Un medico sospeso dal lavoro senza stipendio, perché non si è vaccinato, ha intrapreso un'intelligente iniziativa associativa aggregando migliaia di persone nelle stesse condizioni e che condividono la stessa battaglia civile per la libertà e la giustizia sociale, manifestando altresì solidarietà concreta tra gli iscritti, sostituendosi allo stato che non svolge più la sua funzione ma è divenuto autoritario, repressivo, vessatorio e divisivo, alimentando discriminazioni e conflitti sociali. Iniziative come questa stanno sempre piùà diffondendosi nel nostro paese a dimostrazione del fermento sociale, dell'onestà intellettuale e delle dignità morale che caratterizzano ancora milioni di persone non ancora corrotte dal perverso sistema di regime che ci vorrebbe tutte pecore belanti e utili idioti. Claudio
L’ora delle scelte difficili
Intervista al medico Dario Giacomini, sospeso perché non vaccinato, fondatore di "ContiamoCi!"
di Valentina Bennati
comedonchisciotte.org
https://comedonchisciotte.org/lora-delle-scelte-difficili/
Obbligo di green pass per i lavoratori privati e pubblici dal 15 ottobre, pena la sospensione dal lavoro e la perdita dello stipendio. Il Consiglio dei Ministri, nella riunione dello scorso 16 settembre, ha approvato un ulteriore d.l. che estende l’ambito applicativo della certificazione verde. Una misura in realtà non giustificata dalla situazione negli ospedali né dall’efficacia sanitaria, ma pensata per spingere le persone a farsi iniettare un farmaco sperimentale. Siamo allo smantellamento dei diritti fondamentali e il quadro sta rapidamente degenerando con il plauso festante di chi ancora non si rende conto della gravità della situazione e in questo modo rischia di avallare qualsiasi potenziale pericolosa deriva perché la tensione sociale sta salendo con conseguenze imprevedibili.
Il cerchio pian piano si stringe, ma anche il fiume lentamente si sta ingrossando e rischia di straripare. In vari ambiti non sono poche, infatti, le persone che, decidendo di non rinunciare a una libera e lecita scelta di autodeterminazione, hanno detto NO a farmaci che non garantiscono sicurezza né efficacia (tra questi anche oltre 100 mila agenti tra militari e forze di polizia).
Che faranno adesso tutti coloro che fino a questo momento non si sono fatti vaccinare?
Cederanno o resisteranno?
Quindi i “disubbidienti” saranno tutti sospesi o licenziati?
Ma se da un lato il rischio è di non avere lo stipendio a fine mese per provvedere al sostentamento della propria famiglia, dall’altro va anche considerata la possibilità di perdere la salute visti i numerosi casi di effetti avversi gravi che sempre di più stanno emergendo. Come anche è bene tenere conto che molti ambienti lavorativi potranno andare incontro a blocchi e comunque serie difficoltà per carenza di personale, se tutti coloro che fino a questo momento hanno rifiutato i sieri sperimentali continueranno a rimanere fermi nelle proprie convinzioni. Il che sarà un grosso problema che riguarderà anche chi si è vaccinato e ora sta esultando per l’estensione del green pass.
Vivere comporta sempre di fare delle scelte. E adesso è arrivato il tempo di quelle difficili. Si può scendere a patti con ciò che si ritiene ingiusto o avere il coraggio di mettere in pratica ciò in cui si crede. Alla fine siamo NOI i responsabili ultimi delle nostre valutazioni, delle nostre azioni, della nostra salute, della nostra esistenza, che è preziosa, e lascia un segno anche nelle altrui vite.
E che comporta, a volte, decisioni molto dolorose. Come quella di essere disposti a perdere un lavoro amato, per il quale si è tanto studiato e ci si è sacrificati. Cosa che sta accadendo a tanti medici e operatori sanitari per quali il decreto legge n. 44 del 1° aprile scorso, ignorando completamente la Costituzione e i trattati internazionali, ha stabilito l’obbligo vaccinale (art. 4) prevedendo il demansionamento o la sospensione dello stipendio in caso di rifiuto.
L’epurazione è
già iniziata, purtroppo, e diversi medici e infermieri sono già stati
sospesi. Sono esattamente i medesimi che dal marzo 2020 al luglio 2021
hanno collaborato attivamente a contrastare il fenomeno epidemico,
quelli omaggiati con stornelli dai balconi, clacson, sirene e balletti.
Ma la gente, evidentemente, ha la memoria corta.
Tra i professionisti costretti a casa, c’è anche il dottor Dario Giacomini, medico radiologo.
Dottor Giacomini , da quanto tempo lei è sospeso dal lavoro? Può raccontare dove lavorava e com’è andata?
“Ero, anzi continuo ad essere, il responsabile della radiologia dell’ospedale di Arzignano, presso l’USLL 8 di Vicenza. Sono sospeso da due mesi in quanto non ho ottemperato all’obbligo vaccinale quindi io non percepisco lo stipendio da due mesi. Essendo sospeso anche dall’Ordine dei Medici teoricamente non posso lavorare neanche se volessi licenziarmi in quanto tutte le mansioni che prevedono il contatto diretto con pazienti non sono permesse. Questo riguarda un po’ tutti i sanitari, nel mio specifico ruolo come radiologo io avrei potuto tranquillamente continuare a svolgere il mio lavoro di fronte al monitor per refertare radiografie e tac visto che il contatto diretto col paziente, per gran parte del mio lavoro, non lo ho quindi avrei potuto essere limitato nelle mie mansioni, ma continuare a seguire l’ospedale ed essere utile alla collettività senza recare danno a nessuno, ma il datore di lavoro ha scelto così.”
Cosa succede a un medico/operatore sanitario che si trova in questa situazione?
“La legge prevede che fino al termine della campagna vaccinale o comunque non oltre il 31 dicembre 2021 si resti sospesi senza retribuzione. E si spera di poter rientrare a svolgere il proprio lavoro.”
Già prima di essere sospeso però lei aveva dato vita all’Associazione ‘ContiamoCi!’. Perché è nata e cosa si propone?
“Dopo
il decreto legge 44 è diventato palese che c’è stato sostanzialmente un
tradimento da parte della politica, dei sindacati e degli ordini nei
confronti di una parte dei sanitari. Abbiamo assistito a una presa di
posizione netta, e anche molto aggressiva nei termini, nei confronti dei
sanitari che non avevano ottemperato, e rifiutano ancora, l’obbligo
vaccinale per cui gli stessi sindacati che dovevano tutelarci sul luogo
di lavoro in realtà si sono subito battuti perché venissimo sospesi ed
espulsi e gli stessi ordini si sono spinti fino a chiedere pene severe
per i tutti i sanitari che non si fossero vaccinati. Quindi ci siamo
ritrovati tutti gli organi costituiti contro, quando noi abbiamo sempre
detto che non siamo contrari genericamente alle vaccinazioni, ma
semplicemente rifiutavamo queste per una questione di prudenza e di
scelta individuale chiedendo comunque subito strumenti per continuare a
servire la collettività in sicurezza.
Adesso, dopo 5 mesi, si sono
accorti che i vaccinati possono comunque contagiare, cosa che noi
abbiamo sostenuto fin da subito. Questo dovrebbe farci riammettere
immediatamente al lavoro, invece così non è perché c’è una battaglia
ideologica, una furia ideologica che non aderisce assolutamente alla
realtà. Sottolineo che al di là del vaccino, e comunque in questi giorni si parla già di terza dose anche per i sanitari,
per non contagiare c’è l’obbligo dei dispositivi di protezione
individuale e poi c’è il tampone. Noi abbiamo chiesto da subito di farci
lavorare verificando il nostro stato di salute e ci è stato negato,
mentre adesso stiamo vedendo, anche in questi giorni, che i vaccinati
che non eseguono tamponi perché hanno il Green pass poi invece possono
diventare positivi e contagiare.”
Dunque alla fine i vaccinati risultano potenzialmente più pericolosi dei non vaccinati?
“Proprio
così, perché chi ha il vaccino per 12 mesi non si deve controllare,
mentre i non vaccinati ogni due giorni devono presentare un tampone;
alla fine danno ai pazienti più garanzia di essere negativi rispetto a
chi si è vaccinato e non esegue tamponi per un anno. Comunque lo scotto
sicuramente lo paga il sanitario in prima persona sulla sua pelle, ma
poi lo paga anche la collettività. Pensi che per ogni medico di base che
viene sospeso, sono 1500 cittadini che rimangono senza un’assistenza
sul territorio, per non parlare degli ospedali, delle strutture private,
dei farmacisti, dei veterinari, degli psicologi e via via elencando.
Però, guarda caso, e lo denuncio qui, tutte queste persone vengono
sospese molto lentamente perché le misure vengono programmate in
funzione delle esigenze dell’ospedale o della struttura, a dimostrazione
che è soltanto una questione ideologica, altrimenti per ottemperare
alla legge avrebbero dovuto sospendere tutti dal primo di aprile. Invece
stanno facendo lavorare ‘fuori legge’ dei sanitari perché diversamente
tutto si bloccherebbe. Ecco che per mantenere in piedi il sistema alcuni
vengono puniti a mo’ di esempio e altri vengono tenuti al lavoro. Io
sono contento per chi continua a lavorare, però questa è la
dimostrazione che si può continuare a lavorare. Se colleghi hanno
continuato a farlo per 4-5 mesi senza creare danno ad alcuno, con le
dovute cautele si può tranquillamente lavorare tutti quanti e in tutti
gli ambienti di lavoro.”
Cosa si propone concretamente l’Associazione per aiutare i propri associati?
“Abbiamo
iniziato che eravamo in pochi, ma velocemente siamo cresciuti e
diventati migliaia. Ora poi, con il Green pass, il problema si è
amplificato per cui ci siamo aperti a tutta la cittadinanza italiana e
quindi l’associazione si proponeva e si continua a proporre innanzitutto
l’idea di dare quelle risposte che la politica e i sindacati non hanno
dato. Ci si sta quindi organizzando anche per avere una voce sindacale,
per difendere sanitari, insegnanti e ogni categoria professionale, nei
posti di lavoro.
L’Associazione ha realizzato poi una raccolta fondi
che permetterà a centinaia di famiglie di essere sostenute
economicamente visto che è stato perso un lavoro, sono previsti mille
euro per ogni sanitario sospeso fino a esaurimento del fondo. Lo Stato
ha scacciato alcuni suoi fedeli servitori che per 30 anni, magari, hanno
fatto il loro dovere con abnegazione, con retribuzioni che sono quelle
che sono, con ore di straordinario non retribuito e via discorrendo,
eppure adesso vengono lasciati a casa senza stipendio, senza alcun
sussidio. Noi li aiutiamo, quello che dovrebbe fare lo Stato, lo
facciamo noi.
Infine c’è l’obiettivo di fare rete, far capire alle
persone che non sono sole, dare quindi anche supporti di natura
psicologica e sociale perché questa scelta di non vaccinarsi comporta
subire una pressione che, alle volte, diventa quasi di mobbing e sapere
che ci sono altre persone nella tua situazione aiuta molto. È
importante”.
L’OMS considera la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”. Se questo è vero, non ritiene che in questo ultimo anno e mezzo il benessere fisico, mentale e sociale sia stato compromesso più dalle misure per contenere la diffusione del virus SARS-Cov-2 che dalla malattia stessa?
“Sicuramente ci
sono state misure draconiane molto pesanti e chi ne ha subito di più le
conseguenze, lo sappiamo, sono i bambini e gli adolescenti che si sono
visti privati veramente della vita: socializzazione, attività sportive,
studio in classe. Ora se nella prima fase, nella primavera 2020, eravamo
effettivamente in grossa difficoltà perché non si conosceva bene il
virus, non si capiva come si diffondeva e quindi un eccesso di prudenza
potevo anche capirlo, poi c’è stata una grossa disorganizzazione: ad
agosto ci si riteneva già fuori e quindi negli ospedali tutto è stato
smantellato, nessuno ha pensato a garantire una riapertura intelligente
delle scuole, così come anche i trasporti non sono stati ottimizzati per
affrontare l’autunno del 2020 e poi l’inverno del 2021. Passata
l’ondata si è pensato che tornasse tutto come prima, questo non è stato
per cui poi alla fine i ragazzi è da un anno e mezzo che hanno
frequentato poco e male la scuola. Il problema però non è il virus, il
problema è come è stata gestita la situazione.
Adesso si parla di
vaccinazione dei ragazzi, ma il problema non sono i ragazzi. Il problema
è che non si è pensato al potenziamento dei trasporti e a costruire
scuole con ambienti più ampi con la giusta ventilazione perché è assurdo
tenere per forza aperte le finestre in una scuola per tutto l’inverno
per fare, magari, ammalare gli studenti. Si poteva mettere una
ventilazione meccanica controllata, ma non è stato fatto nulla né per le
scuole né per gli ospedali sia dal punto di vista dell’edilizia che
della gestione degli spazi. E così ci siamo trovati durante le ondate
successive a lavorare faticosamente negli ospedali per creare i reparti
che mancavano.
Facile poi far ricadere la colpa sul singolo
sanitario o cittadino che contagia, ma la realtà dei fatti è che lo
Stato non ha fatto nulla dal punto di vista programmatico, questa è la
verità.”
Nel caso dei vaccini anti SARS-Cov-2 la prevenzione della malattia, la protezione dal contagio e il bilanciamento costi benefici sono ancora tutti da dimostrare. E gli studi randomizzati controllati in doppio cieco, su efficacia e sicurezza dei vaccini a mRNA, potranno dare risultati di scarsa rilevanza, in quanto, per stessa ammissione delle case farmaceutiche produttrici, anche il braccio di controllo trattato con le prime due inoculazioni di placebo, ha ricevuto al 97-98% il vaccino in sperimentazione, entro la fine del 2020 “per ragioni etiche”. Si tratta di un trattamento sanitario che, di fatto, è ancora in una fase di raccolta dati, come si può allora sostenerne l’obbligatorietà da un punto di vista scientifico?
“Io non ho tutte le
competenze per poter rispondere precisamente a questa domanda, ammetto i
miei limiti come tutti dovrebbero fare, invece ci sono innumerevoli
persone che parlano senza averne le competenze e che si azzardano pure a
fare previsioni. Io dico che qualsiasi farmaco ha controindicazioni,
anche i vaccini ovviamente, e i costi benefici di questi in particolare,
li vedremo sul medio-lungo periodo perché nessuno sa, a cominciare
dalle case farmaceutiche, quali possono essere le conseguenze per la
genotossicità, per la cancerogenicità o gli effetti della terza dose di
cui adesso si parla tanto ma che, di fatto, stanno sperimentando adesso
per la prima volta sulle persone perché la verità è che non sappiamo
cosa comporta sull’organismo questa ulteriore dose dal momento che sul
bugiardino c’è scritto che la sperimentazione è stata fatta solo per le
prime due dosi. Quindi se danni su medio lungo periodo possono esserci,
lo sapremo solo strada facendo. Inoltre la maggior parte degli studi
sono stati fatti solo dalle case farmaceutiche: è come dire all’oste se
il vino è buono, indubbiamente dirà che è buono perché lo deve vendere,
quindi vedremo.
Per tutti questi motivi il mio personale diniego non
è legato al concetto di vaccinazione in sé per sé, ma a questo tipo di
farmaci perché non ho chiari quali possono essere gli effetti avversi e
non vorrei scoprirlo sulla mia pelle. Infine quando si legge la
circolare del ministero della salute del 4 agosto 2021 che dice che
anche in caso di miocardite correlata alla prima dose vaccinale,
nonostante ciò, si invita a fare pure la seconda cambiando vaccino, o
ancora quando la medesima circolare dice che non è significativo fare il
sierologico e di fare il vaccino nonostante la presenza di anticorpi,
beh sono cose incomprensibili, la ratio dov’è?”
Se non sbaglio è anche il vostro codice deontologico che vi chiede di garantire la tutela della salute dell’individuo e della collettività in base alle migliori evidenze scientifiche. E se le evidenze sui trattamenti vaccinali non sono ancora forti, medici ed operatori sanitari non dovrebbero essere legittimati ad agire secondo il principio di precauzione?
“Certo! Invece non c’è un minimo di precauzione nemmeno sull’anamnesi, si inoculano questi farmaci in hub dove la gente in alcune fasi della campagna vaccinale si accalcava e in pochi minuti ti fanno la puntura senza valutare tutti i rischi. Ma sono medicinali nuovi! Se il vaccino fosse l’unico strumento possibile, allora si potrebbe eventualmente anche accettare l’ineluttabilità di questa procedura, ma non è l’unico perché ci sono i tamponi, ci sono i dispositivi di protezione individuale e c’è il distanziamento sociale. Tutte cose, tra l’altro, che si continuano a chiedere a chi si vaccina. Per quale motivo allora? Questa è la domanda da porsi.”
La Scienza dovrebbe essere in grado di accogliere visioni contrastanti purché basate su dati ed eticamente rigorose, invece da un anno e mezzo a questa parte stiamo assistendo alla denigrazione e alla delegittimazione di persone e professionisti che hanno una visione non conforme a quello che è diventato un pensiero unico. Oltre alla totale mancanza di rispetto della deontologia da parte della maggior parte della stampa (che non ha più a che vedere nulla con l’informazione e va avanti tra etichette e luoghi comuni, senza cercare la verità), francamente hanno destato sconcerto le posizioni assunte dagli Ordini dei Medici e dagli Ordini delle Professioni Infermieristiche nonché dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi verso i propri iscritti che non vogliono conformarsi a un obbligo che non ritengono giusto. Tali posizioni non potrebbero rivelarsi, ad un esame da parte della magistratura, illegittime o, peggio, illegali? Vi state muovendo in tal senso come Associazione?
“No,
non ci stiamo appellando alla magistratura perché stiamo vedendo che
qualsiasi ricorso viene bocciato e, avendo molti di noi anche difficoltà
economiche, chiedere alle persone sborsi di questo tipo senza poter
dare nessuna garanzia, diventa improponibile. Quello che facciamo è far
sentire la nostra voce e il nostro dissenso in altri modi: ad esempio
partecipiamo alle manifestazioni nelle piazze, scriviamo lettere per
rispondere alle affermazioni fatte dai politici e dagli ordini nei
giornali e in televisione.
Ci piacerebbe che la scienza ritornasse
nell’ambito dei convegni e dei dibattiti fatti tra colleghi in apposite
sedi e non si pretendesse di farla nei salotti televisivi: è da un anno e
mezzo che sentiamo ripetere tutti i giorni, dalle stesse persone, le
stesse cose. I dati adesso cominciano a essere sempre più numerosi, ma
manca il dibattito scientifico. Le affermazioni scientifiche non sono
verità assolute ed è la scienza stessa, quella vera, che prevede che le
varie affermazioni debbano essere provate e le tesi confutate. Affermare
che quello che dice il virologo di turno sia verità assoluta e non
permettere il dibattito, è una sconfitta della scienza e della medicina.
E infatti oggi, purtroppo, sento tantissime persone dire che hanno
paura di andare in ospedale. Questo è comprensibile, ma è un enorme
problema perché ci sono tante malattie che non si possono curare se non
in ospedale.
Non si rendono conto del danno incalcolabile che stanno
facendo, sia per il sistema sanitario nazionale, che era un fiore
all’occhiello dell’Italia, sia per le persone sospese che non possono
più portare a casa uno stipendio né essere d’aiuto ad altri cittadini.
Stanno creando sfiducia e spaccando la società. Hanno provocato una
lacerazione enorme e non so se sarà una ferita che si potrà
rimarginare.”
Si sente dire sempre più spesso di operatori sanitari con ciclo vaccinale completato che risultano poi positivi. Da uno studio preprint dell’università di Oxford pubblicato sull’autorevole rivista The Lancet emerge che gli “operatori sanitari con ciclo vaccinale completato e positivi alla variante delta del virus, sono risultati portatori di una carica virale 251 volte superiore a quella dei primi ceppi registrati.”. Ha potuto riscontrare questa informazione tra le sue conoscenze, i vaccinati si infettano e sono più contagiosi? A questo proposito ritiene che sarebbe quindi necessario un periodo di quarantena per le persone che decidono di vaccinarsi (a tutela dei propri contatti e, a maggior ragione, delle persone più fragili)?
“Sicuramente
si contagiano anche vaccinati e possono finire in ospedale e anche in
terapia intensiva. Sfido chiunque a sostenere il contrario. Le
percentuali non le conosco perché non ho la possibilità di verificare
cartella clinica per cartella clinica e comunque si crede poco ai dati
ufficiali che vengono rilasciati perché, ormai, si è creata tanta
sfiducia. Ovviamente il paziente fragile, il paziente pluripatologico,
nel momento in cui va incontro ad un’infezione, può morire più
facilmente, ma questo vale per tutte le infezioni, anche per una banale
influenza, il che dimostra che c’è necessità di un controllo anche per i
vaccinati perché, soprattutto se lavorano in un ambiente chiuso a
contatto con le persone, devono controllarsi con un tampone, altrimenti
potrebbero essere positivi asintomatici e rischiare di contagiare senza
accorgersene.
Ribadisco: gli strumenti ci sono e un individuo può
anche decidere autonomamente di vaccinarsi, senza pressioni, senza
violenze, questo non è un problema. Basta che non ci sia discriminazione
sia nel lavoro che nella vita sociale. Non è possibile che una persona
non possa andare al lavoro perché non è vaccinata, né si può vincolare
la libertà a un pezzo di carta, a maggior ragione se non si mettono dei
limiti di tempo. Invece tutti i segnali portano verso un green pass che è
fatto per restarci, allora questo vuol dire che si vuole legare la
libera circolazione delle persone a uno strumento elettronico e questo
non va più bene.”
Recentemente l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, in una sua intervista al quotidiano ‘Il Messaggero’ ha rilasciato delle gravissime dichiarazioni poi rilanciate anche dall’Agi il 31/08/2021 con il titolo “I no vax si paghino il ricovero da soli”. In pratica l’Assessore D’Amato vorrebbe imporre il pagamento dei ricoveri nelle strutture ospedaliere del SSN della Regione Lazio alle persone non vaccinate per Sars-Cov2 che, contraendo la Covid19, abbiano necessità di usufruirne. Nello specifico l’Assessore afferma “Devono prendersi la responsabilità fino in fondo delle proprie scelte e delle proprie azioni”. Come risponde la sua Associazione a queste affermazioni che, per la verità, si sono sentite fare da altri politici? Anche il Presidente della Regione Toscana Giani ha contribuito ad alimentare il clima d’odio dicendo che “chi non intende vaccinarsi non può prendersi cura degli altri”.
“Abbiamo risposto con due lettere rivolte sia a D’Amato che a Giani,
sono state pubblicate da alcune testate e sono rintracciabili sul
nostro canale telegram. Il discorso è molto semplice: non si possono
fare queste affermazioni. Io ho contribuito con le mie tasse a creare un
sistema sanitario nazionale, ci ho anche lavorato all’interno e non ne
posso essere espulso per una scelta individuale su una patologia che
eventualmente riguarda la mia salute.
Soprattutto, mi si deve
spiegare per quale motivo io ho giustamente curato con i soldi del
sistema sanitario nazionale (cioè di tutti noi) pregiudicati, pentiti,
persone che, sotto l’effetto di stupefacenti, quindi per scelta
individuale, hanno magari saltato la corsia e ucciso altre persone con
un incidente stradale, anche coloro che, per eccesso di fumo o alcol,
sono andati incontro a patologie degenerative e adesso noi sanitari non
dovremmo goderne per il capriccio di un politico. Quindi la trovo
un’affermazione assolutamente infelice che rientra in un quadro di
volontà persecutoria e di furia ideologica che non ha niente a che
vedere con la medicina e con la salute perché noi siamo dei medici,
abbiamo sempre lavorato per la salute della persona indipendentemente
dalle sue scelte individuali e indipendentemente dai rischi che potevano
correre.
Un sanitario non può mai tirarsi indietro, se deve aiutare
qualcuno. Con questo virus invece a un certo punto abbiamo chiuso
perfino le chiese e qualcuno pretende di non far accedere alle cure chi
non si vaccina. Si facessero un esame di coscienza casomai loro che noi,
da questo punto di vista, l’abbiamo a posto. Abbiamo sempre dato il
massimo e cerchiamo di continuare a darlo. Poi, tra parentesi, lavorando
in ambiente sanitario sappiamo benissimo come curare persone
potenzialmente infette, viviamo normalmente tutto il giorno negli
ospedali e non portiamo a casa le infezioni perché sappiamo come
tutelarci e tutelare gli altri.”
Mentre in tanti paesi si allentano le restrizioni, tra l’altro con casi di positività analoghi e tassi di vaccinazione anche inferiori, invece in Italia si estende il green pass a qualsiasi attività lavorativa. Inoltre già si sta sentendo parlare di terza dose. Si profilano all’orizzonte mesi molto impegnativi. Lei e altri sanitari, per aver legittimamente esercitato il diritto all’autodeterminazione e non esservi piegati a un ricatto, siete rimasti senza lavoro. Si è pentito di questa sua scelta che indubbiamente l’ha penalizzata? Cosa si sente di dire alle persone che non vorrebbero vaccinarsi, ma che probabilmente cederanno nonostante i dubbi, perché altrimenti non sarebbero in grado di provvedere al sostentamento della propria famiglia?
“Non mi sono pentito della mia scelta,
sicuramente è stata una scelta sofferta e ragionata e, all’inizio, ha
creato non pochi problemi dal punto di vista anche psicologico perché
comunque mi rendevo conto delle enormità della cosa e delle
responsabilità familiari, questa infatti è una decisione che coinvolge
non solo la persona, ma tutta la famiglia, quindi sicuramente è stata
una scelta difficile. La rifarei però assolutamente, anche perché mi ha
permesso di conoscere una realtà umana bellissima di persone che hanno
ancora la forza di credere in un’idea, in un principio, e quindi anche
di pagare per le scelte fatte, cosa che invece solitamente non si fa.
E’ sicuramente più semplice scendere a compromessi, invece noi
rimaniamo fermi nel chiedere con forza che ci sia data la possibilità di
continuare a lavorare in sicurezza per noi e per il prossimo, gli
strumenti per poterlo fare ci sono. Sono convinto che non stiamo dalla
parte sbagliata della storia. Facciamo una battaglia di libertà, una
battaglia di diritto al lavoro, così c’è scritto nel nostro statuto,
e in associazione ci sono anche persone vaccinate, persone che vogliono
discutere, confrontarsi, analizzare senza preconcetti, quindi non è un
discorso legato solo a questi vaccini. Siamo sicuri che le cose prima o
poi prenderanno una giusta piega, si tratta solo di avere pazienza.
Purtroppo non abbiamo la bacchetta magica, ma ci stiamo impegnando per
poter sostenere, sia psicologicamente sia economicamente, le persone che
non vogliono cedere al ricatto ‘ti vaccini o non lavori’.
A coloro
che in questo momento sono in difficoltà e non sanno come fare dico di
non cedere e unirsi a noi per trasformare la frustrazione e la rabbia in
qualcosa di positivo perché insieme si può ancora sperare e cercare di
progettare una sanità, una scuola, un mondo del lavoro e una politica
che tornino ad essere rispettosi delle sensibilità di ognuno e di quei
diritti che ritenevamo guadagnati per sempre ma, evidentemente, non era
così.
Tutto quello che è successo si è verificato anche perché manca
la solidarietà tra di noi, ma stiamo parlando di diritto al lavoro e
delle libertà individuali e sono argomenti che riguardano tutti, senza
distinzioni. Un domani anche chi oggi si è volontariamente vaccinato
potrebbe essere costretto a fare qualcosa che non vuole, se non si mette
un freno a questa deriva.”
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