La Russia si schiera dalla parte della Palestina
di Pepe Escobar - 09/11/2023
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/la-russia-si-schiera-dalla-parte-della-palestina
Fonte: Come Don Chisciotte
La complessa e sfumata questione della neutralità
geopolitica della Russia nella tragedia israelo-palestinese è stata
finalmente chiarita la scorsa settimana, senza mezzi termini.
La
prova A è quello del Presidente russo Vladimir Putin che si è rivolto
personalmente, il 30 ottobre, al Consiglio di sicurezza del suo Paese,
agli alti funzionari governativi e ai capi delle agenzie di sicurezza.
Tra
gli altri, erano presenti il Primo Ministro Mikhail Mishustin, il
Presidente della Duma Vyacheslav Volodin, il Segretario del Consiglio di
Sicurezza Nikolai Patrushev, il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov, il
Direttore dell’FSB Alexander Bortnikov e il Direttore dell’SVR
(intelligence estera) Sergei Narishkin.
Putin non ha perso tempo a
spiegare la posizione ufficiale della Federazione Russa nell’attuale
incandescenza geopolitica di due guerre intrecciate, Ucraina e
Israele-Palestina. Il discorso era rivolto tanto al suo pubblico di alto
profilo quanto alla leadership politica dell’Egemone occidentale”.
“Non
c’è alcuna giustificazione per i terribili eventi che si stanno
verificando a Gaza, dove centinaia di migliaia di persone innocenti
vengono uccise indiscriminatamente, senza avere un posto dove fuggire o
nascondersi dai bombardamenti. Quando si vedono i bambini sporchi di
sangue, i bambini morti, la sofferenza delle donne e degli anziani,
quando si vedono i medici uccisi, ovviamente, si stringono i pugni
mentre le lacrime salgono agli occhi”.
La coalizione del caos guidata dagli Stati Uniti
Poi
è arrivata un’anticipazione del contesto: “Dobbiamo capire chiaramente
chi c’è in realtà dietro la tragedia dei popoli in Medio Oriente e in
altre regioni del mondo, chi ha organizzato questo caos letale e chi ne
trae vantaggio”.
Senza mezzi termini, Putin ha descritto “le attuali
élite al potere negli Stati Uniti e nei loro Paesi satelliti” come “i
principali beneficiari dell’instabilità globale che usano per estrarre
la loro sanguinosa rendita. Anche la loro strategia è chiara. Gli Stati
Uniti, come superpotenza globale, si stanno indebolendo e stanno
perdendo la loro posizione, e tutti lo vedono e lo capiscono, anche a
giudicare dalle tendenze dell’economia mondiale”.
Il presidente russo
ha fatto un collegamento diretto tra la spinta americana ad estendere
“la sua dittatura globale” e l’ossessione politica di continuare a
promuovere il caos: “Questo caos aiuterà [la dittatura globale] a
contenere e destabilizzare i suoi rivali o, come dicono loro, i suoi
avversari geopolitici, tra i quali annoverano anche il nostro Paese,
rivali che, in realtà, sono nuovi centri di crescita globale e Paesi
sovrani indipendenti, niente affatto disposti ad inchinarsi e a svolgere
il ruolo di servi”.
In particolare, Putin ha voluto “ripetere ancora
una volta” al suo pubblico interno e a quello del Sud globale che “le
élite al potere degli Stati Uniti e dei loro satelliti sono i mandanti
della tragedia in Palestina, dei massacri in Medio Oriente, del
conflitto in Ucraina e di molti altri conflitti nel mondo – in
Afghanistan, Iraq, Siria e così via”.
È un punto di vitale
importanza. Confrontando i responsabili del conflitto in Ucraina e della
guerra a Gaza – “gli Stati Uniti e i loro satelliti” – il presidente
russo ha di fatto accomunato Israele all’egemone occidentale e alla sua
agenda del “caos”.
Mosca si allinea alla vera “comunità internazionale
In
sostanza, ciò che ci dice è che la Federazione Russa si allinea
inequivocabilmente con la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica
del Sud Globale/Maggioranza Globale – dal mondo arabo a tutte le terre
dell’Islam e oltre, in Africa, Asia e America Latina.
È interessante
notare che Mosca si allinea alle analisi del leader iraniano Ayatollah
Khamenei – un partner strategico della Russia – e del segretario
generale di Hezbollah Hassan Nasrallah, con il suo discorso di venerdì
scorso, tagliente, sofisticato e alla maniera di Sun-Tzu, sul “ragno che
sta cercando di avviluppare il mondo intero nella sua ragnatela”.
La
prova B della posizione ufficiale della Russia, in particolare su
Israele-Palestina, è arrivata dal rappresentante permanente della Russia
presso le Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, in occasione di una sessione
speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Palestina,
due giorni dopo il discorso di Putin.
Nebenzya ha chiarito che
Israele, in quanto potenza occupante, non ha “il diritto all’autodifesa”
– un fatto supportato da una sentenza consultiva della Corte
internazionale delle Nazioni Unite del 2004.
All’epoca, la Corte
aveva anche stabilito, con una maggioranza di 15 voti contro 14, che la
costruzione da parte di Israele di un massiccio muro nella Palestina
occupata, compresa Gerusalemme Est, era contraria al diritto
internazionale.
Nebenzya, in termini giuridici, ha annullato la tesi
del “diritto all’autodifesa”, sempre evocata da Tel Aviv e dall’intera
galassia NATO. L’Egemone, protettore di Tel Aviv, ha recentemente posto
il veto alla bozza umanitaria del Brasile per il Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite solo perché non menzionava il “diritto
all’autodifesa” di Israele.
Pur sottolineando che Mosca riconosce il
diritto di Israele a garantire la propria sicurezza, Nebenzya ha
sottolineato che questo diritto “potrà essere pienamente garantito solo
nel caso di una risoluzione equa del problema palestinese basata sulle
risoluzioni riconosciute del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite”.
I fatti dimostrano che Israele non rispetta alcuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla Palestina.
Le priorità di Lavrov nella Palestina occupata
La
prova C della posizione russa su Israele/Palestina è stata fornita dal
ministro degli Esteri Sergei Lavrov in una conferenza stampa con il
ministro degli Esteri kuwaitiano Sabah Al-Sabah, due giorni dopo
l’intervento di Nebenzya alle Nazioni Unite.
Lavrov ha ribadito le
priorità di Mosca già sottolineate da Putin e Nebenzya: un cessate il
fuoco urgente, corridoi umanitari e il ritorno al tavolo dei negoziati
per “uno Stato palestinese indipendente, come previsto dal Consiglio di
Sicurezza dell’ONU entro i confini del 1967, che coesista in pace e
sicurezza con Israele”.
Lavrov ha sottolineato ancora una volta che
sono in atto diverse tattiche diversive da parte di USA-Israele “volte a
ritardare (se non a seppellire) la decisione del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite di istituire uno Stato palestinese”.
Questo,
dice il ministro degli Esteri russo, implica la condanna dei palestinesi
“a un’eterna esistenza senza diritti. Questo non garantirà né la pace
né la sicurezza nella regione, e non farà altro che approfondire il
conflitto. E non sarete in grado di spingerlo in profondità. Verrà
seminata la prossima ‘uva dell’ira’, che ‘germoglierà’ rapidamente”.
L’analisi
di Lavrov, così come quella di Putin, converge con quella di Khamenei e
Nasrallah: “Non si tratta di Gaza, ma del conflitto
israelo-palestinese. Lo Stato di Palestina è parte integrante di questa
soluzione”.
La Russia sta gettando i semi per esercitare il ruolo di
mediatore di fiducia per tutte le parti in causa in Israele/Palestina –
un ruolo totalmente inadatto all’Egemone, soprattutto dopo la tacita
approvazione dell’attuale pulizia etnica israeliana di Gaza.
È tutto
qui, chiaramente formulato da Lavrov: “Sarà di fondamentale importanza
per noi conoscere l’opinione unanime del mondo arabo”. È un messaggio
rivolto specificamente ai regimi sunniti vassallizzati da Washington.
Poi, quando si saranno organizzati, “sosterremo la soluzione araba per
questa questione molto difficile”.
Il prerequisito del multipolarismo: pace in Palestina
Esaminati
insieme, i reperti A, B e C mostrano come Mosca sia in netto anticipo
sui tempi. Il messaggio complessivo – che viene minuziosamente
decodificato in tutto il Sud globale/maggioranza globale – è che, anche
considerando le continue mosse dell’Impero del Caos, l’immutabile ed
esclusivista progetto sionista è ormai morto e sepolto.
La soluzione
meno peggiore finora è l’Iniziativa per la Pace Araba del 2002,
sottoscritta da tutti, dalle terre dell’Islam alla Russia, all’Iran e
alla Cina: uno Stato palestinese indipendente, che ritorni ai confini
del 1967, con Gerusalemme Est come capitale.
Il problema è come
convincere a fare marcia indietro questo Sionismo ormai fuori controllo.
I fatti imperativi sul terreno dovrebbero includere la recisione del
cordone ombelicale esercito/intelligence tra Washington e Tel Aviv e,
negli Stati Uniti, l’espulsione dallo spettro geopolitico della matrice
sionista cristiana neocon, che, guarda caso, è profondamente radicata
nello Stato Profondo.
Entrambi questi imperativi sono impossibili – a breve, medio e lungo termine.
Nel
frattempo, un semplice sguardo alla mappa mostra che, a tutti gli
effetti, la soluzione dei due Stati – dalla Cisgiordania alla Striscia
di Gaza – è morta. Può essere straziante per i leader del multipolarismo
ammetterlo. Ci vorrà un po’ di tempo, e un cambiamento del discorso
pubblico, per riconoscere che l’unica soluzione praticabile è l’anatema
supremo per il progetto sionista: uno Stato unico con Ebrei e Arabi che
vivono insieme in pace.
Tutto ciò ci porta ad una formulazione cruda:
senza una soluzione giusta per la Palestina, una pace tangibile
nell’emergente spettro della multipolarità rimane irraggiungibile.
L’attuale orrore di Gaza dimostra che la pace continua a non essere una
priorità per l’Impero del Caos, e ci vorrà una Russia – e forse una Cina
– per cambiare le carte in tavola.
Fonte: new.thecradle.co
Link: https://new.thecradle.co/articles/russias-public-pivot-to-palestine
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Pepe
Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo
libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e
Twitter. Seguitelo su Telegram.
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