L’ultima trovata del Cremlino non può essere considerata un beau geste. Mosca ha lasciato esporre in un parco tematico i trofei di guerra catturati sul fronte ucraino per mostrare alla Russia e al mondo in cosa consistono le speciali e preziose forniture militari inviate dall’Occidente all’Ucraina per riequilibrare le forze in campo e consentire a Kiev di respingere l’invasione russa.
Mezzi corazzati per il trasporto truppe M113 e obici M777 di fabbricazione statunitense, veicoli da combattimento svedesi Cv90 e ricognitori francesi a sei ruote del tipo Amx-10Rc, con cannone da 105mm; veicoli per il trasporto della fanteria Mxt-Mv di produzione britannica nella versione Husky, per il supporto tattico, e ancora un veicolo speciale Mastiff di produzione sudafricana, un veicolo blindato Bushmaster australiano; ma ciò che più ha colpito gli analisti, è quello che è stato identificato come un missile da crociera Scalp (classificato anche come “Storm Shadow”, ndr) di fabbricazione franco-inglese catturato completamente intatto. Accanto a questi mezzi di rilievo, sono comparse varie armi leggere come pistole, mitragliatrici e lanciarazzi spalleggiabili.
Sarebbero queste le “prede belliche” dell’Esercito russo che mettendo in bella mostra i trofei – alcuni crivellati di colpi, altri addirittura intatti, – manda un forte messaggio al popolo della Federazione quanto alla Nato: già impegnata a fare i conti con la controffensiva ucraina che procedendo più lentamente del previsto non ha ancora rovesciato il fronte come si era inizialmente ipotizzato.
“Tecnologie avanzate, che vale la pena guardarle” e “mezzi abbandonati sul campo” perché “hanno smesso di funzionare”, sono queste le parole degli ufficiali russi che a favore di telecamera mostrano agli inviati dell’agenzia statale russa Ria Novosti e di Tass i mezzi occidentali che arrivano da ogni capo del mondo. Esposti presso il Patriot Park, situato nei pressi di Mosca, i diversi i sistemi d’arma catturati sul campo di battaglia ucraino sono accompagnati dalla “bandiera del paese che ha prodotto l’asset”, oltre alla descrizione del tipo di arma e del suo impiego. Come a voler sottolineare un concetto di “accerchiamento” che Mosca non ha mai superato e oggi può adoperare come giustificazione teorica per l’invasione pragmatica.
Presentata proprio in contemporanea con la Conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale, a cui hanno partecipato numerosi vertici russi, l’esposizione avvenuta nel contesto del Forum Army-2023 prevede la partecipazione di delegazioni militari di tutti i paesi amici della Russia, che avranno dunque occasione di visionare i sistemi d’arma che Mosca afferma di aver catturato sul campo, mentre alcuni osservatori occidentali ipotizzano che possa anche trattarsi di “repliche” o comunque piattaforme reperite parallelamente. Del resto gli stessi Stati Uniti in passato hanno trovato il modo di ottenere degli elicotteri d’assalto e da trasporto russi per testare le risorse dell’avversario.
A tale proposito il ministro della Difesa Sergei Shoigu avrebbe proprio dichiarato – affidandosi a fonti e dati non dimostrabili – che “Le risorse militari dell’Ucraina sono quasi esaurite”, e che non c’era “niente di unico” nelle armi occidentali presentate come invulnerabili alle armi russe sul campo di battaglia. “Siamo pronti a condividere le valutazioni dei punti deboli della tecnologia occidentale”, avrebbe aggiunto Shoigu nell’ormai consueto tono d’invettiva adottato dal Cremlino.
Un’esposizione che trova un precedente a Kiev
Anche l’Ucraina ha fatto bella mostra delle attrezzature militari russe distrutte sul campo di battaglia lo scorso giugno, esibendo le armi catturate all’Esercito russo durante l’offensiva frenata grazie agli arsenali e alle informazioni delle intelligence occidentali. Allora comparirono un carro armato T-72, sistemi di artiglieria antiaerea e la torretta di un Bmd-4, veicolo da combattimento d’appoggio per le truppe aviotrasportate.
Nel mese di agosto, in occasione della celebrazione del Giorno dell’Indipendenza dall’Unione Sovietica, a Kiev vennero esposte le carcasse dei carri armati russi bruciati, danneggiati e distrutti durante il blitz nella capitale ucraina. Mentre molte altre armi e mezzi – pensiamo a quelli abbandonati dai russi durante le prime fasi dell’offensiva poiché a corto di carburante – sono stati prontamente catturati e rimessi in circolazione dall’Esercito Ucraino come si è sempre fatto come i mezzi di preda bellica. Un’opzione migliore di renderli dei macabri trofei, che, almeno in passato venivano solo spogliati delle insegne poi custodite dai reggimenti che li avevano combattuti, e ora invece sono esposti in bella mostra di fronte ai visitatori che possono addirittura scattarsi dei selfie da caricare sui social network. La stampa internazionale si è infatti soffermata sul particolare di un veicolo blindato Husky di fabbricazione britannica con il vetro crivellato di colpi di mitragliatrice.
L’ostentazione del successo in combattimento
Permettendomi di condividere un ricordo personale, ricordo ancora quando poco distante da Mosul vidi i veicoli corazzati leggeri 4×4 Spartan consegnati ai Peshmerga curdi che combattevano l’Isis con gli stessi vetri segnati dalle pallottole, e in disparte, poco distanti, i mezzi catturati all’Isis, segnati dagli stessi colpi e spesso anche peggio. Immaginando alla sofferenza di chi aveva combattuto la repulsione per il trofeo affiorava senza fatica nello sguardo di tutti quanti presenti. Anche se questo conflitto è differente, e assolutamente non paragonabile a quel conflitto, e le ragioni di queste esposizioni nella loro portata egualmente distanti da ogni paragone, l’ostentazione del trofeo rimane la medesima. Forse evitabile. Forse, ad onore dell’evidenza e per chi ha optato di esibirla per fini essenzialmente propagandistici, no.
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