Il gruppo Wagner, la compagnia di mercenari fondata da Evgenij Prigozhin, torna al centro della scena mediatica.
In queste ore, a riportare l’attenzione sulla Wagner è Christo Grozev, analista del portale Bellingcat, secondo il quale se Prigozhin “non verrà ucciso, tra sei mesi in Russia ci sarà un altro colpo di stato, come quello tentato lo scorso 23 giugno”. Una dichiarazione che genera dubbi e sospetti su un uomo che per molti è uno strumento nella mani del presidente russo Vladimir Putin, mentre per altri un “morto che cammina” da quando ha tentato la strana rivolta contro i vertici della Difesa russa. In ogni caso, è una frase che conferma la rilevanza che ancora possiede Prigozhin, che oggi ancora vive una strana realtà fatta di accuse di tradimento ma allo stesso tempo di libertà e potere sulla sua potente compagnia di sicurezza.
Nel frattempo, se Prigozhin continua a far parlare di sé, la Wagner rimane non solo un dilemma strategico, ma anche uno spettro sia per gli Stati dell’Europa orientale sia per le autorità (poche) che in Africa guardano con preoccupazione al suo radicamento. In Bielorussia, dopo che si è parlato di un contingente della Wagner che avrebbe lasciato il Paese per alcune divergenze sul pagamento dei mercenari tra Putin e Aleksandr Lukashenko, la Wagner appare oggi legalmente registrata come una impresa che si occupa di “altri tipi di istruzione”. L’agenzia russa Ria Novosti ha rivelato in queste ore che la compagnia è stata registrata dal Comitato esecutivo del distretto di Osipovichi. E quindi confermerebbe le notizie sull’addestramento delle truppe bielorusse.
La presenza in Bielorussia preoccupa da tempo la Polonia, che vede la compagnia privata russa come sempre più vicina ai confini. Per questo motivo, il governo ha già annunciato lo schieramento di migliaia di soldati alla frontiera orientale, ufficialmente per contrastare i flussi migratori illegali dalla Bielorussia ma anche come deterrente per qualsiasi tipo di attività della Wagner o delle unità di Minsk. A Varsavia, inoltre, tiene banco l’arresto di due cittadini russi, uno nella capitale e uno a Cracovia, accusati di fare propaganda per gli uomini di Prigozhin. “Distribuivano materiale di propaganda del gruppo Wagner” e, come ha reso noto il ministro dell’Interno Mariusz Kaminski, sono state accusate di spionaggio.
Nelle scorse settimane, i media polacchi avevano riportato la notizia della comparsa proprio nelle due città di alcuni adesivi con il simbolo del gruppo, una scritta in lingua inglese che diceva “Siamo qui. Unisciti a noi” e un codice Qr per collegarsi a un sito che parlava della compagnia di Prigozhin. Sembra improbabile che la Wagner abbia qualche velleità bellica in Polonia, in particolare sul fronte del cosiddetto “Suwalki gap”, il corridoio terrestre che divide Kaliningrad dalla Bielorussia e che invece rappresenta il confine tra Polonia e Lituania. L’ipotesi, quindi, è che questo tipo di mossa sia più che altro un’iniziativa votata alla guerra ibrida. Uno strumento per mettere pressione alle autorità polacche, preoccupate dalla spinta migratoria a est quanto della potenziale destabilizzazione all’interno della potenza baltica.
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