Il Kosovo riesplode: grazie, Nato
di Massimo Fini - 02/06/2023
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Fonte: Massimo Fini
Ad ottobre ho pubblicato sul Fatto un articolo intitolato
“in Jugoslavia riesploderà la polveriera”. Sono stato facile profeta. A
sei mesi di distanza ad innescare delle polveri che aspettavano solo di
prendere fuoco sono stati stolidamente i kosovari. Lo scorso aprile
c’erano state nel nord del Kosovo, nazione mai riconosciuta dalla Serbia
e da altri 91 stati del mondo fra cui la Russia, elezioni comunali nei
paesi di Leposavic, Zubin, Potok e Zvecan. Non riconoscendo il Kosovo i
serbi della regione avevano disertato le urne tanto che al voto era
andato solo il 3% della popolazione. Il che voleva semplicemente dire
che in quella regione del Paese il 97% della popolazione era serba e
solo il 3% kosovara/albanese ma il governo fantoccio di Pristina, lo
definisco tale perché stato imposto dagli americani dopo l’illegittima
aggressione alla Serbia del 1999 (l’Onu si era detta esplicitamente
contraria) ha voluto ugualmente insediare i sindaci. Da qui sono nati
scontri furibondi fra i serbi e l’esercito “regolare” di Pristina con un
bilancio di numerosi feriti da entrambe le parti che è ancora da
definire. Ieri, a fare le spese del nuovo incendio, sono state le truppe
della forza Nato in Kosovo, con il ferimento di 41 militari, di cui 11
sono alpini italiani.
Dubito molto che i serbi si fermeranno qui. Se
solo la guerra in Ucraina dovesse volgere a favore della Russia i serbi
che sono storicamente alleati dei russi per ragioni che non sono solo
politiche ma anche culturali ed etniche (sono entrambi popoli slavi e
Jugoslavia sta a designare letteralmente gli “slavi del sud”) potrebbero
non esitare a togliersi quella dolorosa spina nel cuore rappresentata
dal Kosovo che è considerato storicamente “la culla della Nazione
serba”. L’atteggiamento del campione serbo Djokovic (“il Kosovo è serbo e
rimarrà per sempre serbo”) che oltre ad essere un grande tennista e
persona educatissima e un uomo di grande cultura, che non ha nei suoi
geni la ferocia di quasi tutti i suoi connazionali che sono per questo
considerati, sul terreno, i migliori combattenti del mondo (vedi
Maledetta Sarajevo di Francesco Battistini e Marzio Mian che tratta
della guerra nella ex Jugoslavia combattuta con belluini corpo a corpo e
non a forza di missili e droni) non lascia adito a dubbi.
Mutato il
quadro geopolitico mondiale potrebbe entrare in gioco anche la Cina di
cui nei bombardamenti del 1999 su Belgrado gli americani riuscirono a
colpire, nel loro consueto ‘a chi cojo cojo’, l’ambasciata. Non a caso
qualche mese fa la Cina ha fornito alla Serbia sei aerei militari Y-20
da trasporto strategico. Questa fornitura è avvenuta alla luce del sole,
ma è molto probabile che altre armi siano state fornite dai cinesi alla
Serbia e che altre ancora potrebbero arrivarne in seguito.
L’ordine
in Kosovo/Serbia è mantenuto ora dalla Nato, ma la Nato è impegnata su
un’infinità di fronti molto più interessanti per gli Stati Uniti e
potrebbe sganciarsi dallo scacchiere balcanico che non gli da alcuna
utilità concreta e nello stesso tempo è una spina nel fianco per
l’Unione europea e in particolare per l’Italia perché nei Balcani oggi,
dopo la guerra del 1999, predomina la componente islamica con annesse
cellule ISIS che, a un centinaio di chilometri da noi, sono pronte a
colpire appena se ne presenti l’occasione.
Ma la questione Kosovo è
solo un assaggio. Presto, io credo, esploderà la Bosnia, uno stato
inesistente e mai esistito, tenuto insieme con lo sputo, vale a dire
ancora dalla NATO e con una forza europea, chiamiamola così, sul campo,
con presidente un islamico e dove i serbi sono ridotti ad un enclave.
Credo che i serbi di Bosnia o muoveranno guerra ai croati di Bosnia e
agli islamici di Bosnia o più probabilmente si uniranno alla contigua
Serbia.
I Balcani sono stati storicamente l’autentica polveriera d’Europa, l’Ucraina, in fondo, è solo un incidente di percorso.
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