Tra sicurezza di Israele e gas di Qatar e Iran, l’Occidente sta scegliendo il gas
L’attacco di Hamas nel grande gioco dei corridoi del gas. L’amministrazione Biden continua a corteggiare Doha e Teheran e tenere ferme le trivelle Usa
Il corridoio del gas
In particolar modo, parliamo dell’attivazione del corridoio IMEC (Figura 3), tra India, Paesi arabi del Golfo Persico, e Israele, verso il Mediterraneo. Un corridoio per il transito di merci, ma soprattutto di gas naturale. Il gas naturale è considerato fondamentale come fonte energetica di transizione per la rivoluzione energetica verde.
Il fallimento degli Accordi di Abramo piazza una seria ipoteca sull’IMEC, le alternative al quale partono dal Qatar e dall’Iran, passano attraverso l’Iraq e la Siria, Paesi controllati dall’Iran, e poi per la Turchia, Paese che ospita la parte della leadership di Hamas che non si trova già in Qatar.
La Turchia
All’inizio della crisi, una delle prime fermate di Antony Blinken in Medio Oriente è stata in Turchia, dove si è incontrato col ministro degli esteri Hakan Fidan, che nella sua precedente posizione di capo del MIT, i servizi di intelligence turchi, aveva creato stretti rapporti con l’Iran, e pare fosse amico personale di Qassem Soleimani.
Pochi giorni dopo l’attacco terroristico di Hamas in Israele, il ministro delle infrastrutture turco Abdulkadir Uraloglu ha rivelato che funzionari di Turchia, Emirati Arabi, Qatar, e Iraq si sono incontrati questo mese per discutere un corridoio “seria alternativa” all’IMEC che passi attraverso l’Iraq.
Secondo Uraloglu, l’Iraq è ormai abbastanza stabile da consentire un tale investimento. Impossibile non notare che l’Iraq “stabile” è in pratica una colonia iraniana. L’IMEC, al contrario, sempre secondo il ministro turco, è diventato, coincidenza delle coincidenze, molto pericoloso. A causa della guerra tra Israele e Hamas.
Qatar e Iran
Da notare nella mappa anche la presenza del “Middle Corridor”, che porta gas in Europa attraverso la Georgia e la Turchia, e in Cina attraverso il Turkmenistan. Il Middle Corridor già oggi riceve quantità sempre crescenti di gas iraniano. Tra le riserve di gas naturale conosciute, la terza più grande è in Qatar, la seconda in Iran. La prima in Russia. Il gas naturale del Qatar è diventato indispensabile per sostituire quello russo in Europa.
Dopo l’invasione del febbraio 2022, il Qatar si è schierato fermamente al fianco dell’Ucraina, cosa che gli ha valso una lunga serie di lucrativi contratti per la fornitura di gas con l’Occidente, ma recentemente, si è riavvicinato a Mosca. Facendo anche da tramite per la liberazione di ostaggi civili ucraini. Un prequel al film che stiamo vedendo oggi con gli ostaggi israeliani di Hamas.
L’éntente tra Qatar e Iran, col beneplacito della Turchia, mette i due Paesi nella condizione di dominare il mercato globale del gas naturale. In alleanza con la Russia, di controllare più del 50 per cento delle risorse.
Russia, Cina, Iran
Putin e Xi si sono ritrovati a Pechino lo scorso 17 ottobre per il terzo Belt and Road Forum, promettendosi tra le altre cose maggiore cooperazione sul piano militare e delle industrie degli armamenti. L’Iran, che sta combattendo a fianco della Russia sul fronte ucraino, ha recentemente concluso un accordo con Mosca per la fornitura di sistemi d’arma avanzati.
Occhio di riguardo per Teheran
Malgrado la sua solerzia nell’isolare la Russia, e chiunque la supporti, con sanzioni, nel caso dell’Iran, che pure combatte direttamente sul campo in Ucraina, l’amministrazione Biden non solo non ha fatto niente per sanzionarlo, ma sembra che di fatto l’abbia premiato con lo scongelamento di fondi, la vendita di gas per proxy (Azerbaijan), e i tentativi di rivitalizzare il JCPOA.
La ricchezza monetaria derivante da questa abbondanza di risorse permetterebbe al Qatar di diventare la potenza sunnita economicamente dominante nel Medio Oriente, e all’Iran di permettersi un arsenale moderno, oltre a un ombrello nucleare, diventando la principale potenza militare della regione. Un duetto abbastanza significativo da mettere in riga tutti gli altri Paesi arabi. Israele si ritroverebbe isolato e, per la prima volta da tanto tempo, in inferiorità militare.
Gli affari cinesi dei Biden
Il quarto Paese per giacimenti di gas naturale sono gli Stati Uniti. Ma Biden, pur corteggiando incessantemente Qatar e Iran, ha bloccato le trivellazioni in patria come parte della lotta al “costo sociale del carbonio” della sua amministrazione.
La, ora in bancarotta, compagnia energetica cinese CEFC, che lavorava sul progetto del Middle Corridor, aiutava l’Iran ad evadere le sanzioni su gas e petrolio. E sia l’Iran che il Qatar a far arrivare armi alle loro guerre proxy in Africa e Medio Oriente. La CEFC faceva anche da consulente alle Nazioni Unite sulla transizione energetica verde. Sempre la CEFC è la stessa che ha versato milioni di dollari alla famiglia Biden tramite il figlio degenerato di Joe, Hunter.
Se l’amministrazione Biden volesse impedire l’emergere dell’asse Russia-Cina-Iran (e Qatar), la soluzione ovvia sarebbe usare l’esempio dell’orribile massacro di civili israeliani per riportare l’Iran sotto sanzione, rimettere in riga il Qatar, e riaprire le trivellazioni a casa.
Biden sta invece, malgrado la sua retorica anti-russa e di contenimento verso la Cina, collaborando con il Qatar a detrimento di Israele, mantenendo una posizione di appeasement verso Teheran, e le trivelle americane ferme. Tra la sicurezza di Israele e il gas del Qatar e dell’Iran, l’Occidente sta chiaramente scegliendo il secondo.
Cosa farà l’Iran
Ironicamente, questo potrebbe non bastare ad evitare una guerra regionale, che dipende largamente da cosa farà l’Iran. E l’Iran potrebbe decidere che il supporto degli Stati Uniti a Israele non è serio, e perciò attaccare, oppure che è serio, sentirsi tradito dal corteggiamento dell’Occidente, ed attaccare, pensando che si tratti comunque della sua ultima chance per diventare una potenza regionale prima di finire nuovamente sotto sanzione e venire marginalizzato a livello internazionale.
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