Gli ATACMS (l'ultima speranza neocon invocata per Kiev) e il parallelo con gli V2


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“In questo momento l’Ucraina non ha bisogno di spettatori. Ha bisogno degli ATACMS”. Così Ben Hodges sul Washington Post, che in tal modo reitera una richiesta indirizzata da tempo e in maniera ossessiva alla Casa Bianca e finora respinta al mittente.

Si tratta dei noti missili a lungo raggio, che secondo gli strateghi da operetta di rito neocon permetterebbero di ribaltare le sorti della guerra, come peraltro avrebbero dovuto fare le altre armi magiche inviate a Kiev nel tempo (i Patriot, i blindati, gli F-16…).

Tale richiesta in questi ultimi mesi ha assunto un carattere di urgenza, dal momento che gli strateghi di cui sopra hanno impattato con la dura realtà e registrato il disastro della gloriosa controffensiva che avevano preannunciato come foriera di prestigiosi allori.

L’attacco ucraino non va. E se nei primi giorni i media potevano barare raccontando ai loro lettori dei piccoli, ma significativi successi tattici conseguiti dagli ucraini, hanno poi dovuto ammettere i fallimenti.

Per mantenere viva la fiamma della speranza ora si affannano a spiegare l’ovvietà, cioè che qualsiasi attacco comporta perdite, eludendo però la conclusione di tale considerazione, che cioè tali perdite sono giustificate in caso di successi tattici o strategici. Ma così non è stato: a fronte delle enormi perdite, gli ucraini finora non hanno ottenuto nulla.à

L’inutile bagno di sangue

Questo il tweet dell’ex senatore americano Dick Black: “L’offensiva ucraina ha impattato contro un muro d’acciaio. 7.000 KIA [morti in battaglia ndr], 160 carri armati e 360 ??veicoli corazzati distrutti in una sola settimana con guadagni irrisori. È un inutile bagno di sangue. Carri armati Leopard carbonizzati e veicoli Bradley giacciono ovunque. Dire all’Ucraina di combattere ‘per tutto il tempo necessario’ è disumano. Poniamo fine subito a questa tragica guerra”. Purtroppo è vox clamantis in deserto (il numero dei morti ci sembra esagerato, ma è pur sempre un politico influente della Virginia, dove ha sede la Cia, che qualcosa sa).

L’altro modo per minimizzare i rovesci è quello di spiegare che questi primi attacchi erano solo tattici, volti solo a saggiare le difese nemiche, e che l’attacco vero e proprio deve ancora arrivare.

Vero, ma anche qui manca un pezzo. Anzitutto, i blindati utilizzati nelle varie operazioni erano in numero considerevole, il che segnala che non erano affatto secondari, piuttosto avevano lo scopo di sfondare la prima linea, creare un buco nel quale attestarsi per aprire la via all’attacco massivo. E hanno fallito.

Certo, gli ucraini non hanno ancora mosso la loro vera forza d’urto, da cui la rassicurazione che di fatto l’offensiva non sarebbe iniziata. Ma non l’ha fatto a causa di tali fallimenti e nel timore di una disfatta, sia iniziale che postuma a un effimero successo iniziale.


La guerra incrementale

Tanto che, in un articolo di Politico, un alto graduato ucraino ha dichiarato: “Qui non è come a Kharkiv. Dobbiamo essere prudenti. I russi hanno imparato e si sono preparati, e le loro linee difensive sono formidabili: non abbiamo uomini da sprecare, né equipaggiamento. I progressi dovranno essere incrementali”.

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