si è accentuato negli ultimi anni, dell'eccessivo accumulo di ricchezza nelle mani di poche persone, prevalentemente aride spiritualmente (se fossero evoluti la ricchezza la distribuirebbero con il mecenatismo, che invece scarseggia, soprattutto in Italia) è tra le cause primarie della crisi in corso, in quanto accumulano sempre più ricchezza trattenendola per sé e per i propri famigliari, e non investono se non con ciniche modalità finanziarie speculative. 
Sede della FED, Federal Reserve, Banca Centrale degli USA
 
I ricchi infatti sono coloro che beneficiano per primi e prevalentemente della vicinanza alla "stampante monetaria" cioè alla creazione di denaro virtuale (fiat money) per il tramite delle banche centrali e dell'effetto leva della riserva frazionaria, denaro creato dal nulla che non circola tra gli imprenditori (piccole e medie aziende) e tra le famiglie ma viene fornito a beneficio dei politici e delle loro clientele, dei banchieri e dei loro sgherri.
Un circolo vizioso aberrante destinato ad implodere con gravi ripercussioni per l'umanità

Il giorno dell'ennesima fine del mondo: tra apocalissi prossime venture e miti incrollabili

di Claudio Martinotti Doria

Fonte: Casale News http://www.casalenews.it/index 

Puntata speciale di Patria Montisferrati per questa data 'epocale' secondo la profezia Maya. Tante leggende, anche sul nostro Monferrato

 

Il demonio (statua a Rennes le Chateu) 
Il demonio (statua a Rennes le Chateu)

Ormai il momento si approssima, mentre scrivo questo brevi note mancano poche ore al fatidico 21 dicembre 2012, che secondo la "profezia" Maya (che tale non è), dovrebbe indicare l'ennesima fine del mondo. Non intendo certo aggiungere qualcosa a quella sequela infinita di autori che hanno scritto sull'argomento, per interpretare e speculare, smentire ed approfondire, per cui mi limito a due semplici considerazioni.
Per prima cosa rimpiango di non aver preso sul serio questa opzione a scopo turistico per dirottare verso il nostro Monferrato una parte di coloro che si nutrono di paure ed illusioni. Mi riferisco in particolare al fenomeno "Bugarach", paesino della Linguadoca di cui certamente avrete sentito parlare, vostro malgrado, fino alla sfinimento. Pare che in quel luogo si dovrebbe passare indenni la fine del mondo, e per disporre di un simile privilegio, per dormire cioè la notte del 21 dicembre, alcuni individui pare abbiano prenotato una stanza nel paesino alla ragguardevole quotazione di 2 mila euro.
Come si sia pervenuti alla scelta di Bugarach ed al suo suggestivo Pic, equivalente del nostro Bric, per salvarsi dalla fine del mondo, non si sa bene.
Il paese di Bugarach
Quello che mi ha sorpreso alcuni mesi fa, quando fui informato di questo episodio, è che Bugarach dista meno di una quindicina di km dal ben più famoso (almeno finora) Rennes le Chateau, la cui presunta storia, con particolare riferimento al parroco ottocentesco François-Bérenger Saunière che si è improvvisamente arricchito, al viaggio di Maria Maddalena in Francia, ai Templari ed al Priorato di Sion che hanno "immancabilmente" interagito con la località, al Santo Graal che non può certo mancare, ecc., ci è stata fornita in una molteplicità di varianti e pubblicazioni e trasmissioni televisive fino a livelli di esasperazione.
Come è potuta sfuggire questa vicinanza geografica, agli autori di pubblicazioni pseudo storiche e new age, che sfruttano le inquietudini popolari vendendo illusioni? Avrebbero potuto ricamarci alla grande.
Perché non hanno scelto Rennes le Chateau anche per infilarci quest'ultima invenzione mediatica? Non ci ha pensato nessuno? O è considerata una località sovraesposta e pertanto da scartare?
Rennes le Chateu 
La Torre di Maria Maddalena a  Rennes le Chateau

La seconda considerazione sull'argomento in questione, riguarda la più recente e secondo me accreditata versione storica, basata sul ritrovamento nel sito archeologico di La Corona in Guatemala, di una cinquantina di geroglifici Maya su un blocco di pietra, la cui lettura rivela che tale data non ha nulla a che fare coi calendari, le previsioni e la cosmologia Maya, ma fu una scelta del re Yuknoom Yich'aak K'ahk', che per consolidare il suo potere indicò il termine del ciclo di durata dell’impero Maya fornendo appunta tale data, come farebbe uno scrittore di fantascienza per collocare gli avvenimenti delle sue opere.
Ad ogni modo lo scopo di questo mio modesto intervento è soprattutto quello di far riflettere sul bisogno che ha l'umanità di alimentare illusioni, che ci rende ingenui e vulnerabili.
Quasi sempre nel corso della storia quello che noi credevamo, anche per lungo tempo, una verità storica, si è poi rivelata un'illusione, una menzogna, una mistificazione, un mito, una propaganda, ecc..
Anche quando viene presentata fin dai primordi delle pubblicazioni storiche con qualche perplessità, con beneficio d'inventario, e con qualche componente leggendaria, fa una certa presa e siamo comunque tendenti a fornirle un minimo di credibilità storica.
Pensiamo ad esempio alla leggenda di Aleramo, alla cavalcata che avrebbe compiuto in tre giorni e tre notti per perimetrare il suo feudo ed alla sua sposa Adelasia.
Aleramo 
Aleramo, capostipite della dinastia aleramica, che ha dominato decine di feudi in quell'area che era definita "Lombardia"

Sebbene storicamente si sappia essere stata scritta su commissione dal frate domenicano cronista Jacopo Bellingeri da Acqui attorno al 1330, in un epoca nella quale molte nobili famiglie incaricavano scrivani e letterati di elaborare abbellimenti delle origini dinastiche per motivi di legittimazione e consolidamento del potere acquisito e per alimentare il prestigio ed il fascino dinastico, in troppi ancora sono convinti abbia fondamenti storici, e sono convinti che Adelasia sia stata veramente la sua prima moglie (storicamente non si conosce chi fosse) e ritengono erroneamente che Aleramo sia stato il primo marchese del Monferrato.
Questa è la potenza del mito, che sovrasta la storia ed anche dopo essere stato decodificato, prosegue il suo effetto illusorio psicologico e culturale, tramandandosi oralmente e negli scritti prosaici.
Ne cito altri due che sono meno localizzati e molto più estesi e diffusi, ed ancora oggi accolti e trasmessi a livello popolare.
Mi riferisco al mito del "mille e non più mille" ed alle "ius primae noctis", cioè alla presunta convinzione che l'umanità attorno all'anno mille fosse terrorizzata dalla fine del mondo e che alla fine del secondo millennio ci sarebbe stata una specie di apocalisse (qualcuno rammenta il livello di attesa che ci fu a livello mediatico e soprattutto informatico?) ed alla sempre presunta convinzione che nel medioevo il signore feudale avesse il diritto di giacere con la moglie dei suoi servi della gleba alla prima notte di nozze.
Il mito dello ius primae noctis 
Il dipinto simboleggia la ius primae noctis 

Per molto tempo siamo stati convinti fossero certezze, ed invece sono falsità, non c'è nulla che le possa confermare a livello storico documentario, non vi sono tracce di tali paure apocalittiche e neppure di tali costumi nobiliari e sociali.
Sono molto probabilmente abili costrutti sedimentati e stratificati nel corso dell'Illuminismo e del Romanticismo, epoca durante la quale sono avvenute molteplici alterazioni storico interpretative fino alla falsificazione documentaria ed alla creazione di veri e propri miti spacciati per verità storica, coinvolgendo anche il nostro tanto caro Risorgimento.
Inoltre come scrissi già una quindicina di anni fa in uno dei miei primi articoli di divulgazione storica, ogni profezia o calcolo escatologico che voglia essere preciso come datazione è destinato a crollare di fronte ad un errore ancora poco conosciuto dal grande pubblico, tra cui appunto gli autori di queste mistificazioni stile New Age, che inducono a rifugiarsi a Bugarach.
Mi riferisco all'errore di datazione cronologica della nascita di Gesù Cristo commesso da Dionigi il Piccolo, e riportato nel calendario gregoriano, quello maggiormente utilizzato al mondo a partire dal 1582 in sostituzione di quello giuliano.
Nella prima metà del VI secolo, papa Ormisda, volendo liberarsi dalla convenzione di contare gli anni in base alle origini di Roma, incaricò Dionigi il Piccolo (monaco scita noto per la sua cultura ed umiltà) di elaborare un'alternativa “cristiana”. Dionigi dopo alcuni anni di dedizione alla causa individuò la data fatidica della nascita di Cristo nel 25 dicembre dell’anno 753 dalla fondazione di Roma. E dalla Pasqua del 526 il calendario giuliano si è adeguato a tale convinzione indicando appunto le date successive come “Anno Domini”, cioè dalla nascita di Gesù Cristo.
Hormispope.jpg Papa Ormisda

Dionigi però si era sbagliato di 7 anni. Infatti non aveva tenuto conto del periodo del governo di Ottaviano prima di proclamarsi Augusto imperatore e neppure del numero “zero” (ancora sconosciuta all'epoca, saranno poi gli arabi ad introdurlo).
Infatti solo retrodatando di sette anni la nascita di Cristo si possono spiegare alcune incongruenze storiche inerenti ad esempio il regno di Erode e la strage degli innocenti, il censimento romano, la stella dei Magi, ecc..
Quindi quando incappate in coloro che affermano con precisione e sicumera quando e dove avverranno ipotetiche apocalissi ed espongono dottrine escatologiche, non tenendo conto di questo grossolano errore di datazione, dategli l'importanza che si potrebbe attribuire ad un millantatore, truffatore ed imbonitore.
Gli sprovveduti che in questi giorni stanno spendendo avventatamente i loro quattrini a Bugarach nell'illusione di essere degli eletti, prescelti, pionieri, o semplici curiosi privilegiati, probabilmente non sanno che oggi siamo effettivamente nel 2019 come Anno Domini, quindi la data a loro indicata è già trascorsa nella sua insignificanza e l'umanità è rimasta incolume rispetto ai pericoli paventati.

Case di Paglia: come autocostruire una casa naturale e autosufficiente energeticamente con soli 45mila euro

Case di Paglia: come autocostruire una casa naturale e autosufficiente con 45mila euro
autocostruzione casa in paglia
Casa di paglia autocostruita.  

I cereali oltre che il pane, ci possono dare anche una casa. La paglia, materiale di risulta della produzione dei cereali, è infatti un ottimo materiale da costruzione ed il suo utilizzo si sta sviluppando velocemente anche in Italia.
La paglia viene utilizzata nelle costruzioni sotto forma di balle o ballette pressate, che sostituiscono il tradizionale mattone in terra cotta, andando a costituire il materiale per il tamponamento e l'isolamento dei muri e delle coperture; la struttura solitamente è in legno, un materiale naturale e con ottime prestazioni anti sismiche.
Dall'idea di sperimentare questo materiale e tutte le sue potenzialità nasce il progetto Filo di Paglia, un gruppo di giovani architetti e designer, che dopo essersi formati sul tema in Italia ed all'estero, mette in pratica le proprie esperienze, progettando e realizzando edifici in balle di paglia
Lo studio si occupa di progettazione, formazione e di assistenza all'autocostruzione.
La realizzazione di murature in balle di paglia infatti è molto semplice, e questa semplicità permette ai proprietari di realizzare parte dell'abitazione direttamente con le proprie mani, abbattendo notevolmente i costi di costruzione.
Si può decidere di realizzare da soli le murature in paglia; gli intonaci, solitamente in terra cruda e calce; o di spingersi ancora oltre e di realizzare completamente in autocostruzione la propria casa. L'autocostruzione non è uno scherzo, ed è importante che chi decide di avvicinarsi al lavoro del cantiere sia ben formato e sappia come muoversi e lavorare con gli altri "per questo organizziamo corsi di formazione, perché le persone possano provare cosa vuol dire lavorare in un cantiere e riescano a capire i propri limiti e potenzialità, prima di instradarsi in un viaggio che a volte può essere anche molto lungo. Inoltre i corsi di formazioni sono utili anche per aiutare le persone a capire che una casa in paglia è solida e duratura, che non parliamo della casa dei tre porcellini, ma di un edificio confortevole, isolato e sano", spiegano i ragazzi di Filo d'Oro.
La paglia è un materiale totalmente naturale, che ha un ciclo di vita breve (ogni anno si rigenera), e che non richiede grosso impiego di energia grigia (le piante già si coltivano per la produzione dei cereali). La paglia non rilascia nell'ambiente sostanze inquinanti, ha un'elevata traspirabilità e permette alle pareti di respirare, garantendo sempre un elevato confort termo igrometrico interno agli edifici.
La buona progettazione e realizzazione per un edificio in paglia è molto importante, è fondamentale proteggere il materiale in maniera adeguata da acqua e umidità, "si dice che un edificio in paglia deve avere buoni stivali ed un buon cappello!" e seguire alcuni accorgimenti in fase di realizzazione dell'edificio.
Filo di Paglia ha progettato e realizzato alcuni edifici in Italia, sia aiutando i proprietari nell'autocostruzione che organizzando il lavoro di ditte specializzate.

L'autocostruzione della casa 45k

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In particolare la casa 45K , casa di Andrea e Francesca e una delle sedi dello studio, è stato un primo banco di prova per sperimentare l'utilizzo della paglia e altre tecnologie naturali, oltre alla progettazione di arredi interni che utilizzano materiali riciclati e di scarto.
La casa è stata realizzata da Andrea e Francesca completamente in autocostruzione, con un budget totale di 45.000 Euro (da qui il nome) e 3000 ore di lavoro. Le murature riprendono ed adattano al contesto italiano la tecnica canadese GREB, ma rispetto a questa propongono alcune interessanti innovazioni: il cemento che è previsto nella realizzazione della malta GREB non è stato utilizzato ed è stato sostituito con argilla e calce naturale; inoltre per dare ancora maggior stabilità e resistenza alle murature le balle di paglia sono state ulteriormente pressate e bloccate alla struttura portante in legno, andando a costituire con questa un unico corpo, così che la paglia possa contribuire alla riduzione delle eventuali azioni sismiche; inoltre, per rispondere in maniera più efficiente alle esigenze di isolamento estivo, è stata aumentata la massa del muro attraverso l'utilizzo di uno spessore maggiore di malta e di intonaco.
Al centro dell'edificio si trova una stufa in terra cruda, che attraverso un sistema di ricircolo dei fumi, contribuisce al riscaldamento di tutti gli ambienti. L'impianto di riscaldamento a parete è alimentato da una pompa di calore e tutta l'energia che serve alla casa è fornita da pannelli fotovoltaici e da mini pale eoliche. La casa è un'isola, completamente autosufficiente! Si tratta di una delle prime abitazioni off – grid realizzate in Italia
Anche le finiture interne ed esterne sono realizzate con materiali naturali; il particolare colore bianco dell'intonaco esterno è dato dalla calce naturale, utilizzata per la finitura dei muri; i pavimenti sono stati realizzati in argilla, sperimentando la tecnica giapponese del Tataki, ed il particolare colore di finitura è dato dall'utilizzo di pigmenti di terra di Siena rossa e gialla; gli intonaci interni in grassello sono stati realizzati con la tecnica dell'affresco e quelli di bagno e cucina con la tecnica marocchina del Tadelakt, che attraverso l'utilizzo di una finitura realizzata con il sapone rende impermeabili e lavabili le superfici.
Il costo di costruzione della casa è veramente minimo, ma anche realizzando un edificio in paglia non in autocostruzione si può arrivare ad un importante risparmio, sia nei costi di costruzione, dovuti all'utilizzo di un materiale povero, che ai costi di gestione, una casa in paglia riesce a far risparmiare il 75% su costi energetici per riscaldamento e raffrescamento.
L'utilizzo di un materiale naturale a basso impatto ambientale, la facilità di costruzione, l'abbattimento dei costi per l'isolamento e per la gestione della casa rappresentano le maggiori innovazioni e potenzialità della paglia nelle costruzioni, senza considerare che a "fine vita" quasi la totalità dell'edificio può essere riciclata o biodegradata, abbattendo costi ed esternalità negative anche per le generazioni future.
Potete leggere e seguire la storia della costruzione della casa sul sito www.filodipaglia.com , dove un blog ripercorre le fasi della costruzione, raccontando esperienze, difficoltà e tante soddisfazioni

Demagogia, populismo, parassitismo, egotismo, retorica nazionalista, sono pressocché gli unici strumenti politici adottati dalla casta al potere in Italia


Di Claudio Martinotti Doria

Sono stati la demagogia, il populismo, il parassitismo, l'egotismo, condito con retorica nazionalista, pressocché gli unici strumenti politici adottati dalla casta al potere, ad aver condotto il nostro ricchissimo paese (non di materie prime, ma di cultura, ambienti, genialità, creatività, intraprendenza, ecc.) al fallimento ed alla miseria sociale. Un paese che avrebbe potuto prosperare anche solo privilegiando il turismo culturale ...
Ho letto recentemente che sono ormai 6 milioni gli italiani che non riescono a mettere insieme un pasto completo al giorno, e sono in costante aumento.
La democrazia fasulla nella quale viviamo in Italia (rappresentativa solo delle oligarchie), pare conduca inevitabilmente a questa sorte, occorrerebbe trasformarla in democrazia partecipata e per farlo occorrebbe creare comunità locali autonome e libere da ingerenze stataliste, come penso e scrivo ormai da anni e che trova conferma nel pensiero di Carlo Lottieri, che reputo uno dei più liberi ed onesti intellettuali presenti in Italia (vedere l'articolo successivo nel blog).
Una sana competizione tra autonomie locali nella gestione della cosa pubblica, ci libererebbe dal parassitismo patologico di cui soffre il nostro paese, nel quale in troppi vivono sulle spalle di coloro che lavorano onestamente, producono realmente, rischiano in proprio capitali e tempo dedicato, compiono immani sacrifici, pianificano il futuro nonostante tutto, si assumono responsabilità, tengono unita la famiglia, ecc..
Si dovrebbe cioè creare una situazione analoga alla Svizzera.

Tra i 26 Cantoni elvetici, le differenze nella pressione fiscale, nella qualità dei servizi pubblici, nelle promozioni per gli insediamenti produttivi, nell'attrarre investimenti, ecc., e l'utilizzo serio, frequente e rispettato, dell'istituto referendario, consentono ai cittadini di effettuare delle scelte e di evolvere la società in maniera condivisa con iniziative dal basso, oltreché di controllare l'operato dei politici, e se si rimane delusi ci si può trasferire in altri Cantoni.
In Italia tutto questo temo sia utopia, per l'eccessiva ignoranza in cui versa la popolazione italiana ed il forte condizionamento cui è sottoposta dai media servili. Pertanto per coerenza ci si dovrà si impegnare a tal proposito, ma nel contempo dedicare anche ad altro.
Convinto che a pensarla così saremo sempre e soltanto una esigua e politicamente ininfluente minoranza (seppur intellettualmente significativa), in modo particolare in questo paese ancora politicamente dominato da parassiti, paraculi e prostituti/e, non rimane che attuare la strategia che gruppi che la pensano in questo modo stanno cercando di concretizzare negli USA, che si divide in almeno tre modalità.
1         Una fa capo a Patri Friedman (nipote del famoso Milton) ed il suo ampio entourage di estimatori e sostenitori, che cerca di realizzare città ed istituzioni libertarie in acque internazionali (mission impossible per i costi stratosferici), vedasi ad esempio il progetto Blueseed della città galleggiante (http://blueseed.co/) di cui ho già riferito nel mio blog. Si tratta di un’isola artificiale in acque internazionali di fronte alla California voluta dal miliardario Peter Thiel co-fondatore di PayPal e uno dei principali ed iniziali investitori di Facebook, che sta mettendo insieme un migliaio di investitori per realizzarla
2         La seconda è più diffusa strategia consiste nelle "città private", che storicamente sono già esistite durante l'Età Moderna soprattutto nei paesi anglosassoni, e che esistono attualmente in gran numero in moltissimi paesi, anche se con autonomie molto limitate e basate esclusivamente sulla proprietà privata presidiata, oppure le "città stato", similmente a quelle medievali italiane, che però finora non sono riusciti a realizzare perché nessun governo, nonostante la disponibilità iniziale (vedasi ad esempio il Nicaragua o la Costa Rica) riesce poi a far accettare al proprio Parlamento ed all'opinione pubblica un progetto di una città "zona franca - extradoganale" e quasi completamente autonoma ed indipendente dai poteri politici statali

3         La terza strategia, che secondo me è anche la più oggettivamente realizzabile, è quella adottata dall'associazione politica "Free State Project" che invita tutti i suoi iscritti e simpatizzanti a trasferirsi nel New Hampshire, piccolo stato federale del Nord Ovest degli USA, in modo da riuscire col tempo ad esercitare una certa influenza politica e culturale sulle sue istituzioni, come pare siano già riusciti almeno in parte. Occorre cioè scegliere possibilmente stati di piccole dimensioni e che siano già aperti ed autonomi, con potere di conio e che abbiano già riconosciuto oro e argento come valuta universale e/o abbiano adottato una moneta locale ...
Quindi o ci si sposta tutti quanti in Molise (essendo dopo la Val d'Aosta, la regione più piccola d'Italia), mi riferisco a coloro che hanno affinità culturali libertarie e si ispirano alla Scuola Economica Austriaca o alle Comunità di Villaggio Medievali (che erano molto più evolute di quanto si pensi), o si scelgono comunque località che abbiano opportunità maggiori di autonomia, e la intendo nel senso più ampio del termine, non solo politico ma anche ad esempio energetico ed alimentare.
Secondo me converrebbe pensarci seriamente, soprattutto nei tempi che si approssimano, e che come ben sappiamo, saranno densi di conflitti e tensioni, ricerca di capri espiatori, adozioni di soluzioni sbagliate che peggioreranno la situazione e la qualità della vita (vedasi quanto sta già accadendo a livello politico), accentuando ancor più degrado, decadenza, meschinità e miseria, fino all'inevitabile e devastante "Crack Up Boom" ... Isolarsi, organizzarsi e proteggersi diventerà condizione indispensabile per una sopravvivenza dignitosa.
Buona fortuna a tutti.

La nascita di varie istituzioni indipendenti rafforzerebbe la società civile a scapito del ceto politico, poiché accrescerebbe la concorrenza istituzionale, diminuirebbe il parassitismo ...

Intervista a Carlo Lottieri 

... la nascita di varie istituzioni indipendenti rafforzerebbe la società civile a scapito del ceto politico, poiché accrescerebbe la concorrenza istituzionale, diminuirebbe il parassitismo (più difficile nelle piccole realtà), cancellerebbe la redistribuzione territoriale, avvicinerebbe i governanti ai governati, e via dicendo.


 
Carlo Lottieri è uno dei maggiori esponenti del pensiero liberale e libertario italiano. Nel 2003 è stato tra i fondatori dell’Istituto Bruno Leoni, del quale dirige il dipartimento di Teoria Politica. E’ professore di Dottrina dello Stato all’Università di Siena e collabora con “Il Giornale”. In questa intervista, realizzata da Luca Bertoletti per The Fielder, abbiamo affrontato insieme al Professore – che ringraziamo per la disponibilità – alcune tematiche dell’attualità politica italiana ed europea.

Professor Lottieri, da qualche tempo Lei sta sostenendo le ragioni – insieme ad alcuni esponenti della società civile riuniti nell’associazione Diritto di Voto – di quanti chiedono un referendum sull’indipendenza veneta. Può spiegare i punti salienti di questa iniziativa?

L’Europa sta cambiando e a grande velocità. Lo Stato nazionale, all’origine di terribili tragedie e troppe inutili stragi (oltre che il fondamento di regimi illiberali e, oggi, di una redistribuzione welfarista che sta affossando l’economia), sta entrando in una crisi che è accelerata dalle crescenti difficoltà sociali. Quello che auspico è che a ogni diversa realtà d’Europa (a ogni regione e a ogni città) sia riconosciuta la facoltà di mantenere il legame attuale con lo Stato di cui fa parte, se lo vuole, oppure di andarsene, se lo preferisce. Se il Montenegro ha potuto separarsi dalla Serbia, grazie a un referendum, e se la Scozia nel 2014 voterà sulla propria indipendenza, per quale ragione tale facoltà di decidere sul proprio futuro dovrebbe essere negata ai veneti o ai catalani? Senza dimenticare che la nascita di varie istituzioni indipendenti rafforzerebbe la società civile a scapito del ceto politico, poiché accrescerebbe la concorrenza istituzionale, diminuirebbe il parassitismo (più difficile nelle piccole realtà), cancellerebbe la redistribuzione territoriale, avvicinerebbe i governanti ai governati, e via dicendo. A mio parere, comunque, in Veneto quel referendum si farà, dato che le ragioni del diritto internazionale e il massiccio consenso della popolazione sono assai più forti dell’articolo 5 della Costituzione. Senza dimenticare che nessuna popolazione è disposta ad accettare il declino e vedere negate le proprie libertà solo in ragione di qualche parola, figlia di una cultura illiberale, scritta su un pezzo di carta più di mezzo secolo fa.

- Nelle “Lezioni di Politica”, Miglio sostiene che “la miseria e la grandezza dello Stato moderno si gioca, in larga parte, nella perenne contesa fra lo Stato che cerca di spremere i cittadini per avere le risorse di cui ha bisogno, e questi che gli resistono, o che almeno cercano di difendersi”. Qual è il suo pensiero sull’attuale rapporto, in Italia, fra lo Stato, i cittadini e le risorse?

Il realismo politico di Miglio è esemplare. Lo Stato moderno è in larga misura la prosecuzione e la riformulazione, entro un quadro istituzionale e ideologico assai raffinato, del dominio che la tribù vincente esercita su quella sconfitta all’indomani di una vittoria militare. Il ceto politico-burocratico è la classe dominante (o una parte rilevante di essa) e usa questa condizione per ottenere prestigio e risorse. Ma ormai si ha la sensazione di essere su una barca governata da un ammiraglio ubriaco. In particolare, la quota di ricchezza che i settori più parassitari stanno estraendo dal resto della società è talmente elevata che l’intero organismo rischia di morire. Ogni bimbo che oggi viene al mondo deve fare i conti, fin dal primo giorno di vita, con un debito pubblico pro-capite di circa 100 mila euro: tra debito statale, debito degli enti locali e debito previdenziale. In questa situazione è normale che i giovani, i capitali e le imprese se ne vadano. L’unica alternativa a questa secessione silenziosa è la nascita di nuove entità indipendenti, in modo che ognuno sia tenuto a tenere in ordine quanto più sia possibile il proprio cortile.

- Come giudica l’operato del governo Monti?

Questo esecutivo si è trovato a operare in un quadro disastroso, perché il governo Berlusconi-Tremonti è stato un fallimento senza pari. Ma invece che puntare – specie nei primi cento giorni – su un’azione volta ad aggredire la spesa pubblica e più in generale a ridimensionare l’enorme arcipelago dei dipendenti statali, Monti ha preferito aumentare a dismisura il prelievo fiscale e questo per ragioni di calcolo politico. Il suo obiettivo era ed è quello di arrivare in piedi, per così dire, alle prossime elezioni: e quindi ha fatto calcoli ragionieristici di breve termine. Com’è caratteristico di ogni politico di lungo corso.

- Qual è la sua opinione sull’ennesima discesa in campo di Silvio Berlusconi? Secondo lei, quali sono le prospettive a breve e lungo termine per il centrodestra italiano?

Silvio Berlusconi è un equivoco da cui bisogna uscire al più presto. Non penso che l’Italia sia riformabile, ma rispetto quanti coltivano questa speranza. Il problema è che nel centro-destra italiano degli ultimi vent’anni e nel ridicolo tentativo attuale di mantenerlo in vita non c’è neppure questo sogno irrealistico. C’è solo il persistere di simboli laceri, di retoriche nazionali senza credibilità, di una propaganda talora vagamente liberale ma puntualmente smentita da pratiche stataliste (a Berlusconi va imputata la responsabilità di avere consegnato a Giulio Tremonti la gestione dell’economia). Il centro-destra è soprattutto un vuoto di idee, ideali ed esperienze positive. Non credo abbia prospettive.

- La sconfitta di Matteo Renzi alle primarie del centrosinistra ha dimostrato ancora una volta quanto sia difficile scardinare la nomenklatura dei partiti, e ha confermato la storica diffidenza dell’elettorato verso idee – anche vagamente – liberali. Come spiega questa avversione?

La sinistra italiana chiamata a scegliere tra Bersani e Renzi è, in primo luogo, l’erede del vecchio partito comunista: non è quindi sorprendente che non sia attraversata da idealità libertarie. Il vero padre storico della nostra sinistra si chiama Palmiro Togliatti, che era alla testa del Comintern staliniano all’epoca della guerra di Spagna. Alla luce di tutto ciò, il risultato finale delle primarie non è quindi del tutto negativo. Ma il guaio sta nel fatto che il meglio che oggi l’Italia sa tirare fuori dal cilindro è un giovane-vecchio democristiano che ha fatto tutta una gavetta da politico di professione, presiedendo la provincia di Firenze prima di diventare sindaco della città. In realtà, considerata questa forte avversione per le logiche liberali che caratterizza il Paese, è il caso di prendere atto che gli italiani possono essere portati a capire i benefici di questo solo da una trasformazione radicale, che lasci alle spalle lo Stato nazionale unitario.