La NATO vuole una “Schengen militare” per combattere la Russia
Stati Uniti ed Europa continuano a prepararsi alla guerra contro la Russia: è quanto emerge dalle dichiarazioni del tenente generale Alexander Sollfrank, capo del Joint Support and Enabling Command (JSEC) della NATO, il quale ha espresso la necessità di creare una “Schengen militare”, un’area di libero passaggio militare simile alla zona politica Schengen, che consenta la libera circolazione di armamenti e veicoli bellici all’interno della maggior parte dell’UE. Il JSEC – con sede a Ulm nel sud della Germania – è stato creato nel 2014 in seguito all’annessione da parte di Moca della Crimea e ha iniziato ad operare a partire dal 2021 con l’idea secondo cui la NATO doveva nuovamente prepararsi per la possibilità di una guerra in Europa, dopo le distensioni militari successive alla fine della Guerra Fredda. La creazione di una Schengen militare è, dunque, il proseguimento e il rafforzamento di quell’idea, che ha spinto anche la Germania ad una corsa al riarmo con ingenti investimenti nel settore bellico, nonostante l’economia del Paese stia subendo una brusca frenata.
Le incombenze burocratiche e l’ampliamento geografico dell’Alleanza atlantica rendono molto più difficile lo spostamento di truppe e di armamenti rispetto ai tempi della Guerra Fredda: l’Alleanza, infatti, da allora si è estesa di circa 1000 chilometri verso est – contravvenendo peraltro all’accordo verbale di non estensione verso la Russia che i vertici occidentali avevano garantito all’allora leader dell’URSS, Gorbaciov – e le normative nazionali, che presuppongono una serie di permessi, tra cui il preavviso richiesto prima che le munizioni possano essere spedite, la lunghezza consentita dei convogli militari e la profilassi delle malattie, allungano notevolmente i tempi per l’organizzazione logistica degli apparati militari. «L’estensione dello spazio, il fatto che non tutte le forze sono stanziate in avanti, tutto ciò significa che l’alleanza deve essere rapida nello spostare le truppe dalle loro basi al punto giusto sul fianco orientale», ha osservato Sollfrank, il quale ha aggiunto anche che «Dobbiamo essere all’avanguardia. Dobbiamo preparare il teatro ben prima che venga invocato l’articolo 5» del Trattato del Nord Atlantico, secondo cui se un membro dell’Alleanza viene attaccato, tutti gli altri hanno il dovere di intervenire in sua difesa utilizzando tutti i mezzi a disposizione.
Le dichiarazioni degli alti ufficiali NATO non hanno fatto altro che alimentare le tensioni con la Russia, intensificando anche l’aumento delle spese militari su entrambi i fronti. Non si è fatta attendere, infatti, la reazione del Cremlino: il portavoce presidenziale, Dmitry Peskov, ha detto che Mosca risponderà se la proposta di “Schengen militare” diventerà realtà. «È la NATO che sposta costantemente le sue infrastrutture militari verso il nostro confine. Noi non ci stiamo muovendo verso le infrastrutture della NATO. La NATO si sta muovendo verso di noi. E questo non può che causare preoccupazione e non può che portare a misure di ritorsione per garantire la nostra sicurezza», ha affermato, spiegando anche che l’iniziativa di una Schengen militare dimostra ancora una volta che l’Europa e gli Stati Uniti non sono disposti ad ascoltare le legittime preoccupazioni di Mosca sulla sicurezza. «Le intenzioni della NATO alimentano le tensioni in Europa», ha concluso il portavoce di Vladimir Putin.
Nel frattempo, Mosca sta investendo in armamenti e forze militari, con stanziamenti di risorse per i prossimi tre anni «necessari ad assicurare la vittoria», come ha dichiarato il ministro delle Finanze, Anton Siluanov. In Occidente, invece, cresce la stanchezza e lo scetticismo nei confronti delle reali possibilità di successo dell’esercito ucraino nel riconquistare i territori perduti e il sostegno a Kiev sta perdendo lo slancio iniziale. Il bilancio russo per il 2024-2026 è il più segreto mai varato, con poco meno del 27 per cento delle spese classificate (contro il 18 per cento del 2022 e il 15 per cento del 2021) ed è quello in cui le spese destinate al comparto per la difesa nazionale (l’equivalente di 120,8 miliardi di dollari, 10,7 trilioni di rubli) superano, e di gran lunga, quelle sociali (84,7 miliardi di dollari), che pure includono altre voci di carattere militare, come le spese sanitarie per i soldati feriti al fronte. Il bilancio, approvato dalle due Camere del Parlamento russo, è in attesa solo della firma di Putin.
Prosegue, dunque, la corsa agli armamenti dei due schieramenti, mentre il blocco atlantico non arresta la sua espansione verso est: la NATO, infatti, ha allargato recentemente la sua presenza anche alla Finlandia, cosa che non potrà che inasprire le tensioni, giustificando sempre di più la corsa alla preparazione bellica in una escalation militare dalle ripercussioni preoccupanti: «Abbiamo poco tempo a disposizione. Ciò che non realizziamo in tempo di pace non sarà pronto in caso di crisi o di guerra», ha dichiarato Sollfrank. Una tendenza quella alla guerra confermata anche dall’atteggiamento della Germania che ha stanziato un fondo speciale per rafforzare le sue forze armate, modificando la sua dottrina militare: un programma che rientra, dunque, a pieno titolo nel più ampio piano della Schengen militare che i Paesi europei – proni a Washington – sosterranno alacremente insieme a Berlino a scapito delle spese sociali e della sicurezza stessa del Vecchio continente.
[di Giorgia Audiello]
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