Generale Mini a l'AD: "Offensiva ucraina significativa per la propaganda, ma sul terreno le condizioni non sono mutate di molto. Anzi..."
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di Alessandro Bianchi
La
controffensiva ucraina ha aperto nuovi scenari nel conflitto in corso,
con il Cremlino oggi di fronte ad un bivio dai connotati preoccupanti
per chi vive nel nostro continente: accettare un pesante
ridimensionamento delle aspettative iniziali (con gravi ripercussioni
interne), o passare dalla "operazione speciale" - in supporto delle
popolazioni russofone massacrate dal 2014 dal regime di estrema destra
insediatosi a Kiev dopo il golpe - alla guerra e mobilitazione totale. "Per
la Russia il passaggio è sostanziale e Putin lo sa bene, per questo
resiste alle insistenze dei suoi falchi. Il solo parlare di guerra per
ogni Stato serio è una cosa grave", dichiara a l'AntiDiplomatico il
generale Fabio Mini. L'invio delle armi deciso dal governo Draghi e
ratificato con una delega in bianco dal Parlamento italiano fino al 31
dicembre 2022 ha reso di fatto il nostro paese "cobelligerante" in un
conflitto che nessuno con un minimo di onestà intellettuale può negare
sia ormai tra Nato e Russia. "Sono state adottate misure di guerra
aperta e diretta contro la Russia; siamo apertamente cobelligeranti con
l’Ucraina ma non è stata adottata nessuna misura giuridica, economica e
politica per riconoscere tale status", prosegue Mini. In Italia,
mentre è in corso la campagna elettorale più imbarazzante della storia
repubblicana, di fatto si è deciso di oscurare l'Ucraina, se non per
qualche messaggio propagandistico spot. E la spiegazione è semplice: "La
posizione assunta dal nostro paese nella questione ucraina è talmente
imbarazzante da costituire un brutto argomento elettorale", conclude Mini.
L'Intervista
Generale dopo l'offensiva ucraina è arrivata la risposta russa contro le infrastrutture elettriche del paese. Siamo ufficialmente passati, dal punto di vista russo, dall'"operazione speciale" alla guerra propriamente detta?
Non ancora ma ci stiamo avvicinando. Non si tratta di una
questione formale, come molti pensano, e nemmeno di un pleonasmo, dato
che ciò che vediamo è una guerra de facto, come molti altri affermano.
Non è neppure una guerra che riguarda “altri”, come s’illudono la Nato e
tutti i suoi azionisti. Per la Russia il passaggio è sostanziale e
Putin lo sa bene, per questo resiste alle insistenze dei suoi falchi. Il
solo parlare di guerra per ogni Stato serio è una cosa grave. Uno Stato
in guerra deve adottare provvedimenti eccezionali anche se si tratta di
una guerra che si intende combattere ad un basso livello. Uno Stato in
guerra non 77ammette e non può ammettere dissidenze interne, deve derogare
a molte prerogative e diritti dei cittadini, deve chiedere e pretendere
sacrifici, deve trovare le risorse per sostenerla e le coperture
internazionali per non cadere nell’illecito giuridico che aggiungerebbe
crimine al crimine della guerra stessa. La Russia finora non ha chiesto
nulla di ciò ai propri cittadini in maniera esplicita e diretta anche
se ha già adottato molte misure necessarie per lo stato di guerra.
L’Ucraina stessa non ammette di essere in guerra contro la Russia ma
dichiara di resistere ad una “aggressione” e si guarda bene dal colpire
obiettivi all’interno dello stato “nemico”. Gli Stati Uniti e gli altri
membri della Nato e dell’Unione Europea sono anche più ambigui e
ipocriti. Sono state adottate misure di guerra aperta e diretta contro
la Russia; siamo apertamente cobelligeranti con l’Ucraina ma non è stata
adottata nessuna misura giuridica, economica e politica per riconoscere
tale status. La fornitura di armi è un atto di guerra, le sanzioni
economiche sono atti di guerra ai quali la Russia risponde con
altrettanti atti di guerra, ma i provvedimenti sembra riguardino una
semplice congiuntura transitoria, come si potrebbe fare in caso di
sciopero dei distributori o dei trasportatori per il rinnovo del
contratto di lavoro. Gli Stati Uniti, un po’ per la lontananza dal
teatro bellico e un po’ per convenienza politico-sociale, non hanno
emesso un solo provvedimento analogo o similare a quelli eccezionali
adottati in occasione della dichiarata “guerra al terrore”. Eppure la
popolazione, a causa di questa guerra da essi preparata, voluta e
sostenuta, sta sostenendo sacrifici e disagi ben più gravi di quelli
provocati dalla guerra al terrore dall’ 11.9 in poi.
-
Sull'offensiva ucraina. Vede paralleli con la ritirata russa dall'area
di Kiev e dal punto di vista militare è una grave sconfitta strategica?
Più che paralleli, vedo lo stesso modo di operare. D’altra parte
queste manovre di arretramento e riposizionamento sono classiche
specialmente quando si vuole sbloccare una situazione di stallo. I russi
si sono ritirati in disordine, ma su ordine. La fretta nel lasciare le
posizioni è evidente da ciò che si sono lasciati dietro, ma più che una
sorpresa tattica degli ucraini dimostra che l’ordine è stato impartito
in ritardo. In ogni caso, il caos delle ritirate non ci deve
sorprendere. Sono finiti i tempi di Rommel che con un esercito più volte
decimato si ritirò dall’Egitto alla Tunisia continuando a combattere.
Da Saigon a Kabul le ritirate di eserciti “imbattibili” sono sempre
state caotiche. Lo stesso risultato ottenuto dagli ucraini è senz’altro
molto significativo in termini di propaganda, ma sul terreno le
condizioni non sono mutate di molto. Anzi, in un certo senso peggiorano
per gli ucraini che in uno spazio vuoto dovranno sostenere il fuoco
russo. Il valore della manovra dovrà essere valutato quando il soldato
eroico e vittorioso tra le macerie e sotto i bombardamenti si porrà la
domanda: e adesso?
- Come confermato dal NYT l'offensiva ucraina ha avuto il supporto decisivo dell'intelligence Nato. Considerando le armi inviate e i tantissimi mercenari Nato che combattono sul campo, si può dire che ha ragione Papa Francesco quando parla di terza guerra mondiale iniziata?
Il supporto decisivo dell’Intelligence Nato è un eufemismo: gli
ucraini possono accontentarsi delle medaglie, ma il supporto degli Stati
Uniti (più di quello di tutti gli altri paesi della Nato) è stato il
vero motore dell’operazione. Non solo sono state fornite informazioni e
armi, ma anche piani, obiettivi e la direzione stessa delle operazioni.
Papa Francesco parla della guerra moderna avendone colto il vero senso
universale, che prescinde dalla teconologia e dalle tattiche: l’uso
della forza non è più uno strumento, ma il fine. La violenza, l’inganno e
la disumanità sono fini. Sono cose che molti politici e anche molti
generali faticano a comprendere. Il Papa è tuttavia ottimista: pensa che
la terza guerra mondiale sia appena cominciata e possa essere fermata. A
me sembra che proprio nel senso indicato la prima e la seconda non
siano mai finite.
- Il conflitto in Ucraina è
praticamente assente dalla campagna elettorale in corso in Italia,
nonostante sia chiaramente l'evento che più condizionerà le vite degli
italiani nei prossimi mesi. Da che cosa deriva questo silenzio? E come
può l'Italia farsi volano di pace nei prossimi mesi
La posizione assunta dal nostro paese nella questione ucraina è
talmente imbarazzante da costituire un brutto argomento elettorale. Per
tutto il mese di febbraio potevamo fare qualcosa perché la guerra non
cominciasse. Sarebbe bastato discutere sulla politica, gli interessi e
la sicurezza dell’Europa invece di accettare ad occhi chiusi una
versione distorta della realtà come quella prospettata dagli Usa, dalla
Ue e dalla Nato. Sarebbe bastato leggere le norme del Trattato
atlantico e quello dell'Unione per rendersi conto che chi si professava
atlantista ed europeista le stava calpestando. Volevamo il ripristino
della sovranità dell’Ucraina, il disimpegno dalla dipendenza energetica
dalla Russia, maggiore sicurezza in Europa? Tutto questo si poteva
ottenere discutendo e negoziando. Se non altro per guadagnare tempo. È
stata scelta la strada della guerra, l’abdicazione della diplomazia, la
rinuncia alla politica di sicurezza per far prevalere Cultura, Valori e
interessi altrui su quelli nostri e quelli genuinamente europei. Una
guerra vile, fatta fare agli altri, per le loro fobie e le loro
vendette. Ora, gli autori di questo scempio si dovrebbero svergognare da
soli spiegandolo agli italiani e implorando il loro voto? Meglio
tacere. Poi, dopo le elezioni, un modo per favorire la pace ci sarebbe:
leggere i trattati, assolvere gli impegni assunti per la pace e
denunciare quelli che pur parlando di pace e sicurezza conducono
inesorabilmente alla guerra.
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