Il punto dopo due settimane di controffensiva ucraina
di Gianandrea Gaiani - 19/06/2023
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/il-punto-dopo-due-settimane-di-controffensiva-ucraina
Fonte: Analisi Difesa
Dure e sanguinose battaglie si susseguono da ormai due
settimane lungo quasi tutti i fronti ucraini dove lo sforzo maggiore
messo in campo dalle truppe di Kiev si concentra nelle pianure della
regione di Zaporizhia e l’area meridionale della regione di Donetsk.
Poche
le informazioni fornite da fonti ucraine, segno inequivocabile che la
controffensiva non sta ottenendo i risultati sperati e soprattutto non è
ancora riuscita a scalfire le munite linee difensive russe. Indicativo
in tal senso anche il silenzio di molti grandi media europei e italiani
(già distintisi per avere sostanzialmente ignorato o quasi la caduta di
Bakhmut in mani russe), in buona parte ridotti a sterile strumento
passivo della propaganda ucraina.
Le notizie dai campi di battaglia
giungono per lo più dai canali Telegram, in particolare quelli militari
russi (spesso poco indulgenti nei confronti degli errori e delle carenze
delle forze di Mosca) le cui informazioni non possono venire confermate
o smentite da fonti indipendenti. Nella tanto attesa e pubblicizzata
controffensiva gli stessi commentatori russi riconoscono però che gli
ucraini attaccano con grande coraggio nonostante le forti perdite.
Le
reazioni scomposte a Kiev determinate da servizi televisivi e reportage
che fotografano le difficoltà delle truppe di Kiev a guadagnare terreno
sembrano confermare un nervosismo che offre la misura della posta in
gioco in questa fase del conflitto.
La mattina del 19 giugno il vice
ministro della Difesa ucraino Hanna Maliar, ha reso noto che dall’inizio
della controffensiva le forze ucraine hanno riconquistato 8 centri
abitati e 113 chilometri quadrati di territorio in precedenza occupati
dai russi. Nel conto il vice ministro ha incluso anche il villaggio
villaggio di Pyatykhatky sul fronte meridionale di Zaporizhia,
conquistato e poi perduto dagli ucraini il 18 giugno.
Tenuto conto
che gli ucraini hanno attaccato su tutti i fronti, escluso quello lungo
il fiume Dnepr che divide in due la regine di Kherson, si tratta di
progressi più che modesti, pari complessivamente a meno della superficie
del comune di Rimini (136 kmq).
Battaglie feroci
I report
sulle battaglie in atto confermano che scontri feroci e sanguinosi sono
in atto lungo la linea degli avamposti russi che anticipano le
fortificazioni della prima linea: la cosiddetta “terra di nessuno” o
“zona grigia”.
Si combatte tra i campi minati e gli avamposti
costituiti in piccoli centri abitati che continuano a passare di mano
dopo battaglie ravvicinate in cui la superiorità russa nel supporto
aereo e nell’artiglieria ha avuto finora un ruolo rilevante nel
respingere gli ucraini dalle postazioni conquistate con assalti condotti
da fanterie e mezzi corazzati. Kiev potrebbe mettere in campo presto
anche i 14 tank britannici Challenger, avvistati per la prima volta
vicino al fronte.
Il 17 giugno il viceministro della difesa ucraino
Hanna Maliar (nella foto sotto) ha riferito di “successi tattici” nella
controffensiva. “Praticamente in tutti i settori dove le nostre unità
stanno attaccando nel sud, hanno registrato successi tattici. Stanno
gradualmente andando avanti – ha detto -. Al momento, l’avanzamento è
fino a 2 chilometri in ciascuna direzione. Le forze ucraine intorno alla
città devastata di Bakhmut, catturata dalla Russia il mese scorso,
stavano cercando di respingere le forze russe fuori dalla periferia
della città.
La sera del 17 giugno il presidente Volodymyr Zelenskiy
ha elogiato gli sviluppi affermando che “ogni soldato, ogni nuovo passo
che facciamo, ogni metro di terra ucraina liberata dal nemico è della
massima importanza”.
La sera successiva ha invece dichiarato riguardo
alla controffensiva in atto che “i nostri militari stanno procedendo:
posizione per posizione, passo dopo passo La Russia perderà i territori
occupati”.
Nelle ultime 24 ore sul fronte di Zaporizhia sono entrati
in azione reparti corazzati russi per respingere l’assalto ucraino nel
settore di Orekhov sul quale le truppe di Kiev tentano di sfondare fin
dal 4 giugno.
Respinte con la perdita di alcuni tank, le forze
ucraine si sono riorganizzate reiterando gli attacchi anche con la
copertura di cortine fumogene nel tentativo di sfuggire ai missili
anticarro impiegati abbondantemente dalle postazioni difensive russe e
al fuoco degli elicotteri d’attacco russi decollati dall’aeroporto di
Berdyansk (sul Mare d’Azov), dove alla trentina di velivoli presenti se
ne sarebbe aggiunta un’altra ventina tra Mi-35, KA-52 e Mi-28 da
attacco.
L’attacco ucraino ha investito per l’ennesima volta la notte
del 17 giugno il settore di Orekhov e soprattutto i villaggi di Malaya
Tokmachka, Novodanilovka e Rabotino: gli attaccanti hanno subito ingenti
perdite in truppe e veicoli corazzati inclusi diversi M-2 Bradley
secondo fonti russe e personale ma hanno strappato ai russi della 42a
Divisione motorizzata della Guardia (291° e 70° reggimento) postazioni e
trincee nell’area di Uspenovskaya Balka, sulla linea
Rabotino-Verbovoye.
All’alba i russi hanno neutralizzato un reparto
esplorante ella 65a brigata. Ucraina e nella mattinata hanno
contrattaccato riprendendo le postazioni perdute dal 291° reggimento con
il supporto della 417a brigata artiglieria e della 22a Forze Speciali.
Il
bollettino pomeridiano del ministero della Difesa russo riferiva il 18
giugno di aver respinto il nemico: “Un massimo di tre gruppi tattici di
battaglione, rinforzati con carri armati e veicoli corazzati da
combattimento, sotto una copertura fumogena ha effettuato tentativi
offensivi senza successo in diverse ondate vicino a Novopokrovka,
Novodanilovka e Malaya Tokmachka.
Inoltre, a seguito di
bombardamento di quattro convogli di riserve ucraine vicino a Malaya
Tokmachka 9 carri armati, 10 veicoli da combattimento di fanteria e fino
a 10 altri veicoli corazzati da combattimento sono stati distrutti. Sul
fronte di Zaporizhia le perdite sono state di oltre 200 militari
ucraini, 33 carri armati, 30 veicoli da combattimento di fanteria e 35
veicoli corazzati da combattimento”.
Ucraini all’attacco anche
nell’altro settore caldo, il cosiddetto “Saliente di Vremevsky”, dove le
forze di Kiev hanno attaccato di nuovo il villaggio di Novodonetsky
impiegando anche droni.
Mosca ha fatto sapere che “a seguito di
azioni decisive delle truppe, dell’aviazione e dell’artiglieria russe,
quattro attacchi nemici con un gruppo tattico di battaglione sono stati
respinti dalle forze russe vicino a Novodonetsky, Rovnopol (Repubblica
popolare di Donetsk) e Novodovarovka (regione di Zaporozhia).
Le
perdite ucraine ammontano in questo settore a 380 militari ucraini, 35
carri armati, 33 veicoli da combattimento di fanteria, inclusi due
veicoli Bradley, nonché 38 veicoli corazzati da combattimento, tra cui
il veicolo corazzato Striker, nonché un obice D-20”.
La battaglia più
feroce negli ultimi due giorni si è combattuta probabilmente nel
villaggio di Pyatikhatki nel settore più occidentale del fronte di
Zaporizhia dove le linee di difesa russe terminano sulle rive del bacino
del Dnepr (a sinistra nella mappa qui sotto).
Sempre secondo fonti
russe, al prezzo di centinaia di caduti gli ucraini hanno assunto il
controllo operativo la mattina del 18 giugno del villaggio di
Pyatikhatki facendovi affluire rinforzi e mezzi corazzati e
trincerandosi su posizioni a semicerchio per resistere al prevedibile
contrattacco russo anticipato da un pesante fuoco di artiglieria.
Due
settimane di furiose battaglie in questo settore hanno sempre visto i
russi contrattaccare per riprendere gli avamposti perduti. Una tattica
favorita dalla superiorità aerea e di artiglieria che impedisce al
nemico di investire le linee difensive più munite e di consolidarsi
nelle aree in cui ha messo piede.
L’afflusso di molte riserve della
128a e 7a brigata verso Pyatikhatki aveva lo scopo di rafforzare il
controllo del villaggio che consentirebbe agli ucraini di attaccare
Zherebyanka, postazione necessaria per minacciare Vasilievka attraverso
le linee di difesa russe puntando sulla strada per Melitopol.
Nel
pomeriggio il contrattacco russo sembra aver avuto successo soprattutto
grazie all’impiego di salve di lanciarazzi campali TOS-1A (nella foto
d’apertura) che avrebbero impiegato anche cariche termobariche per
distruggere gran parte delle forze ucraine concentrate nel villaggio
inducendo il nemico a ritirarsi da Pyatikhatki sotto il fuoco
dell’artiglieria russa che cerca di colpire le riserve fatte affluire
dal nemico per limitare le future capacità offensive ucraine.
Nella
serata del 18 giugno le stesse fonti russe segnalavano il concentramento
di nuove forze ucraine presumibilmente in vista di un nuovo attacco al
villaggio che ha preso il via alle prime luci del giorno e che secondo
il ministero della Difesa ucraino avrebbe permesso di riprendere
Pyatikhatki.
I blogger russi hanno riferito nella tarda mattina del
19 giugno che le forze ucraine hanno preso la prima linea di trincee con
un rapido attacco nella zona di Zherebyanka dove i russi starebbero
contrattaccando col supporto di artiglieria ed elicotteri d’attacco.
Il
portavoce del gruppo di forze ucraino Tavrisk, il capitano Valeriy
Shershen, ha dichiarato che le forze russe continuano a contrattaccare e
che le forze ucraine hanno “molto lavoro” mentre il sindaco ucraino di
Melitopol (città amministrata dai russi) Ivan Fedorov ha riferito che i
russi continuano a trasferire personale e attrezzature militari pesanti
dalla regione di Kherson a quella di Zaporizhia attraverso Melitopol.
Anche
il bollettino quotidiano di Londra attribuito ai servizi d’intelligence
britannici riferisce oggi che “la Russia ha probabilmente iniziato a
trasferire elementi del suo Gruppo di Forze Dnepr (DGF) dalla sponda
orientale del fiume Dnipro per rafforzare i settori di Zaporizhzhia e
Bakhmut”. Operazione che “coinvolge potenzialmente diverse migliaia di
truppe della 49esima armata, compresa la 34esima brigata motorizzata
separata, nonchè le forze aviotrasportate (VDV) e le unità di fanteria
di Marina”.
Secondo il bollettino britannico “il ridispiegamento
della DGF riflette probabilmente la percezione della Russia che un
grande attacco ucraino attraverso il Dnepr sia ora meno probabile dopo
il crollo della diga di Kakhovka e le conseguenti inondazioni”.
I fronti di Donetsk e Luhansk
Sui
fronti del Donbass si registrano attacchi ucraini più limitati dopo i
progressi fatti nei giorni scorsi dalle truppe di Kiev ai fianchi della
città di Bakhmut (nella mappa qui sotto) mentre i russi cercano di
colpire con artiglieria e forze aeree i concentramenti di forze nemiche
per impedire loro di raggrupparsi.
Il bollettino russo del pomeriggio
del 18 giugno riferisce di attacchi ucraini respinti vicino a Kirovo,
Pervomayskoye, Krasnogorovka, Nevelskoye e Maryinka con attacchi aerei
che hanno colpito le brigate ucraine 79a d’assalto aviotrasportata, 110a
meccanizzata e 129a territoriale vicino a Novgorodskoye, Avdiivka e
Pobeda .
Più a nord, in direzione di Kupyansk, gli attacchi aerei e
di artiglieria del Raggruppamento Zapad, hanno colpito truppe e mezzi
ucraini a Figalyovka, Masyutovka, Kislovka, Timkovka (regione di
Kharkov) e Stelmakhovka (Repubblica popolare di Lugansk).
Azioni di
due gruppi ucraini di sabotaggio e ricognizione sono state soppresse
vicino a Berestovoye (regione di Kharkov) e Novosyolovka (Repubblica
popolare di Lugansk) mentre nel settore di Krasny Liman, l’aviazione e
l’artiglieria del Raggruppamento Centro hanno colpito unità nemiche
vicino a Nevskoye, Chervonopopovka, Kuzmino, (Repubblica popolare di
Lugansk), Serebyanka (Repubblica popolare di Donetsk). Maggiori dettagli
nel report del ministero della Difesa russo.
Invece il report dello
stato maggiore ucraino riferisce, senza dettagli sulle operazioni in
corso, che nelle ultime 24 ore i russi hanno registrato oltre 650 caduti
(220 mila dal 24 febbraio 2022), 7 carri armati (3.984), 23 veicoli
corazzati da combattimento (7.729) e 13 pezzi d’artiglieria (3.847) e di
aver abbattuto 2 elicotteri russi.
L’Institute for the Study of the
War riporta che le forze ucraine hanno compiuto progressi limitati a
sud di Kreminna mentre ad Avdiivka, città a sud di Bakhmut che i russi
cercano da mesi di circondare ed espugnare, il capo
dell’amministrazione militare della città, Vitaliy Barabash ha riferito
che le truppe di Kiev sono avanzate per più di un chilometro a nord del
centro urbano nelle ultime due settimane.
Fonti russe invece
riferiscono che nel settore di Avdiivka l’esercito russo ha attaccato
vicino al villaggio di Stepnoye avanzando con il supporto
dell’aviazione nei sobborghi a sud -ovest di Avdiivka. mentre a Marinka
(cittadina in buona parte conquistata dai russi) continuano feroci
combattimenti.
Benchè i russi continuino a ritenere gli sforzi
ucraini sui fronti del Donbass solo un diversivo rispetto al fronte
Zaporizhia/Sud Donetsk, non si può al momento escludere l’ipotesi che
Kiev possa cercare proprio nel Donbass un successo eclatante dopo aver
imposto ai russi di dirottare ingenti riserve a difendere i fronti a sud
ovest.
Considerazioni
I falliti tentativi di sfondare le
linee russe sembrano indicare dopo due settimane un possibile flop della
controffensiva ucraina. Scatenata con forze poco addestrate, spesso
prive di ufficiali esperti, sembra finora infrangersi contro le ben
strutturate linee difensive russe che schierano ampie forze mobili per
rapidi contrattacchi.
Ondate di truppe sacrificate per pochi
chilometri di territorio, come accadde a Bakhmut e Soledar in operazioni
difensive combattute in netto svantaggio tattico. E’ possibile che gli
ucraini abbiano ancora molte forze di riserva da buttare nella mischia
sperando di trovare una breccia nelle difese russe ma dopo due settimane
il bilancio provvisorio è certamente negativo per Kiev che sperava di
giungere al Vertice NATO di Vilnius di luglio con un bottino consistente
di riconquiste territoriali.
Blogger russi con evidenti contatti in
prima linea riferiscono di molti reparti ucraini che rifiutano di
attaccare senza copertura aerea o che si arrendono, come mostrano
diversi video in circolazione su Telegram cui non è possibile attribuire
credibilità certa.
Commentatori russi segnalano la resa di interi
plotoni di diverse brigate ucraine inclusa la 35a Marines a causa dei
metodi brutali adottati dai comandi per imporre avanzate nonostante
enormi perdite.
Dall’altro lato della barricata, in un’intervista del
Wall Street Journal prigionieri di guerra russi hanno rivelato invece
problemi di morale e di comando tra le unità russe in prima linea e
l’impiego di unità di “barrier forces”, adibite a sparare ai soldati che
si riturano di fronte al nemico.
Il WSJ cita le dichiarazioni di tre
prigionieri di guerra russi non identificati che si sono arresi
volontariamente alle forze ucraine durante le operazioni vicino a Velyka
Novosilka, al confine amministrativo tra gli oblast di Donetsk e
Zaporizhia. I prigionieri di guerra hanno riferito di un diffuso timore
di una controffensiva ucraina tra le forze russe in prima linea
aggiungendo che il comando russo considera sacrificabili i coscritti e
le reclute penali, che gli ufficiali russi ordinano ai feriti di tornare
in prima linea. I prigionieri di guerra hanno espresso preoccupazione
per il ritorno in Russia attraverso i frequenti scambi di prigionieri a
causa delle leggi che vietano la resa volontaria al nemico.
Difficile
in questi casi distinguere, su ambo i lati della barricata, la realtà
dalla propaganda. Di fronte alla costante pressione delle truppe di Kiev
alcuni reparti russi potrebbero cedere così come, in assenza di
successi sul campo e di fronte a elevate perdite diversai reparti
ucraini potrebbero sbandare, disertare o arrendersi.
Va tenuto conto
che anche tra i vertici politici e militari ucraini da mesi si dibatte
sulla bontà della strategia imposta dal presidente Volodymyr Zelensky di
sacrificare tante truppe e mezzi, prima nella difesa ad oltranza di
Bakhmut e ora in una controffensiva che è stata finora scatenata
esattamente dove e quando i russi se la aspettavano.
Non a caso, come
riporta oggi il bollettino dell’ISW citando fonti dell’intelligence
estone del 16 giugno, le forze ucraine potrebbero sospendere
temporaneamente le operazioni di controffensiva per rivalutare le loro
tattiche per operazioni future anche se in realtà negli ultimi due
giorni gli ucraini hanno reiterato con forza gli attacchi.
L’ISW,
centro studi statunitense apertamente schierato con Kiev, ritiene che
l’Ucraina non abbia ancora impegnato la maggior parte delle sue forze
disponibili e non ha ancora lanciato il suo sforzo principale nella
controffensiva considerando che “le pause operative sono una
caratteristica comune delle grandi imprese offensive e questa pausa non
significa la fine della controffensiva”.
L’incapacità di bonificare i
campi minati russi, l’insufficiente supporto dell’artiglieria e
l’assenza di copertura aerea rischiano di trasformare in un suicidio la
controffensiva ucraina, già paragonata da alcuni osservatori russi a
quella tedesca di Kursk del 1943, con alcune curiose foto che abbinano i
carri Tiger tedeschi messi fuori combattimento a quell’epoca con i
Leopard 2 danneggiati in questi giorni (nella foto a lato) .
In
assenza di rapide penetrazioni nelle difese russe e se si confermeranno
fondate le voci di sbandamento delle forze ucraine (a quanto pare
raccontate anche da molti prigionieri arresisi ai russi), la
controffensiva potrebbe presto rallentare per esaurimento di truppe,
armi, mezzi, munizioni, ricambi.
Non va dimenticato poi lo “scontro
di vedute” tra Zelensky e il capo di stato maggiore Difesa, generale
Valery Zaluzhny, secondo alcune fonti restio a sacrificare le migliori
brigate di veterani in battaglie “tritacarne” senza senso.
Prima
considerato gravemente ferito da un bombardamento russo (notizia
smentita da Kiev), Zaluzhny non parla da settimane e il suo silenzio,
soprattutto dall’inizio della controffensiva, appare assordante
considerata la popolarità dell’ufficiale presso i soldati.
Inoltre il
capo dell’agenzia d’intelligence del ministero della Difesa ucraino
(GUR), Kirill Budanov (nella foto sotto), sarebbe in coma in un ospedale
di Berlino secondo quanto riportato da Stern che cita una fonte anonima
della struttura sanitaria. Sarebbe addirittura morto senza riprendere
conoscenza secondo alcune indiscrezioni. Kiev ha smentito.
L’agenzia
di stampa russa RIA Novosti aveva riferito che Budanov è stato
ricoverato in ospedale in Germania dopo un attacco missilistico al
quartier generale del GUR a Kiev il 29 maggio. Mosca riteneva Budanov il
responsabile della pianificazione degli attacchi nelle regioni russe di
confine, nonché di azioni di “killeraggio” di cittadini russi.
Carri Merkava per l’esercito ucraino?
Il flop (per ora) della controffensiva sembra indurre l’Occidente a fornire nuovi mezzi e armi all’Ucraina.
Indiscrezioni
riferiscono che Israele potrebbe cedere a intermediari o agli Stati
Uniti 200/300 carri armati Merkava 2 e 3 non ammodernati da destinare a
due nazioni europee che potrebbero essere Polonia e Ucraina secondo
quanto riportato dal sito israeliano Walla News. La Polonia potrebbe
curare l’ammodernamento dei tank prima di fornirli a Kiev.
Danimarca e
Paesi Bassi hanno finanziato l’acquisto di 14 carri armati Leopard 2
che saranno forniti all’Ucraina da Rheinmetall, ha riportato il 15
giugno il quotidiano tedesco Handelsblatt citando fonti della NATO. “I
primi di questi carri armati dovrebbero essere consegnati alle forze
armate ucraine nel gennaio del prossimo anno”.
La Germania fornirà
invece 64 missili guidati per sistemi di difesa aerea di tipo Patriot
che saranno consegnati immediatamente, come ha reso noto il ministro
della Difesa tedesco, Boris Pistorius.
Il ministro della Difesa
spagnolo, Margarita Robles, ha annunciato la prossima spedizione
all’Ucraina di 20 veicoli ruotati TOA, dei 4 carri armati Leopard 2A4 in
riparazione e di un ospedale militare da campo Role 2 Plus.
Robles
ha inoltre dichiarato che la Spagna è pronta a porre il veto al Piano
d’azione per la produzione di munizioni per l’esclusione delle imprese
del settore iberiche dalla lista dei fornitori europei e nordamericani
riunitisi in ambito NATO.
Robles, ha chiesto più tempo per esaminare
questo piano e non darà il via libera “finche’ non sarà riconsiderato”
per ascoltare le aziende spagnole. Il ministro spagnolo non partecipato
ai colloqui con i rappresentanti dell’industria della difesa europea e
nordamericana per lavorare sui piani di produzione accelerata di armi e
munizioni: una lista di 25 aziende invitate ma nessuna spagnola.
“In
un momento come questo, in cui l’industria della difesa è così
importante da tutti i punti di vista, non solo per preservare la pace,
ma anche in termini di innovazione, tecnologia, creazione di posti di
lavoro, è chiaro che la Spagna deve essere presente. Qualche azienda
spagnola deve essere rappresentata”, ha aggiunto Robles a Bruxelles.
L’accordo di pace “nella pattumiera della Storia”
Sul
piano politico il 16 giugno Zelensky ha detto ai leader africani in
visita a Kiev per proporre un piano di pace che rifiuta l’idea di
colloqui con Mosca, sottolineando che in questo momento avrebbero
solamente l’effetto di congelare la guerra.
“Oggi, ho detto
chiaramente più volte durante il nostro incontro: consentire qualsiasi
negoziato con la Russia ora, mentre l’occupante è sulla nostra terra
significa congelare la guerra, congelare tutto: dolore e sofferenza.
Abbiamo bisogno di una vera pace e, quindi, di un vero ritiro delle
truppe russe da tutta la nostra terra indipendente”.
Il giorno
successivo, a Mosca, alla stessa delegazione africana il presidente
russo Vladimir Putin ha invece mostrato la bozza di accordo, concordata
con Kiev grazie alla mediazione della Turchia a fine marzo del 20122,
dopo un mese di guerra.
“Poteva garantire la sicurezza dell’Ucraina”
ha detto Putin mostrando per la prima volta questi documenti che erano
stati anticipati da Ankara che all’epoca rivelò un piano già in atto con
l’inizio del ritiro russo dai dintorni di Kiev.
“Il progetto di
trattato è stato siglato dal capo del gruppo negoziale di Kiev. Ha messo
la sua firma lì. Eccolo. Si chiama proprio così: il Trattato sulla
neutralità permanente e le garanzie di sicurezza dell’Ucraina. Diciotto
articoli.” Ha detto Putin aggiungendo che l’accordo conteneva tutti i
dettagli fino alla consistenza delle forze armate dell’Ucraina neutrale.
“Come promesso, abbiamo ritirato le truppe da Kiev ma le autorità ucraine hanno gettato tutto nella pattumiera della Storia”.
Subito
dopo l’accordo preannunciato da Ankara emerse la strage di Bucha e
Londra e Washington affermarono che la guerra doveva continuare perché
avrebbe logorato la Russia. Col senno di poi, non solo la Russia…..
Interessante
poi valutare le ragioni che possono aver indotto Putin a mostrare oggi
la bozza del trattato di pace naufragato l’anno scorso per le pressioni
degli anglo-americani su Kiev.
Al di là dei rivolti propagandistici
non si può escludere che l’iniziativa di Putin vada messa in relazione
con quanto dichiarato il 13 giugno dal segretario generale della NATO
Jens Stoltenberg, prima del colloquio con Joe Biden a Washington.
Parlando
della controffensiva ucraina, Stoltenberg ha dichiarato che “il
sostegno che stiamo fornendo insieme all’Ucraina sta facendo la
differenza proprio mentre parliamo perché l’offensiva è iniziata e gli
ucraini stanno facendo progressi. Sono ancora i primi giorni ma quello
che sappiamo è che più territorio l’Ucraina potrà liberare, più forte
sarà la sua posizione al tavolo negoziale”.
Di fatto il segretario
generale della NATO (che potrebbe ricevere la proroga di un anno al suo
incarico, in scadenza il 30 settembre, a causa del conflitto in corso e
soprattutto per le divergenze tra gli alleati circa il suo successore)
sembra quindi sconfessare o considerare poco credibile l’obiettivo
dichiarato a più riprese da Kiev di riconquistare tutti i territori in
mano ai russi (Crimea inclusa) ma scommette su un successo limitato
ucraino utile ad affrontare meglio negoziati con la Russia.
Se questa
ipotesi dovesse rivelarsi concreta tutto dipenderà da quale prezzo
dovranno pagare i militari ucraini per rafforzare la posizione di Kiev a
un eventuale tavolo negoziale.
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