di Cesare Sacchetti
C’è una parola in russo che può riassumere piuttosto bene quanto accaduto nella giornata dello scorso sabato: maskirovska.
Con tale termine si identifica quella dottrina militare russa fondata sulla tattica della dissimulazione.
Dissimulazione necessaria per poter attuare determinate operazioni governative che vogliono far credere che siano in corso situazioni potenzialmente critiche per l’apparato di governo, come ad esempio un colpo di Stato, e che invece consentono al governo di individuare e intervenire sulle vere criticità presenti nelle istituzioni e sulle quinte colonne controllate da potenze straniere.
E ciò che ha fatto la Russia appare essere esattamente una esecuzione da manuale di tale raffinata strategia militare.
In un primo momento, alcuni hanno pensato che le lancette dell’orologio della storia fossero state riportate indietro ai drammatici giorni del 1991 quando un gruppo di militari nostalgici del vecchio blocco sovietico tentava un golpe per rovesciare l’allora presidente Gorbacev.
Era quello un contesto storico molto differente da quello attuale. La Russia stava compiendo una dolorosa e tumultuosa transizione storica.
Veniva dismesso il vecchio blocco comunista espressamente creato per volontà della finanza newyorchese che aveva lautamente sovvenzionato i bolscevichi guidati da Lenin e Trotskij.
L’URSS aveva ormai esaurito il suo scopo nell’ottica dei poteri che la concepirono e si decise di passare ad un nuovo Stato essenzialmente controllato da bande di oligarchi senza scrupoli alleate con i poteri dello stato profondo di Washington.
A Mosca, nel 1991, era la CIA a dirigere la transizione verso questo nuovo Stato privatizzato ed erano tali poteri che orchestravano uno dei più grandi saccheggi di risorse pubbliche industriali della storia inferiore soltanto forse a quello perpetrato in Italia l’anno successivo per mano del quadrilatero della finanza anglosionista rappresentata da Ciampi, Amato, Prodi e Draghi.
In quell’epoca, la Russia piombava nell’inferno degli anni 90 dove la situazione era così pericolosa e instabile che persino l’allora funzionario statale Putin era costretto a dormire con un fucile accanto al letto, come raccontò lui stesso negli anni successivi.
Adesso il contesto storico è del tutto mutato. La Russia è risorta dalle ceneri di quel periodo storico grazie all’epoca della presidenza Putin che si instaurò al Cremlino nel 2003 e che guidò la rinascita attuale.
La Russia è passata da potenza dismessa e in balia di finanzieri senza scrupoli ad essere il Paese leader nel mondo per ciò che riguarda gli affari internazionali.
Questa è la fase nella quale la Russia sta accompagnando il mondo verso il multipolarismo, ovvero quella dottrina politica che vede gli Stati come protagonisti delle relazioni internazionali e non organizzazioni sovranazionali nelle mani di potentati finanziari.
È una transizione che restituirà un potere agli Stati nazionali che questi non conoscevano da almeno il secondo dopoguerra quando si instaurò il bipolarismo controllato dei due blocchi che vedeva l’Italia e l’Europa Occidentale fermamente assegnate al controllo dell’anglosfera.
Quell’ordine sta cambiando perché, ad Occidente, il garante dell’impero angloamericano, gli Stati Uniti, si sono sfilati dalla visione mondialista da quando è iniziata l’era di Trump, mentre, ad Oriente, la Russia attraverso la sua operazione militare in Ucraina sta dando la spallata definitiva all’autoritarismo atlantico.
Quanto accaduto lo scorso sabato rientra perfettamente nella persecuzione di questa strategia che vede la Russia non affatto indebolita come hanno sostenuto i media mainstream accompagnati dalla solita falsa informazione alternativa ma piuttosto rafforzata come si vedrà a breve.
L’inizio della psy-op militare
Alle 8 del mattino dello scorso sabato, hanno iniziato a vedersi i carri armati a Rostov sul Don, città non molto distante dal Donbass ex ucraino ora controllato saldamente dalla Russia.
A poca distanza di tempo è partito un messaggio di Putin alla nazione nel quale il presidente annunciava che c’era stata una cospirazione ai suoi danni e accusava esplicitamente di “tradimento” il leader del gruppo Wagner, Prigozhin.
Le immagini dei carri armati a Rostov ma soprattutto tutta la logica che sottendeva il presunto golpe ci hanno fatto dubitare sin dal primo momento sulla effettiva veridicità dell’operazione.
Il gruppo Wagner per quanto possa essere preparato militarmente non è affatto in grado di rovesciare il governo russo nemmeno se lo volesse.
I suoi effettivi sono pari a circa 25mila uomini e un simile numero non consentirebbe di fare nulla contro l’esercito russo a meno che non si prenda in considerazione l’ipotesi che soldati addestrati fedeli alla Russia abbiano maturato inspiegabilmente delle improvvise tendenze suicide.
C’è poi da considerare la presunta motivazione che avrebbe portato a questo “golpe” che è del tutto inesistente.
Il gruppo Wagner ha raggiunto brillantemente tutti gli obbiettivi e non ha mai riscontrato nessuna particolare difficoltà né in Ucraina né negli altri contesti dove è impegnato, soprattutto in Africa.
Questa falange paramilitare si è rivelata semplicemente fondamentale per attuare la strategia di decolonizzazione del continente africano che sta passando dalla fase del colonialismo europeo, prettamente francofono, ad una nella quale gli Stati africani per la prima volta sono dotati di vera e piena sovranità.
Ciò rimarca ancora una volta la differenza di fondo tra l’anglosfera unipolare e il mondo multipolare.
Nell’anglosfera, non esista alcuna vera condizione per avere una sovranità nazionale. Nell’anglosfera si è vassalli di un blocco e si è chiamati ad eseguire gli ordini e i desiderata di quel blocco anche a costo di mandare al macero la prosperità e gli interessi del proprio Paese.
Le classi dirigenti in tale blocco non dirigono nulla come vorrebbe far credere il nome. Eseguono e se non lo fanno nei modi e nei tempi indicati vengono duramente punite e sostituite con altri mercenari a disposizione sulla piazza.
Nel mondo multipolare non c’è invece un rapporto di vassallaggio. C’è un rispetto e una tolleranza reciproca tra gli Stati nazionali che non ingeriscono nella sovranità altrui e lavorano su un terreno comune che vede Paesi con culture molto differenti uniti dal non volersi sopraffare e sul non voler cedere la propria statualità a poteri transnazionali.
Quando è partita l’operazione di dissimulazione del golpe la Russia allestiva un teatro per il mondo ma soprattutto per lo stolto e decadente Occidente liberale.
Subito i media Occidentali iniziavano a delirare di “guerra civile” in atto in Russia e nessun serio analista si è soffermato a far notare che il cosiddetto golpe non aveva senso perché sul posto a Rostov e in altre città non risultava essere successo assolutamente nulla.
Le stesse autorità locali smentivano categoricamente le notizie di incidenti e scontri.
La ridda di false notizie di scontri è stata probabilmente autorizzata dal Cremlino stesso su alcuni canali Telegram russi che in quel preciso momento dovevano aiutare Mosca ad alzare la cortina fumogena.
Mentre il fumo della distrazione si alzava e tutti inseguivano un colpo di Stato immaginario, la Russia metteva in atto il suo vero obbiettivo.
Un generale russo molto ben inserito nel ministero della Difesa e piuttosto vicino a Putin ha riferito indirettamente a questo blog che sono stati eseguiti degli arresti lo scorso sabato.
Non degli uomini del gruppo Wagner o di Prigozhin che lasciava sorridente e felice Rostov sul Don, ma di funzionari infedeli che cospiravano contro il presidente Putin.
Erano costoro il vero obbiettivo di tutta la strategia dissimulatoria della maskirovska. E un saggio di tale strategia lo si era avuto già lo scorso maggio quando lo stesso leader della Wagner sbraitava in un celebre video lamentando la mancanza di munizioni e annunciando al tempo stesso il ritiro da Artemovsk.
Alcuni giorno dopo, la Wagner era tranquillamente lì e Prigozhin era assolutamente calmo e sereno come se nulla fosse accaduto.
È alquanto probabile che il Cremlino sapesse da tempo che c’erano potenziali nemici infiltrati nelle sue istituzioni e stava solo aspettando il momento e soprattutto il modo migliore per perseguire tale fine.
Per raggiungere lo scopo, Mosca ha pensato non di attuare la classica “purga” ma di distrarre il mondo e l’Occidente stesso che si è perso dietro ad uno specchietto per le allodole, mentre Putin e i suoi uomini si liberavano delle talpe al soldo dell’Occidente stesso.
A confermare che questa è la ricostruzione corretta di quanto
accaduto sono stati persino i famigerati nemici interni di Putin quali Ilya Ponomarev ex deputato della Duma
che ha preso la cittadinanza ucraina e il cui programma politico è la
fotocopia di quello della famigerata Open Society di Soros.
Ponomarev infatti sostiene la necessità di abolire ogni confine nazionale e di assegnare agli omosessuali uno status di categoria protetta e privilegiata.
Un’analisi scevra da pregiudizi di ogni tipo avrebbe comunque dovuto soffermarsi su tutta la dinamica della psy-op e spiegare come la Russia attraverso una distrazione simile portava a guardare da una parte mentre dall’altra perseguiva il risultato.
Ma tale analisi non sono ovviamente merce che si possono trovare sui media Occidentali liberali che ormai vivono un’insanabile schizofrenia da dissonanza cognitiva né tantomeno sui media che si dichiarano liberi e alternativi ma che in realtà sono quasi tutti, il 99%, controllati dallo stesso apparato che sostengono di combattere.
I media mainstream e tale apparato mediatico alternativo ormai costituiscono un unico blocco disinformativo per il semplice fatto che obbediscono agli stessi poteri.
Appare indiscutibile che ora la Russia sia più forte. Se c’erano uomini infedeli allo Stato adesso sono fuori dai giochi, e l’apparenza di presunta debolezza trasmessa dai media Occidentali si dissolverà molto presto di fronte alla evidenza che la Russia sta marciando e centrando tutti gli obbiettivi.
Ciò che abbiamo visto dunque è sotto molti aspetti la continuazione di quella guerra dell’intelligence che si è combattuta nel lago Maggiore e che ha visto la Russia, come riportato da questo blog in precedenza, sventare un tentativo di provocazione dei servizi Occidentali.
Quanto accaduto è un altro capitolo di tale guerra e la Russia ancora una volta sembra aver vinto pienamente lo scontro.
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