Putin, Kim, Usa e il Giappone: così prende forma l’altra battaglia del Pacifico
L’area marittima incastonata tra la penisola coreana e il Giappone ha tre nomi. Per la Corea del Sud quelle sono le acque che formano il Mare Orientale. La Corea del Nord parla invece di Mare Orientale di Corea. Il governo giapponese, infine, non ha dubbi nel sostenere l’uso della dicitura Mar del Giappone. Al di là delle storiche rivendicazioni incrociate, questa zona sta assumendo un’importanza strategica tanto per il controllo dell’Indo-Pacifico quanto per il braccio di ferro tra Cina e Stati Uniti.
I due punti focali sono in realtà intrecciati, visto che il Mar del Giappone – tra le tre elencate, la dicitura comunemente adottata in Occidente – a seconda della prospettiva utilizzata, assume le sembianze di porta d’ingresso per l’Oceano Pacifico o per il Mar Cinese Orientale (e quindi di quello Meridionale). Nell’ottica di Washington è dunque fondamentale poter contare sulla rinnovata alleanza tra Corea del Sud e Giappone, in modo tale da esercitare un dominio più esteso sull’intera conca marittima, potenziale hub regionale in caso di conflitti con il Dragone. Per Pechino è altrettanto vitale rilanciare il più possibile la partnership con la Russia, in modo tale da controbilanciare il peso statunitense in loco, aprire preziose fessure verso il Pacifico e, al contempo, ostacolare l’iniziativa indopacifica dei partner statunitensi.Emerge poi un quinto attore pronto a sparigliare le carte in tavola: la Corea del Nord di Kim Jong Un, potenziale jolly per l’asse sino-russo ma anche mina vagante dagli esiti imprevedibili.
Cina e Russia: la partita degli Stretti
Già prima che scoppiasse la guerra in Ucraina, le navi russe e cinesi circumnavigano il Giappone facendo innervosire Tokyo. Nel 2021, Pechino e Mosca avevano inviato dieci imbarcazioni nel Mar del Giappone che, in circa 15 giorni, erano riuscite ad attraversare lo Stretto di Tsugaru, che corre tra la principale isola nipponica di Honshu e l’ Hokkaido, nella parte settentrionale della nazione nipponica, e lo Stretto di Osumi, tra l’omonima penisola di Osumi e l’isola di Tanegashima, entrambe nella prefettura meridionale di Kagoshima.
Era la prima volta che il tandem sino-russo effettuava una simile mossa, da Tokyo subito etichettata come una provocazione. Per la cronaca, proprio come lo Stretto di Tsugaru, lo Stretto di Osumi conta solo 3 miglia nautiche di acque territoriali da ciascuna costa, al contrario delle consuete 12; al centro si stagliano invece le acque internazionali. Il Giappone ha altri punti di strozzatura di questo tipo, come lo Stretto di Soya, tra la punta settentrionale di Hokkaido e l’isola russa di Sakhalin, e lo Stretto di Tsushima, tra la Corea del Sud e il Giappone, i quali potrebbero diventare roccaforti chiave per gli Stati Uniti e i loro alleati al fine di bloccare Cina e Russia dall’accesso al “Pacifico asiatico”.
Certo è che Vladimir Putin e Xi Jinping sembrerebbero voler stringere la loro morsa a queste latitudini. Cina e Russia hanno non a caso effettuato la Northern/Interaction-2023, l’esercitazione militare congiunta guidata dal dal Comando del teatro settentrionale dell’esercito cinese al fine di mantenere la sicurezza dei corridoi marittimi strategici dell’area. Per l’occasione, il Dragone ha schierato due cacciatorpediniere, due fregate e una nave di rifornimento, oltre all’Y-20, il più grande aereo da trasporto, caccia J-16, aeromobili di preallarme e controllo, e lo Z-20, la versione cinese dell’elicottero Black Hawk. La Russia, al contrario, non ha rilasciato informazioni sulle sue unità partecipanti.
Porti e rotte commerciali (e missili)
Lo sviluppo da parte della Cina di capacità di un’adeguata strategia anti-access/area denial (A2/AD) sta sfidando la supremazia marittima degli Stati Uniti e del Giappone nel Pacifico occidentale, tanto che la “prima catena di isole“, lungo le isole Ryukyu, Taiwan, le Filippine e il Borneo, la stessa che dista non più di duecento miglia nautiche dalla costa cinese, è ampiamente raggiungibile dalle armi del Dragone.
In un simile contesto, l’intera Asia è rimasta il principale centro mondiale di movimentazione delle merci via mare nel 2021, rappresentando il 42% delle esportazioni e il 64% delle importazioni, mantenendosi su livelli altrettanto elevati negli anni successivi. In ambito commerciale, nella regione sono quindi presenti porti fondamentali, tra i quali Busan per la Corea del Sud e Vladivostok per la Russia, con Mosca che ha rilanciato lo scalo dopo il suo necessario pivot to Asia.
A proposito di porti, se Busan è da tempo rodatissimo, Vladivostok potrà sbocciare da qui ai prossimi anni. Molto dipenderà dal prosieguo delle relazioni sino-russe. Nei primi mesi del 2023, il commercio bilaterale tra i due Paesi è cresciuto di quasi il 42% sfiorando i 74 miliardi di dollari. Ulteriori sviluppi potrebbero e dovrebbero arrivare dall’area nord-orientale della Cina, dove il Cremlino auspica di potenziare il suddetto porto di Vladivostok, per il quale si parla di un incremento del traffico di container.
Il Mar del Giappone è nel mirino dei missili della Corea del Nord, con Kim che può (almeno per il momento) sperare di fare il bello e il cattivo tempo senza conseguenze. Tutti i test di Pyongyang sono rivolti verso il Giappone ed è anche per questo che Tokyo ha pensato bene di seppellire l’ascia con la Corea del Sud di guerra in virtù di una distensione con Seoul (benedetta da Washington).
Ogni attore coinvolto nell’arena asiatica del Pacifico spera tuttavia
di ottenere la qualcosa: Cina e Usa sono implicati in un lungo braccio
di ferro per il controllo dell’Indo-Pacifico; Corea del Sud e Giappone
intendono mantenere una parvenza di potenze regionali, per poi, chissà,
continuare a crescere al fianco degli Usa; la Russia è costretta a
riciclarsi asiatica, visto che in Europa non c’è più posto per la sua
energia, e deve quindi oliare i suoi meccanismi dopo decenni di
sostanziale inattività (o quasi); infine la Corea del Nord, che dei
Paesi citati ha le aspirazioni più astratte e imprevedibili. Il Mar del
Giappone, o Mare Orientale, o Mare Orientale di Corea, è sempre più in
subbuglio. Del resto è l’anticamera per raggiungere, dal Pacifico, il
Mar Cinese Meridionale.
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