LA CORTE DEI CONTI FA A PEZZI L’UE: LA STRATEGIA VERDE È IRREALIZZABILE
Secondo i controllori europei, gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti per il 2030 sono lontani dalla realtà. Per svoltare dovremmo investire ogni anno 390 miliardi in più rispetto a quanto speso nel decennio 2011-2020. Nel 2020 gli obiettivi sono stati raggiunti solo grazie al rallentamento dei consumi e alla crisi pandemica.
Sergio Giraldo, La Verità, 27 giugno 2023
Il problema è che l’Unione europea non sa che cosa sta facendo. In preda a delirio di onnipotenza, fissa obiettivi sconclusionati e nemmeno si preoccupa di ragionare sugli strumenti per raggiungerli: non finanzia, non controlla, non comunica, non è trasparente, non coordina, non analizza, non corregge. Questa è la situazione, di cui occorre tenere conto quando il prossimo Commissario europeo di passaggio ci chiederà di tagliare i consumi energetici, di cambiare l’automobile, di ristrutturare casa, di diventare vegetariani.
Anche questa settimana la Corte dei conti europea, particolarmente attiva in questo periodo, non manca di far sentire la propria voce sull’operato della Commissione. La Corte, con una breve conferenza stampa, ha reso noti ieri i risultati dell’indagine che ha condotto sul grado di raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 che la stessa Unione europea si è posta. In estrema sintesi, il risultato dell’analisi è che, considerato quanto fatto sin qui, gli obiettivi dell’Unione al 2030 difficilmente saranno raggiunti. Ricordiamo che tali obiettivi, posti dai programmi Fit for 55 e REPowerEU, sono la riduzione delle emissioni di CO2 (-55% rispetto al 1990), l’aumento della quota di energia da fonte rinnovabile (42,5%) e il risparmio energetico (-42% rispetto al 2007).
Al 2020 erano previsti gli stessi traguardi ma con valori obiettivo più bassi. Gli obiettivi al 2030 sono declinati a livello nazionale tramite i Piani nazionali per l’energia e il clima (Pnec). Entro il 30 giugno 2023, dunque tra pochi giorni, gli Stati membri dovranno consegnare alla Commissione i Pnec aggiornati rispetto ai nuovi obiettivi al 2030. Nel 2021 la Commissione ha stimato che per arrivare all’obiettivo -55% di emissioni al 2030 occorrerebbero 390 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi ogni anno rispetto al decennio 2011- 2020. Si tratterebbe, cioè, di 3.900 miliardi di euro in dieci anni. Secondo altre stime (McKinsey), il fabbisogno totale tra il 2020 e il 2050 sarebbe di 1.000 miliardi l’anno. Per il periodo 2021-2027 però nel bilancio Ue si stanziano solo 87 miliardi l’anno, pari al 22% di quanto sarebbe necessario annualmente secondo la stessa Ue. Ne consegue, dice la Corte assestando la prima bacchettata a Bruxelles, che la grande maggioranza degli investimenti dovrà venire dai privati e dai singoli Stati, ma non ci sono impegni chiari di nessun tipo. Chi investe in che cosa, con quali finanziamenti? Mistero.
Riguardo agli obiettivi al 2020, che la Commissione ha dichiarato raggiunti il 18 ottobre 2022, la Corte fa una serie di rilievi pesanti, sottolineando come le tre mete siano state raggiunte sostanzialmente grazie al rallentamento dei consumi e alla crisi dell’economia seguita ai periodi di lockdown istituiti a seguito del Covid-19. Inoltre, gli Stati membri hanno potuto godere di varie flessibilità (spalmare su più anni le riduzioni di emissioni o anticipare una certa quota di emissioni, acquistare quote da altri paesi) per cui di fatto gli obiettivi al 2020 non hanno comportato sforzi particolarmente intensi. Senza flessibilità e senza il tonfo economico del 2020 e il relativo calo del Pil, i risultati non sarebbero stati raggiunti. La Commissione però non ha reso esplicito questo fatto nelle sue analisi, dice la Corte. Seconda bacchettata.
I revisori della Corte hanno poi esaminato i finanziamenti nazionali relativi agli obiettivi 2020 e hanno trovato ben poco: gli Stati membri hanno comunicato 2.053 politiche e misure, di cui attuate 1.391 (il 68%). Ma, soprattutto, i dati sui costi erano presenti solo in sei casi, e solo 474 delle politiche attuate (su 1.391, cioè il 34%) riportavano i dati sugli effetti in termini di riduzione di emissioni. La Commissione e gli Stati, poi, non hanno saputo quantificare l’apporto di finanziamenti privati, né ovviamente quanto questi abbiano influito sul raggiungimento dei risultati. In sostanza, gli obiettivi «green» al 2020 sono stati raggiunti grazie alla crisi economica del 2020 e non si ha la minima idea di quanto gli Stati e i privati abbiano speso, né quanto queste spese siano davvero servite a ridurre le emissioni (e di quanto A fronte di tanta sciatteria, la Corte si premura di fare raccomandazioni alla Commissione in vista degli obiettivi 2030, che sono molto più impegnativi e che ad oggi non danno il minimo segno di poter essere raggiunti. La Corte chiede che la Commissione si impegni a raccogliere e diffondere dati in maniera trasparente in merito alle azioni sviluppate, ai finanziamenti stanziati, agli effetti reali conseguiti. La Corte chiede anche che la Commissione distingua tra l’impatto effettivo delle politiche adottate per la riduzione delle emissioni e l’impatto di altri fattori esterni. Infine, viene segnalata nel rapporto la drammatica mancanza di impegni finanziari chiari, sia pubblici che privati, cosa che determina una incertezza di fondo sulla fattibilità di tutta l’iniziativa e ne mina i presupposti. Insomma, anche in questo caso la Corte dei conti di Lussemburgo, pur con l’usuale linguaggio diplomatico, toglie di mezzo la patina di retorica trionfale e paternalistica tipica degli oligarchi di Bruxelles e mira al cuore del problema.
Il problema è che l’Unione europea non sa che cosa sta facendo. In preda a delirio di onnipotenza, fissa obiettivi sconclusionati e nemmeno si preoccupa di ragionare sugli strumenti per raggiungerli: non finanzia, non controlla, non comunica, non è trasparente, non coordina, non analizza, non corregge. Questa è la situazione, di cui occorre tenere conto quando il prossimo Commissario europeo di passaggio ci chiederà di tagliare i consumi energetici, di cambiare l’automobile, di ristrutturare casa, di diventare vegetariani.
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