DELLE VERIFICHE EX POST. Avevamo lasciato tre possibili
esiti interpretativi di ciò che è successo in Russia l’altro giorno, la
vittoria (parziale) di Prigozhin, di Putin, una specie di pareggio. La
nostra tesi principale tendeva però ad illuminare una componente che in
questo teatro a tre (Prigozhin, Putin, Shoygu) mancava, la quarta gamba
senza la quale il tavolo traballava. S’invitava cioè a guardare chi a
Mosca poteva aver dato sponda a Prigozhin e senza il quale non si
capisce quello che altrimenti sembra, autenticamente, un “pezzo da
matto” di uno che matto non è.
Ho visto e sentito molte interpretazioni. È incredibile
come la passione narrativa si libri senza peso sopra la realtà. Pensare
che un manipolo di centurioni possa fare un colpo di Stato partendo da
mille chilometri da Mosca, di una cosa come la Federazione russa,
finanziati dall’Occidente o di testa propria, manca dei minimi requisiti
di realismo. Inviterei tutti a provare a scrivere la sceneggiatura
estesa di questa storia, capire in quanti si arriva a Mosca, con quante
perdite, con quanto tempo usato dal nemico per prepararsi, dopo che si
fa, chi occupa i ministeri, le televisioni, le agenzie di stampa, la
banca centrale, le sedi dei servizi che ovviamente stanno lì buoni-buoni
ad aspettare tremanti l’arrivo dei terribili Wagner, con Putin al
sicuro in un bunker siberiano che mantiene tutte le linee di comando ed i
codici nucleari. È che ai più comprendere la realtà non interessa
affatto, interessa solo commentare la versione che occidentali e russi
hanno interesse a proporre come suo sostituto.
Alcuni sono arrivati addirittura a credere che Prigozhin
abbia preso i soldi dagli occidentali e li abbia parcheggiati in un
furgone sotto il suo ufficio a Mosca. I conti offshore che sono lì
apposta per queste cose, no, ci vogliono le mazzette di dollaroni
fruscianti che viaggiano da Kiev a Mosca. Un mondo di matti.
Veniamo al discorso di ieri di Putin. Putin ha parlato
di “patrioti manipolati nell’oscurità”, secondo la traduzione google
della timeline in diretta di Ria Novosti che seguivo iersera. Prigozhin è
quella “oscurità”? Non sembra, che fosse il capo di Wagner e quali
fossero i suoi intendimenti era palese. “Tutti i militari ed i servizi
sono rimasti fedeli al Paese” ha specificato visto che forse qualcuno ha
nutrito dubbi. “Tutti i tentativi di creare disordine interno
falliranno”, quindi ce ne sono stati o ce ne sono o ce ne potrebbero
esser altri? Segue riunione con procuratore generale, il capo di stato
maggiore, il ministro dell’Interno, il ministro della Difesa, il
direttore dell’Fsb, il capo della Guardia nazionale, quello del Fso (
che può condurre operazioni di sorveglianza senza mandato, eseguire
arresti e dare ordini ad altre agenzie dello Stato su base stimata di
50.000 effettivi) e il capo del comitato investigativo, ha detto Dmitry
Peskov citato da Ria Novosti, tutti per capire cosa fare del solo
Prigozhin e due tre generali suoi accoliti?
Prigozhin che intanto aveva ridimensionato il pezzo da
matto a intemperanza occasionale dopo aver proclamato l’inizio di una
“guerra civile”, sostenendo tesi di inutilità della guerra con piglio
pari ad un portavoce NATO di origine ucraina. Era lo stesso Prigozhin
che per mesi aveva contestato a Shoigu lo scarso impegno e decisione
nello spianare gli ucraini?
Quelle dichiarazioni urlate in mondovisione che
decostruivano tutta la propaganda del Cremlino di questi mesi,
all’inizio della marcia su Mosca, che fine avevano? Erano dichiarazioni
di uno che sta recitando la commedia dell’astuto “russian job”,
d’accordo con Putin per dar copertura al trasferimento Wagner in
Bielorussia, dicendo quello che in Russia nessuno può dire, come altri
astuti interpreti del fronte filo-russo (che poi in realtà è una idea
nata dagli ucraini ed amplificata ieri da Parsi su Libero) sostengono
con sorriso di chi la sa lunga? Non quadra.
Dicono che i famigliari di Prigozhin fossero in mano Fsb
da un secondo dopo l’inizio del film, probabile. Sembra credibile Putin
sapesse dell’azione ed abbia lasciato mano libera per vedere chi a
Mosca si faceva vivo in appoggio, appoggio senza il quale Prigozhin
certo non avrebbe intrapreso l’azione poiché scemo non è, almeno non
tanto quanto quelli che pensano possibili queste cose. Appoggio che è
stato stroncato sul nascere o si auto-ritirato annusando presto l’aria
di trappola lasciando l’intemerato da solo sulla via della sua fine.
Noi avevamo un corrispondente RAI a Mosca, lì da più di
tredici anni, Marc Innaro, l’abbiamo ritirato da Mosca quando è arrivato
l’ordine americano di ritirare tutti i corrispondenti, tranne BBC che
rimane lì a sfornare versioni ed interpretazioni adeguate. Perché Innaro
era lì da così lungo tempo e così altri prima di lui? Perché come
accadeva ai tempi dei cremlinologi (che oggi su Repubblica chiamano
criminologi dato che le nuove generazioni non conoscono la storia ed il
lapsus freudiano è sempre dietro la lingua) o come capita coi
vaticanisti o gli scrutatori degli Arcana imperii cinesi dei think tank
americani, quegli ambienti sono difficili da penetrare e quindi ci vuole
un lungo lavoro di contatto ben attento agli equilibri tra ciò che
vieni e sapere e ciò che puoi dire, per fare il tuo mestiere. A volte
non ti dicono neanche niente di diretto, ma puoi osservare gesti,
assenze, segnali da decrittare, se conosci la lingua oscura delle
geometrie di quel potere. Ma Innaro è stato subito accusato di essere
filo-Putin e quindi adesso mandiamo a Mosca stagisti che si chiudono in
albergo e ti dicono da lì quello che le agenzie battono da qui.
Non gliene frega niente a nessuno di sapere come stanno
le cose davvero, da una parte debbono tenere in piedi la favola di Ivan
il Terribile che tutto controlla e decide, dall’altra gli piace credere
che sia vero e fanno il tifo per lui. È una vera filosofia della storia
quella del Grande Uomo, ridurre cose complesse al semplice, un intero
popolo cresciuto a Bach, Goethe, Hegel e Marx, si fa irretire da un
pittore fallito per giunta austriaco, che problema c’è, è il
totalitarismo baby!
La questione non è chiusa. Oggi Lukashenka ci farà
sapere la versione ufficiale (quindi falsa) del perché ospita i Wagner,
dopo il primo luglio vedremo quanti Wagner andranno in Bielorussia e
quanti rientreranno nei ranghi. Col tempo vedremo anche cosa ne sarà dei
Wagner africani e siriani. Voci inverificabili come ogni altra di
questa faccenda, avevano detto due giorni fa che nel giro di telefonate
di Putin agli alleati in cerca di non si sa cosa, più di una repubblica
centroasiatica aveva declinato l’invito a dare una mano, forse ad
ospitare loro i Wagner? I Wagner bielorussi continueranno a gestire il
proprio network necessario alla geopolitica di Mosca da Minsk e dintorni
e visto che ci sono terranno pure preoccupati gli ucraini? Siamo sicuri
che Shoigu starà ancora lì tra tre mesi? Peskov aveva detto tempo fa
che Putin avrebbe fatto sapere il prossimo novembre se si ricandiderà
alle elezioni in teoria a marzo dell’anno prossimo. Manterrà l’impegno?
Ci saranno elezioni davvero o data la “guerra” verranno post-poste?
Dipenderà da come si metteranno le cose nella guerra sul campo?
L’importante è che la bolla di attenzione dei pesci
rossi che si allarmano delle cose e vi prestano attenzione angosciata
per un quarto d’ora si sia sgonfiata. Si può tornare alla Santanchè o
alla polemica del giorno su cui litigare sui social. Putin è indebolito!
Gridano da una parte. Putin è eterno! Rispondono dall’altra. Meglio non
intromettersi, non c’è niente che provochi più rabbia di chi ti viene a
sgonfiare il gioco con quella roba orribilmente complicata che è la
realtà.
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