La Commissione europea ha presentato una proposta di legge per introdurre l’euro digitale
La Commissione europea ha posto le basi, con una proposta legislativa, per la creazione dell’euro digitale. Si tratta della “valuta digitale della banca centrale” emessa dalla Banca centrale europea e disponibile al grande pubblico. Secondo i suoi fautori, sarà esattamente come i contanti, solo in versione digitale, e non sostituirà la cartamoneta. A differenza delle criptovalute, l’euro digitale sarà di proprietà della Banca centrale che ne garantirà la sicurezza, la stabilità del valore e lo scambio al valore nominale con l’euro contante. Al contrario, i cripto-asset possono fluttuare in modo significativo nel valore e il loro scambio in contanti in euro o persino in denaro bancario commerciale non può essere garantito. Si tratta di quella che sarà probabilmente l’innovazione finanziaria più rilevante del nostro tempo: la digitalizzazione delle banconote.
Tra gli obiettivi dell’euro digitale, vi è quello di garantire che le persone, le imprese e gli enti pubblici continuino ad avere accesso a una forma pubblica di moneta digitale per i pagamenti, accessibile e accettata ovunque nell’area dell’euro, in qualsiasi momento; di mettere a disposizione una forma di pagamento che garantisca lo stesso livello di privacy del contante e che sia accessibile a tutti i cittadini, compresi quelli che non dispongono di un conto bancario; e di sostenere l’autonomia strategica aperta dell’Europa rafforzando il ruolo internazionale dell’euro.
La prima nazione a sviluppare le cosiddette “central bank digital currency” (CBDC) (valute digitali della banca centrale) è stata la Cina, principalmente con l’obiettivo di erodere la posizione dominante del dollaro, sfuggendo alla sorveglianza e alle sanzioni degli USA. La Cina negli ultimi anni è diventata un importante partner commerciale del continente europeo, con forti prospettive di crescita, motivo per cui l’Europa stessa ha un alto interesse a mantenere la stabilità dei legami con Pechino. Alla luce di questo contesto geopolitico, ecco perché il ruolo di una digital currency europea risulta ancora più di cruciale importanza. Essa potrebbe servire, inoltre, a rafforzare e garantire il ruolo internazionale dell’euro e a difendere la “sovranità monetaria” delle banche centrali dalla minaccia dei privati che emettono criptovalute.
Ma se sul piano finanziario e geopolitico, la valuta digitale presenta dei vantaggi, c’è chi sospetta che essa possa rappresentare un ulteriore stretta sul controllo sociale, andando a limitare ulteriormente la possibilità di utilizzo del contante. Su questo punto, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha precisato che l’euro digitale non sostituirà il contante: «Vogliamo rassicurare tutti coloro che potrebbero temere che l’euro digitale possa sostituire il contante: il contante è qui per restare». In un futuro digitale, «noi non possiamo immaginare la moneta dominata soltanto da privati o da criptovalute, con l’assenza di un ruolo per gli Stati e la sovranità monetaria». «Anche in un mondo completamente diverso, come il mondo digitale, abbiamo bisogno di una moneta basata sulla sovranità e sulle banche centrali. Questo sarà l’euro digitale quando nascerà», ha dichiarato Gentiloni, rivelando così il reale obiettivo della moneta digitale: mantenere incontrastato il ruolo delle banche centrali nell’emissione e nel controllo della moneta. La proposta, precisa l’esecutivo Ue, garantirà a tutti gli abitanti dell’area dell’euro la libertà di scegliere il metodo di pagamento preferito e l’accesso ai servizi di base del contante.
Nonostante le rassicurazioni, vi è il sospetto che si tratti non solo di uno strumento che permetterà alle banche centrali di continuare a detenere il potere monetario, ma anche che possa introdurre un concetto nuovo di denaro, come quello di moneta programmabile: con le CBDC, infatti, l’uso del denaro può essere programmato in modo da essere vincolato a determinate condizioni. Oppure le CBDC possono essere programmate per avere una data di scadenza in modo da impedire il risparmio. Si tratterebbe, dunque, di un ulteriore consolidamento di quel controllo sociale che è stato inaugurato durante la pandemia con il Green Pass.
Il principale obiettivo per ora, però, resta quello di contrastare la minaccia delle criptovalute e delle monete private, oltre a quello geostrategico di adeguarsi ai repentini cambiamenti del sistema finanziario che si stanno verificando a livello internazionale. Sempre Gentiloni, infatti, ha affermato che «in un mondo digitale, serve una moneta ancorata allo Stato, alla sovranità e alle banche centrali».
Dopo l’adozione della proposta da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, ora la Banca centrale europea dovrebbe prendere la decisione finale sull’emissione di un euro digitale che non verrà comunque introdotto prima del 2028. Solo tra alcuni anni, dunque, i consumatori potranno ricevere l’euro digitale dalle loro banche commerciali o da prestatori di servizi di pagamento, oppure da enti pubblici designati dagli Stati membri, in cambio di depositi o contanti in euro. In questo modo, il controllo dell’emissione monetaria e delle politiche monetarie continuerà a restare in mano alle banche centrali che hanno dimostrato, però, soprattutto in quest’ultimo periodo, scarsa lungimiranza nello svolgere il loro compito: il recente indiscriminato aumento dei tassi d’interesse, infatti, rischia non solo di non rallentare l’inflazione, ma di portare sull’orlo della recessione diverse economie europee.
[di Giorgia Audiello]
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