Il colpo di Stato in Niger e la fine della Françafrique: il mondo multipolare libera l’Africa
di Cesare Sacchetti
Si sono presentati davanti alle telecamere delle televisioni nazionali nigerine per parlare alla nazione. Il presidente Mohamed Bazoum è stato deposto dalle forze armate nazionali nel più classico dei colpi di Stato.
A fare l’annuncio è stato il leader dei militari che hanno condotto l’operazione, il colonnello Amadou Adbramane.
Ora se diamo uno sguardo ai media Occidentali vediamo una massiccia e ipocrita levata di scudi a difesa del deposto presidente e vediamo piovere le solite accuse nei confronti della Russia, “colpevole” in tal caso di aver soppresso la “democrazia” nigerina.
In realtà quella che viene definita “democrazia” dall’establishment liberale dell’Occidente non era altro che l’espressione della protezione degli interessi coloniali Euro-Atlantici in Niger.
Bazoum era il più classico dei presidenti fantoccio che l’UE e lo stato profondo di Washington hanno instaurato al potere nel corso degli ultimi decenni.
Sono quei presidenti che non salgono al potere per proteggere gli interessi dei Paesi africani ma piuttosto quelli dei vari potentati stranieri che da numerosi, e troppi, decenni stanno sfruttando e depredando le immense risorse del continente africano.
L’Africa è uscita dal colonialismo del secolo scorso solamente in quanto all’abbandono ufficiale dello status di potenza coloniale.
Dagli anni 60 in poi si è instaurato nel continente un altro colonialismo, molto più insidioso e persino più opprimente di quello di un tempo perché il primo vedeva il dominio diretto e manifesto dell’Occidente sull’Africa.
Il secondo invece per mostrare ipocritamente di non ingerire direttamente nella sovranità degli Stati africani ricorre ad un altro artificio. Si serve di “leader” telecomandati che salgono al potere attraverso l’appoggio di Paesi e multinazionali straniere.
L’Africa dunque non ha mai conosciuto la vera libertà nel corso degli ultimi 100 anni e non ha mai veramente camminato sulle proprie gambe per via delle gabbie che sono state costruite intorno ad essa.
Quella in Niger è soltanto l’ultima di una delle operazioni di maestria geopolitica che sta perseguendo la Russia e il mondo multipolare e che stanno facendo saltare equilibri che erano in piedi dal secolo scorso.
I BRICS stanno facendo quello che mai prima d’ora era riuscito a nessuno. Stanno accompagnando l’Africa ad essere uno spazio sovrano finalmente trattato da pari a pari sui tavoli internazionali.
La vera e reale de-colonizzazione africana è già in atto da diversi mesi. Non è la prima volta che vediamo immagini di africani festanti che si riversano festanti per le strade del loro Paese per sventolare le bandiere della Russia.
I nigerini per le strade inneggiano alla Russia e protestano contro la Francia
Non come segno di sottomissione ad una nuova potenza che subentra ad un’altra ma come segno di amicizia nei confronti di un Paese, la Russia, che sta rispettando l’Africa e gli africani senza mostrare il sussiego che invece l’UE e Washington hanno mostrato nei riguardi del continente africano per molti decenni.
È quanto abbiamo visto lo scorso anno in Burkina Faso quando il nuovo governo nazionale ha ordinato alla Francia di ritirare immediatamente le sue truppe e di lasciare il Paese.
Accadde lo stesso nel Mali a breve distanza di tempo quando il colonnello Abdoulaye Maiga annunciò a sua volta la fine degli accordi militari stabiliti dai suoi predecessori che hanno consegnato la sovranità del Mali nelle mani di Parigi.
Il franco CFA: così la Francia ha continuato il colonialismo africano
Sono quegli accordi che hanno di fatto schiavizzato l’Africa dal 1960 quando finita ufficialmente l’epoca coloniale ne è iniziata un’altra mascherata attraverso gli accordi che Parigi ha firmato con i Paesi africani.
È in tale periodo storico che nacque il famigerato franco CFA, una moneta utilizzata da 14 Stati africani francofoni e che non è altro che un vero e proprio cappio monetario per i Paesi costretti a farne uso.
Il franco CFA impone infatti un tasso di cambio fisso nei confronti dell’euro. Ciò significa che i Paesi africani che si ritrovano a dover utilizzare questa moneta non possono far fluttuare liberamente il cambio e la loro politica monetaria “sovrana” non è altro che il riflesso di quella stabilita a migliaia di chilometri di distanza nella sede della BCE, a Francoforte.
Negli anni passati, il presidente del Chad, Idriss Deby, affermò esplicitamente che c’era una “corda che impediva lo sviluppo dell’Africa” e tale corda non era e non è altro che il Franco CFA.
Gli accordi stabiliti dalla Francia di De Gaulle sono così stringenti e oppressivi nei confronti dei Paesi di questa unione monetaria che i 14 Stati africani si ritrovano obbligati a dover versare il 50% delle loro riserve in valuta estera nelle casse del Tesoro parigino.
Ciò significa che la ricchezza di questi Paesi va alla Francia coloniale che non ha mai dismesso la sua natura di potenza imperialista che non conosce una politica estera che non sia quella di impossessarsi delle risorse strategiche dei Paesi con i quali essa si trova a trattare.
Negli ultimi tempi, considerate le crescenti pressioni della stampa libera non legata al mainstream, Macron ha annunciato la “fine” del Franco CFA, ma si tratta soltanto dell’ennesima cortina fumogena del presidente francese. La moneta adotterà un altro nome, Eco, ma i principi del suo funzionamento e il cambio fisso resteranno immutati rispetto al Franco CFA.
Per Parigi non esistono come si vede Paesi dotati di propria sovranità. Per Parigi esistono soltanto Paesi ridotti al rango di satelliti da poter saccheggiare a proprio piacimento pur di riempire i forzieri delle varie corporation francesi che si impadroniscono delle risorse altrui.
La storia che vede la nascita della Françafrique non è altro quindi che una storia di oppressione di un Paese, la Francia, nei confronti di un continente, l’Africa.
Ed è una logica del tutto amaramente simile a quella che ha portato alla calata di Draghi in Italia il cui avvento è stato certamente accuratamente preparato dai famigerati circoli della finanza anglosionista ma anche e soprattutto da Parigi.
Il governo Conte per tali ambienti aveva il suo baricentro spostato troppo verso Pechino a causa degli stretti rapporti di dipendenza del M5S verso il partito comunista cinese iniziati almeno 10 anni fa quando i fondatori del partito pentastellato, Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, si recavano in visita all’ambasciata cinese a Roma.
Un’ambasciata dove i leader grillini erano di casa considerata la successiva e strana visita di Grillo nel novembre del 2019 quando l’ex comico veniva ricevuto nuovamente nella sede diplomatica cinese a pochissimi mesi di distanza dall’inizio della farsa pandemica.
Draghi è stato mandato per spostare tale asse. Draghi ha riposizionato l’ago della geopolitica italiana da Pechino a Parigi e ha partorito così il trattato del Quirinale attraverso il quale Parigi controlla l’Italia in uno schema del tutto simile a quello visto con la Françafrique.
La classe politica “italiana” partorita dal golpe di Mani Pulite mostra in questo senso tutte le sue similitudini con le altrettanto corrotte classi politiche africane che hanno preso la sovranità dei propri Paesi per consegnarla nella mani di potenze straniere.
La Russia sta mettendo fine al colonialismo francese
Ciò pero sta avendo fine in Africa. La strategia della Russia si sta rivelando sotto ogni punto di vista formidabile e sta portando all’isolamento internazionale della Francia.
Il Niger infatti non è un Paese qualunque. Probabilmente l’uomo della strada non riuscirà a individuarlo bene sulla cartina. Esso si trova sotto l’immenso territorio dell’Algeria e della Libia, un altro Paese che la Francia ha destabilizzato attraverso l’aiuto della sponda atlantica quando Gheddafi venne rovesciato e ucciso nel 2011.
Una delle caratteristiche che rende più noto il Niger è che esso è un enorme deposito di uranio. Il Niger è infatti il settimo Paese al mondo nella produzione di questo metallo.
Questo materiale rende possibile il funzionamento delle centrali nucleari francesi. La lista dei Paesi produttori rivela che il Niger sforna ogni anno 2248 tonnellate di uranio.
E molte di queste tonnellate andavano a Parigi dal momento che il Niger era il primo Paese fornitore della Francia e il quinto di tutta l’Unione europea.
Ciò rappresenta un grave problema geopolitico ed energetico per Macron dal momento che non ci sono molte altre opzioni per sostituire la perdita del Paese africano.
Gli altri Paesi che producono questo prezioso metallo sono il Kazakistan e l’Uzbekistan e siamo quindi in un territorio molto lontano dalla sfera d’influenza francese. Siamo anzi nel territorio di quella che ormai è la nemesi di Macron, ovvero la Russia, visto che la produzione d’uranio in questi Paesi è gestita dalla compagna statale russa Rosatom.
Parigi rischia dunque di trovarsi privata di quella risorsa che garantiva la sua “indipendenza” energetica che in realtà si fondava sullo sfruttamento delle risorse dei Paesi africani.
La strategia del mondo multipolare è come quella di un abile giocatore di scacchi che sa che per poter vincere la partita occorre privare l’avversario dei suoi pezzi più strategici.
E la Russia lo sta facendo con estrema pazienza e maestria. A poco a poco mangia tutti i pezzi dell’avversario e Parigi si ritrova priva di armi per poter vincere la partita.
E la sconfitta della Francia non rappresenta solo una sconfitta di questo Paese. È una sconfitta di tutto l’Occidente liberale e di tutte le sue istituzioni finanziarie che hanno dominato per più di mezzo secolo le relazioni internazionali.
Per molti decenni, coloro che hanno cercato di alzare la testa e difendere la propria sovranità sono stati spazzati via dalla forza brutale di questo impero che non conosce alcuna forma di dissenso alla sua presenza.
Sono numerosi i famigerati esempi di capi di Stato che sono stati rovesciati e che hanno tentato di opporsi a questa tirannia.
In Africa, l’esempio più recente è proprio quello del colonnello Gheddafi odiato dallo stato profondo di Washington che ha esultato alla sua morte come fece Hillary Clinton che con un inquietante ghigno si rallegrava dell’omicidio del leader africano.
La storia dell’Occidente liberale è una storia di violenza e di sangue. Coloro che hanno provato a dire no all’impero sono stati umiliati, derisi e uccisi.
La fase storica che ora il mondo sta attraversando è potremmo dire del tutto inedita. Non si tratta della rinascita della contrapposizione controllata tra i due blocchi che abbiamo visto nel secolo scorso.
Non è un nuovo bipolarismo tra Stati Uniti e URSS quello che abbiamo di fronte. Quello che abbiamo di fronte è un multipolarismo che assegna uno spazio di sovranità ai Paesi africani e a coloro che stanno facendo richiesta di entrare nei BRICS che non c’è mai stato dal 1945 in poi.
Se la seconda guerra mondiale non aveva lasciato altro che ceneri dello Stato nazionale con la nascita dei “grandi” conglomerati internazionali che controllavano la politica e l’economia delle nazioni, il XXI secolo si sta rivelando essere come il secolo che riporta nuovamente in vita lo Stato nazionale con tutte le sue prerogative e imprescindibili poteri sovrani.
Ciò è stato possibile attraverso una dismissione del pilastro sul quale tale struttura si reggeva, ovvero gli Stati Uniti d’America che dall’era Trump in poi hanno tolto a questo Leviatano tutta l’enorme potenza militare, politica ed economica custodita da Washington.
E la dismissione finale di tale processo è oggi accompagnata dall’inarrestabile ascesa dei BRICS che stanno divenendo un punto di riferimento per tutti quei Paesi che non cercano di instaurare un dominio coloniale su altri Paesi ma piuttosto cercano di trovare quello spazio di sovranità perduto o in altri casi mai avuto.
Ed è un’occasione storica e unica anche per l’Italia che potrà probabilmente beneficiare molto presto di tale transizione considerata anche la liquidazione della sua classe politica legata a vecchie dinamiche e referenti in profondo declino.
La parola d’ordine per l’Africa e per il mondo in futuro sarà soltanto una. Sovranità. Il tempo delle colonie è finito. È iniziato nuovamente il tempo delle nazioni sovrane.
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