Macerie urlanti
di Pierluigi Fagan - 02/11/2023
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/macerie-urlanti
Fonte: Pierluigi Fagan
Occupandomi di tristi fatti di politica internazionale,
morti ed ingiustizie abbondano. Data la loro quantità è altamente
sconsigliato indugiarvi, quindi non seguo foto, filmati e racconti
raccapriccianti anche perché nulla aggiungono alla possibile
comprensione. Credo che anche i medici del pronto soccorso sospendano il
lavoro dei neuroni specchio e dei centri dell’empatia per svolgere la
funzione di riparatori di ultima istanza. Debbono dividere il dolore da
ciò che lo provoca per potersi continuativamente dedicarsi a questo.
Ho
quindi letto un articolo da cui al titolo per un’altra ragione che non
la simpatia umana. L’articolo riferiva delle macerie del centro profughi
bombardato due volte dagli israeliani in quel di Gaza nord. I
sopravvissuti stanno lì con le sole mani a cercar di togliere un po’ di
massi, pietre e polvere per arrivare alle urla strazianti di chi è
intrappolato sotto, per lo più invano. Di giorno e peggio di notte, le
macerie urlano e piangono di dolore, paura, chiamano aiuto. Voci
maschili, femminili, ragazzi, bambine. Se ne sentono sempre meno ma se
ne sentono ancora e forse andranno avanti per un po’ come sappiamo da
eventi simili, ad esempio terremoti di cui qui da noi c’è una certa
esperienza. Ieri hanno bombardato ancora, hanno cioè bombardato i
soccorritori che per altro hanno visto bombardato anche l’unico
bulldozer che poteva dare una mano a smuovere il cemento armato. Per
altro non si sa neanche bene a che fine soccorrerli visto che
l’infrastruttura ospedaliera della Striscia è degradata ai minimi
termini.
L’altro giorno era quella strana festa americana che si
chiama Halloween. Leggo altrettanto raramente articoli su fatti di
costume, ma l’altro giorno leggevo una difesa di questa festa che a
molti (soprattutto i meno giovani) risulta doppiamente strana, per il
suo contenuto e per il fatto che qui da noi è stata importata o forse
imposta di colpo solo di relativamente recente. Le feste fanno Pil. La
difesa sosteneva che in fondo è solo una utile catarsi che offre ai
bambini la possibilità di esorcizzare la paura della morte. Si metta
allora nello stesso tempo ma in due spazi diversi, bambini fortunati che
raccolgono dolcetti vestiti da fantasmi e zombie che vorrebbero far
paura e bambini terrorizzati sul serio sotto due metri di pietre, soli,
affamati, assetati, magari con la gamba maciullata che piangono con una
disperazione che verrà sedata solo dalla lenta perdita di forze che
prelude la morte, da soli. Da noi invece, un trionfo di zucche vuote che
ridono.
Perché scrivere di questo? Non certo per giudizio morale,
un atteggiamento falso col quale qui da noi si dà per scontato il fatto e
ci si divide solo nel giudizio. Invece che agire sul fatto, agiamo nel
giudizio che è più comodo. Ci sono due tipi di discorso, quello sui
fatti e quello su altri discorsi. Per evitare il discorso sui fatti,
passiamo gran parte del tempo nel cortile del carcere sociale di cui i
sociali sono il luogo ideale, a discorrere su altri discorsi. Tizio ha
detto, Caio ha risposto, sei antisemita, sei un terrorista di Hamas, mi
fai schifo, ti odio. È tutto intrattenimento. Assumo invece quanto prima
scritto come fatto, che fatto è?
In questi giorni, mi espongono più
volte al giorno alla timeline delle notizie su al Jazeera. Al Jazeera
tratta i fatti in corso come Repubblica trattava la strage di Bucha in
Ucraina, si va di foto, video, testimonianza, racconto, notizie che qui
-in genere- non vengono neanche date o date previa sterilizzazione,
minimizzazione, decontestualizzazione. Essendo l’unica fonte informativa
sul campo, l’emittente qatarina (la Crusca suggerisce qatariota ma apre
alla versione -ina) è quanto vedono, sentono, possono pensare un
miliardo e novecento milioni di musulmani, da Rabat a Jakarta.
Ricordo
ai meno dotati in geografia, che tutto l’Occidente, conta più o meno la
metà del mondo musulmano. E ricordo che il mondo africano, asiatico e
sudamericano si specchia più facilmente nella condizione musulmana che
non in quella occidentale, in questo caso, in sempre più casi.
Per
quanto moralmente disdicevole come ha sostenuto l’altro giorno mi sembra
Manconi ovvero che “i morti non si contano”, se dislochiamo il punto di
vista e ci immaginiamo uno dall’altra parte che magari vive qui da noi,
sottoposto come ognuno di noi alla decina di giorni e passa di anatomia
del massacro ucraino che ha contato 450 morti e il fra un po’ un mese
di circa 390 morti al giorno nella Striscia per un totale di poco meno
che 9000 morti e più di 20.000 feriti, spesso incurabili, non si può non
notare il doppio standard. I morti si contano eccome, quelli “nostri”
sono sempre di più di quelli altrui, magari non di più quantitativo ma
qualitativo. La cosa, per altro, in storia, ha una sua normalità è forse
anormale pretendere il contrario.
Dove voglio arrivare? Volevo
segnalare la radicale ed irreversibile perdita di ogni elemento di
universalismo e soft power della nostra civiltà.
Il lavoro di
schiere di teorici che, nei trascorsi anni hanno ammonito i detentori
dell’hard power che con quello non si governa il mondo che ha bisogno di
una mielosa egemonia valoriale per esser catturato cognitivamente nel
sistema dominante, è stato gettato via di colpo. Ora, è chiaro e
lampante a miliardi e miliardi di persone non occidentali, quello che
siamo in sostanza. Non ci rendiamo conto dell’enormità della frattura
che si sta creando con una civiltà che sorride per un bambino che fa
finta di farci paura per ricevere una caramella e fa finta di niente per
evitare si ascoltare l’urlo di terrore di un bambino che sta per morire
dissanguato. Noi scherziamo sopra una tragica realtà solo perché noi
siamo sopra le macerie e gli altri sono sotto le macerie e noi siamo
quelli che hanno fatto le macerie. Tutto ciò è irrecuperabile, rimarrà a
segnare un solco che non si potrà mai più colmare.
Non si tratta
solo delle macerie di Jabalia, sono decine e decine le ingiustizie, le
contraddizioni, le assurdità palesi che strizzano gli intestini che
leggo frequentando le voci e le immagini dell’altra parte. Un racconto
del terrore continuato e sordo ad ogni ragione a cui sono esposti ormai
sei-sette miliardi di persone nel condominio planetario, ogni giorno.
Non c’è bisogno di nessun tribunale di giustizia internazionale,
l’istruttoria è presto fatta, la sentenza va in automatico, l’appello
non potrà esser concesso, cause ed effetti talmente sproporzionati da
non poter esser usate come attenuanti.
Tutto ciò è effetto della
torsione imposta dagli Stati Uniti d’America a partire dalla guerra
ucraina, l’idea di riquadrare e rendere omogenea e compatta la comunità
occidentale da porre in chiara e dichiarata opposizione al resto del
mondo. L’abbandono di ogni velleità mondialista, globalista, universale,
egemone culturalmente. Quella partita è data realisticamente per persa.
Si passa a noi contro tutti.
Questo porta e porterà sempre più alla
ricerca della coerenza interna a scapito di quella esterna. All’interno
siamo tutti convocati a riempire di chiacchiere la realtà da cui ci
allontaniamo in un nevrotico esercizio di evasione massa. Eccoci così a
parlare di antisemitismo ed antisionismo, diritto di vendetta, scontro
di civiltà, guerra santa vs jihad, drammi esistenziali sparati a nove
colonne su qualche ingiustizia patita sul piano dei diritti civili,
inclusività, resilienza, sostenibilità, merito e demerito, stupidità
artificiale mentre volgiamo lo sguardo e le orecchie dall’altra parte
della macerie urlanti prodotte da un piccolo popolo di sua origine
mediorientale ma che si vuole rappresentare come la radice stessa della
cultura occidentale data dal mandato di un dio inventato da una
manciata di sacerdoti senza fedeli in quel di Babilonia,
duemilacinquecento anni fa.
Alla fine, sarà naturale che ognuno di
noi riscontri la nostra diversità dal resto del mondo poiché diventa
ogni giorno più oggettiva. Mi sono sempre domandato come accadde che un
intero popolo di grande civiltà come quello tedesco, il popolo di
Leibniz e Goethe, di Kant, Hegel e Marx, Bach e Beethoven se non
vogliamo metterci Mozart e Freud e decine di altri, finì con il
diventare quel buco nero che inghiottì sé stesso pensando pure di esser
superiore ogni altro. Il processo di radicalizzazione occidentale
prelude ad un simile collasso gravitazionale condotto di nuovo su un
sottofondo di Wagner che ci dia l’impressione di essere una civiltà di
umanità eroica mentre ne siamo l’Antitesi.
Quando l’Antitesi si
pensa Tesi e la confusione è massima, la logica si riversa nel suo
contrario, c’è solo da aspettare il Superamento.
Nell’attesa, provare
almeno un po’ di vergogna non serve, ma almeno preserva un briciolo
residuo di dignità umana seppellita da sempre più silenziose macerie.
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