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Siamo alla vigilia di un conflitto globale, sono presenti tutti gli indizi di questo evento
di Luciano Lago
Data
la situazione attuale, non ci possono essere molti dubbi che il mondo
si stia avvicinando ad una nuova guerra globale e questo è dimostrato da
una serie di fattori non solo geopolitici ma anche geoeconomici. Lo
scontro fra l’occidente a guida anglo USA e il blocco russo e cinese
sembra inevitabile, solo questione di tempo. Lo sostengono vari esperti
ed analisti in forme diverse ma tutti convergono su questo sbocco nel
prossimo futuro.
Non si tratta di un teorema ma di una
previsione basata su una serie di fattori coincidenti che sono
analizzati uno per uno e su una analisi delle storia recente che
dimostra la inconciliabilità tra gli obiettivi che le grandi
superpotenze hanno stabilito come parte della loro dottrina.
La superpotenza USA oggi si trova stretta in una crisi esistenziale, fra
il declino della propria influenza, la deindustrializzazione della
propria economia (con l’eccezione dell’apparato militare industriale),
il super indebitamento finanziario, l’assenza di manodopera
specializzata, la scarsa capacità di innovazione tecnologica. Questo
spiega la riduzione costante della loro capacità di influenzare il corso
delle vicende dei paesi emergenti in Asia e nel sud del mondo.
Quelli elencati sopra sono tutti elementi necessari per essere un potere credibile e per imporre il proprio dominio in Asia, dove vi sono le maggiori performance di crescita economica nei prossimi decenni e dove saranno i maggiori mercati di consumo e produzione. Per ottenere il predominio, ormai perso, gli Stati Uniti devono rovesciare i governi di Mosca e Pechino, visto che, solo impadronendosi delle materie prime russe e dell’industria cinese possono imporre l’uso del dollaro per il commercio delle materie prime russe e delle merci cinesi.
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Flotta Cinese
In prospettiva non soltanto l’espansione della potenza cinese è una minaccia per l’egemonia USA ma
il più grave pericolo è costituito dal diffondersi del multipolarismo e
dagli equivalenti legami multilaterali, di cui Pechino è il centro di
riferimento per molti paesi. Per contrastare tale pericolo si è
costituito il partenariato strategico NATO-UE che deve affrontare le
sfide sistemiche alla sicurezza euro-atlantica, che, come dichiara la
NATO, oltre alla Russia, sono create dalla Cina.
Il fattore economico è dominante nello scontro con la Cina. Tutti gli analisti hanno sottolineato che gli Stati Uniti oggi non sono in grado di reindustrializzare la propria economia sulla base della domanda interna: questo è stato confermato dopo un anno e mezzo di conflitto per procura con la Russia.
Per
tale motivo l’elite di potere degli Stati Uniti sta progettando di
avere a propria disposizione mercati di circa mezzo miliardo di persone
che possano lavorare, produrre e consumare autonomamente prodotti
americani.
L’unica regione al mondo che soddisfa tutti i
criteri è il sud-est asiatico. Quindi gli Stati Uniti devono
confrontarsi e iniziare una guerra con la Cina che si è imposta come la
superpotenza leader nell’area.
Quindi non è l’Africa che offre queste caratteristiche, essendo ancora troppo arretrata. Da considerare che Washington vuole vendere non solo beni ad alta tecnologia, ma anche a bassa tecnologia. Gli Stati Uniti hanno in programma di ripristinare, almeno in parte, la produzione di beni di consumo che avevano in massima parte delocalizzato in Cina.
Si può ricordare che [l’ex Segretario di Stato americano] Henry Kissinger aveva parlato di uno scenario del genere in primavera, poco prima del suo centenario, prevedendo questo sbocco per l’America.
Di conseguenza, le autorità americane si può prevedere che, nel prossimo futuro, quale che sia la nuova amministrazione, andranno a deviare il loro focus dall’Europa all’Asia, possibilmente ritirando gradualmente le truppe statunitensi dall’Europa e dal Medio Oriente per concentrarsi su un nuovo obiettivo prioritario, l’Indo Pacifico. Questo processo è di fatto già iniziato anche se non traspare ufficialmente.
In termini di
strategia, un processo mirato a prendere il controllo del sud-est
asiatico strappandolo dalla Cina è quello di condurre una serie di
operazioni di sbarco di successo, simili a quelle che furono realizzate
nella guerra con il Giappone, cosa che richiede un numero piuttosto
elevato di forze e mezzi. In questo caso non ci sono possibilità di una
guerra per procura.
A chi spetterà il controllo dell’ Europa?
La
nuova situazione in Europa sarà determinata dall’esito del conflitto in
Ucraina e questo non sembra favorevole ai desiderata degli Stati Uniti e
della Nato ma al contrario determinerà un nuovo assetto geopolitico
europeo dove di distaccheranno gli interessi dell’Europa dell’Est da
quelli dell’Europa occidentale (Germania e Francia in primis), con una
grave frattura fra gli alleati della Nato.
Tutto si andrà
delineando dall’autunno prossimo e si potrà capire in quale direzione si
muoverà l’Europa, anche in attesa delle elezioni negli Stati Uniti.
Fenomeni
non ancora quantificabili di dissenso alla politica di Washington si
stanno manifestando tanto in Germania come in Francia ed in altri paesi
europei e la coesione con l’alleanza Atlantica sarà messa alla prova.
Se ci sarà un distacco fra alcuni paesi dell’Europa e le decisioni prese a Washington, è
probabile che il controllo dell’Europa sia passato al Regno Unito che
ha sempre avuto l’ambizione di controllare l’Europa e questo susciterà
molte tensioni e fratture non facilmente sanabili.
Se il
conflitto in Ucraina avrà esito negativo (come probabile) ci sarà il
caos nell’Europa orientale, che è quello per cui si sta preparando la
Polonia, che dovrà organizzare una guerra, dal punto di vista
dell’Europa orientale, senza coinvolgere la Nato, con conseguenze
limitate probabilmente allo scacchiere regionale.
Nel
frattempo l’esito delle elezioni degli Stati Uniti, determinerà il nuovo
corso di Washington e l’eventuale abbandono delle strategie distruttive
perseguite dall’Amministrazione Biden per dirigere i propri sforzi
verso il confronto con la Cina.
Si può prevedere soltanto
quando ci sarà il prossimo scontro con Pechino ma è fuori dubbio che
questo avvenga coinvolgendo anche la Russia. L’Europa dal canto suo
resterà a guardare in posizione passiva e subordinata.
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