Moneta dal nulla e transizione green: la ricetta delle élite per impoverirci
Dal 1971 decenni di azzardo morale e debito hanno impoverito il lavoratore medio. E oggi il caro-energia: solo le élite sostengono la transizione verde
Qualche giorno fa Francesco Simoncelli ha pubblicato un post su X piuttosto misterioso in cui affermava che dopo lo sganciamento dal LIBOR, lo zio ricco (gli Stati Uniti) sta godendosi i nipotini poveri (le altre nazioni del mondo) che si scannano tra loro.
Incuriositi, lo abbiamo contattato chiedendo di chiarire sia i fatti a cui fa riferimento che il contesto storico che ha portato alla situazione da lui descritta. Francesco ci ha mandato una montagna di documentazione, da cui abbiamo deciso di estrarre i passaggi principali, che spiegano chiaramente come gli Stati Uniti rappresentano oggi il luogo prediletto dai capitali finanziari in fuga da altrove e, nonostante le storture della pianificazione centrale, restano il miglior luogo al mondo in cui fare impresa e, per gli imprenditori, coglierne i legittimi frutti.
Periodo di transizione
MARCO HUGO BARSOTTI: Aiutaci a chiarire ai nostri lettori il significato del tuo tweet.
FRANCESCO SIMONCELLI: Ci troviamo in un “periodo di transizione”, tra un trend primario e l’altro: dai tassi d’interesse estremamente bassi a tassi più alti; azioni, obbligazioni, immobili sopravvalutati i cui prezzi saranno obbligati a scendere (in termini reali) per molti anni a venire. Ma in una fase di transizione le cose non sono mai tanto chiare, dato che ci sono continui cali e rimbalzi.
Ad esempio, forse sai che dopo il crollo del mercato azionario nell’ottobre del 1929 gli investitori rimasero perplessi. Era finita? Era giunto il momento di raccogliere i pezzi e tornare in Borsa? Molti lo pensavano e ciò che ne seguì fu una serie di rimbalzi, rally e vendite, lasciando quegli stessi investitori con una sensazione di delusione e disorientamento. La mia ipotesi è che siamo all’inizio di una debacle simile.
La svolta del 1971
MHB: Il contesto oggi però è molto differente…
FS: Certo: allora i pianificatori monetari centrali non si dovevano confrontare con la scelta “Inflate or Die”. Non potevano gonfiare l’offerta di denaro, perché il dollaro era legato all’oro; non poteva essere “stampato” dal nulla, doveva invece essere guadagnato. I pianificatori monetari del tempo cercarono di “aggiustare” il tiro della correzione imponendo norme e regolamenti invadenti, comprese misure per prevenire i tagli dei prezzi tanto necessari. Il risultato fu quello di trasformare una salutare correzione in una Grande Depressione.
A livello mondiale, dal 1971 il concetto di denaro passò da qualcosa che nella mente delle persone era vero a qualcosa di fasullo. Quasi ogni misura statistica utilizzata, se analizzata oggi, mostra un declino generalizzato, una corsa a folle velocità verso un muro di mattoni.
MHB: Perché proprio il 1971, cosa accadde?
FS: Posso consigliarvi di consultare un meraviglioso sito web WTF Happened in 1971: grafico dopo grafico, lo mostra in modo incontrovertibile: tutto, dai profitti industriali al Pil, fino all’obesità infantile, è cambiato da quell’anno.
Nel 1972, dopo essere andate avanti insieme per 30 anni, la produttività e la retribuzione oraria si separano: la produttività ha continuato ad aumentare, ma i salari no.
Ceto medio più povero
In termini reali, l’uomo medio guadagna poco più di mezzo secolo fa. Secondo i nostri parametri – confrontando il tempo impiegato per acquistare una casa e un’auto nella media – è di gran lunga più povero.
Il sito riporta innumerevoli esempi, noi ne citiamo solo uno: nel 1970 una macchina nuova costava circa $3.500 dollari; al salario medio, $4 l’ora, ci volevano circa 900 ore di lavoro per acquistarne una. Oggi l’auto media viene venduta a $48.000 che, con un salario medio di $30 l’ora richiede a un lavoratore 1.600 ore (se ignoriamo tasse, assicurazione medica e altri costi).
MHB: Ok, parli degli Usa. E qui in Italia?
FS: La nostra esperienza italiana non differisce di molto: nel 1960 era stata appena lanciata sul mercato la Fiat 500 D e il costo medio di un’utilitaria si aggirava intorno alle 450.000 lire, che secondo l’Istat sarebbero l’equivalente di circa €6.000 di oggi. Dove trovi oggigiorno una Fiat 500 nuova venduta a €6.000?
Decenni di azzardo morale
MHB: Direi da nessuna parte. Per non parlare dell’elettrico, che ci spingono ad acquistare ma sostanzialmente i prezzi sono fuori portata. Ma cosa è successo nel 1971-1972?
FS: Bretton Woods, un cambiamento di enorme importanza. Il denaro è diventato scoperto, qualcosa di ancorato al nulla. Da allora tutte le principali valute del mondo sono diventate “fiat” perdendo tra il 90 e il 100 per cento del loro valore.
Nel frattempo, il debito è cresciuto – soprattutto in termini reali. Nel 1971 il debito degli Stati Uniti, ad esempio, ammontava a circa $370 miliardi, o quasi al 25 per cento del Pil; oggi supera i $33.000 miliardi, ovvero circa il 130 per cento del Pil. Nel nostro Paese siamo passati da un rapporto debito/Pil pari al 30 per cento nel 1964 ad un massimo relativo del 155 per cento durante il governo Conte per scendere oggi a circa il 145.
Gli Usa sono stati in grado di “stampare” denaro, invece di doverlo guadagnare, ma la sua economia, i suoi mercati, la sua politica e la sua società si sono distaccati sempre più dalla realtà. È una questione di azzardo morale: maggiore è la possibilità di vivere al massimo col minimo sforzo, più s’indeboliscono quelle caratteristiche che rendono vincente un’economia e sana/sostenibile la sua classe imprenditoriale. Ovvero creatività, inventiva e ingegno.
L’azzardo morale insito nel denaro fiat, la presunta esistenza di pasti gratis, è un subdolo diffusore di ignavia, lassismo, pigrizia e, ultimo e non ultimo, de-responsabilizzazione.
I costi della transizione verde
MHB: Ritorniamo un attimo al messaggio da cui siamo partiti.
FS: Certo: oggi le élite non soffrono della situazione che ho appena descritto: si godono gli avocado dei tropici, le automobili delle fabbriche di Monaco e le vacanze oltreoceano (Pacifico). Ciò li rende “privilegiati”, ma il privilegio scomparirebbe se questi beni, questi privilegi fossero disponibili anche alle masse.
Sapete come impediscono al resto del mondo di ottenere ciò di cui ora godono solo le élite? Aumentando il prezzo dell’energia. La maggior parte delle persone, ad esempio, vive “di stipendio in stipendio”. Qualsiasi aumento significativo dei costi energetici abbassa il loro tenore di vita.
E la conseguenza è sotto gli occhi di tutti: non è un caso che solo le élite sostengono pienamente la transizione verde verso forme di energia “alternative”. Per loro costi energetici più elevati (insieme a costi alimentari più elevati) avranno conseguenze relativamente minori; possono permettersi automobili elettriche e non si faranno troppe domande sulla provenienza dell’elettricità.
I meno abbienti vogliono e hanno bisogno dei combustibili fossili per raggiungere gli standard di vita di cui i ricchi hanno goduto per più di 50 anni. Dato che ci sono miliardi di queste persone, e poiché dipendono dall’energia a basso costo per partecipare pienamente alla Rivoluzione industriale, probabilmente non aderiranno ad un programma che rallenterà la loro crescita. Discorso che vale a livello di competizione tra le nazioni, ma a ben guardare anche a livello personale, anche in Europa.
Logica la conseguenza: qualunque taglio “alle emissioni” che venga realizzato negli Stati Uniti e in altri Paesi ricchi sarà probabilmente controbilanciato da un maggiore utilizzo di combustibili fossili nei BRICS e in altre economie in espansione: ma a questo – pare – i progressisti del nostro emisfero non paiono interessarsi.
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