La svendita comincia dall’oro di casa
Ieri è cominciata la svendita: sono state infatti cedute il 25 per cento delle azioni del Monte dei Paschi di Siena alla finanza internazionale così da incassare 920 milioni. Ora, dobbiamo aspettarci che con lo stesso metodo sbrigativo vengano vendute anche le Poste Italiane, le Ferrovie, Fincantieri, Leonardo, Eni, Enel, Enav e quant’altro risulti utile a far cassa e a sostenere un bilancio dello Stato sempre più in deficit e con il debito in aumento.
Ieri è cominciata la svendita: sono state infatti cedute il 25 per cento delle azioni del Monte dei Paschi di Siena alla finanza internazionale così da incassare 920 milioni.
Ora, dobbiamo aspettarci che con lo stesso metodo sbrigativo vengano vendute anche le Poste Italiane, le Ferrovie, Fincantieri, Leonardo, Eni, Enel, Enav e quant’altro risulti utile a far cassa e a sostenere un bilancio dello Stato sempre più in deficit e con il debito in aumento.
Il governo, guidato dalla destra sovranista, decide di alienare settori strategici alla finanza mondiale, lasciando l’Italia senza strumenti effettivi per la politica industriale e rischiando di mettere le aziende fondamentali e competitive del Paese nelle mani di fondi speculativi che non sono interessati certo né al nostro sviluppo né alla nostra occupazione.
Questa politica neoliberista spiega anche la compiacenza delle agenzie di valutazione verso la legge di bilancio del governo Meloni e il giudizio di “non bocciatura” espresso dall’Unione Europea.
Fermo restando che quando i conti cominceranno a peggiorare -si prevede a metà del prossimo anno- la stessa finanza internazionale e la stessa Commissione Europea non mancheranno di penalizzarci chiedendo politiche di austerità e di ulteriori tagli di spesa.
Il senso della legge di bilancio 2023 comincia ad apparire chiaro: continuare a restare al potere racimolando un po’ di consenso con misere detassazioni, senza una strategia per la crescita e la riduzione del debito, e galleggiando sui conti con la vendita di fondamentali settori alla speculazione internazionale.
D’altra parte, a mio avviso, le controproposte alla legge di bilancio presentate dal PD e dal M5stelle, a parità di conti e senza il finanziamento del ponte di Messina, puntano soprattutto sulla protezione sociale, sulla sanità, sulla casa, e rilanciano il salario minimo.
Sono obiettivi sacrosanti ma non sufficienti a delineare una strategia di crescita e di investimenti per l’Italia, insieme alla riduzione del debito e a una fiscalità veramente progressiva che faccia pagare i redditi più alti e contrasti l’evasione.
Posso sbagliarmi, ma il coraggio che l’opposizione mostra nell’indicare sacrosanti obiettivi sociali se non è inserito in un quadro generale di sviluppo e di risanamento del Paese non consente di compiere i passi avanti necessari per la costruzione di ampie alleanze sociali e quindi per una solida alternativa politica.
È apprezzabile che le controproposte delle opposizioni, e del PD in particolare, alla legge di bilancio del governo si muovano nell’ottica di difendere gli strati sociali più deboli e la sanità pubblica.
Rispetto alle politiche del passato la segreteria Schlein compie una svolta positiva.
Ma da sola non basta, perché se non ci sarà crescita e se il debito rimarrà alto sarà difficile trovare le risorse per sostenere in modo durevole la spesa sociale.
Su questo, a sinistra, c’è ancora molto da discutere e da lavorare per scrivere un programma valido e alternativo alle sciagurate privatizzazioni delle destre, fatte solo per fare cassa.
Enrico Rossi
Nessun commento:
Posta un commento