Fragilità economica e povertà sanitaria
In preda alla paura abbiamo indossato gli stivali delle sette leghe per precipitarci a scrivere la sceneggiatura di una situazione sociale in codice rosso. Infatti, siamo di fronte ad uno scenario dove le disuguaglianze nel nostro Paese aumentano tra città e periferie, tra persone di diverso genere, tra giovani e meno giovani, tra ricchi e poveri. I dati sono drammatici: circa 6 milioni di persone sono praticamente in povertà assoluta e 8 milioni in povertà relativa. Stiamo parlando di condizioni che riguardano oltre il 20% della popolazione italiana.
In preda alla paura abbiamo indossato gli stivali delle sette leghe
per precipitarci a scrivere la sceneggiatura di una situazione sociale
in codice rosso. Infatti, siamo di fronte ad uno scenario dove le
disuguaglianze nel nostro Paese aumentano tra città e periferie, tra
persone di diverso genere, tra giovani e meno giovani, tra ricchi e
poveri. I dati sono drammatici: circa 6 milioni di persone sono
praticamente in povertà assoluta e 8 milioni in povertà relativa. Stiamo
parlando di condizioni che riguardano oltre il 20% della popolazione
italiana. Inoltre, sono più di 3 milioni i lavoratori che sono ‘poveri’
anche se occupati. Stendiamo un velo pietoso sulla disoccupazione
giovanile e delle donne. Ma è nel Mezzogiorno che sono più diffuse: la
precarietà, la dispersione scolastica, la carenza dei servizi pubblici a
partire da quelli sociosanitari e per l’infanzia. Alla luce di questo
pensiamo sia indispensabile il ritorno ad una misura universale di
reddito minimo, soprattutto in quelle aree prive di infrastrutture
primarie come, ad esempio, gli ospedali. Una persona indigente, secondo
gli ultimi dati rilevati nel 2021, ha a disposizione un budget per la
salute pari a soli 10 euro al mese, mentre una persona sopra la soglia
di povertà ne ha a disposizione sette volte tanto.
Ritengo la povertà
sanitaria ancora più insopportabile se si considera che in Italia
perdura il carattere universalistico del nostro SSN. Questo significa
che, malgrado la gratuità delle cure sancita dall’articolo 32 delle
Costituzione, una parte consistente della spesa sanitaria resta a carico
dei cittadini. Possiamo continuare a fare finta di nulla? direi di no!
Per queste ragioni occorrono misure stringenti di contrasto alla povertà
e allo stesso tempo politiche che permettano alle Regioni di sviluppare
una rete di assistenza potenziando la presenza dei medici di medicina
generale, oltre al rafforzamento dei presidi socio sanitari sul
territorio. In questo modo si potrebbero intercettare ed erogare meglio
le cure per quella fascia di popolazione che vive in condizioni
d’indigenza. Combattere la povertà vuol dire individuare una misura di
sostegno al reddito, mettere in campo le politiche di sviluppo e allo
stesso tempo garantire a tutti un ‘sistema’ soddisfacente.
Una delle
principali conseguenze della condizione di fragilità economica, infatti,
è la povertà sanitaria e la mancanza di cure; condizioni
particolarmente odiose perché l’accesso a quelle cure ‘dovrebbe’ essere
un diritto garantito a tutti. Il condizionale è d’obbligo in quanto,
ahinoi, non è più così!
Angelo Santoro
(da “Avanti Online”)
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