piazza San Giovanni a Roma piena come non la si vedeva da tanto tempo.
27 Set Racket pass? La piazza dice no
https://www.controinformazione.info/racket-pass-la-piazza-dice-no/
di Pino Cabras
Nessun grande giornale on line, nessun telegiornale, nessun talk show.
Nessuno ai piani alti del giornalismo italico ha parlato della più vasta
delle manifestazioni popolari contro il lasciapassare verde che si sono
tenute oggi in tante città: quella di Roma, con una piazza San Giovanni
piena come non la si vedeva da tanto tempo. Qui e lì, per la verità,
sui giornaloni qualche vago sfottò lo si legge pure, unicamente per
evocare una misteriosa presenza di qualche sparuta formazione
neofascista diluita in dosi omeopatiche in una folla sterminata che
invece cantava canzoni antifasciste all’ombra di una gigantografia di
Sandro Pertini, che sparisce nel tragitto dalla piazza alle redazioni.
Questa piazza è stata riempita per decenni dalle manifestazioni dei
sindacati che vi convocavano lavoratori da ogni angolo del territorio
della repubblica. Lo hanno fatto in varie fasi della vita nazionale per
difendere o conquistare posizioni del mondo del lavoro. Stavolta invece –
di fronte alla più massiccia manomissione mai vista dei diritti
fondamentali dei lavoratori – niente piazza San Giovanni. Abbiamo
sentito solo Landini pigolare nel cortile di Palazzo Chigi per
supplicare tamponucci gratis. Il gran visir del Draghistan gli ha detto
nisba, e Landini non ha nemmeno usato la parola sciopero, non sia mai,
ritirandosi con la coda fra le gambe.
Ma i vuoti si riempiono.
Succede anche per le piazze. I lavoratori – che Cgil Cisl e Uil e altri
sindacati avrebbero dovuto convocare – sono stati invece riuniti da
altre sigle, molte delle quali nate di recente. Davanti alla basilica
più antica dell’Occidente, oggi, si è ritrovata una grande piazza di
lavoratori che non accetteranno più di essere lasciati soli dai
sindacati mentre Draghi resetta il sistema (con il plauso di
Confindustria, con l’inerzia incarognita, imbalsamata e repressiva della
sinistra istituzionale italiana, dell’acquitrino pentastellato e della
lega rimangiatutto).
E che ci sia necessità di difendersi,
organizzarsi, creare un’opposizione e un’alternativa vera, ce lo dice
anche la drammatica ed efferata ammissione del ministro Renato Brunetta,
che ha appena confessato di essere il volenteroso complice di
un’estorsione, mentre descrive con un entusiasmo da torturatore
guatemalteco la vera funzione del Racket Pass: usare il tamp0ne non come
strumento di controllo dei contagi, bensì di coercizione e castigo, di
dolore corporeo da infliggere come costo psichico e fisico, “geniale”
perché rende penosa la vita e comporta costi che a molti (cioè ai meno
abbienti) risulteranno insostenibili, se non vorranno aggiungere altre
dosi alla statistica siringosa del generale pennutissimo.
Voi sapete
che il principio numero uno che informa il lavoro del medico è «Primum
non nŏcēre» ossia «per prima cosa, non nuocere». Per contro, il
principio numero uno di Brunetta è «Primum nŏcēre», cioè «per prima
cosa, nuocere». Voi capite che un siffatto ministro, in un qualsiasi
paese europeo democratico, sarebbe saltato come un tappo di champagne
dopo un solo minuto. Da noi invece il ministro affila sadicamente i
tamp0ni da infilare nelle narici dei sudditi del Draghistan, in mancanza
di olio di ricino, coperto dall’imbarazzato silenzio della sua
terrificante maggioranza di governo.
Un governo che rompe in questo
modo il patto sociale impone al popolo la necessità di doverne costruire
uno nuovo e diverso. Intanto abbiamo dimostrato che l’opposizione potrà
riempire le piazze e poi costruire l’alternativa.
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